Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Validato nuovo tracciante della tau per la diagnosi dell'Alzheimer

variety of tau and amyloid imaging Scansioni PET del cervello di malati di Alzheimer riescono a mostrare una gamma di tau su diversi pazienti e la differenza tra amiloide e tau. (Fonte: Dean Wong MD/PhD e Ayon Nandi MS/PhD)

I ricercatori della Johns Hopkins University hanno identificato in cervelli umani vivi delle nuove molecole 'traccianti' radioattive che si legano e 'accendono' i grovigli di tau, una proteina associata a varie malattie neurodegenerative compreso il morbo di Alzheimer (MA) e le altre demenze correlate.


Due studi pubblicati nel numero di dicembre del Journal of Nuclear Medicine descrivono i test di tre molecole candidate in pazienti con MA, e l'uso di una molecola per misurare l'accumulo di proteine ​​tau.


"Il MA è una delle maggiori sfide per la salute pubblica, ma attualmente non esiste una cura e nessuna diagnosi definitiva fino all'autopsia", dice Dean Wong MD/PhD, professore di radiologia e scienze radiologiche, psichiatria e scienze comportamentali, neurologia e neuroscienza e direttore della Sezione Brain PET Imaging of High Resolution nella Divisione di Medicina Nucleare alla Johns Hopkins University. "Abbiamo lavorato duramente per identificare nuovi radiofarmaci in grado di accelerare le scoperte di diagnostica e i trattamenti per questi disturbi neurodegenerativi devastanti".


IL MA è caratterizzato dall'apparizione nel cervello di due strutture proteiche anormali: placche amiloidi e fibre aggrovigliate costituite da una proteina chiamata tau. Finora una delle maggiori sfide nello studio del MA, secondo Wong, è stata l'incapacità di vedere questi cosiddetti grovigli neurofibrillari in tempo reale mentre si sviluppano.


Nell'ambito di un progetto a lungo termine finanziato dalla F. Hoffman-La Roche, il team ha prima testato una raccolta di circa 550 molecole traccianti potenziali e ne ha identificato sei di promettenti, restringendole infine a tre, per essere prodotte e testate come potenziali radiofarmaci Tau PET. Questi tre traccianti più promettenti sono stati prima testati su primati non umani e i risultati sembravano abbastanza promettenti da essere testati nelle persone.


I ricercatori hanno reclutato 12 pazienti con MA, sette controlli sani giovani (età 25-38 anni) e cinque controlli sani anziani (età 50 anni o più) eseguendo solo scansioni PET cerebrali. Sono stati reclutati altri sei controlli sani anziani per la scansione di tutto il corpo.


Lo studio è stato diviso in tre parti. Nella prima parte, a ciascuna persona sono stati iniettati due dei tre traccianti designati casualmente (su visite separate) prima di ricevere una scansione PET del cervello con successiva valutazione per determinare quale molecola avesse ottenuto il rendimento migliore.


Nella seconda parte dello studio, i ricercatori hanno testato il tracciante ottimale, chiamato F-18 RO948, con una scansione cerebrale addizionale in 5 pazienti con MA e cinque controlli anziani, seguendo anche i pazienti visti in precedenza, per valutare la potenziale progressione dei grovigli tau dopo circa 16 mesi, in media.


La terza parte dello studio ha esaminato sei controlli più anziani sottoposti a scansione di tutto il corpo. In totale, i ricercatori hanno esaminato 80 diverse regioni del cervello per valutare quanto sono stati rilevati dal cervello i traccianti, quanto sono penetrati attraverso il tessuto e in che modo specifico si legano alla proteina tau piuttosto che attaccarsi indiscriminatamente a qualsiasi cosa.


Le regioni del cervello che di solito contengono proteine ​​tau accumulate includono lobo temporale, lobo parietale e lobo occipitale, tra gli altri; si ritiene che la materia grigia nel cervelletto contenga poca o nessuna tau nei pazienti con MA. Hanno scoperto che il cervello sano conserva poco o nessun tracciante, mentre il cervello di quelli con MA mostra la tau in regioni del cervello coerenti con dati post-mortem sui grovigli filamentosi riferiti in precedenza.


Nel secondo documento, il team ha esaminato la quantificazione dettagliata del legamento alla tau tramite F-18 RO948 in 11 pazienti con MA, 5 giovani controlli cognitivamente normali e 5 controlli cognitivamente normali anziani. Hanno verificato che la quantificazione dettagliata del tracciante testato e ri-testato in quei 5 pazienti con MA e nei 5 controlli precedenti ha prodotto risultati buoni e riproducibili.


Secondo Wong, questo corpo di lavoro rivela che, rispetto al tracciante Tau usato attualmente (F-18 AV1451), quello nuovo (F-18 RO948) non si lega in modo casuale ad altri tessuti, offrendo una maggiore chiarezza nella quantificazione del potenziale carico di tau all'interno del cervello umano.


"Ci vuole davvero un villaggio per fare progressi nella ricerca biomedica, e questo progetto non ha fatto eccezione, con il coinvolgimento del team PET della Hopkins, un CRO che ha aiutato a reclutare soggetti sani, colleghi di psichiatria e scienze comportamentali, colleghi del National Institute of Aging ed esperti di scansione nelle neuroscienze della Roche", afferma Wong. "Questo è un vero esempio di collaborazione interdisciplinare e sono onorato di avere avuto collaboratori così importanti".

 

 

 


Fonte: Johns Hopkins University via EurekAlert! (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Dean F. Wong, Robert A. Comley, Hiroto Kuwabara, Paul B. Rosenberg, Susan M. Resnick, Susanne Ostrowitzki, Cristina Vozzi, Frank Boess, Esther Oh, Constantine G. Lyketsos, Michael Honer, Luca Gobbi, Gregory Klein, Noble George, Lorena Gapasin, Kelly Kitzmiller, Josh Roberts, Jeff Sevigny, Ayon Nandi, James Brasic, Chakradhar Mishra, Madhav Thambisetty, Abhay Moghekar, Anil Mathur, Marilyn Albert, Robert F. Dannals, Edilio Borroni. Characterization of 3 Novel Tau Radiopharmaceuticals, 11C-RO-963, 11C-RO-643, and 18F-RO-948, in Healthy Controls and in Alzheimer Subjects. Journal of Nuclear Medicine, 2018; 59 (12): 1869 DOI: 10.2967/jnumed.118.209916

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Identificazione dei primi segnali dell'Alzheimer

7.03.2022 | Ricerche

Un team multidisciplinare di ricerca, composto da ricercatori del progetto ARAMIS, dell...

Nessuna cura per l'Alzheimer nel corso della mia vita

26.04.2019 | Esperienze & Opinioni

La Biogen ha annunciato di recente che sta abbandonando l'aducanumab, il suo farmaco in ...

Un singolo trattamento genera nuovi neuroni, elimina neurodegenerazione nei to…

1.07.2020 | Ricerche

Xiang-Dong Fu PhD, non è mai stato così entusiasta di qualcosa in tutta la sua carriera...

Smontata teoria prevalente sull'Alzheimer: dipende dalla Tau, non dall�…

2.11.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca che altera drasticamente la teoria prevalente sull'or...

I ricordi potrebbero essere conservati nelle membrane dei tuoi neuroni

18.05.2023 | Ricerche

Il cervello è responsabile del controllo della maggior parte delle attività del corpo; l...

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024 | Ricerche

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

'Tau, disfunzione sinaptica e lesioni neuroassonali si associano di più c…

26.05.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) comporta il deperimento caratteristico di alcune regioni del ...

Il gas da uova marce potrebbe proteggere dall'Alzheimer

15.01.2021 | Ricerche

La reputazione dell'[[acido solfidrico]] (o idrogeno solforato), di solito considerato v...

L'impatto del sonno su cognizione, memoria e demenza

2.03.2023 | Ricerche

Riduci i disturbi del sonno per aiutare a prevenire il deterioramento del pensiero.

"Ci...

Gli interventi non farmacologici per l'Alzheimer sono sia efficaci che co…

19.04.2023 | Ricerche

Un team guidato da ricercatori della Brown University ha usato una simulazione al computer per di...

La lunga strada verso la demenza inizia con piccoli 'semi' di aggreg…

20.11.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) si sviluppa nel corso di decenni. Inizia con una reazione a c...

Chiarito il meccanismo che porta all'Alzheimer e come fermarlo

30.08.2017 | Ricerche

Nel cervello delle persone con Alzheimer ci sono depositi anomali di proteine ​​amiloide-beta e ​...

Scoperta importante sull'Alzheimer: neuroni che inducono rumore 'cop…

11.06.2020 | Ricerche

I neuroni che sono responsabili di nuove esperienze interferiscono con i segnali dei neu...

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

L'Alzheimer inizia all'interno delle cellule nervose?

25.08.2021 | Ricerche

Uno studio sperimentale eseguito alla Lund University in Svezia ha rivelato che la prote...

Scoperta ulteriore 'barriera' anatomica che difende e monitora il ce…

11.01.2023 | Ricerche

Dalla complessità delle reti neurali, alle funzioni e strutture biologiche di base, il c...

I dieci fattori legati a un aumento del rischio di Alzheimer

27.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Anche se non c'è ancora alcuna cura, i ricercatori stanno continuando a migliorare la co...

Zen e mitocondri: il macchinario della morte rende più sana la vita

20.11.2023 | Ricerche

Sebbene tutti noi aspiriamo a una vita lunga, ciò che è più ambito è un lungo periodo di...

Rivelato nuovo percorso che contribuisce all'Alzheimer ... oppure al canc…

21.09.2014 | Ricerche

Ricercatori del campus di Jacksonville della Mayo Clinic hanno scoperto...

Capire l'origine dell'Alzheimer, cercare una cura

30.05.2018 | Ricerche

Dopo un decennio di lavoro, un team guidato dal dott. Gilbert Bernier, ricercatore di Hô...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)