Tutti vogliono, alla vecchiaia, arrivarci, sguazzarci dentro a lungo e, se non mentono a se stessi, essere anche felici.
Ma la vecchiaia concentra in sé tutte le infelicità possibili, comprese quelle dovute al commercio carnale con altri esseri umani e ai sentimenti di tenerezza delusi o repressi.
È gloria e disonore nella medicina aver proiettato la durata della vita (dell' esserci, dice Heidegger) col suo bel carico di patologie specifiche e croniche, e di infelicità concentrate, oltre ogni limite accettabile per la ragione.
La vita non è sopportabile oltre i limiti prescritti posti dalla salute del corpo e della mente, e invecchiare significa avvicinarsi sempre più, inesorabilmente, all' oltrepassamento di ogni sopportabilità di vivere.
L' invecchiamento smisurato (da ottantacinque anni a cento et ultra) è un tomo di rivoluzione sociale (e metafisicamente e, teosoficamente, di aggravamento karmico) in cui i politici di professione non si raccapezzano: economicamente la calca dei vecchi al refettorio dell' esistere per il puro fine di esistere nella durata è un vaso delle Danaidi insolubilmente disastroso.
La nostra terza gamba che ha per piede il puntone precede in velocità tutte le più tempestive, garantibili, inventabili misure previdenziali. Ansimano, non bastano mai; gli Stati vanno in malora, le tasse divorano i tassabili soverchiati dal carico dei vecchi in attesa permanente di tutto, là, nell' ombra.
Si tinge di terrificante l' aforisma spietato di Xavier Bichat (1803): la definizione della vita come l' insieme delle forze che resistono alla morte. Questa, in filosofia bruta, erige a dogma basilare il non-porsi termini della Natura: perché chi conosce la potenza di quelle forze, chi può abbracciare l' estensione infinita della galassia di tale insieme, e la loro capacità di resistere alla morte?
Vedetele al lavoro, le forze tremende della vita, in quell' obbrobrio medico che sono i casi Englaro di coma protratto implacabilmente (Eluana, creatura infelice erigibile a emblema, a vittima esemplare): una sonda può veicolare in un corpo ridotto a nudo alambic à merde l' intero insieme delle «forze della vita», una vita svuotata di tutto eccetto che di durata di sé e nei meandri foschi del nutrimento condurla, teoricamente, fino ad una non più inverosimile, sciaguratamente in via di diventare possibile, vecchiaia.
Vedetele al lavoro anche dove non ci sono vescovi che plaudono alle sonde, in Israele: cinque o sei anni fa il generale e primo ministro Ariel Sharon era un uomo politico e un capo militare attivo e pensante, di età avanzata, tra i più discussi e importanti del mondo. Oggi, 2010, è una Eluana.
Il suo sonno di né morto né vivo in un letto d' ospedale (dicono per volontà della famiglia) è calcolabile in anni di vecchiaia allo stato puro, priva della sempre miracolosa giovinezza extrabiologica delle «forze della mente», e fino a quando (domanda dei profeti biblici) questa vita annientata incontrerà l' impotenza a guarirla, ad avviarla in un Altrove, dello stesso Angelo della Morte? Dov' è Ariel, Leone di Dio? E dove si fermerà per sempre il suo invecchiamento limbico, tra mani di curanti che possono avvicendarsi per raggiunti pensionamenti, come l' Arlecchino di Strehler? Se questo non è un rivolgimento sociale da sfidare ogni mezzo per affrontarlo, allora va cambiata la nozione stessa di insieme sociale rivoltato radicalmente.
Fuori della realtà, inutili e idiote le campagne elettorali (anche qui ci sarebbe da cambiare la denominazione: campagna è termine bellico, non gli corrisponde) che non sanno parlare come si deve, come è necessario, come è urgente, della demografia patologica senile e ultra-senile nelle nazioni d' Occidente - e che, malate di giovanilismo, non parlano che di giovani, di figli, dei figli dei figli non ancora nati, credendo, nella loro chiodata ottusità, di irrorare col loro messaggio dei giovani immaginati tali, che in realtà hanno giovinezza da Viagra, giovani avviati a un premuroso invecchiare - che si fanno spiumare di giovinezza biologica e anagrafica da una vita per tre quarti e più sedentaria (studio, lavoro al computer, Internet, posta elettronica, tutto vissuto al chiuso, vacanze in macchina, modi di pensare orecchiati fino alla ripetitività più strenua, più vecchile).
Da notare: le elevate pressioni arteriose stanno diventando bel regalo di trenta quarantenni, e così l' adenoma perfido della prostata, oggi malattia di età media, e così la smemoratezza e l' Alzheimer, che segnavano i transiti alle piacevolezze dei tramonti inoltrati.
Dalla metà del secolo scorso, la dentiera completa, per piorree e altri disastri dell' incuria alimentare, è frequentissima e inevitabile quando ancora i capelli sono neri, però in precoci allargamenti di calvizie.
È da politici inguaribilmente vecchi, invecchiati tra un aereo e l' altro, in una convulsione perpetua, pillola su pillola, insistere nel rivolgere a questi giovani perfettamente infiacchiti i loro spasimi elettorali e le loro prediche per samurai di Mishima.
È innanzitutto il vostro modo di pensare che dovete riformare, il vostro linguaggio che va rigettato, se volete indovinare quel che si agita nell' oscuro continente di teste grigie e bianche, motore d' avvenire.
Articolo di Guido Ceronetti, Corriere della Sera, 30 aprile 2010, Archivio storico.