Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Bloccata la produzione di amiloide in topi di Alzheimer

Bloccata la produzione di amiloide in topi di AlzheimerRicercatori della University of California di San Diego e della Cenna Biosciences Inc. hanno identificato composti che bloccano la produzione di peptidi beta-amiloidi nei topi, delineando un potenziale intervento precoce per l'Alzheimer (AD).


Lo studio è pubblicato da ieri 29 aprile su PLoS One.


Se i risultati riusciranno a tradursi in un trattamento umano, il composto più promettente (un peptide chiamato P8) potrebbe essere somministrato a soggetti con un alto rischio per la malattia, molto prima che si manifestino i segni rivelatori della demenza e, forse, con pochi effetti collaterali, dovuti al modo di azione altamente specifico del composto.


"Il nostro approccio è completamente diverso da qualsiasi altro di quelli attuali che puntano l'amiloide-beta", ha detto l'autore Nazneen Dewji PhD, professore associato aggiunto del Dipartimento di Medicina. "Stiamo bloccando la produzione effettiva di amiloide-beta in un modo nuovo. E' molto promettente, perché significa che, in linea di principio, siamo in grado di fermare la malattia nel suo tragitto".


Si ritiene che l'accumulo di placche di amiloide-beta sia l'origine di danni irreversibili al cervello, causando una serie di deficit cognitivi e motori associati all'AD, malattia che rappresenta circa il 60/80 per cento di tutti i casi di demenza negli Stati Uniti.


A causa del ruolo attualmente percepito dell'amiloide-beta nella progressione della malattia, alcuni farmaci sperimentali hanno preso di mira gli enzimi che dividono l'amiloide-beta dalla sua proteina precursore più grande, chiamata in modo appropriato «proteina precursore dell'amiloide» (APP). "Questi farmaci, però, hanno in gran parte fallito negli studi clinici", ha detto Dewji, "soprattutto perché scindono altre proteine ​​oltre all'APP. L'inibizione o la modifica delle loro attività crea molti effetti indesiderati nella cellula".


Il composto P8 non agisce sugli enzimi, ma invece si lega all'APP e, così facendo, impedisce alla proteina più grande di essere trasformata in piccoli peptidi amiloidi. I composti derivano ​​da un frammento di una proteina di membrana chiamata presenilina 1, nota per interagire con l'APP producendo amiloide-beta. Il legame altamente specifico tra l'APP e il P8 è stato misurato usando sia metodi biofisici che tecniche di scansione ottica.


"Il nostro approccio è diverso e specifico, e interferisce solo con la reazione che produce amiloide-beta, al contrario dei farmaci che puntano gli enzimi responsabili della sua scissione dall'APP, che possono influenzare molteplici reazioni nelle cellule", ha detto Dewji, che è anche presidente e CEO della società biofarmaceutica Cenna di La Jolla, dove vengono sviluppati i farmaci candidati.


Oltre a esperimenti di coltura cellulare, i ricercatori hanno anche condotto esperimenti con topi progettati per produrre grandi quantità di amiloide beta umana nei primi anni di vita. Gli esperimenti hanno dimostrato che due settimane di trattamento con P8, o con un altro composto chiamato P4, porta in media una riduzione superiore al 50 per cento nell'accumulo di placca, rispetto ai topi che non ricevono alcun trattamento.


"Ora abbiamo un nuovo approccio per il trattamento dell'Alzheimer, che può arrestare la produzione di amiloide-beta molto presto e con specificità" ha detto. "E' una vera e propria possibilità di un trattamento di successo per l'Alzheimer".

 

*****
Altri co-autori sono Eliezer Masliah, Edward Rockenstein, Martha Harber, e Taylor Horwood della UC San Diego; e Mihyun Kim della UC San Diego e della Cenna Biosciences. Lo studio è stato finanziato in parte dai National Institutes of Health e dalla Alzheimer's Drug Discovery Foundation.

Dichiarazione: Dewji e il coautore S. Jonathan Singer PhD, professore emerito della Divisione di Scienze Biologiche, hanno fondato la Cenna nel 2006. La tecnologia che forma la base dell'approccio e i composti principali della Cenna è coperta da brevetti statunitensi ed esteri depositati dalla UC San Diego e concessi in licenza esclusiva alla Cenna.

 

 

 

 

 


Fonte: Christina Johnson e Scott LaFee in University of California San Diego (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Nazneen N. Dewji, S. Jonathan Singer, Eliezer Masliah, Edward Rockenstein, Mihyun Kim, Martha Harber, Taylor Horwood. Peptides of Presenilin-1 Bind the Amyloid Precursor Protein Ectodomain and Offer a Novel and Specific Therapeutic Approach to Reduce ß-Amyloid in Alzheimer’s Disease. PLOS ONE, 2015; 10 (4): e0122451 DOI: 10.1371/journal.pone.0122451

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Gli interventi non farmacologici per l'Alzheimer sono sia efficaci che co…

19.04.2023 | Ricerche

Un team guidato da ricercatori della Brown University ha usato una simulazione al computer per di...

Pressione bassa potrebbe essere uno dei colpevoli della demenza

2.10.2019 | Esperienze & Opinioni

Invecchiando, le persone spesso hanno un declino della funzione cerebrale e spesso si pr...

Dott. Perlmutter: Sì, l'Alzheimer può essere invertito!

6.12.2018 | Ricerche

Sono spesso citato affermare che non esiste un approccio farmaceutico che abbia un'effic...

'Scioccante': dopo un danno, i neuroni si auto-riparano ripartendo d…

17.04.2020 | Ricerche

Quando le cellule cerebrali adulte sono ferite, ritornano ad uno stato embrionale, secon...

Studio cinese: 'Metti spezie nel tuo cibo per tenere a bada l'Alzhei…

13.01.2022 | Ricerche

Proprio come 'una mela al giorno toglie il medico di torno', sono ben noti i benefici di...

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

Nuovo metodo di selezione farmaci spiega perché quelli di Alzheimer falliscono…

31.01.2022 | Ricerche

Analizzando i meccanismi di malattia nei neuroni umani, dei ricercatori dell'Università del...

Orienteering: un modo per addestrare il cervello e contrastare il declino cogn…

27.01.2023 | Ricerche

Lo sport dell'orienteering (orientamento), che attinge dall'atletica, dalle capacità di ...

La lunga strada verso la demenza inizia con piccoli 'semi' di aggreg…

20.11.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) si sviluppa nel corso di decenni. Inizia con una reazione a c...

Come dormiamo oggi può prevedere quando inizia l'Alzheimer

8.09.2020 | Ricerche

Cosa faresti se sapessi quanto tempo hai prima che insorga il morbo di Alzheimer (MA)? N...

Scoperto perché l'APOE4 favorisce l'Alzheimer e come neutralizzarlo

10.04.2018 | Ricerche

Usando cellule di cervello umano, scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto la ...

Dosi basse di radiazioni possono migliorare la qualità di vita nell'Alzhe…

6.05.2021 | Ricerche

Individui con morbo di Alzheimer (MA) grave hanno mostrato notevoli miglioramenti nel co...

La scoperta del punto di svolta nell'Alzheimer può migliorare i test di n…

20.05.2022 | Ricerche

 Intervista al neurologo William Seeley della Università della California di San Francisco

...

Pensaci: tenere attivo il cervello può ritardare l'Alzheimer di 5 anni

21.07.2021 | Ricerche

Mantenere il cervello attivo in vecchiaia è sempre stata un'idea intelligente, ma un nuo...

Interleuchina3: la molecola di segnalazione che può prevenire l'Alzheimer…

20.07.2021 | Ricerche

Una nuova ricerca su esseri umani e topi ha identificato una particolare molecola di seg...

Scoperto il punto esatto del cervello dove nasce l'Alzheimer: non è l…

17.02.2016 | Ricerche

Una regione cruciale ma vulnerabile del cervello sembra essere il primo posto colpito da...

LATE: demenza con sintomi simili all'Alzheimer ma con cause diverse

3.05.2019 | Ricerche

È stato definito un disturbo cerebrale che imita i sintomi del morbo di Alzheimer (MA), ...

Il caregiving non fa male alla salute come si pensava, dice uno studio

11.04.2019 | Ricerche

Per decenni, gli studi nelle riviste di ricerca e la stampa popolare hanno riferito che ...

Preoccupazione, gelosia e malumore alzano rischio di Alzheimer per le donne

6.10.2014 | Ricerche

Le donne che sono ansiose, gelose o di cattivo umore e angustiate in me...

Livelli di ossigeno nel sangue potrebbero spiegare perché la perdita di memori…

9.06.2021 | Ricerche

Per la prima volta al mondo, scienziati dell'Università del Sussex hanno registrato i li...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.