Anche se non c'è ancora alcuna cura, i ricercatori stanno continuando a migliorare la comprensione di ciò che aumenta il rischio di una persona di sviluppare il morbo di Alzheimer (MA). Uno studio recente, che ha esaminato 396 studi, è riuscito a identificare i 10 fattori di rischio che hanno dimostrato di aumentare la probabilità di sviluppare la malattia.
Ecco i fattori che i ricercatori hanno identificato, e perché sono associati con un rischio più elevato.
1. Istruzione
Un livello di istruzione più basso è associato ad un aumento del rischio di MA. Evidenze precedenti avevano dimostrato che più tempo si passa a scuola, minore è il rischio di sviluppare la demenza. La ricerca che ha esaminato il cervello di persone provenienti da diversi ambienti formativi ha dimostrato anche che le persone che erano più istruite avevano un cervello più pesante. Poiché con la demenza si perde un terzo del peso del cervello, un cervello più pesante può rendere più resilienti.
2. Attività cognitiva
L'evidenza mostra che mantenere attivo il cervello può anche aiutarti a lottare contro la demenza. Attività come l'enigmistica stimolano il cervello e possono rafforzare la connettività tra le cellule cerebrali. Questa connettività è interrotta nella demenza.
Questo ultimo studio dimostra che dobbiamo continuare a mantenere attivo il nostro cervello, anche in età avanzata. Altri studi concordano sul fatto che sfidare realmente il nostro cervello può ridurre le probabilità di sviluppare la demenza.
3. L'ipertensione in mezza età
Un cuore sano è da tempo legato a un cervello sano. Qui, lo studio attuale indica che la pressione alta (ipertensione) in mezza età aumenta il rischio di MA. La maggiore incidenza di malattie cardiache in chi è affetto da pressione alta impatta sull'apporto di sangue e sostanze nutritive al cervello. È interessante notare che questa associazione esiste ancora anche per coloro che hanno solo la pressione alta. La linea di fondo è che l'afflusso ridotto di sangue al cervello è collegato con il MA.
4. L'ipotensione ortostatica
Lo studio ha anche evidenziato l'ipotensione ortostatica come fattore di rischio. Questo è il calo di pressione che qualcuno sperimenta quando si alza in piedi da seduto o sdraiato.
Poiché il corpo non è in grado di mantenere un apporto sufficiente di sangue al cervello durante i cambiamenti di postura, questo può avere un'influenza debilitante a lungo termine sull'attività cerebrale, a causa della mancanza di ossigeno al cervello, che aumenta il rischio di demenza.
5. Diabete
Lo studio ha trovato che il diabete è associato con una maggiore incidenza di MA. Poiché il diabete rende difficile al nostro corpo regolare correttamente l'insulina, questo cambia sia il modo in cui le nostre cellule cerebrali comunicano, sia la funzione della memoria, entrambi interrotti nel MA.
L'insulina è essenziale, in quanto regola il metabolismo di carboidrati, grassi e proteine, aiutando fegato, grasso e muscoli ad assorbire il glucosio nel sangue. Il MA sembra sconvolge la capacità del cervello di reagire all'insulina.
6. Indice di Massa Corporea
Un indice alto di massa corporea (IMC) in chi ha meno di 65 anni è legato ad un aumento del rischio di demenza. Lo studio suggerisce che un indice di massa corporea tra 18,5 e 24,9 per quelli sotto i 65 anni (un peso sano, in altre parole) può ridurre il rischio di demenza. Tuttavia, essere sottopeso in mezza età e più tardi nella vita può aumentare il rischio di demenza.
Si ritiene che dietro questa associazione tra IMC e demenza ci sia una miscela di genetica, malattie cardiovascolari e infiammazione.
7. Trauma cranico
Un trauma cranico passato è un fattore di rischio, e c'è la prova evidente che il trauma cranico, come ad esempio una commozione cerebrale, può contribuire allo sviluppo della demenza. Questo legame è stato osservato inizialmente nel 1928.
Tuttavia, non è certo se il fattore che contribuisce sia un trauma singolo o colpi ripetuti alla testa. È chiaro che i danni cerebrali da trauma cranico sono simili a quelli della demenza. Questo rende le persone più suscettibili a ulteriori danni da demenza in seguito.
8. Iperomocisteinemia
Livelli alti di omocisteina chimica sono un fattore di rischio. L'omocisteina è un amminoacido presente in natura, coinvolto nella produzione dei meccanismi di difesa del nostro corpo, tipo gli antiossidanti che prevengono i danni cellulari.
Livelli ematici elevati di omocisteina nelle persone con demenza sono stati segnalati già nel 1998. Gli studi da allora hanno dimostrato che la riduzione dei livelli di omocisteina può proteggere dalla demenza.
Gli studi sugli animali suggeriscono che livelli elevati di omocisteina danneggiano le cellule cerebrali, interferendo con la loro produzione di energia. Il consumo di più folati e vitamina B12 può abbassare i livelli di omocisteina, e può ridurre il rischio di demenza.
9. Depressione
Coloro che vivono con il MA spesso soffrono di depressione, anche se è incerto se la depressione provoca il MA o è solo un sintomo della malattia. Tuttavia, molte prove sono a supporto della depressione come fattore di rischio reale, come ha trovato questo ultimo studio. La ricerca ha anche indicato un legame tra il numero di episodi di depressione (in particolare dieci anni prima dell'esordio della demenza) e il rischio più elevato.
La depressione aumenta i livelli di sostanze chimiche nocive nel nostro cervello. Uno squilibrio in queste sostanze chimiche può portare alla perdita di cellule cerebrali. Questo, unito alla perdita di cellule cerebrali nella demenza, aumenta il rischio di MA.
10. Stress
Infine, lo stress è stato identificato come un fattore di rischio. Lo stress a lungo termine punta le cellule immunitarie del nostro corpo, che sono importanti nel tenere a bada la demenza. In particolare, l'ormone cortisolo ha dimostrato di contribuire allo stress e di influire sulla memoria. Tentare quindi di ridurre lo stress e i livelli di cortisolo può ridurre le probabilità di sviluppare demenza.
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Questo studio offre un quadro complesso di come si può combattere l'insorgenza del MA, così come le 10 zone sulle quali gli scienziati devono concentrare la loro ricerca in futuro. Anche se i risultati possono sembrare cupi, c'è il potenziale che molti di questi fattori di rischio possano essere gestiti o modificati attraverso i cambiamenti dello stile di vita, come la dieta e l'esercizio fisico.
Fonte: Mark Dallas, professore associato di scienza cellulare all'Università di Reading
Pubblicato su The Conversation (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.
Riferimenti: Jin-Tai Yu, Wei Xu, Chen-Chen Tan, Sandrine Andrieu, John Suckling, Evangelos Evangelou, An Pan, Can Zhang, Jianping Jia, Lei Feng, Ee-Heok Kua, Yan-Jiang Wang, Hui-Fu Wang, Meng-Shan Tan, Jie-Qiong Li, Xiao-He Hou, Yu Wan, Lin Tan, Vincent Mok, Lan Tan, Qiang Dong, Jacques Touchon, Gauthier Serge, Paul S Aisen, Bruno Vellas. Evidence-based prevention of Alzheimer's disease: systematic review and meta-analysis of 243 observational prospective studies and 153 randomised controlled trials. Journal of Neurology, Neurosurgery & Psychiatry, 20 July 2020, DOI
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