Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Instabilità dell'attività cerebrale nel sonno e nell'anestesia è alla base dell'Alzheimer?

Un nuovo studio eseguito all'Università di Tel Aviv ha rivelato un'attività cerebrale patologica che precede di molti anni l'insorgenza dei primi sintomi del morbo di Alzheimer (MA): l'aumento dell'attività nell'ippocampo durante l'anestesia e il sonno, derivante dalla rottura nel meccanismo che stabilizza la rete neurale.


I ricercatori ritengono che la scoperta di questa attività anormale durante stati specifici del cervello possa consentire la diagnosi precoce di MA, portando infine a un trattamento più efficace di una malattia che manca ancora di terapie efficaci.


Lo studio, pubblicato su Cell Reports, è stato guidato dalla prof.ssa Inna Slutsky e dai dottorandi Daniel Zarhin e Refaela Atsmon della Facoltà di Medicina e della School of Neuroscience all'Università di Tel Aviv, con la collaborazione di numerosi altri studiosi, inclusa la dott.ssa Antonella Ruggiero.


La prof.ssa Slutsky spiega:

"Secondo uno studio recente pubblicato questo mese nella rivista Lancet Public Health, il numero di persone con demenza in tutto il mondo aumenterà dai 50 milioni del 2019 a più di 150 milioni nel 2050, con una crescita del 370% in Nord Africa e Medio Oriente. In Israele, è previsto un aumento del 145%, rispetto al 74% medio dell'Europa occidentale.

"Questo enorme aumento della prevalenza del MA, causato dall'aumento previsto della popolazione e dell'aspettativa di vita, continuerà a meno che non sviluppiamo trattamenti efficaci. Questo è chiaramente un avviso per investire nella ricerca sulla demenza e sulla sua forma più frequente, il MA".

"Le tecnologie innovative di scansione sviluppate negli ultimi anni hanno rivelato che i depositi di amiloide, un segno distintivo della patologia del MA, si formano nel cervello dei pazienti già 10-20 anni prima dell'inizio dei sintomi tipici, come il deterioramento della memoria e il declino cognitivo. Sfortunatamente, la maggior parte degli sforzi per trattare la malattia attraverso la riduzione della quantità di amiloide-beta e la sua aggregazione sono falliti.

"Se potessimo rilevare la malattia allo stadio pre-sintomatico, e tenerla in una fase dormiente per molti anni, sarebbe una conquista tremenda nel settore. Riteniamo che identificare una firma dell'attività cerebrale aberrante nella fase pre-sintomatica del MA, e capire i meccanismi alla base del suo sviluppo, sia una chiave per un trattamento efficace".


I ricercatori hanno usato modelli animali del MA, concentrandosi sulla regione dell'ippocampo del cervello, che ha un ruolo chiave nei processi di memoria ed è nota per essere compromessa nei pazienti con MA. All'inizio, hanno misurato l'attività cellulare nell'ippocampo quando l'animale modello era sveglio, attivo ed esplorava i suoi dintorni. Per questo hanno usato metodi avanzati che misurano l'attività cerebrale a una risoluzione di singoli neuroni.


Daniel Zarhin dice:

"Gli studi precedenti hanno esaminato l'attività cellulare nel cervello di animali anestetizzati in un modello di MA e hanno trovato sovrattività nell'ippocampo e nella corteccia. Con mia sorpresa, quando ho esaminato gli animali modello, non ho trovato alcuna differenza tra l'attività dei neuroni e le sinapsi nel loro ippocampo e l'attività corrispondente nel gruppo di controllo di animali sani".


Alla luce di questi risultati, i ricercatori hanno deciso di esaminare l'attività nell'ippocampo in altri stati di coscienza: sotto anestesia e durante il sonno naturale. Refaela Atsmon afferma:

"Sappiamo che l'attività neuronale dell'ippocampo diminuisce durante il sonno negli animali sani. Ma quando ho esaminato animali modello nelle prime fasi del MA, ho scoperto che la loro attività ippocampale rimaneva alta anche durante il sonno. Ciò è dovuto al guasto della regolazione fisiologica, mai prima osservato nel contesto del MA".


Daniel Zarhin ha trovato una disregolazione simile in animali modello sotto anestesia: l'attività neuronale non diminuisce, i neuroni funzionano in un modo troppo sincronizzato e si forma uno schema elettrico patologico, simile alle convulsioni 'silenziose' dei pazienti epilettici.


Alit Baeloha, uno dei coautori dello studio, ricercatore dei problemi del sonno relativi al MA, sottolinea che la rottura scoperta inizia prima dell'insorgenza dei disturbi tipici del sonno osservati nei pazienti di MA. La prof.ssa Slutsky afferma:

"Abbiamo scoperto che gli stati del cervello che bloccano le risposte dell'ambiente, come il sonno e l'anestesia, espongono attività anormali che rimangono nascoste quando l'animale è sveglio, e questo accade prima che insorgano i sintomi del MA. Nonostante questa attività anormale possa essere rilevata durante il sonno, è molto più frequente nell'anestesia. Pertanto, sarebbe importante testare se è utile usare una piccola anestesia per la diagnosi precoce di MA".


Nella fase successiva dello studio, i ricercatori si sono chiesti cosa causa l'anormalità. A tal fine, si sono affidati alle scoperte degli studi precedenti del laboratorio della prof.ssa Slutsky e di altri ricercatori, sull'omeostasi delle reti neurali: ogni circuito neurale ha un punto determinato di attività, mantenuto da numerosi meccanismi di stabilizzazione. Questi meccanismi si attivano ​​quando l'equilibrio è disturbato, ripristinando l'attività neuronale al suo punto prefissato originale.


È la rottura di questi meccanismi omeostatici la causa principale dell'attività cerebrale aberrante durante il sonno e l'anestesia nei modelli animali di MA? Per verificarlo, la dott.ssa Antonella Ruggiero ha esaminato l'effetto di vari anestetici su neuroni coltivati ​​in chip e ha scoperto che essi abbassano il punto predeterminato di attività neuronale. Nelle reti neurali sane, l'attività rimaneva bassa nel tempo, ma in quelle che esprimono le mutazioni familiari del MA, quel punto abbassato si ripristinava rapidamente, nonostante la presenza dell'anestesia.


In un altro esperimento, la dott.ssa Ruggiero ha aumentato l'attività neuronale, e ancora una volta ha riscontrato un fallimento dei meccanismi responsabili del ripristino del punto predeterminato di attività normale nei neuroni che esprimono le mutazioni di MA.


I ricercatori si sono proposti ora di esaminare un farmaco potenziale per il meccanismo normativo compromesso. La prof. Slutsky dice:

"L'instabilità nell'attività neuronale che abbiamo trovato in questo studio è nota dall'epilessia. In uno studio precedente abbiamo scoperto che un farmaco esistente per la sclerosi multipla può aiutare i pazienti con epilessia, attivando un meccanismo omeostatico che abbassa il punto predeterminato di attività neurale. Il dottorando Shiri Shob ha esaminato l'effetto del farmaco sull'attività dell'ippocampo nel modello animale di MA e ha scoperto che anche in questo caso il farmaco stabilizza l'attività e riduce l'attività patologica osservata durante l'anestesia".


La prof.ssa Slutsky conclude:

"I risultati del nostro studio possono aiutare la diagnosi precoce del MA, e anche fornire una soluzione per l'instabilità dell'attività neuronale nella malattia. Innanzitutto, abbiamo scoperto che gli stati di anestesia e di sonno espongono le attività cerebrali patologiche nelle prime fasi del MA, prima dell'insorgenza del declino cognitivo.

"Abbiamo anche proposto la causa dell'attività patologica: il fallimento di un meccanismo omeostatico molto semplice che stabilizza l'attività elettrica nei circuiti cerebrali. Infine, abbiamo dimostrato che un farmaco conosciuto per la sclerosi multipla sopprime questo tipo di attività cerebrale aberrante indotta dall'anestesia".


I ricercatori ora prevedono di collaborare con centri medici in Israele e in tutto il mondo per verificare se i meccanismi scoperti nei modelli animali possono essere identificati anche nei pazienti con MA in fase precoce. A tal fine, propongono di incorporare il monitoraggio EEG nelle procedure chirurgiche, per misurare l'attività cerebrale dei pazienti sotto anestesia. Sperano che i loro risultati possano promuovere la diagnosi precoce e lo sviluppo di farmaci per la forma più comune di demenza a tarda insorgenza.

 

 

 


Fonte: Tel-Aviv University via ScienceDaily (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Daniel Zarhin, Refaela Atsmon, Antonella Ruggiero, ...[+18], Inna Slutsky. Disrupted neural correlates of anesthesia and sleep reveal early circuit dysfunctions in Alzheimer models. Cell Reports, 18 Jan 2022, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

I ricordi perduti potrebbero essere ripristinati: speranza per l'Alzheime…

21.12.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca effettuata alla University of California di ...

Pressione bassa potrebbe essere uno dei colpevoli della demenza

2.10.2019 | Esperienze & Opinioni

Invecchiando, le persone spesso hanno un declino della funzione cerebrale e spesso si pr...

L'invecchiamento è guidato da geni sbilanciati

21.12.2022 | Ricerche

Il meccanismo appena scoperto è presente in vari tipi di animali, compresi gli esseri umani.

Nuova teoria sulla formazione dei ricordi nel cervello

9.03.2021 | Ricerche

Una ricerca eseguita all'Università del Kent ha portato allo sviluppo della teoria MeshC...

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

Invertita per la prima volta la perdita di memoria associata all'Alzheime…

1.10.2014 | Ricerche

La paziente uno aveva avuto due anni di perdita progressiva di memoria...

Smontata teoria prevalente sull'Alzheimer: dipende dalla Tau, non dall�…

2.11.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca che altera drasticamente la teoria prevalente sull'or...

Fruttosio prodotto nel cervello può essere un meccanismo che guida l'Alzh…

29.09.2020 | Ricerche

Una nuova ricerca rilasciata dalla University of Colorado propone che il morbo di Alzhei...

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

Identificata nuova forma di Alzheimer ad esordio molto precoce

16.06.2020 | Ricerche

Ricercatori della Mayo Clinic hanno definito una forma di morbo di Alzheimer (MA) che co...

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

Studio cinese: 'Metti spezie nel tuo cibo per tenere a bada l'Alzhei…

13.01.2022 | Ricerche

Proprio come 'una mela al giorno toglie il medico di torno', sono ben noti i benefici di...

Variante della proteina che causa l'Alzheimer protegge dalla malattia

15.02.2021 | Ricerche

Le scoperte di un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA), guidato da ricercatori dell...

Scoperto nuovo colpevole del declino cognitivo nell'Alzheimer

7.02.2019 | Ricerche

È noto da tempo che i pazienti con morbo di Alzheimer (MA) hanno anomalie nella vasta re...

'Scioccante': dopo un danno, i neuroni si auto-riparano ripartendo d…

17.04.2020 | Ricerche

Quando le cellule cerebrali adulte sono ferite, ritornano ad uno stato embrionale, secon...

La scoperta del punto di svolta nell'Alzheimer può migliorare i test di n…

20.05.2022 | Ricerche

 Intervista al neurologo William Seeley della Università della California di San Francisco

...

'Tau, disfunzione sinaptica e lesioni neuroassonali si associano di più c…

26.05.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) comporta il deperimento caratteristico di alcune regioni del ...

Cibo per pensare: come la dieta influenza il cervello per tutta la vita

7.10.2024 | Esperienze & Opinioni

Una quantità di ricerche mostra che ciò che mangiamo influenza la capacità del corpo di ...

L'impatto del sonno su cognizione, memoria e demenza

2.03.2023 | Ricerche

Riduci i disturbi del sonno per aiutare a prevenire il deterioramento del pensiero.

"Ci...

Lavati i denti, posticipa l'Alzheimer: legame diretto tra gengivite e mal…

4.06.2019 | Ricerche

Dei ricercatori hanno stabilito che la malattia gengivale (gengivite) ha un ruolo decisi...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)