Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Germi intestinali hanno un ruolo nell'infiammazione legata all'invecchiamento

Quando degli scienziati hanno trapiantato microbi intestinali di topi anziani in giovani topi 'senza germi' (allevati per non avere microbi intestinali propri), i topi destinatari hanno subito un aumento dell'infiammazione simile ai processi infiammatori associati all'invecchiamento nell'uomo. I giovani topi senza germi trapiantati con microbi di altri giovani topi non hanno avuto tale aumento.


I risultati suggeriscono che le modifiche al microbioma intestinale hanno un ruolo nell'infiammazione a livello di sistema che spesso si verifica con l'invecchiamento, hanno affermato i ricercatori. Lo studio, pubblicato su Aging Cell, ha anche scoperto che gli antibiotici hanno causato devastazioni più durature nei microbiomi intestinali dei topi anziani rispetto a quelli giovani.


"C'è un consenso crescente sul fatto che l'invecchiamento è associato a un progressivo aumento dell'infiammazione cronica di grado basso", ha affermato Jacob Allen, professore di kinesiologia e salute di comunità all'Università dell'Illinois di Urbana-Champaign, che ha guidato la nuova ricerca con Thomas Buford, professore di medicina dell'Università dell'Alabama di Birmingham. "E c'è una sorta di dibattito su ciò che guida questo, qual è la causa principale dello stato infiammatorio indotto dall'invecchiamento. Volevamo capire se la capacità funzionale del microbioma può cambiare in un modo da contribuire a un parte dell'infiammazione che vediamo con l'invecchiamento".


Studi precedenti sulla composizione microbica dell'intestino avevano trovato associazioni tra cambiamenti legati all'età e malattie infiammatorie croniche come il Parkinson e l'Alzheimer. Alcuni studi hanno collegato il metabolismo microbico alla suscettibilità di un individuo ad altre condizioni di salute, come obesità, sindrome dell'intestino irritabile e malattie cardiache.


"I cambiamenti legati all'età nel microbioma intestinale possono contribuire anche al cosiddetto problema «intestino che perde»", hanno affermato i ricercatori. "I modelli di microbioma nei topi anziani sono fortemente associati a segni di rottura della barriera indotta da batteri e a infiltrazione immunitaria".


"Le cose che sono nell'intestino dovrebbero essere tenute separate dal resto del nostro sistema", ha detto Buford. “Se fuoriescono, il nostro sistema immunitario li riconoscerà.E quindi la domanda era: «È una fonte di infiammazione?»".


Molti studi hanno confrontato l'abbondanza relativa e la diversità delle specie di microbi nell'intestino, offrendo informazioni su alcuni dei principali gruppi che contribuiscono alla salute o alle malattie. Ma sequenziare anche una parte dei microbi nell'intestino è costoso e i risultati possono essere difficili da interpretare, ha detto Allen. Ecco perché lui e i suoi colleghi si sono concentrati sulla funzione microbica, in particolare, su come i microbiomi intestinali dei topi che invecchiano potrebbero suscitare una risposta immunitaria.


Il team si è concentrato sui 'recettori Toll-simili' (TLR, Toll-like receptors), molecole che mediano i processi infiammatori in tutto il corpo. I TLR risiedono nelle membrane cellulari e campionano l'ambiente extracellulare per segni di danno ai tessuti o infezione. Se un TLR incontra una molecola associata a un potenziale patogeno, ad esempio una componente lipopolisaccaridica di un batterio gram-negativo, attiva una risposta immunitaria innata, chiamando agenti pro-infiammatori e altre molecole a combattere l'infezione.


I ricercatori hanno valutato per la prima volta se il contenuto del colon dei topi giovani e anziani aveva probabilità di promuovere la segnalazione di TLR. Hanno scoperto che i microbi di topi anziani avevano maggiori probabilità di quelli dei topi giovani di attivare il TLR4, che può percepire i componenti lipopolisaccaridici delle pareti cellulari batteriche. Un recettore diverso, TLR5 che rileva un componente batterico diverso chiamato flagellina, non era influenzato in modo diverso tra topi anziani e giovani.


I topi giovani privi di germi trapiantati con i microbi di topi invecchiati avevano anche una segnalazione infiammatoria più elevata e un aumento dei livelli di lipopolisaccaridi nel sangue dopo i trapianti, ha scoperto il team. Questo è "un legame diretto tra i cambiamenti indotti dall'invecchiamento nell'immunogenicità del microbiota e l'infiammazione dell'ospite", hanno scritto i ricercatori.


In altri esperimenti, il team ha trattato i topi con antibiotici ad ampio spettro e ha monitorato i cambiamenti nei microbiomi durante il trattamento e per sette giorni dopo.

"Una delle domande più interessanti per me era quali microbi tornano immediatamente dopo la fine del trattamento con gli antibiotici", ha detto Buford. "E nei topi con microbioma anziano nell'intestino, questi agenti patogeni opportunistici sono stati i più veloci a tornare".


"Sembra che invecchiando il nostro microbioma sia meno resistente alle sfide antibiotiche", ha detto Allen. "Questo è importante perché sappiamo che negli Stati Uniti e in altre società occidentali siamo sempre più esposti a più antibiotici mentre invecchiamo".


Lo studio è un passo importante per capire come i cambiamenti microbici legati all'età nell'intestino possano influire sulla salute e sull'infiammazione a lungo termine, hanno affermato i ricercatori.

 

 

 


Fonte: Diana Yates in University of Illinois at Urbana-Champaign (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: ME Caetano‐Silva, [+11], JM Allen. Aging amplifies a gut microbiota immunogenic signature linked to heightened inflammation. Aging Cell, 2024,
DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

I ricordi perduti potrebbero essere ripristinati: speranza per l'Alzheime…

21.12.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca effettuata alla University of California di ...

Scoperto il punto esatto del cervello dove nasce l'Alzheimer: non è l…

17.02.2016 | Ricerche

Una regione cruciale ma vulnerabile del cervello sembra essere il primo posto colpito da...

Il caregiving non fa male alla salute come si pensava, dice uno studio

11.04.2019 | Ricerche

Per decenni, gli studi nelle riviste di ricerca e la stampa popolare hanno riferito che ...

Svolta per l'Alzheimer? Confermato collegamento genetico con i disturbi i…

26.07.2022 | Ricerche

Uno studio eseguito in Australia alla Edith Cowan University (ECU) ha confermato il legame tra Alzhe...

Paesi asiatici assistono gli anziani in modo diverso: ecco cosa possiamo impar…

28.10.2020 | Esperienze & Opinioni

A differenza dei paesi occidentali, le culture tradizionali asiatiche mettono un forte a...

IFITM3: la proteina all'origine della formazione di placche nell'Alz…

4.09.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dall'accumulo...

Nuovo farmaco previene le placche amiloidi, un segno specifico di Alzheimer

8.03.2021 | Ricerche

Le placche di amiloide sono caratteristiche patologiche del morbo di Alzheimer (MA): son...

Sciogliere il Nodo Gordiano: nuove speranze nella lotta alle neurodegenerazion…

28.03.2019 | Ricerche

Con un grande passo avanti verso la ricerca di un trattamento efficace per le malattie n...

Colpi in testa rompono i 'camion della spazzatura' del cervello acce…

5.12.2014 | Ricerche

Un nuovo studio uscito ieri sul Journal of Neuroscience dimostra che un...

Il girovita può predire il rischio di demenza?

6.11.2019 | Ricerche

Il primo studio di coorte su larga scala di questo tipo ha esaminato il legame tra il girovita in...

Nuova teoria sulla formazione dei ricordi nel cervello

9.03.2021 | Ricerche

Una ricerca eseguita all'Università del Kent ha portato allo sviluppo della teoria MeshC...

Stimolazione dell'onda cerebrale può migliorare i sintomi di Alzheimer

15.03.2019 | Ricerche

Esponendo i topi a una combinazione unica di luce e suono, i neuroscienziati del Massach...

Molecola 'anticongelante' può impedire all'amiloide di formare …

27.06.2018 | Ricerche

La chiave per migliorare i trattamenti per le lesioni e le malattie cerebrali può essere nelle mo...

Le donne possono vivere meglio con una dieta migliore

22.07.2022 | Ricerche

Mangiare frutta e verdura di colori più brillanti può aiutare i problemi di salute delle donne.

...

Dosi basse di radiazioni possono migliorare la qualità di vita nell'Alzhe…

6.05.2021 | Ricerche

Individui con morbo di Alzheimer (MA) grave hanno mostrato notevoli miglioramenti nel co...

Il sonno resetta i neuroni per i nuovi ricordi del giorno dopo

11.09.2024 | Ricerche

Tutti sanno che una buona notte di sonno ripristina l'energia di una persona; ora un nuo...

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023 | Ricerche

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

Effetti della carenza di colina sulla salute neurologica e dell'intero si…

23.01.2023 | Ricerche

Assorbire colina a sufficienza dall'alimentazione è cruciale per proteggere il corpo e il cervello d...

LipiDiDiet trova effetti ampi e duraturi da intervento nutrizionale all'i…

9.11.2020 | Ricerche

Attualmente non esiste una cura nota per la demenza, e le terapie farmacologiche esisten...

A 18 come a 80 anni, lo stile di vita è più importante dell'età per il ri…

22.07.2022 | Ricerche

Gli individui senza fattori di rischio per la demenza, come fumo, diabete o perdita dell...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.