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Caregiver familiari di persone con demenza: 9 su 10 dormono troppo poco

Secondo una nuova ricerca svolta all'Università di Buffalo, oltre il 90% delle persone che si prendono cura di un familiare con demenza sperimentano un sonno scadente. Lo studio ha rilevato che la maggior parte dei partecipanti ha avuto meno di 6 ore di sonno ogni notte, con risvegli fino a 4 volte ogni ora.


Queste interruzioni possono portare a una deprivazione cronica di sonno e mettere i caregiver a rischio di depressione, aumento di peso, malattie cardiache e morte prematura, afferma l'autore principale Yu-Ping Chang PhD, professore di assistenza infermieristica alla UB.


"Anche se la perdita di memoria è il sintomo più noto della demenza, oltre l'80% delle persone con demenza sperimenta anche disturbi del sonno, ansia e wandering (vagabondaggio)" dice Chang. "Queste interruzioni hanno effetti negativi sulla salute dei caregiver, che a loro volta avranno una minore capacità di fornire cure ottimali".


Quasi 6 milioni di persone vivono con il morbo di Alzheimer (MA), ma gli effetti della malattia sono subiti dagli oltre 16 milioni di persone, spesso familiari, che forniscono assistenza non retribuita, secondo l'Alzheimer's Association.


Ricerche precedenti avevano rilevato che tra il 50 e il 70% dei caregiver ha disturbi del sonno, ma i dati usati in quegli studi erano auto-segnalati. Pochi ricercatori hanno fatto misurazioni oggettive per ottenere un'immagine più accurata della qualità del sonno del caregiver, dice Chang.


Lo studio, pubblicato a luglio in Perspectives in Psychiatric Care, ha analizzato il sonno di 43 persone che sono il caregiver principale di un familiare con demenza. Tutti i partecipanti avevano più di 50 anni e vivevano nella regione occidentale di New York.


Ai partecipanti è stato dato un orologio di actigrafia (un sensore da polso) per misurare il tempo di sonno, l'efficienza e i risvegli nella loro casa per 7 giorni. E' stato loro chiesto anche di compilare un diario del sonno per sé stessi e per i loro assistiti e di autovalutare depressione, carico di cura, qualità del sonno e igiene del sonno (i comportamenti che possono interferire con il sonno, come sonnellini diurni, attività fisica e guardare la televisione prima di dormire).


I ricercatori hanno scoperto che quasi il 92% dei partecipanti ha sperimentato una scarsa qualità del sonno, si è svegliato frequentemente e ha dormito meno di 6 ore a notte, sotto il totale raccomandato di 7 o 8 ore a notte.


È stata rilevata una scarsa igiene del sonno che aumenta la latenza del sonno, la quantità di tempo necessaria per addormentarsi. Sebbene i caregiver abbiano auto-segnalato che sono necessari in media 30 minuti per addormentarsi, i dati raccolti dagli orologi di actigrafia hanno mostrato una latenza di sonno più lunga, di 40 minuti.


I risultati, dice Chang, evidenziano il divario tra la percezione soggettiva dei caregiver e le misurazioni oggettive della loro qualità del sonno.


"Comprendere il modo in cui dormono i caregiver e le variabili che li riguardano è un primo passo importante verso lo sviluppo di un trattamento personalizzato ed efficace", afferma Chang. "Ciò aiuterebbe milioni di caregiver ad avere il sonno ottimale necessario per proteggere la loro salute e continuare a fornire cure di qualità".

 

 

 


Fonte: Marcene Robinson in University at Buffalo (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Hsi-Ling Peng, Rebecca A. Lorenz, Yu-Ping Chang. Factors associated with sleep in family caregivers of individuals with dementia. Perspectives in Psychiatric Care, 2018; DOI: 10.1111/ppc.12307

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Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

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