Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Chiarito meccanismo molecolare che collega invecchiamento e malattie neurodegenerative

Ricercatori hanno chiarito il ruolo della proteina PQBP3 nella stabilizzazione della membrana nucleare e la sua relazione con la senescenza e la neurodegenerazione

Yuki Yoshioka et al EmboYuki Yoshioka et al / Embo

L'invecchiamento è la causa principale delle neurodegenerazioni, come il morbo di Alzheimer (MA), il Parkinson e la sclerosi laterale amiotrofica (SLA). Ma esattamente, cosa aumenta la prevalenza di questi disturbi cerebrali man mano che invecchiamo? Le forze molecolari che collegano invecchiamento, senescenza cellulare e insorgenza di queste condizioni neurodegenerative non sono ancora chiare.


In uno studio pubblicato di recente su EMBO, i ricercatori della Tokyo Medical and Dental University (TMDU) in Giappone hanno scoperto un pezzo cruciale di questo puzzle, concentrandosi sul ruolo di una singola proteina nucleolare. Il team di ricerca guidato dal professor Hitoshi Okazawa ha rivisitato la 'proteina 3 legante la poliglutamina' (PQBP3, polyglutamine binding protein 3), una proteina che aveva scoperto oltre 20 anni fa.


Attraverso il vaglio completo di proteine ​​normali che si legano alle proteine ​​che causano disturbi nelle malattie della poliglutamina, come l'Huntington, hanno identificato diverse proteine ​​nella famiglia PQBP. Dopo aver esplorato le funzioni e la rilevanza patologica di PQBP1 e PQBP5, il prof. Okazawa e i suoi colleghi si sono concentrati sulla PQBP3.


Per far luce sul ruolo di questa proteina, i ricercatori hanno impiegato la senescenza cellulare come modello per studiare l'invecchiamento. La senescenza è uno stato in cui una cellula non si divide più, ma rimane viva e metabolicamente attiva. Questo stato, che può essere replicato nelle colture cellulari, è presente naturalmente nel nostro corpo e in genere si osserva nelle cellule che invecchiano.


Attraverso osservazioni con microscopia a fluorescenza e super-risoluzione, i ricercatori hanno osservato qualcosa di peculiare sulla posizione di PQBP3. Il prof. Okazawa afferma:


"La PQBP3 in genere si posiziona intorno alla periferia del nucleolo all'interno del nucleo, ma durante la senescenza, la PQBP3 si trasferisce dal nucleolo al nucleoplasma o al citoplasma. Questo trasferimento della PQBP3 è accompagnato dalla perdita di DNA nucleare nel citoplasma. Ancora più importante, abbiamo poi osservato attraverso la microscopia elettronica che la struttura della membrana nucleare era destabilizzata nelle cellule in cui la PQBP3 si era spostata nel citoplasma".


Per chiarire questa destabilizzazione della membrana nucleare, i ricercatori hanno condotto un'analisi bioinformatica usando dati di interazione proteica. I risultati hanno suggerito che la PQBP3 si lega a una proteina chiamata 'subunità 3 del complesso attivatore del proteasoma' (PSME3, proteasome activator complex subunit 3), che ha un ruolo chiave nella degradazione di altre proteine.


Dopo ulteriori indagini, il team ha scoperto che, in circostanze normali, una parte di PQBP3 si sposta dal nucleolo alla membrana nucleare e si lega a PSME3, sopprimendo la sua degradazione della Lamina B1, un'altra proteina presente nella membrana nucleare. Tuttavia, il tasso di questi cambiamenti diminuisce nelle cellule senescenti e quindi la Lamina B1 è degradata più rapidamente, venendo quindi a mancare la stabilizzazione della membrana nucleare.


Infine, per collegare questi risultati ai disturbi neurodegenerativi, i ricercatori hanno condotto esperimenti in colture cellulari e topi modello di atassia spino-cerebellare di tipo 1 (SCA1), una malattia della poliglutamina. Hanno scoperto che la PQBP3 è 'rapita' dai cosiddetti corpi di inclusione, che sono aggregati di proteine ​​anormali caratteristici della SCA1. A sua volta, ciò abbassa i livelli di PQBP3 nel nucleolo, limitando la sua funzionalità e portando alla destabilizzazione della membrana cellulare.


Nel loro insieme, i risultati di questo studio hanno chiarito un possibile aspetto comune dell'invecchiamento e dei disturbi neurodegenerativi. Questa nuova comprensione della PQBP3 la rende un potenziale bersaglio per nuovi trattamenti, come osserva il prof. Okazawa:

“La perdita di funzione della PQBP3 nei neuroni cerebrali può verificarsi sia nella senescenza cellulare che nella neurodegenerazione. Pertanto, puntare la PQBP3 consente teoricamente di migliorare l'invecchiamento del cervello e la neurodegenerazione.

"Tuttavia, nelle cellule diverse dai neuroni, la PQBP3 può essere un fattore di rischio per il cancro, dato che la senescenza cellulare probabilmente aiuta a sopprimere il cancro. La PQBP3 può essere una lama a doppio taglio, poiché è coinvolta in un problema biologico fondamentale di patologie cellulari contrastanti, vale a dire il cancro e la neurodegenerazione"
.


In sintesi, svelare la connessione tra invecchiamento e neurodegenerazione potrebbe spianare la strada a terapie nuove ed efficaci per queste malattie.

 

 

 


Fonte: Tokyo Medical and Dental University (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Y Yoshioka, [+12], H Okazawa. PQBP3 prevents senescence by suppressing PSME3-mediated proteasomal Lamin B1 degradation. EMBO J., 2024, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Identificata nuova forma di Alzheimer ad esordio molto precoce

16.06.2020 | Ricerche

Ricercatori della Mayo Clinic hanno definito una forma di morbo di Alzheimer (MA) che co...

Chiarito il meccanismo che porta all'Alzheimer e come fermarlo

30.08.2017 | Ricerche

Nel cervello delle persone con Alzheimer ci sono depositi anomali di proteine ​​amiloide-beta e ​...

A 18 come a 80 anni, lo stile di vita è più importante dell'età per il ri…

22.07.2022 | Ricerche

Gli individui senza fattori di rischio per la demenza, come fumo, diabete o perdita dell...

Il girovita può predire il rischio di demenza?

6.11.2019 | Ricerche

Il primo studio di coorte su larga scala di questo tipo ha esaminato il legame tra il girovita in...

'Tau, disfunzione sinaptica e lesioni neuroassonali si associano di più c…

26.05.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) comporta il deperimento caratteristico di alcune regioni del ...

Scoperta nuova causa di Alzheimer e di demenza vascolare

21.09.2023 | Ricerche

Uno studio evidenzia la degenerazione delle microglia nel cervello causata dalla tossicità del ferro...

Invertita per la prima volta la perdita di memoria associata all'Alzheime…

1.10.2014 | Ricerche

La paziente uno aveva avuto due anni di perdita progressiva di memoria...

La scoperta del punto di svolta nell'Alzheimer può migliorare i test di n…

20.05.2022 | Ricerche

 Intervista al neurologo William Seeley della Università della California di San Francisco

...

Preoccupazione, gelosia e malumore alzano rischio di Alzheimer per le donne

6.10.2014 | Ricerche

Le donne che sono ansiose, gelose o di cattivo umore e angustiate in me...

Stimolazione dell'onda cerebrale può migliorare i sintomi di Alzheimer

15.03.2019 | Ricerche

Esponendo i topi a una combinazione unica di luce e suono, i neuroscienziati del Massach...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

Nessuna cura per l'Alzheimer nel corso della mia vita

26.04.2019 | Esperienze & Opinioni

La Biogen ha annunciato di recente che sta abbandonando l'aducanumab, il suo farmaco in ...

Il gas da uova marce potrebbe proteggere dall'Alzheimer

15.01.2021 | Ricerche

La reputazione dell'[[acido solfidrico]] (o idrogeno solforato), di solito considerato v...

Il ciclo dell'urea astrocitica nel cervello controlla la lesione della me…

30.06.2022 | Ricerche

Nuove scoperte rivelano che il ciclo dell'urea negli astrociti lega l'accumulo di amiloide-beta e la...

Variante della proteina che causa l'Alzheimer protegge dalla malattia

15.02.2021 | Ricerche

Le scoperte di un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA), guidato da ricercatori dell...

LATE: demenza con sintomi simili all'Alzheimer ma con cause diverse

3.05.2019 | Ricerche

È stato definito un disturbo cerebrale che imita i sintomi del morbo di Alzheimer (MA), ...

Accumulo di proteine sulle gocce di grasso implicato nell'Alzheimer ad es…

21.02.2024 | Ricerche

In uno studio durato 5 anni, Sarah Cohen PhD, biologa cellulare della UNC e Ian Windham della Rockef...

Smontata teoria prevalente sull'Alzheimer: dipende dalla Tau, non dall�…

2.11.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca che altera drasticamente la teoria prevalente sull'or...

Trovato legame tra amiloide-beta e tau: è ora possibile una cura per l'Al…

27.04.2015 | Ricerche

Dei ricercatori hanno assodato come sono collegate delle proteine che hanno un ruolo chiave nell...

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)