Un insieme di ricerche di Alzheimer rivelate alla 59a riunione annuale della Società di Medicina Nucleare indica che le placche di beta-amiloide nel cervello non solo sono coinvolte nella patologia dell'Alzheimer, ma possono precedere addirittura anche il declino cognitivo lieve.
Questi e altri studi fanno considerare l'imaging molecolare per la diagnosi precoce della beta-amiloide (per la quale un prodotto è attualmente approvato negli Stati Uniti) come una spinta in avanti importante nella corsa verso migliori trattamenti.
"La diagnosi dell'Alzheimer può essere fatta quando il paziente presenta i primi sintomi ed conserva ancora in gran parte le funzioni mentali", afferma Christopher Rowe, MD, un importante ricercatore dell'Australian Imaging, Biomarkers and Lifestyle study of aging (AIBL) e professore di medicina nucleare all'Austin Hospital di Melbourne in Australia. "In precedenza c'era un ritardo medio di tre anni tra la consultazione di un medico per problemi di memoria e la diagnosi di Alzheimer, in quanto la diagnosi richiede la presenza di demenza. Quando viene utilizzato in aggiunta ad altre misure diagnostiche, l'imaging molecolare può aiutare a portare alla diagnosi precoce. Ciò può dare ai pazienti diversi anni per prepararsi alla demenza, mentre hanno ancora il controllo sul loro destino".
Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, l'Alzheimer colpisce circa 18 milioni di persone in tutto il mondo, e l'incidenza della malattia è destinata a raddoppiare entro il 2025 fino a 34 milioni. Il National Institute on Aging stima che ben il 50 per cento degli americani ultra 85enni sono interessati. L'Alzheimer è una malattia neurodegenerativa cronica e attualmente incurabile. Il carico di beta-amiloide può iniziare a formarsi nel cervello diversi anni (anche più di dieci) prima che un individuo mostri un qualunque segno di demenza. Quelli che proseguono sviluppano l'Alzheimer non solo perdono la capacità di ricordare i propri cari, ma hanno anche difficoltà con funzioni corporee essenziali come la respirazione e la deglutizione nelle fasi avanzate della malattia.
In uno studio, i ricercatori hanno usato una tecnica di imaging molecolare, chiamata tomografia a emissione di positroni (PET), che visualizza modelli fisiologici del corpo. La PET è stata combinata con un agente di imaging chiamato F-18 florbetaben, che si lega all'amiloide nel cervello. Questo ed altri agenti di PET sono attratti da obiettivi nel corpo ed emettono un segnale positrone che viene rilevato da uno scanner. Qui l'imaging molecolare è stato effettuato in collaborazione con test clinici e neuropsicologici al fine di comprendere meglio gli effetti a lungo termine delle placche beta-amiloidi nel cervello dei soggetti anziani con decadimento cognitivo lieve. Quelli tra i 45 soggetti dello studio che hanno mostrato alti livelli di legatura all'agente di imaging durante la scansione e l'atrofia dell'ippocampo (il centro della memoria), aveva una probabilità dell'80 per cento di sviluppare l'Alzheimer entro due anni, hanno detto i ricercatori.
"L'imaging molecolare sta dimostrando di essere uno strumento essenziale per l'individuazione dell'Alzheimer", dice Rowe. "Questa ed altre tecniche di imaging dell'amiloide avranno un ruolo sempre maggiore nella diagnosi precoce e più accurata delle condizioni neurodegenerative comei l'Alzheimer grazie alla loro capacità di misurare l'effettivo processo che sta alla base della malattia".
Un'altro studio dell'AIBL includeva 194 partecipanti sani, 92 persone con decadimento cognitivo lieve e 70 soggetti con Alzheimer, e ha utilizzato un altro agente di imaging chiamato C-11 PiB (Pittsburgh composto B) con la PET per valutare il peso dell'amiloide nel cervello. I ricercatori hanno dimostrato che, in questo gruppo di studio, l'accumulo diffuso di placca amiloide ha preceduto il deterioramento cognitivo, e quelli con grande quantità di amiloide avevano un rischio più alto di declino cognitivo.
Questo e un altro studio sono due dei primi studi del loro genere a concentrarsi sulla beta amiloide nei soggetti sani. Nell'altro studio, 137 pazienti adulti con funzione cognitiva normale, di età compresa tra 30 e 89 anni, sono stati visualizzati utilizzando la PET con F-18 florbetapir, ora approvato dalla FDA per la rilevazione di placche beta-amiloidi, così come la risonanza magnetica funzionale, al fine di studiare come l'accumulo di amiloide colpisce le connessioni in aree specifiche del cervello coinvolte nella cognizione, e cioè le reti in modalità predefinita e di salienza, che sono responsabili di diversi stati di riposo e vigilanza nello stato di veglia. Quelli con maggiore peso di amiloide in queste reti neurali sono stati soggetti a performance cognitiva ridotta.
"L'effetto della beta amiloide nel sano invecchiamento è di grande interesse in quanto questa proteina è fortemente associata all'Alzheimer e può essere predittiva della transizione da decadimento cognitivo lieve a Alzheimer pieno", afferma Michael Devous, Sr., Ph.D., direttore di neuroimaging all'Alzheimer Disease Center dell'UT Southwestern Medical Center a Dallas in Texas. "Si sa meno circa il suo impatto sulle funzioni cognitive nei soggetti con invecchiamento sano per altri versi. Inoltre, la connettività del cervello in queste aree è ritenuto sensibile ai cambiamenti precoci nella funzione del cervello causati sia dall'invecchiamento stesso che dai processi di malattie come l'Alzheimer".
Un altro studio ha valutato la capacità di rilevare la placca amiloide dell'agente di imaging PET C-11 PiB in confronto ad un altro agente di imaging, il 18-F fluorodeossiglucosio (F-18 FDG). Quest'ultimo agisce come il glucosio, fonte primaria di energia del cervello, tracciando il funzionamento metabolico del cervello. I risultati dello studio hanno mostrato che la visualizzazione dell'amiloide del C-11 PiB è un mezzo migliore per valutare i modelli di amiloide nel cervello rispetto al F-18 FDG. Inoltre, su 100 partecipanti sani, 15 hanno mostrato nell'imaging molecolare di avere qualche accumulo di amiloide.
"Stiamo utilizzando PET non invasiva e tecnologie MRI di ultima generazione per guardare alcuni dei primi sviluppi dell'insorgenza dell'Alzheimer nel cervello di persone normali di mezza età", dice Guofan Xu, MD, Ph.D. , autore principale dello studio e ricercatore al dipartimento di medicina nucleare e radiologia dell'Università del Wisconsin a Madison. "Con questo siamo in grado di valutare se le modifiche patologiche associate alla malattia stanno avvenendo molti anni prima della comparsa di sintomi clinici significativi".
Non sono attualmente disponibili trattamenti per curare o prevenire l'Alzheimer. Con i progressi nel campo dell'imaging molecolare per individuare le placche beta-amiloidi, i ricercatori hanno un nuovo importante strumento che può portare la comunità medica un passo avanti per realizzare terapie e vaccini per la malattia.
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Fonte: Materiale della Society of Nuclear Medicine.
Pubblicato in ScienceDaily il 11 Giugno 2012 - Traduzione di Franco Pellizzari.
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