I ricercatori della School of Medicine del Mount Sinai Hospital hanno scoperto che i pazienti con Alzheimer utilizzano meno il glucosio nel cervello rispetto a quelli con normale funzione cognitiva, e che tali livelli di riduzione possono essere rilevabili circa 20 anni prima dei sintomi iniziali della malattia.
Questa nuova scoperta potrebbe portare allo sviluppo di nuove terapie per prevenire l'eventuale insorgenza dell'Alzheimer. Lo studio è pubblicato online nella rivista Translational Neuroscience.
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Utilizzando topi modificati per sviluppare l'Alzheimer, il team di ricerca ha scoperto che, quando la β-amiloide, una proteina anomala legata alla malattia, comincia a diventare rilevabile nel cervello nella sua forma tossica solubile, i mitocondri, o "centraline" della cella dove il glucosio viene convertito in energia, diventano compromessi. Entro l'equivalente di circa 20 anni umani, i topi con il metabolismo energetico ridotto sviluppano segni di Alzheimer, quali difetti cognitivi e compromissione del terminale sinaptico, l'area di cellule del cervello importanti per la formazione della memoria.
"Questa prova nei topi conferma che la diagnosi di Alzheimer può essere il risultato finale della compromissione nella produzione di energia delle cellule cerebrali", ha detto l'autore principale dello studio, Giulio M. Pasinetti, MD, PhD, (foto a sinistra) professore di Neurologia del Saunder Family, e professore di Psichiatria, Geriatria, e Sviluppo degli Adulti alla Mount Sinai School of Medicine. "La scoperta che tale danno mitocondriale può avvenire anni prima dei difetti cognitivi, è un importante passo avanti".
"Questa nuova prova potrebbe rivoluzionare il nostro modo di progettare gli interventi", ha detto Merina T. Varghese, MD, co-autrice dello studio e dottore di ricerca in Neurologia alla Mount Sinai School of Medicine. "Questo studio pone le basi per lo sviluppo di nuovi potenziali metodi di prevenzione o terapie da applicare negli esseri umani, anche quando hanno una normale funzione cognitiva, per prevenire l'insorgenza eventuale della malattia di Alzheimer".
Fonte: The Mount Sinai Hospital / Mount Sinai School of Medicine
Pubblicato su LabSpaces.net il 28 Marzo 2011 Traduzione di Franco Pellizzari.
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