Linda J. Van Eldik, direttrice del Sanders-Brown Center on Aging dell'Università del Kentucky, ha ricevuto un finanziamento di $ 750.000 [ndr: circa 600mila Euro] per approfondire la ricerca su un possibile trattamento per la malattia di Alzheimer.
La sovvenzione viene dalla Fondazione Edward N. and Della L. Thome Memorial, ed è stato uno degli otto premi assegnati per la scoperta di farmaci della ricerca per l'Alzheimer negli Stati Uniti nel 2010.
Il progetto di ricerca di Linda Van Eldik si concentra sullo sviluppo di un principio attivo per via orale, farmaco micromolecolare che inibisce la proteina chinasi nota come p38alphaMAPK. La proteina stimola la produzione eccessiva di molecole infiammatorie dannose nel cervello chiamate citochine proinfiammatorie.
Nella cervello con attività normale, le molecole infiammatorie e anti-infiammatorie operano insieme per mantenere le funzioni cerebrali in equilibrio. Nel cervello di persone che hanno la malattia di Alzheimer, questo equilibrio sembra essere rotto e la sovrapproduzione di citochine proinfiammatorie conduce all'impoverimento della funzionalità dei neuroni e, infine, ai sintomi della demenza.
Poiché sia le molecole infiammatorie che quelle anti-infiammatorie hanno ruoli importanti nelle funzioni cerebrali normali, non è possibile trattare la malattia di Alzheimer spegnendo tutte le molecole infiammatorie nel cervello. Piuttosto, un composto efficace deve puntare selettivamente alle come la p38alphaMAPK che provocano le risposte infiammatorie dirompenti. L'obiettivo della Van Eldik è quello di sviluppare un farmaco selettivo micromolecolare che agisce su questo chinasi per sopprimere la produzione eccessiva di citochine pro-infiammatorie.
Efficaci finora in modelli animali di Alzheimer, i composti della Van Eldik che mirano al p38 si mostrano promettenti. La sovvenzione della Fondazione Thome le permetterà di affinare il miglior composto per il possibile uso come farmaco. La ricerca continuerà nei modelli cellulari e animali, perchè Van Eldik ed i suoi collaboratori lavorano per individuare un farmaco ottimale candidato per il futuro sviluppo e la sperimentazione clinica nell'uomo.
Fonte: Allison Elliott, University of Kentucky
Pubblicato su Medical News Today [diritti riservati] il 26 gennaio 2011