Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Mappa di reti cerebrali rotte mostra perché si perde la parola nella demenza semantica

brain regions associated with speechLe 3 regioni cerebrali associate alla produzione del linguaggio e le reti tra loro che, se interrotte, portano a disturbi del linguaggio. Le linee arancioni mostrano una connettività significativamente più bassa tra le regioni cerebrali (in rosso) nella PPA. IFG = giro frontale inferiore; MTG = giro temporale medio; ATL = lobo temporale anteriore. PPA = Afasia progressiva primaria; PPA-G = variante non fluente/agrammatica di PPA; PPA-L = variante logopenica di PPA; PPA-S = variante semantica di PPA.

Scienziati della Northwestern University hanno individuato per la prima volta la posizione delle reti cerebrali disfunzionali che portano alla compromissione della produzione di frasi e della ricerca di parole tipica dell'afasia progressiva primaria (PPA), una forma di demenza in cui i pazienti spesso perdono il linguaggio piuttosto che i processi di memoria o di pensiero.


Con questa scoperta, gli scienziati hanno tracciato una mappa che illustra tre regioni del cervello che non riescono a dialogare tra loro, inibendo la produzione vocale, la ricerca e la comprensione delle parole. Ad esempio, alcune persone non riescono a collegare le parole per formare frasi, altre non possono nominare oggetti o comprendere singole parole come 'mucca' o 'tavolo'.


La mappa può essere usata per puntare quelle regioni del cervello con terapie, come la stimolazione magnetica transcranica, e migliorare potenzialmente il linguaggio di una persona interessata.


"Ora sappiamo cosa puntare nel cervello delle persone per tentare di migliorare il loro discorso", ha detto il primo autore dott. Borna Bonakdarpour, assistente professore di neurologia della Northwestern University e dell'Alzheimer Disease Center e neurologo della Northwestern Medicine.


La PPA è presente nei pazienti con disturbi neurodegenerativi, incluso il morbo di Alzheimer e la degenerazione frontotemporale.


Le interazioni tra tre regioni principali del cervello sono responsabili del modo in cui le persone elaborano parole e frasi. Si ha PPA quando c'è una mancanza di connettività tra queste aree. Diversi modelli di fallimento della connettività tra queste aree possono causare diversi sottotipi di PPA.


I risultati sono pubblicati dal ​​1 settembre 2019 sulla rivista Cortex. Il grande studio ha reclutato 73 pazienti dal vasto gruppo di pazienti con PPA del Cognitive Neurology and Alzheimer Disease Center della Northwestern, uno dei più grandi centri del mondo.


Lo studio ha usato la risonanza magnetica funzionale, che monitora l'attività cerebrale, rilevando il flusso sanguigno, per individuare le regioni del cervello che parlano tra loro o no. Ciò non è evidente dalla risonanza magnetica strutturale.


Ricerche precedenti hanno utilizzato la risonanza magnetica strutturale per localizzare solo le regioni del cervello che si erano atrofizzate e gli scienziati non sapevano chiaramente quanto il danno fisiologico in queste regioni fosse correlato ai sintomi che riscontra un paziente.


Questo studio è nuovo perché ha esaminato le regioni del cervello che erano ancora funzionali (non si erano atrofizzate) e si concentrava sulle reti tra le regioni funzionali per vedere se si stavano connettendo o meno. Ciò ha permesso agli scienziati di correlare le aree funzionali del cervello con i sintomi dei pazienti con PPA.


"Gli studi precedenti sui cambiamenti strutturali nel cervello erano come l'archeologia: gli scienziati localizzavano aree del cervello che erano già morte", ha detto Bonakdarpour. "Ma stiamo osservando le parti del cervello che sono ancora vive, il che le rende molto più facili da puntare con il trattamento".


Bonakdarpour e i suoi colleghi hanno iniziato a testare la stimolazione magnetica transcranica su tre regioni cerebrali specifiche in individui sani, con lo scopo di applicarla a pazienti con PPA in un futuro studio clinico.

 

 

 


Fonte: Northwestern University via EurekAlert! (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: n/d (al 2/9/2019)

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

 

   

 

 

 


Fonte:

(> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Età degli organi biologici prevede il rischio di malattia con decenni di antic…

11.03.2025 | Ricerche

I nostri organi invecchiano a ritmi diversi e un esame del sangue che determina quanto ciascuno è...

Perché vivere in un mondo ‘incredibilmente tossico’ aumenta il rischio di Alzh…

6.05.2020 | Denuncia & advocacy

Sei preoccupato per la minaccia del morbo di Alzheimer (MA), e ti stai chiedendo che cos...

Preoccupazione, gelosia e malumore alzano rischio di Alzheimer per le donne

6.10.2014 | Ricerche

Le donne che sono ansiose, gelose o di cattivo umore e angustiate in me...

Meccanismo neuroprotettivo alterato dai geni di rischio dell'Alzheimer

11.01.2022 | Ricerche

Il cervello ha un meccanismo naturale di protezione contro il morbo di Alzheimer (MA), e...

Dosi basse di radiazioni possono migliorare la qualità di vita nell'Alzhe…

6.05.2021 | Ricerche

Individui con morbo di Alzheimer (MA) grave hanno mostrato notevoli miglioramenti nel co...

Identificazione dei primi segnali dell'Alzheimer

7.03.2022 | Ricerche

Un team multidisciplinare di ricerca, composto da ricercatori del progetto ARAMIS, dell...

Studio cinese: 'Metti spezie nel tuo cibo per tenere a bada l'Alzhei…

13.01.2022 | Ricerche

Proprio come 'una mela al giorno toglie il medico di torno', sono ben noti i benefici di...

Falsi miti: perché le persone sono così pessimiste sulla vecchiaia?

4.06.2020 | Esperienze & Opinioni

Non smettiamo di giocare perché invecchiamo, ma invecchiamo perché smettiamo di giocare ...

Scoperta importante sull'Alzheimer: neuroni che inducono rumore 'cop…

11.06.2020 | Ricerche

I neuroni che sono responsabili di nuove esperienze interferiscono con i segnali dei neu...

Demenza: mantenere vive le amicizie quando i ricordi svaniscono

16.01.2018 | Esperienze & Opinioni

C'è una parola che si sente spesso quando si parla con le famiglie di persone con demenz...

Un nuovo modello per l'Alzheimer: fenotipi di minaccia, stati di difesa e…

23.04.2021 | Esperienze & Opinioni

Che dire se avessimo concettualizzato erroneamente, o almeno in modo incompleto, il morb...

Svolta per l'Alzheimer? Confermato collegamento genetico con i disturbi i…

26.07.2022 | Ricerche

Uno studio eseguito in Australia alla Edith Cowan University (ECU) ha confermato il legame tra Alzhe...

Riprogrammare «cellule di supporto» in neuroni per riparare il cervello adulto…

21.11.2014 | Ricerche

La porzione del cervello adulto responsabile del pensiero complesso, la corteccia cerebrale, non ...

Alzheimer, Parkinson e Huntington condividono una caratteristica cruciale

26.05.2017 | Ricerche

Uno studio eseguito alla Loyola University di Chicago ha scoperto che delle proteine ​​a...

È lo scopo o il piacere la chiave della felicità mentre invecchiamo?

19.11.2021 | Esperienze & Opinioni

I benefici di avere un senso di scopo nella vita sono davvero incredibili. Le persone co...

Acetil-L-carnitina può aiutare la memoria, anche insieme a Vinpocetina e Huper…

27.03.2020 | Esperienze & Opinioni

Demenza grave, neuropatie (nervi dolorosi), disturbi dell'umore, deficit di attenzione e...

I dieci psicobiotici di cui hai bisogno per un cervello felice

9.09.2019 | Esperienze & Opinioni

Psicobiotici? Cosa sono gli psicobiotici?? Bene, cosa penseresti se io dicessi che la tu...

Perché dimentichiamo? Nuova teoria propone che 'dimenticare' è in re…

17.01.2022 | Ricerche

Mentre viviamo creiamo innumerevoli ricordi, ma molti di questi li dimentichiamo. Come m...

Curare l'Alzheimer: singolo proiettile magico o sparo di doppietta?

20.03.2025 | Esperienze & Opinioni

Perché i ricercatori stanno ancora annaspando nella ricerca di una cura per quella che è...

LATE: demenza con sintomi simili all'Alzheimer ma con cause diverse

3.05.2019 | Ricerche

È stato definito un disturbo cerebrale che imita i sintomi del morbo di Alzheimer (MA), ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.