La scienza suggerisce che ciò che fa bene al cuore fa bene anche alla mente: esercizio fisico, dieta equilibrata, e un peso salutare sembrano fare tutti bene al cervello, e possono anche ridurre l'accumulo di proteine correlate all'Alzheimer.
Ma ci sono molti altri fattori che possono influenzare il rischio di demenza o la perdita di memoria legata all'età. Alcuni sono ovvi, come la genetica. Altri lo sono meno. Eccone alcuni che potrebbero sorprendervi.
Inquinamento dell'aria
Le donne anziane che vivono in aree con livelli alti di inquinamento (in particolare le polveri sottili, che sono particelle estremamente piccole che possono essere inalate in profondità nei polmoni) hanno una probabilità più alta del 92% di sviluppare una demenza, rispetto a quelle che vivono in climi con aria più pulita, secondo uno studio del 2017. Il legame è più forte nelle donne portatrici del gene APOE4, una variante genetica che aumenta il rischio di Alzheimer.
Se questi risultati valgono per la popolazione generale, dicono gli autori dello studio, l'inquinamento dell'aria potrebbe essere responsabile di circa il 21% dei casi di demenza. "Quando si respirano queste minuscole particelle, possono innescare l'infiammazione in tutto il corpo", dice Richard Isaacson MD, direttore dell'Alzheimer’s Prevention Clinic del New York-Presbyterian Weill Cornell Medical Center (che non è stato coinvolto nello studio). "E per alcune persone, l'infiammazione sembra essere il modo di premere il tasto avanzamento veloce della progressione dell'Alzheimer".
Sonno scadente
Sai che perdere una buona notte di sonno può portare alla nebbia del cervello il giorno successivo, ma la ricerca suggerisce anche che il sonno disturbato, nel corso del tempo, può essere collegato ad un accumulo nel cervello di proteine correlate all'Alzheimer.
Gli scienziati ritengono che l'esercizio fisico allenti le proteine amiloidi nel cervello che sono collegate all'Alzheimer, ma è necessario quel sonno di buona qualità per disfarsi realmente di loro, dice il Dott Isaacson: "Il sonno è assolutamente essenziale per portare fuori la spazzatura e mantenere il cervello sano nel corso del tempo".
Scarso senso dell'olfatto
Il modo in cui una persona riesce a riconoscere gli odori familiari potrebbe presto essere un importante indizio per predire lo sviluppo di demenza. Uno studio del 2016 pubblicato su Annals of Neurology ha scoperto che i volontari che avevano più difficoltà a individuare i profumi come il mentolo, i chiodi di garofano, la fragola e il limone sembravano avere un rischio più alto di Alzheimer.
"Quando qualcuno non è in grado di distinguere tra diversi odori, può assolutamente essere un segnale che Alzheimer è nell'aria", dice il Dott Isaacson. (Può anche essere un segno di Parkinson e di altri problemi neurologici, aggiunge.) Gli esperti dicono che una prova gratta-e-sniffa potrebbe essere un modo non invasivo ed economico per individuare le persone che potrebbero beneficiare di strategie di trattamento o di prevenzione precoce.
Il modello di alimentazione
Quando i pazienti del Dr. Isaacson chiedono cosa possono fare per ridurre il rischio di demenza, egli raccomanda di cenare presto, e poi di non mangiare più nulla fino al mattino successivo. "Il digiuno per un minimo di 12 ore, così come mangiare meno calorie nel complesso, può essere un modo per promuovere la salute del cervello con l'età", dice.
Non mangiare di notte può indurre il corpo a bruciare corpi chetonici, un tipo di grasso sano cerebrale, piuttosto che carboidrati, spiega. "Ti aiuta a carburare il cervello con qualcosa che non è solo più efficiente come brucia-energia, ma che può avere pure un effetto anti-invecchiamento".
Commozioni cerebrali
Per le persone con una storia familiare di Alzheimer, un colpo alla testa potrebbe accelerare i cambiamenti cognitivi e cerebrali associati alla malattia. In un recente studio pubblicato sulla rivista Brain, adulti giovani e di mezza età che avevano avuto almeno una commozione cerebrale e erano portatori di rischio genetico per l'Alzheimer, avevano meno materia grigia in alcune parti del cervello associate alla demenza, rispetto ad altri partecipanti allo studio.
Quegli stessi partecipanti hanno anche ottenuto risultati peggiori su un semplice test di richiamo, suggerendo che questi cambiamenti cerebrali possono avere conseguenze reali sul funzionamento della memoria. I ricercatori sperano di riuscire a usare questi risultati per identificare le persone a rischio di Alzheimer in età precoce.
Solitudine
La ricerca dimostra che gli anziani che riferiscono di sentirsi socialmente isolati possono avere un rischio più alto di Alzheimer. In uno studio del 2016 pubblicato su JAMA Psychiatry, gli anziani le cui scansioni del cervello hanno mostrato lo sviluppo di gruppi di proteina amiloide avevano 7,5 volte di probabilità in più di essere classificati come 'soli' rispetto a quelli la cui scansioni sono risultate negative.
Gli esperti non sono sicuri di quale viene prima, se i sintomi di demenza inducono a sentirsi tagliati fuori o a ritirarsi dalle attività sociali, o se il sentirsi soli promuove veramente lo sviluppo di demenza, ma si sospetta che la relazione possa andare in entrambe le direzioni.
Alta pressione del sangue
Sai che la pressione alta fa male al corpo e al cervello, per cui i risultati di un recente studio pubblicato su Alzheimer's&Dementia può prenderti alla sprovvista: quando l'ipertensione si sviluppa in età avanzata, ciò sembra ridurre effettivamente il rischio di Alzheimer. "Diventando più fragili, una riserva di pressione arteriosa può effettivamente essere protettiva", spiega il Dr Isaacson.
Però questo non significa che non ti devi preoccupare della pressione sanguigna alta quando sei più giovane. La ricerca è chiara che, per gli adulti giovani e di mezza età, l'ipertensione non trattata aumenta il rischio di sviluppare la demenza più tardi nella vita. "Una delle cose più importanti che puoi fare è ancora conoscere i tuoi numeri della pressione del sangue, del colesterolo e l'indice di massa corporea, e parlare con il medico su come è possibile ottimizzarli", dice il Dott Isaacson.
Fonte: Amanda MacMillan in Health.com (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.
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