Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Featured

Proteine grumose induriscono i capillari del cervello: nuovo fattore di rischio per la demenza

blood cells 19252

I depositi di una proteina chiamata 'Medin', che è presente in quasi tutti gli anziani, riducono l'elasticità dei vasi sanguigni durante l'invecchiamento e quindi possono essere un fattore di rischio per la demenza vascolare.


Gli esperti del Centro tedesco per le malattie neurodegenerative (DZNE), e dell'Istituto Hertie for Clinical Brain Research (SAI) dell'Università di Tubinga, riferiscono sulla rivista scientifica PNAS di aver ottenuto questi risultati da studi su topi e dall'analisi di campioni di tessuti umani, e di considerare questi depositi dei bersagli per terapie future.


Quasi tutte le persone dopo i 50 anni hanno piccoli grumi della proteina Medin nelle pareti dei vasi sanguigni, secondo il dott. Jonas Neher, responsabile dello studio e scienziato del sito di Tübingen del DZNE e dell'HIH:

“Questi depositi sono apparentemente un effetto collaterale del processo di invecchiamento. Essi si trovano principalmente nell'aorta e nei vasi sanguigni della parte superiore del corpo, compresi quelli del cervello. Con grande sorpresa, nel nostro studio abbiamo potuto rilevare le particelle Medin non solo nei campioni di tessuto cerebrale di individui deceduti, ma anche nei topi vecchi, nonostante la vita limitata di questi animali“ .


La Medin è considerata problematica, perché appartiene ad un gruppo di molecole chiamate 'amiloidi' che sono spesso associate a condizioni patologiche. Un esempio importante è l'amiloide-beta, i cui aggregati sono coinvolti nell'Alzheimer. Ancora Neher:

“È ipotizzato da parecchio tempo che gli aggregati di Medin abbiano un effetto sfavorevole sui vasi sanguigni e che possano contribuire alle malattie vascolari. Studi recenti supportano questa ipotesi. Secondo questi risultati precedenti, gli anziani con demenza vascolare mostrano una maggiore quantità di depositi Medin rispetto agli individui sani“.

 

Capillari pigri

Tuttavia, nonostante questi segni sospetti, non c'era ancora la prova conclusiva che i grumi di proteine ​​sono effettivamente dannosi. Un gruppo di ricerca guidato da Neher è ora riuscito a dimostrarlo, in seguito alla loro scoperta che i depositi di Medin si formano anche nei topi che invecchiano.


Il loro studio è il risultato di uno sforzo di collaborazione che coinvolge anche scienziati di Francoforte, Monaco, Liverpool e Londra.


“Abbiamo studiato la velocità con cui possono dilatarsi i vasi sanguigni nel cervello. Per questo abbiamo messo a confronto topi anziani che hanno depositi Medin con topi ai quali è stata tolta geneticamente e quindi non sviluppano depositi di Medin“, ha detto Neher.

Tali studi sono difficili da condurre negli esseri umani, ha spiegato: “Quasi tutti gli anziani hanno aggregati di Medin. Pertanto, è quasi impossibile confrontare coetanei con e senza aggregati“.


Il gruppo di Neher ha osservato che i topi - un analogo degli esseri umani - mostrano quantità crescenti di particelle Medin nei vasi sanguigni, con l'avanzare dell'età. “In questo senso, il topo sembra imitare adeguatamente la situazione degli esseri umani”, ha detto Neher.


Nei topi i ricercatori hanno anche scoperto che, quando il cervello è attivo ed è necessario più apporto di sangue, i vasi sanguigni con depositi Medin si espandono più lentamente rispetto a quelli senza Medin ("I vasi cerebrali con Medin appaiono meno flessibili e quindi reagiscono più lentamente").


Però la capacità dei vasi di espandersi rapidamente è importante per la regolazione del flusso sanguigno e per dare al cervello un apporto ottimale di ossigeno e nutrienti, ha detto il ricercatore: “Se questa capacità è compromessa, può avere conseguenze di vasta portata per il funzionamento degli organi”.


I depositi di Medin sembrano quindi contribuire al deterioramento della funzione dei vasi sanguigni in età avanzata. “E questo è probabilmente non solo il caso nel cervello, perché i depositi ci sono anche in altri vasi sanguigni e potrebbero quindi portare non solo alla demenza vascolare, ma anche alle malattie cardiovascolari”.


Neher non può dare una risposta definitiva circa i meccanismi con cui le particelle Medin agiscono sui vasi sanguigni. Tuttavia, lui ha una teoria: “Sulla parete del vaso corrono fibre che permettono al vaso sanguigno di allargarsi e contrarsi. Poiché i depositi di proteine ​​sono incorporati nella parete del vaso, possono interferire con la funzione di queste fibre elastiche”.

 

Bersaglio terapeutico

La Medin deriva, in modo ancora sconosciuto, da una proteina più grande che è coinvolta nella formazione di nuovi vasi sanguigni, tra le altre cose. Neher dice:


“Se questa molecola precursore potesse essere stabilizzata con farmaci, potremmo modulare la produzione di Medin. In alternativa, si dovrebbe stimolare lo scioglimento  degli aggregati di Medin. Questo potrebbe aiutare a mantenere la salute vascolare e del cervello in età avanzata. Tuttavia, non ci sono tali farmaci disponibili in questo momento.

“È quindi importante vedere la Medin come fattore di rischio che quasi ogni anziano porta dentro di sé. Anche se la Medin colpisce davvero un grande gruppo di persone, finora ha ricevuto scarsa attenzione nella ricerca sulle terapie. I nostri risultati suggeriscono che dovrebbe passare di più sotto i riflettori“.

 

 

 


Fonte: DZNE - German Center for Neurodegenerative Diseases (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Karoline Degenhardt, Jessica Wagner, Angelos Skodras, Michael Candlish, Anna Julia Koppelmann, Katleen Wild, Rusheka Maxwell, Carola Rotermund, Felix von Zweydorf, Christian Johannes Gloeckner, Hannah Davies, Jillian Madine, Domenico Del Turco, Regina Feederle, Tammaryn Lashley, Thomas Deller, Philipp Kahle, Jasmin Hefendehl, Mathias Jucker, Jonas Neher. Medin aggregation causes cerebrovascular dysfunction in aging wild-type mice. PNAS, 8 Sep 2020, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Qualità della vita peggiora quando l'Alzheimer è complicato dal cancro

28.04.2023 | Esperienze & Opinioni

Che considerazioni si possono fare per una persona con Alzheimer che riceve anche la diagnosi di can...

LipiDiDiet trova effetti ampi e duraturi da intervento nutrizionale all'i…

9.11.2020 | Ricerche

Attualmente non esiste una cura nota per la demenza, e le terapie farmacologiche esisten...

Identificata nuova forma di Alzheimer ad esordio molto precoce

16.06.2020 | Ricerche

Ricercatori della Mayo Clinic hanno definito una forma di morbo di Alzheimer (MA) che co...

'Tau, disfunzione sinaptica e lesioni neuroassonali si associano di più c…

26.05.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) comporta il deperimento caratteristico di alcune regioni del ...

Livelli di ossigeno nel sangue potrebbero spiegare perché la perdita di memori…

9.06.2021 | Ricerche

Per la prima volta al mondo, scienziati dell'Università del Sussex hanno registrato i li...

L'impatto del sonno su cognizione, memoria e demenza

2.03.2023 | Ricerche

Riduci i disturbi del sonno per aiutare a prevenire il deterioramento del pensiero.

"Ci...

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

L'esercizio fisico genera nuovi neuroni cerebrali e migliora la cognizion…

10.09.2018 | Ricerche

Uno studio condotto dal team di ricerca del Massachusetts General Hospital (MGH) ha scop...

Un singolo trattamento genera nuovi neuroni, elimina neurodegenerazione nei to…

1.07.2020 | Ricerche

Xiang-Dong Fu PhD, non è mai stato così entusiasta di qualcosa in tutta la sua carriera...

LATE: demenza con sintomi simili all'Alzheimer ma con cause diverse

3.05.2019 | Ricerche

È stato definito un disturbo cerebrale che imita i sintomi del morbo di Alzheimer (MA), ...

Il Protocollo Bredesen: si può invertire la perdita di memoria dell'Alzhe…

16.06.2016 | Annunci & info

I risultati della risonanza magnetica quantitativa e i test neuropsicologici hanno dimostrato dei...

Scoperto il punto esatto del cervello dove nasce l'Alzheimer: non è l…

17.02.2016 | Ricerche

Una regione cruciale ma vulnerabile del cervello sembra essere il primo posto colpito da...

Diagnosi di Alzheimer: prenditi del tempo per elaborarla, poi vai avanti con m…

4.12.2023 | Esperienze & Opinioni

Come posso accettare la diagnosi di Alzheimer?

Nathaniel Branden, compianto psicoterape...

'Ingorgo' di proteine nei neuroni legato alla neurodegenerazione

12.09.2022 | Ricerche

Un nuovo studio condotto da ricercatori dell'EPFL rivela che un complesso proteico malfunzionante pu...

Paesi asiatici assistono gli anziani in modo diverso: ecco cosa possiamo impar…

28.10.2020 | Esperienze & Opinioni

A differenza dei paesi occidentali, le culture tradizionali asiatiche mettono un forte a...

Dott. Perlmutter: Sì, l'Alzheimer può essere invertito!

6.12.2018 | Ricerche

Sono spesso citato affermare che non esiste un approccio farmaceutico che abbia un'effic...

Flusso del fluido cerebrale può essere manipolato dalla stimolazione sensorial…

11.04.2023 | Ricerche

Ricercatori della Boston University, negli Stati Uniti, riferiscono che il flusso di liq...

Pensaci: tenere attivo il cervello può ritardare l'Alzheimer di 5 anni

21.07.2021 | Ricerche

Mantenere il cervello attivo in vecchiaia è sempre stata un'idea intelligente, ma un nuo...

Demenze: forti differenze regionali nell’assistenza, al Nord test diagnostici …

30.01.2024 | Annunci & info

In Iss il Convegno finale del Fondo per l’Alzheimer e le Demenze, presentate le prime linee guida...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)