Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Come curare ansia e depressione nelle persone con demenza

Depressione, ansia, irritabilità e agitazione sono alcuni dei problemi più comuni di umore e comportamento che colpiscono le persone con morbo di Alzheimer (MA) e demenza. In questo ultimo articolo della nostra serie in tre parti (prima, seconda), si parla di farmaci che possono aiutare per questi problemi. Parla con il tuo medico per ulteriori informazioni.

 

 

Depressione e ansia possono dipendere da fattori psicologici e biologici

Ci sono poche altre cose così atte a provocare depressione e ansia della consapevolezza che si sta perdendo la mente per il MA o un'altra malattia neurodegenerativa. Il solo preoccuparsi della demenza può causare depressione e ansia.


Inoltre, le patologie del MA e delle altre forme di demenza spesso causano l'esaurimento dei neurotrasmettitori come serotonina, dopamina e norepinefrina, i cui livelli sono direttamente correlati all'umore e alla calma.


Quindi, che sia a causa di una comprensibile reazione emotiva dell'avere una malattia cerebrale devastante o a causa del processo stesso della malattia, la depressione e/o l'ansia insorgono in più della metà delle persone con MA o altra demenza.

 

 

La terapia non farmacologica per la depressione e l'ansia può essere efficace

Per iniziare, iniziamo con trattamenti non farmacologici per la depressione e l'ansia. Esercizio aerobico, meditazione e terapia di rilassamento sono cose che gli individui possono fare per se stessi per ridurre la loro depressione e ansia. In effetti, l'esercizio aerobico è efficace quanto molti antidepressivi che sono prescritti oggi.


I gruppi di supporto possono essere molto utili per migliorare l'umore e ridurre l'ansia. E la terapia della parola può essere particolarmente efficace per le persone i cui problemi sono principalmente dovuti alla reazione psicologica abbastanza comprensibile alla perdita di memoria e/o alla diagnosi di MA.

 

 

Terapia farmacologica per depressione e ansia

Anche se una discussione esauriente sulla farmacoterapia per la depressione e l'ansia va oltre lo scopo di questo articolo, condivideremo dei principi generali e i farmaci che riteniamo più efficaci per la depressione e l'ansia in soggetti con MA e altre cause di demenza.


Molti antidepressivi e ansiolitici possono causano danni cognitivi. Cerchiamo di stare lontano da quelle classi di farmaci. Ad esempio, NON prescriviamo mai una benzodiazepina per le persone che hanno già un deficit cognitivo al basale.


Per i pazienti con depressione e/o ansia, usiamo basse dosi di sertralina (Zoloft, solitamente 50 o 75 mg) o escitalopram (Lexapro, solitamente 10 o 20 mg); entrambi migliorano la depressione, l'ansia e spesso altrettanto bene l'irritabilità e l'agitazione. Ci sono molti effetti collaterali di questi 'inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina' (SSRI), anche se sono pochi alle basse dosi che generalmente usiamo.


Gli effetti collaterali possono includere apatia, mal di testa, disturbi gastrointestinali, movimenti periodici degli arti del sonno, idee di suicidio e disfunzioni sessuali, insieme a molti altri. Si noti che questi farmaci devono essere ridotti gradualmente se si vuole interromperli.


Per i pazienti con depressione e apatia, la venlafaxina (Effexor) e il bupropione (Wellbutrin, Forfivo) possono essere utili nel trattamento di entrambi i sintomi. Mal di testa, nausea, insonnia, vertigini, anoressia, sonnolenza, mania e idee di suicidio sono alcuni dei possibili effetti collaterali e reazioni che possono verificarsi con questi farmaci, che dovrebbero anche ridursi lentamente. Si noti che questi antidepressivi stimolanti possono effettivamente peggiorare l'ansia, quindi dovrebbero essere evitati negli individui con ansia.

 

Terapia per irritabilità e agitazione

La prima cosa da dire qui è che cerchiamo di NON usare i farmaci per irritabilità e agitazione. Iniziamo informando la famiglia (o altri caregiver) sulle quattro R:

  • Rassicurare l'individuo che tutto va bene.
  • Riconsiderare le cose dal punto di vista dell'individuo.
  • Reindirizzare l'individuo a un'attività che diminuisce l'agitazione.
  • Rilassare; il caregiver ha bisogno di rilassarsi quando si prende cura di un individuo agitato, per non aggravare la situazione con il proprio tono di voce e il linguaggio del corpo.


Successivamente, lavoriamo sodo per determinare la causa sottostante dell'agitazione. Se l'agitazione è dovuta all'ansia (o se non riusciamo a determinare la causa dell'agitazione), usiamo la sertralina (Zoloft) o l'escitalopram (Lexapro) come descritto sopra.


Se l'agitazione notturna proviene da un disturbo del sonno, lavoriamo per trattare quest'ultimo (come l'igiene del sonno o problemi del ciclo del sonno). Raramente, useremo una dose bassa di risperidone (Risperdal) durante il giorno o quetiapina (Seroquel) durante la notte per trattare l'agitazione. Questi neurolettici atipici hanno molti effetti collaterali che includono sedazione, cadute, infarti, ictus e morte. Per questo motivo, tendiamo ad evitarli e, quando li usiamo, solo a basse dosi.


Esistono prove emergenti per l'uso di dextrometorfano / chinidina (Nuedexta) per l'agitazione nella demenza e di pimavanserina (Nuplazid) per la psicosi nella demenza da Parkinson, quindi tali farmaci possono anche essere provati nell'ambito appropriato dal clinico esperto. Questi farmaci non sono, tuttavia, approvati dalla FDA per questa indicazione. Ma nemmeno i neurolettici atipici.

 

 

 


Fonte: Andrew Budson MD, professore di neurologia dell'Università di Boston e alla Harvard Medical School.

Pubblicato su Psychology Today (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Referenze:

  • Budson AE, O’Connor MK. Seven Steps to Managing Your Memory: What’s Normal, What’s Not, and What to Do About It, New York: Oxford University Press, 2017.
  • Budson AE, Solomon PR. Memory Loss, Alzheimer’s Disease, & Dementia: A Practical Guide for Clinicians, 2nd Edition, Philadelphia: Elsevier Inc., 2016.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Relazioni personali ricche migliorano il funzionamento del cervello

22.06.2020 | Ricerche

Come interagiscono gli individui, come si percepiscono uno con l'altro, e i pensieri e i...

La scoperta del punto di svolta nell'Alzheimer può migliorare i test di n…

20.05.2022 | Ricerche

 Intervista al neurologo William Seeley della Università della California di San Francisco

...

Smontata teoria prevalente sull'Alzheimer: dipende dalla Tau, non dall�…

2.11.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca che altera drasticamente la teoria prevalente sull'or...

Variante della proteina che causa l'Alzheimer protegge dalla malattia

15.02.2021 | Ricerche

Le scoperte di un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA), guidato da ricercatori dell...

Nessuna cura per l'Alzheimer nel corso della mia vita

26.04.2019 | Esperienze & Opinioni

La Biogen ha annunciato di recente che sta abbandonando l'aducanumab, il suo farmaco in ...

'Tau, disfunzione sinaptica e lesioni neuroassonali si associano di più c…

26.05.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) comporta il deperimento caratteristico di alcune regioni del ...

Goccioline liquide dense come computer cellulari: nuova teoria sulla causa del…

22.09.2022 | Ricerche

Un campo emergente è capire come gruppi di molecole si condensano insieme all'interno de...

Scoperta importante sull'Alzheimer: neuroni che inducono rumore 'cop…

11.06.2020 | Ricerche

I neuroni che sono responsabili di nuove esperienze interferiscono con i segnali dei neu...

Marito riferisce un miglioramento 'miracoloso' della moglie con Alzh…

28.09.2018 | Annunci & info

Una donna di Waikato (Nuova Zelanda) potrebbe essere la prima persona al mondo a miglior...

Svelata una teoria rivoluzionaria sull'origine dell'Alzheimer

28.12.2023 | Ricerche

Nonostante colpisca milioni di persone in tutto il mondo, il morbo di Alzheimer (MA) man...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

Nuovo metodo di selezione farmaci spiega perché quelli di Alzheimer falliscono…

31.01.2022 | Ricerche

Analizzando i meccanismi di malattia nei neuroni umani, dei ricercatori dell'Università del...

Districare la tau: ricercatori trovano 'obiettivo maneggiabile' per …

30.01.2019 | Ricerche

L'accumulo di placche di amiloide beta (Aβ) e grovigli di una proteina chiamata tau nel ...

Come dormiamo oggi può prevedere quando inizia l'Alzheimer

8.09.2020 | Ricerche

Cosa faresti se sapessi quanto tempo hai prima che insorga il morbo di Alzheimer (MA)? N...

Identificazione dei primi segnali dell'Alzheimer

7.03.2022 | Ricerche

Un team multidisciplinare di ricerca, composto da ricercatori del progetto ARAMIS, dell...

Flusso del fluido cerebrale può essere manipolato dalla stimolazione sensorial…

11.04.2023 | Ricerche

Ricercatori della Boston University, negli Stati Uniti, riferiscono che il flusso di liq...

Pensaci: tenere attivo il cervello può ritardare l'Alzheimer di 5 anni

21.07.2021 | Ricerche

Mantenere il cervello attivo in vecchiaia è sempre stata un'idea intelligente, ma un nuo...

Lavati i denti, posticipa l'Alzheimer: legame diretto tra gengivite e mal…

4.06.2019 | Ricerche

Dei ricercatori hanno stabilito che la malattia gengivale (gengivite) ha un ruolo decisi...

Scoperto il punto esatto del cervello dove nasce l'Alzheimer: non è l…

17.02.2016 | Ricerche

Una regione cruciale ma vulnerabile del cervello sembra essere il primo posto colpito da...

Con l'età cala drasticamente la capacità del cervello di eliminare le pro…

31.07.2015 | Ricerche

Il fattore di rischio più grande per l'Alzheimer è l'avanzare degli anni. Dopo i 65, il rischio r...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)