Bisogna usare assieme biotecnologie e farmaci con sostanze naturali. Ecco come è possibile stare in buona salute fino a 120 anni.
Facciamo un viaggio nel tempo. Anno 2050. Una visita medica.
«Buongiorno dottore. Ho ottant' anni, sono appena andato in pensione dal mio secondo lavoro, faccio sempre tutti i check-up al centro di medicina preventiva del mio quartiere, ma l' ultimo l' ho fatto, su suo consiglio, in un centro benessere sul Lago di Garda. Mi hanno fatto una serie di esami. Avevo paura che mi prelevassero chissà quanto sangue. Invece no, solo qualche goccia e un po' di saliva. E mi hanno consegnato una serie completa di immagini del mio corpo in tre dimensioni». Comincia così la visita.
A sceneggiarla, nel suo ultimo libro («La scienza ci guarirà: vincere le battaglie della vita con la prevenzione»), è Luc Montagnier, immunologo e virologo, premio Nobel per la medicina 2008, scopritore del retrovirus causa dell' Aids (Sida per lui che è francese).
Domani a Roma presenterà il libro e la sua filosofia scientifica. Montagnier anticipa le sue idee al Corriere della Sera.
Crede fermamente nella prevenzione. È la sua formula di lunga vita in bellezza e buona salute: quei 120 anni di vita media scritti nei geni da raggiungere senza disabilità né handicap.
Come prosegue la visita del 2050? «Intanto quel medico è sorridente, non guarda l' orologio - risponde, con una vena critica verso la medicina odierna -. Esamina al computer gli esiti di laboratorio grazie all' intranet che collega tra loro i centri di medicina preventiva. Usa avanzati software e completa i dati con un nuovo apparecchio che permette di misurare le infezioni latenti».
E dopo? «Il medico traccia il bilancio: buono. Niente pressione alta, niente tracce di tumori, niente dolori articolari, ma lo stress ossidativo non è totalmente compensato e vi è qualche indizio di minimo passaggio batterico nel sangue. Perché? Il dialogo è approfondito. Anche una moderata depressione psicologica può ripercuotersi sul sistema immunitario e favorire i nanobatteri in circolo nel sangue. Gli stessi nanobatteri identificati come origine del morbo di Alzheimer. Sono di origine intestinale, quindi occorre intervenire sull' alimentazione allo scopo di modificare la flora batterica».
In realtà l' ottantenne non avrebbe nulla per la medicina odierna. Nulla. Ecco la prevenzione. Quale allora la «cura» per combattere lo stress ossidativo e mantenere alta la soglia di «buona salute» psicofisica?
La prescrizione anti-aging di Montagnier: «Limitare il jogging a mezz' ora ogni mattina, diminuire l' attività svolta in palestra, aumentare l' assunzione di farmaci o complementi alimentari antiossidanti. Al succo di melograno del Caucaso, che regola la pressione sanguigna, aggiungerei polvere di estratto di papaya fermentata. Tenere impegnato il cervello. Tornare a studiare anche a ottant' anni. Non diventare mai pensionati alla lettera».
Nel 2050 non si parlerà più di infarto, emorragie cerebrali, maculopatie. Rischio di Alzheimer ridotto del 50%. Il «tagliando» superato porterà l' ottantenne a quota cento senza problemi.
E il servizio sanitario? L' utopia di Montagnier: «Tutto gratis se sul libretto sanitario risultano effettuati i controlli periodici e riduzione d' imposta del 20%... Perché una popolazione anziana in buona salute e senza handicap è un guadagno per la sanità. Così dovrebbe funzionare nel 2050».
La medicina si trasforma. Via via le cure tradizionali saranno sempre più dedicate a emergenze, interventi dovuti a traumi, incidenti, intossicazioni. Tumori, malattie cardiovascolari, tutte le patologie degenerative legate all' età si eviteranno o si correggeranno prima del loro manifestarsi. Un vaccino per l' immortalità? «L' eternità non ci interessa, ma restare in buona salute per almeno 120-150 anni sì».
Un consiglio alle donne per restare sempre giovani? «Niente fumo né alcol e mantenere sempre nella norma gli ormoni, anche dopo la menopausa».
E a tutti? «Le infiammazioni vanno "spente": favoriscono tumori e invecchiamento cellulare».
Lo stile di vita giusto? «Quello anti-aging: dieta, attività fisica, allenamento cerebrale. Meditazione e spiritualità sono potenti elisir di giovinezza. Niente stress: invecchia e ammala».
Montagnier parla di medicina «à la carte», come i menù. «Disegnata sui geni di ognuno di noi». E i geni risentono dell' ambiente. «Certo. Le mutazioni arrivano anche dall' inquinamento. I pesticidi, lo smog, l' inquinamento elettromagnetico. Città come Milano, Parigi, New York sono ricche di elettromagnetismo: cavi elettrici, antenne... Tutto questo prima non c' era. Stiamo studiando la sua azione sul Dna, non solo umano. Anche virus e batteri sembrano risentirne in peggio per noi».
Infine l' Aids. Novità? «Un vaccino terapeutico potrebbe essere pronto tra 4 anni. E stiamo studiando chi non si infetta proprio. In Italia, vicino a Catania, esistono persone con queste caratteristiche. Hanno i geni dei Normanni, dei Vichinghi».
Mario Pappagallo
Il personaggio
Dal dottorato al Pasteur - Il biologo Luc Montagnier è nato a Chabris nel 1932. Dopo il dottorato a Poitiers, nel ' 67 inizia a fare ricerca nell' ambito della virologia. Nel ' 72 è a capo dell' unità oncologica virale dell' Istituto Pasteur, poi del Centro nazionale di ricerca scientifica francese
La scoperta e il Nobel - Nel 1982 inizia la ricerca sulle cause di una nuova sindrome, l' Aids. Un anno dopo, ne individua il virus. La scoperta è rivendicata anche, negli Usa, da Robert Gallo (sopra, con Montagnier in volo per l' Africa), ma la paternità verrà attribuita al francese che nel 2008 riceve il Nobel per la medicina
* * * Il libro Le strategie del virologo - Per ridurre i rischi. È in libreria «La scienza ci guarirà» (sopra), ultima fatica di Luc Montagnier. Nel volume, edito da Sperling&Kupfer (con una prefazione di Umberto Veronesi), il virologo affronta il problema della prevenzione, fornendo una serie di strategie utili per contrastare i fattori di rischio che minacciano la nostra salute.
Articolo di Mario Pappagallo, Corriere della Sera, 1 febbraio 2009, Archivio storico.