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Rischio di demenza può quasi triplicare nel primo anno dopo un ictus

Una nuova ricerca presentata alla Conferenza Internazionale sull'Ictus di Phoenix (Arizona), ha scoperto che un ictus può triplicare il rischio di sviluppare la demenza entro l'anno successivo. E, sebbene inizi a scendere dopo i primi 12 mesi, quel rischio rimane elevato fino a 20 anni dopo. La ricerca è considerata preliminare fino a quando i risultati completi non saranno pubblicati in una rivista a controllo dei pari.

"I nostri risultati mostrano che i sopravvissuti all'ictus sono particolarmente suscettibili alla demenza", ha dichiarato in un comunicato stampa il primo autore dott. Raed Joundi, professore associato alla McMaster University di Hamilton (Ontario/Canada) e ricercatore del Population Health Research Institute, un istituto congiunto tra McMaster University e Hamilton Health Sciences.

In USA circa 610.000 persone sperimentano un primo ictus ogni anno, mentre altri 185.000 hanno ictus ricorrenti, secondo l'American Heart Association. I Centri Controllo e Prevenzione Malattie stimano che circa 7 milioni di over-65 negli Stati Uniti avevano la demenza nel 2014, numero che potrebbe aumentare a quasi 14 milioni entro il 2060.

Per determinare il rischio di demenza post-ictus, i ricercatori hanno analizzato i dati dei ricoveri ospedalieri, delle visite al Pronto Soccorso e delle farmacie che prescrivono farmaci per la demenza in Ontario. Hanno identificato 180.940 persone che avevano avuto di recente un ictus ischemico, causato da un coagulo di sangue, o un ictus emorragico (o emorragia intracerebrale), causato da un sanguinamento nel cervello.

Hanno abbinato i sopravvissuti a due gruppi di controllo - persone della popolazione che non hanno avuto né un infarto né un ictus, e quelli che avevano avuto un infarto ma non un ictus. Hanno monitorato i nuovi casi di demenza in tutti i gruppi per un massimo di 20 anni.

Circa il 19% delle persone che avevano avuto un ictus ha sviluppato la demenza su un periodo medio di quasi 6 anni. Rispetto alla popolazione generale, il rischio di demenza è stato più alto dell'80% tra quelli che hanno avuto un ictus ischemico, quasi del 150% per coloro che hanno avuto un ictus emorragico. Il rischio era più alto di quasi l'80% nei sopravvissuti all'ictus rispetto ai sopravvissuti all'attacco di cuore.

Il rischio di sviluppare la demenza era più alto nell'anno immediatamente dopo un ictus. Durante i primi 12 mesi, i sopravvissuti all'ictus avevano di fronte un rischio quasi triplo di demenza, rispetto ai coetanei che non avevano avuto ictus. Nei 5 anni dopo l'ictus, quel rischio è sceso a 1,5 volte e ha continuato a diminuire nei 20 anni di studio, ma è rimasto più elevato per le persone che avevano avuto un ictus.

Lo studio ha mostrato che le persone che avevano avuto un primo ictus avevano un rischio maggiore di demenza rispetto a ogni ictus successivo, ha detto Joudi:

"L'ictus danneggia il cervello, comprese aree cruciali per la funzione cognitiva, influendo sul funzionamento quotidiano. Alcune persone continuano con altri ictus, che aumentano ulteriormente il rischio di demenza, e altre possono sperimentare un declino cognitivo progressivo simile a una condizione neurodegenerativa".

Un rapporto del 2023 dell'AHA incoraggiava a esaminare i sopravvissuti all'ictus per individuare segni di declino cognitivo e suggeriva che un team interdisciplinare provvedesse a cure collaborative per supportare coloro che mostrano segni.

Joundi ha affermato che lo studio mostra che c'è un grande onere di demenza post-ictus in Canada e ha chiesto ulteriori ricerche per chiarire perché alcuni sopravvissuti all'ictus sviluppano la demenza e altri no:

"I risultati confermano l'importanza di monitorare le persone con ictus per il declino cognitivo, istituire trattamenti adeguati per affrontare i fattori di rischio vascolare e prevenire l'ictus ricorrente, nonché incoraggiare cambiamenti allo stile di vita, come smettere di fumare e aumentare l'attività fisica, che hanno molti benefici e possono ridurre il rischio di demenza".

 

 

 


Fonte: American Heart Association (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: RA Joundi, [+8], MK Kapral. Risk and Time-Course of Post-Stroke Dementia: A Population-Wide Cohort Study, 2002-2022. Stroke, 1 Feb 2024, DOI

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Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

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