Lo stato di confusione e disorientamento acuto noto come delirio può derivare da una grave malattia, da chirurgia o infezione, e si sviluppa spesso mentre i pazienti sono in ospedale.
Ora un nuovo studio conferma che per i pazienti di Alzheimer, l'ospedalizzazione e il delirio rappresentano un rischio particolare e può portare a esiti avversi, tra cui un declino cognitivo accelerato, istituzionalizzazione e morte.
Guidato da ricercatori di Hebrew SeniorLife e Beth Israel Deaconess Medical Center (BIDMC), affiliate della Harvard Medical School, lo studio compare nell'edizione del 19 giugno degli Annals of Internal Medicine. "Le prove dimostrano che i pazienti più anziani con Alzheimer [AD] hanno una probabilità molto maggiore di essere ricoverati in ospedale rispetto agli altri pazienti anziani", dice l'autore Tamara Fong (foto a sinistra), MD, PhD, scienziato assistente del Centro invecchiamento cerebrale, Istituto per la Ricerca sull'Invecchiamento della Hebrew SeniorLife e Professore Associato di Neurologia al BIDMC. "Poiché la nostra ricerca precedente aveva trovato che i pazienti du AD subiscono un calo tre volte più veloce della funzione mentale sperimentando il delirio, abbiamo voluto determinare se i pazienti di AD che sono ricoverati in ospedale hanno un rischio maggiore di esiti negativi rispetto ai pazienti di AD che non sono ricoverati in ospedale, e se c'è qualche esito negativo addizionale quando i pazienti di AD ospedalizzati sviluppano delirio".
I ricercatori hanno quindi analizzato i dati di 771 pazienti di oltre 65 anni che sono stati esaminati tra il 1991 e il 2006 al Massachusetts Alzheimer's Disease Registry (MADRC), un registro clinico situato al Massachusetts General Hospital. "Abbiamo esaminato i pazienti con e senza ricoveri, che sono stati visti almeno tre volte al MADRC durante il periodo di intervallo dello studio", dice Fong. Gli autori hanno inoltre analizzato i dati delle cartelle cliniche e di altre fonti di dati, compresi Medicare e Social Security Death Index, per determinare gli esiti di ricovero e delirio.
Come previsto, le loro scoperte hanno mostrato che per i pazienti con Alzheimer, ogni ricovero è stato associato ad un rischio maggiore di istituzionalizzazione, declino cognitivo e morte, e per quei pazienti che hanno sviluppato delirio, c'è stato un aumento incrementale del rischio per questi eventi avversi, anche dopo aver controllato gli altri cofattori. "Tra i pazienti di Alzheimer ospedalizzati, una parte considerevole del rischio di eventi avversi può essere attribuita al delirio, compreso il 6,2 per cento dei decessi, il 15,2 per cento di istituzionalizzazioni, e il 20,6 per cento del declino cognitivo", spiega Fong. "La linea di fondo è che il delirio può essere un grosso problema per i pazienti con Alzheimer", ha aggiunto.
Vi sono, tuttavia, strategie di prevenzione efficaci per il delirio degli anziani ospedalizzati, osserva Fong. Questi includono l'Hospital Elder Life Program (HELP), un programma di cura del paziente progettato per impedire il delirio, mantenere gli anziani ospedalizzati orientati nel loro ambiente, soddisfare i loro bisogni di nutrizione, fluidi e sonno, e tenerli in movimento entro i limiti delle loro condizioni fisiche. " Abbiamo in programma di condurre in seguito studi formali per determinare se questi tipi di interventi possono aiutare a migliorare i risultati di questo gruppo vulnerabile di pazienti", spiega.
L'autore senior Sharon Inouye (foto a sinistra), MD, PhD, direttore del Brain Institute al HSL Aging dell'Harvard Medical School of Medicine, e Professore al BIDMC, aggiunge: "La nostra conferma che l'ospedalizzazione e il delirio svolgono un ruolo importante in termini di esiti negativi possono alla fine influenzare la cura e la gestione dei pazienti con AD. Gli interventi per prevenire l'ospedalizzazione e le cure ospedaliere associate al delirio, possono essere appropriate per tutti i pazienti con Alzheimer. I risparmi di costi per Medicare [sistema sanitario USA] sarebbero di gran lunga superiore all'importo delle attuali opzioni di trattamento per l'AD".
Lo studio è stato finanziato da sovvenzioni del National Institute on Aging e del MADRC. Coautori dello studio includono i seguenti ricercatori del Aging Brain Center, Institute for Aging Research, HSL: Sharon K. Inouye, MD, PhD (autore senior), Richard N. Jones, SCD, Doughlas Tommet, MS, Alden L. Gross, PhD , MHS, Daniel Habtemariam, BA, ed Eva Schmitt, PhD; Edward R. Marcantonio, MD, SM, ricercatore di BIDMC; e Liang Yap, PhD, ricercatore MGH.
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Fonte: Annals of Internal Medicine.
Pubblicato da Bob DeMarco in Alzheimer's Reading Room il 18 Giugno 2012 - Traduzione di Franco Pellizzari.
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