In una estesa revisione di più di 200 ricerche, che avevano studiato il collegamento suggerito tra infezioni della bocca e Alzheimer (AD), due ricercatori (uno, mappatore del microbioma orale e l'altro, scienziato che ha lavorato molto sul legame tra infezione orale e AD) hanno esaminato il corpo attuale di ricerca, e puntano ai potenziali colpevoli microbici orali.
Medici e ricercatori di tutto il mondo stanno cercando di scoprire un biomarcatore per l'Alzheimer, una condizione che affligge quasi 44 milioni di persone in tutto il mondo.
Dopo aver trascorso decenni a studiare come i microrganismi del cavo orale invadono il tessuto locale, seminando caos sistematicamente, il professor Ingar Olsen dell'Università di Oslo ha deciso di attingere dai suoi studi, applicandoli alla ricerca di AD.
Il primo passo: contattare un grande esperto sul tema, Sim K. Singhrao, ricercatore senior dell'«Oral & Dental Sciences Research Group» alla University of Central Lancashire nel Regno Unito. La loro revisione, pubblicata giorni fa sul Journal of Oral Microbiology, affronta la "eziologia plausibile dell'AD ad insorgenza tardiva come infezione orale".
L'infiammazione del cervello è una caratteristica dell'AD; negli ultimi anni, gli scienziati hanno cercato le cause di fondo potenziali, e molti sono arrivati alle "infezioni periferiche", come quelle che hanno origine nella cavità orale.
I ricercatori affermano che molti batteri della bocca, in particolare quelli delle persone con malattie gengivali, passano nel flusso sanguigno ospitante; se poi oltrepassano la barriera emato-encefalica (in un numero qualsiasi) sostiene Olsen, potrebbero venire implicati nell'enigma dell'Alzheimer.
Nell'esaminare attentamente la ricerca per la revisione, Olsen (che ha trascorso decenni ad individuare le centinaia di specie di batteri che compongono il microbioma orale) è stato colpito da una particolare osservazione: "Ero stupito che una parte così grande della ricerca fatta fino ad oggi si sia concentrata solo su alcuni gruppi di batteri, cioè le spirochete e i Porphyromonas gingivalis, quando ci sono ben oltre 900 diversi batteri nel cavo orale. Ho pensato: questa non può essere tutta la storia!. Anche la Candida orale e l'herpes virus potrebbero causare l'infiammazione nel cervello che vediamo nei pazienti di Alzheimer".
La Candida, un fungo di solito innocuo presente nella bocca di metà della popolazione umana del mondo, può diventare insidiosa e portare a infezioni se entra nel flusso sanguigno. E l'herpes simplex virus è presente in oltre il 70 per cento della popolazione dopo i 50 anni di età. Esso persiste in modo latente nel sistema nervoso periferico e viene periodicamente riattivato nel cervello.
Della Candida, Olsen e Singhrao hanno scritto sulla rivista: "Negli ultimi 30 anni, con la crescita della popolazione di anziani, sono aumentate drasticamente le gravi infezioni fungine sistemiche in questa fascia di età. Si possono trovare lieviti orali nelle tasche parodontali, nei canali radicolari, sulle mucose e sotto le protesi (stomatite da protesi) ... Sono state rilevate molecole fungine, comprese proteine e polisaccaridi [(1,3)-β-glucano], nel siero del sangue periferico, e sono state viste proteine fungine e DNA mediante PCR nel tessuto cerebrale di pazienti di AD".
Questo ampio documento di revisione inizia una collaborazione tra Singhrao e Olsen, l'ultimo dei quali dice che è desideroso di esplorare questi nuovi potenziali colpevoli.
Fonte: Co-Action Publishing (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.
Riferimenti: Ingar Olsen, Sim K. Singhrao. Can oral infection be a risk factor for Alzheimer's disease?Journal of Oral Microbiology, 2015; 7 (0) DOI: 10.3402/jom.v7.29143
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