Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Ancora prove del collegamento intestino-cervello nell'Alzheimer

Una nuova ricerca fornisce ulteriori prove del fatto che il microbioma intestinale ha un ruolo nell'eziologia del morbo di Alzheimer (MA).


Lo studio ha trovato un'associazione tra i cambiamenti negli acidi biliari prodotti dal microbioma intestinale e i biomarcatori di neuroscansione strutturali e funzionali correlati al MA, così come i biomarcatori di amiloide-β e tau nel liquido cerebrospinale (CSF).


Il primo autore Kwangsik Nho PhD, del Center for Neuroimaging della Indiana University di Indianapolis, in una conferenza stampa dedicata all'asse intestino-fegato-cervello all'Alzheimer's Association International Conference (AAIC) 2018, ha detto:

"I risultati forniscono ulteriore supporto al ruolo dei percorsi dell'acido biliare nel MA. Le vie di segnalazione degli acidi biliari possono portare a identificare i metaboliti che proteggono dal MA e potrebbero favorire nuove strategie terapeutiche, se studi futuri dimostreranno un ruolo causale.

"Come nuovi approcci al trattamento dell'AD, potrebbero emergere nuove terapie basate sulla modulazione del microbioma intestinale con farmaci o probiotici".

 

Salute intestinale legata alla salute del cervello

Nel tentativo di collegare i cambiamenti metabolici periferici e le alterazioni cerebrali nell'AD, Nho e colleghi hanno analizzato i dati di 1.562 anziani con MA in stadio iniziale, o che erano a rischio di MA, dalla coorte Alzheimer's Disease Neuroimaging Initiative.


Hanno valutato l'associazione degli acidi biliari con i biomarcatori del CSF e i biomarcatori di neuroscansione, compresi l'atrofia cerebrale misurata mediante risonanza magnetica e il metabolismo del glucosio cerebrale misurato da tomografia a emissione di positroni con fluorodeossiglucosio.


Nho ha detto che sono emersi tre risultati chiave.

  1. Le concentrazioni seriche più basse degli acidi biliari primari sintetizzate nel fegato dal colesterolo erano associate in modo significativo a una funzione cognitiva peggiore, a un volume ridotto dell'ippocampo e a una riduzione del metabolismo del glucosio nel cervello.
  2. Le concentrazioni seriche più elevate di acidi biliari secondari prodotte nell'intestino da batteri erano associate in modo significativo a livelli più elevati di tau totale e fosforilata nel CSF, così come ad atrofia strutturale cerebrale più ampia e a minore metabolismo del glucosio cerebrale.
  3. Le maggiori concentrazioni seriche di rapporti degli acidi biliari secondari prodotti dagli acidi biliari primari erano associate in modo significativo a valori inferiori di Aβ1-42 del CSF, atrofia strutturale cerebrale più ampia e diminuzione del metabolismo del glucosio cerebrale.

 

Una nuova frontiera

"Anche se è ancora ai primordi, la ricerca sul microbioma dell'intestino è molto interessante perché potrebbe darci una nuova finestra sul perché la dieta e la nutrizione sono così importanti per la salute del cervello", ha detto in una conferenza Maria Carrillo PhD, responsabile scientifico dell'Alzheimer's Association. "Ad esempio, questo lavoro potrebbe dirci di più su come e perché i 'grassi buoni' aiutano a mantenere il cervello sano e aiutano a guidare scelte dietetiche salutari".


"Inoltre",
ha detto la Carrillo, "se questi batteri intestinali sono marcatori efficaci e precisi della causa o della progressione del MA, o entrambi, potrebbero essere utili come strumento di esame non invasivo - un semplice esame del sangue per aiutare a identificare le persone ad alto rischio per gli esperimenti clinici o per tenere traccia dell'impatto di una terapia. Tuttavia siamo solo al primo passo, non sappiamo ancora esattamente cosa significano i cambiamenti che stiamo vedendo - specialmente nei modelli animali - se essi sono causa o effetto".


La moderatrice della presentazione Martha Clare Morris ScD, della Rush University di Chicago, ha detto che le indagini sull'asse intestino-cervello in relazione al MA rappresentano una "nuova frontiera della scienza" che potrebbe portare a nuove scoperte nella prevenzione e nel trattamento dell'AD.


"Gli ultimi 15 anni di ricerca hanno stabilito che la dieta è un importante fattore di rischio nello sviluppo del MA. Questo nuovo campo di ricerca sta scoprendo come i modelli alimentari possono essere correlati alla salute del cervello e alla demenza"
, ha detto la Morris.


E ha notato che l'Alzheimer's Association ha compiuto un "passo importante" nel far progredire questa scienza finanziando lo «US Study to Protect Brain Health Through Lifestyle Intervention to Reduce Risk» (US POINTER), che cercherà di capire se un trattamento combinato di dieta sana, esercizio fisico, stimolazione cognitiva e sociale e gestione delle condizioni cardiovascolari impediranno il declino delle capacità cognitive e lo sviluppo del MA.

 

 

 


Fonte: Megan Brooks in Medscape (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Alzheimer's Association International Conference (AAIC) 2018. Abstract 26438. Presented 24 July 2018

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Fruttosio prodotto nel cervello può essere un meccanismo che guida l'Alzh…

29.09.2020 | Ricerche

Una nuova ricerca rilasciata dalla University of Colorado propone che il morbo di Alzhei...

Dott. Perlmutter: Sì, l'Alzheimer può essere invertito!

6.12.2018 | Ricerche

Sono spesso citato affermare che non esiste un approccio farmaceutico che abbia un'effic...

Con l'età cala drasticamente la capacità del cervello di eliminare le pro…

31.07.2015 | Ricerche

Il fattore di rischio più grande per l'Alzheimer è l'avanzare degli anni. Dopo i 65, il rischio r...

L'esercizio fisico genera nuovi neuroni cerebrali e migliora la cognizion…

10.09.2018 | Ricerche

Uno studio condotto dal team di ricerca del Massachusetts General Hospital (MGH) ha scop...

Trovato legame tra amiloide-beta e tau: è ora possibile una cura per l'Al…

27.04.2015 | Ricerche

Dei ricercatori hanno assodato come sono collegate delle proteine che hanno un ruolo chiave nell...

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

Preoccupazione, gelosia e malumore alzano rischio di Alzheimer per le donne

6.10.2014 | Ricerche

Le donne che sono ansiose, gelose o di cattivo umore e angustiate in me...

Marito riferisce un miglioramento 'miracoloso' della moglie con Alzh…

28.09.2018 | Annunci & info

Una donna di Waikato (Nuova Zelanda) potrebbe essere la prima persona al mondo a miglior...

Chiarito il meccanismo che porta all'Alzheimer e come fermarlo

30.08.2017 | Ricerche

Nel cervello delle persone con Alzheimer ci sono depositi anomali di proteine ​​amiloide-beta e ​...

Scoperta ulteriore 'barriera' anatomica che difende e monitora il ce…

11.01.2023 | Ricerche

Dalla complessità delle reti neurali, alle funzioni e strutture biologiche di base, il c...

Perché il diabete tipo 2 è un rischio importante per lo sviluppo dell'Alz…

24.03.2022 | Ricerche

Uno studio dell'Università di Osaka suggerisce un possibile meccanismo che collega il diabete all'Al...

L'impatto del sonno su cognizione, memoria e demenza

2.03.2023 | Ricerche

Riduci i disturbi del sonno per aiutare a prevenire il deterioramento del pensiero.

"Ci...

Scienziati dicono che si possono recuperare i 'ricordi persi' per l…

4.08.2017 | Ricerche

Dei ricordi dimenticati sono stati risvegliati nei topi con Alzheimer, suggerendo che la...

Studio rivela dove vengono memorizzati i frammenti di memoria

22.07.2022 | Ricerche

Un momento indimenticabile in un ristorante può non essere esclusivamente il cibo. Gli o...

Livelli di ossigeno nel sangue potrebbero spiegare perché la perdita di memori…

9.06.2021 | Ricerche

Per la prima volta al mondo, scienziati dell'Università del Sussex hanno registrato i li...

Scoperto un fattore importante che contribuisce all'Alzheimer

22.08.2022 | Ricerche

Una ricerca guidata dai dott. Yuhai Zhao e Walter Lukiw della Luisiana State University ...

Goccioline liquide dense come computer cellulari: nuova teoria sulla causa del…

22.09.2022 | Ricerche

Un campo emergente è capire come gruppi di molecole si condensano insieme all'interno de...

I ricordi perduti potrebbero essere ripristinati: speranza per l'Alzheime…

21.12.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca effettuata alla University of California di ...

Nuovo metodo di selezione farmaci spiega perché quelli di Alzheimer falliscono…

31.01.2022 | Ricerche

Analizzando i meccanismi di malattia nei neuroni umani, dei ricercatori dell'Università del...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)