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La musica può proteggere dagli effetti dell'Alzheimer

I bambini che imparano a suonare uno strumento musicale e continuanoa suonarlo per molti anni potranno godere di un cervello migliore quando invecchiano.

Non solo mantengono le capacità cognitive che gli altri potranno perdere, ma possono godere di speciali protezioni contro alcuni effetti dell'Alzheimer, secondo uno studio condotto da Brenda Hanna-Pladdy, PhD., neuropsicologo clinico del Dipartimento di Neurologia della Emory University.

"L'invecchiamento naturale del cervello e gli effetti di un declino più accelerato che si trovano in malattie neurodegenerative come l'Alzheimer può essere ritardato o diminuito", ha detto Hanna-Pladdy. Il suo studio ha utilizzato una serie completa di test neuropsicologici su individui in età da 63 a 80 anni. Quelli con più di dieci anni di esperienza di uno strumento musicale hanno avuto i risultati migliori nei test. Quelli con meno di dieci anni di esperienza hanno avuto un punteggio più basso. Quelli che non avevano mai suonato hanno avuto i risultati più bassi. I soggetti sono stati testati per memoria spaziale, denominazione di oggetti, e flessibilità cognitiva, la capacità del cervello di adattarsi alle nuove informazioni. Queste abilità tipicamente declinano con l'invecchiamento del cervello o con gli affetti da malattie quali l'Alzheimer.

In precedenza, la ricerca è stata effettuata sui benefici cognitivi che vengono da attività musicali per i bambini, ma questo è il primo studio per esaminare se tali benefici possono estendersi su tutta la vita. Roger Lutterman di Sandy Springs ha segnato un risultato alto nei test condotti dal team di Hanna-Pladdy all'Emory. "Non è sorprendente", ha detto Hanna-Pladdy. "Ha suonato il pianoforte per 60 anni". Quando ha saputo della connessione tra la sua storia musicale e i suoi punteggi più alti, Lutterman, un ex pilota di Delta Airlines, ha sorriso e detto: "in un certo senso ci si sente come di avere una polizza assicurativa in più in tasca".

Hanna-Pladdy ha detto: "La musica cambia letteralmente e rafforza il cervello perché è un'attività complessa, che esige una gamma di elaborazione uditiva, abilità motorie, e memoria. Suonare uno strumento aiuta a creare nuovi percorsi comunicativi alternativi per il cervello e questa plasticità può fungere da cuscinetto contro il declino cognitivo nell'invecchiamento".

Nella sua continua ricerca all'Emory, Hanna-Pladdy sta usando la risonanza magnetica funzionale per scansionare il cervello durante i test cognitivi, mostrando l'intensità e la localizzazione delle attività cerebrali, dimostrando le differenze tra quelli con una significativa formazione musicale e quelli con poca o nessuna formazione. "Sulla base di precedenti ricerche e dei nostri risultati dello studio, riteniamo che sia gli anni di partecipazione musicale, che l'età di acquisizione sono fondamentali", ha detto Hanna-Pladdy. "Ci sono periodi cruciali (durante l'infanzia) in cui la plasticità del cervello può migliorare l'apprendimento, il che può rendere più facile imparare uno strumento musicale prima di una certa età, e quindi può avere un impatto maggiore sullo sviluppo del cervello che potrebbe compensare il declino cognitivo nell'invecchiamento".

I benefici per il cervello nell'imparare uno strumento musicale durante l'infanzia è una felice coincidenza per l'Atlanta Symphony Orchestra. La ASO ha una forte storia di sensibilizzazione per le molte scuole dell'area. I membri dell'orchestra fungono da tutori musicali per gli aspiranti e aiutano gli insegnanti della scuola e gli amministratori a organizzare i programmi di musica nelle scuole. "Sono assolutamente entusiasta della notizia degli impatti sulla salute dello studiare strumenti musicali", ha detto il presidente dell'ASO, Stanley Romanstein. "Penso che fa vedere a tutti noi la musica classica ed i suoi benefici come esseri umani in un modo completamente diverso".

Brenda Hanna-Pladdy dell'Emory considera la sua ricerca molto più che un esercizio accademico. E' grata ai suoi genitori che insistevano perchè imparasse il flauto da bambina. E ora, ha iscritto sua figlia di 5 anni in un programma doposcuola giornaliero di musica, dove sta imparando a leggere la musica e suonare il violino.

Fino ad ora, i genitori spesso iscrivevano i loro figli nelle classi di musica per l'esperienza culturale o per instillare disciplina. Ora, questa ricerca aggiunge nuove motivazioni. La figlia di 8 anni di Linda Moore, Jalelah, ha preso lezioni di violino all'Accademia di Musica della Georgia ad Atlanta per 4 anni. "E' favoloso", ha detto a proposito delle notizie su un beneficio di salute per il cervello. "Forse dovrei iniziare anch'io a farlo".

Decine di migliaia di famiglie della zona di Atlanta sono orgogliose nella capacità dei loro figli di suonare uno strumento musicale. Molte scuole superiori offrono opportunità avanzate di partecipare a orchestre e gruppi musicali, motivando gli studenti a pensare alla musica come una attività lunga tutta la vita. Ma, tagli di bilancio recenti in molti distretti scolastici hanno ridotto i programmi di musica nelle scuole elementari, l'età in cui il cervello dei bambini potrebbe beneficiare maggiormente dell'esperienza di apprendimento. Mentre alcuni genitori sono in grado di pagare per le lezioni private, nell'economia di oggi molti altri non se le possono permettere.

Hanna-Pladdy ha iniziato la sua ricerca sulla musica e il cervello mentre era assistente alla cattedra di psichiatria al Medical Center dell'University of Kansas e membro della facoltà di ricerca del Centro Landon sull'Invecchiamento del Medical Center dell'University of Kansas. Le sue scoperte sono state pubblicate sulla rivista Neuropsychology.

 

 

 


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Pubblicato in 11Alive.com il 30 ottobre 2011 - Traduzione di Franco Pellizzari.

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Liberatoria: Questo articolo non si propone come terapia o dieta; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer Riese. I siti terzi raggiungibili dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente; in particolare si segnala la presenza frequente di una istituzione medica con base in Germania (xcell-Center) che propone la cura dell'Alzheimer con cellule staminali; la Società Tedesca di Neuroscienze ha più volte messo in guardia da questa proposta il cui effetto non è dimostrato. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

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