Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


L'empatia varia con età e sesso: il massimo è nelle donne da 50 a 60 anni

L'empatia (la capacità di immedesimarsi nello stato d'animo di un'altra persona e quindi di capirla) ha sicuramente un ruolo di primo piano nel volontariato in generale e ancora di più nel contatto diretto con persone colpite da demenza o da altra malattia mentalmente invalidante.

Secondo un nuovo studio su più di 75.000 americani adulti, le donne da 50 a 60 anni sono più empatiche rispetto agli uomini della stessa età e anche rispetto alle persone più giovani o più vecchie.


"Nel complesso, gli adulti nella tarda mezza età sono migliori in entrambi gli aspetti dell'empatia che abbiamo misurato"
, dice Sara Konrath, co-autrice di un articolo su età ed empatia di prossima pubblicazione su Journals of Gerontology: Psychological and Social Sciences. "Hanno riferito di essere più propensi a reagire emotivamente alle esperienze degli altri, ed erano anche più propensi a cercare di capire come erano le cose dal punto di vista degli altri".


Per lo studio, i ricercatori Ed O'Brien, Konrath e Linda Hagen dell'Università del Michigan e Daniel Gruhn della North Carolina State University, hanno analizzato i dati sull'empatia di tre grandi campioni separati di americani adulti, due dei quali sono state presi dal General Social Survey, rappresentativo a livello nazionale. Hanno trovato prove coerenti di uno schema a U rovesciata di empatia su tutta la vita adulta, dove gli adulti più giovani e più anziani riferiscono meno empatia e gli adulti di mezza età ne riferiscono di più.


Secondo O'Brien, questo schema può risultare dai livelli crescenti di capacità cognitiva e di esperienza che migliorano il funzionamento emotivo durante la prima parte della vita adulta, mentre il declino cognitivo diminuisce il funzionamento emotivo nella seconda parte. Ma sono necessarie ulteriori ricerche per capire se questo modello è in realtà il risultato dell'età di un individuo, o se si tratta di un effetto generazionale che riflette la socializzazione degli adulti che sono ora di mezza età.


"Gli americani nati negli anni '50 e '60 (le persone di mezza età nei nostri campioni) sono cresciuti con movimenti sociali storici, dai diritti civili alle varie controculture anti-guerra", spiegano gli autori. "Può darsi che gli adulti che sono oggi di mezza età riferiscano maggiore empatia rispetto ad altre coorti perché sono cresciuti durante i periodi di importanti cambiamenti sociali che enfatizzano i sentimenti e le prospettive di altri gruppi". Studi precedenti di O'Brien, Konrath e colleghi, hanno trovato cali di empatia e alti livelli di narcisismo tra i giovani di oggi rispetto alle precedenti generazioni di giovani adulti.


O'Brien e la Konrath hanno in programma di condurre ulteriori ricerche sull'empatia, per esplorare se le persone possono essere addestrate a mostrare maggiore empatia con nuovi media elettronici, per esempio. "Dato il ruolo fondamentale dell'empatia nella vita sociale quotidiana e la sua relazione con importanti attività sociali come il volontariato e le donazioni per beneficenza, è importante capire il più possibile su quali fattori aumentano o diminuiscono la risposta empatica", dice la Konrath.

 

 

 

 

***********************
Cosa pensi di questo articolo? Ti è stato utile? Hai rilievi, riserve, integrazioni? Conosci casi o ti è successo qualcosa che lo conferma? o lo smentisce? Puoi usare il modulo dei commenti qui sotto per dire la tua opinione. Che è importante e unica.

 

***********************
Fonte: Materiale della University of Michigan. Articolo originale scritto da Diane Swanbrow.

Riferimento:
E. O'Brien, SH Konrath, D. Gruhn, AL Hagen. Empathic Concern and Perspective Taking: Linear and Quadratic Effects of Age Across the Adult Life Span. The Journals of Gerontology Series B: Psychological Sciences and Social Sciences, 2012; DOI: 10.1093/geronb/gbs055.

Pubblicato in Science Daily il 30 Gennaio 2013 - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:



Notizie da non perdere

Che speranza hai dopo la diagnosi di Alzheimer?

25.01.2021 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia che cambia davvero la vita, non solo per la pe...

Colpi in testa rompono i 'camion della spazzatura' del cervello acce…

5.12.2014 | Ricerche

Un nuovo studio uscito ieri sul Journal of Neuroscience dimostra che un...

Qualità della vita peggiora quando l'Alzheimer è complicato dal cancro

28.04.2023 | Esperienze & Opinioni

Che considerazioni si possono fare per una persona con Alzheimer che riceve anche la diagnosi di can...

Rivelato nuovo percorso che contribuisce all'Alzheimer ... oppure al canc…

21.09.2014 | Ricerche

Ricercatori del campus di Jacksonville della Mayo Clinic hanno scoperto...

Dott. Perlmutter: Sì, l'Alzheimer può essere invertito!

6.12.2018 | Ricerche

Sono spesso citato affermare che non esiste un approccio farmaceutico che abbia un'effic...

Studio rivela dove vengono memorizzati i frammenti di memoria

22.07.2022 | Ricerche

Un momento indimenticabile in un ristorante può non essere esclusivamente il cibo. Gli o...

Ricercatori del MIT recuperano con la luce i ricordi 'persi'

29.05.2015 | Ricerche

I ricordi che sono stati "persi" a causa di un'amnesia possono essere richiamati attivando le cel...

Diagnosi di Alzheimer: prenditi del tempo per elaborarla, poi vai avanti con m…

4.12.2023 | Esperienze & Opinioni

Come posso accettare la diagnosi di Alzheimer?

Nathaniel Branden, compianto psicoterape...

Meccanismo neuroprotettivo alterato dai geni di rischio dell'Alzheimer

11.01.2022 | Ricerche

Il cervello ha un meccanismo naturale di protezione contro il morbo di Alzheimer (MA), e...

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

L'esercizio fisico genera nuovi neuroni cerebrali e migliora la cognizion…

10.09.2018 | Ricerche

Uno studio condotto dal team di ricerca del Massachusetts General Hospital (MGH) ha scop...

Livelli di ossigeno nel sangue potrebbero spiegare perché la perdita di memori…

9.06.2021 | Ricerche

Per la prima volta al mondo, scienziati dell'Università del Sussex hanno registrato i li...

Scoperto un fattore importante che contribuisce all'Alzheimer

22.08.2022 | Ricerche

Una ricerca guidata dai dott. Yuhai Zhao e Walter Lukiw della Luisiana State University ...

'Tau, disfunzione sinaptica e lesioni neuroassonali si associano di più c…

26.05.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) comporta il deperimento caratteristico di alcune regioni del ...

Il ciclo dell'urea astrocitica nel cervello controlla la lesione della me…

30.06.2022 | Ricerche

Nuove scoperte rivelano che il ciclo dell'urea negli astrociti lega l'accumulo di amiloide-beta e la...

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

Con l'età cala drasticamente la capacità del cervello di eliminare le pro…

31.07.2015 | Ricerche

Il fattore di rischio più grande per l'Alzheimer è l'avanzare degli anni. Dopo i 65, il rischio r...

Riprogrammare «cellule di supporto» in neuroni per riparare il cervello adulto…

21.11.2014 | Ricerche

La porzione del cervello adulto responsabile del pensiero complesso, la corteccia cerebrale, non ...

Studio cinese: 'Metti spezie nel tuo cibo per tenere a bada l'Alzhei…

13.01.2022 | Ricerche

Proprio come 'una mela al giorno toglie il medico di torno', sono ben noti i benefici di...

La scoperta del punto di svolta nell'Alzheimer può migliorare i test di n…

20.05.2022 | Ricerche

 Intervista al neurologo William Seeley della Università della California di San Francisco

...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)