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Proteina ritenuta causa di Alzheimer rivela una funzione utile

Una ricerca condotta dal Menzies Research Institute Tasmania, un istituto della University of Tasmania, sta gettando nuova luce sulla biologia dell'Alzheimer, in particolare su una proteina nel cervello indirettamente responsabile dell'insorgenza della malattia.

La demenza è in aumento in Australia. Ci saranno 75.000 baby boomer con demenza entro il 2020 e la demenza sarà la terza fonte di costi sanitari e residenziali entro il 2030. Circa 278.700 australiani vivevano con demenza nel 2012. Senza una svolta medica, il numero di persone affette da demenza in Australia dovrebbe passare a circa 942.620 nel 2050. In Tasmania c'erano più di 7.000 persone con demenza nel 2012; questo numero si prevede che salirà a 20.650 entro il 2050.


Una proteina del cervello nota come proteina precursore dell'amiloide (APP) è stata precedentemente considerata per lo più negativa, nel senso che l'APP è indirettamente responsabile dell'Alzheimer. Nello specifico l'APP si scompone nel cervello producendo una proteina chiamata Abeta, che è la causa diretta della malattia. Tuttavia, i ricercatori del Menzies hanno recentemente scoperto che l'APP ha una funzione positiva.


Il professor David Small, importante esponente dell'istituto Menzies, ha dichiarato che lo studio ha scoperto che l'APP è responsabile della crescita di nuovi neuroni (cellule nervose) nel cervello. "Oltre al ruolo nel causare l'Alzheimer, l'APP può anche essere parte della soluzione per la malattia", ha detto il professor Small.

"Potremmo utilizzare l'APP per incoraggiare il cervello a sostituire i neuroni danneggiati. Distinguere yin e yang delle azioni dell'APP può essere cruciale per il trattamento della malattia, così come di un certo numero di altre malattie simili. I nostri recenti risultati presentano già parecchie opportunità per lo sviluppo di nuove strategie di trattamento".


Lo studio è stato recentemente pubblicato sulla prestigiosa rivista Journal of Biological Chemistry, ed è stato finanziato dal National Health and Medical Research Council of Australia.

 

 

 

 

 


Fonte: University of Tasmania

Pubblicato in UTAS il 31 Maggio 2013 (> English version) - Traduzione di Franco Pellizzari.

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