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Scrive il dott. Marwan Sabbagh, neurologo geriatrico e direttore del Banner Sun Health Research Institute:

 

All'inizio di quest'anno (2012), uno studio ha dimostrato che i cambiamenti nel cervello associati all'Alzheimer iniziano 25 anni prima della comparsa dei sintomi. 25 anni! Quindi la strategia di prevenzione più facile che le persone possono integrare nella vita di tutti i giorni è modificare la propria dieta.


Anche se è ipotetico e irrealistico dichiarare che un cambiamento nella dieta può sicuramente e completamente compensare una propensione genetica a sviluppare la malattia, ci sono prove che anche cambiamenti modesti potrebbero effettivamente ridurre il rischio di sviluppare l'Alzheimer. Quindi quali sono questi cambiamenti? Ecco due esempi del mio recente libro "Il libro delle ricette per la prevenzione dell'Alzheimer: 100 ricette al servizio della salute del cervello", che ho scritto assieme al famoso chef Beau MacMillan.


1. Primo, la quantità di grassi saturi nella nostra dieta deve essere ridotta. I grassi saturi e quelli trans sono le categorie principali di grassi che dobbiamo evitare, e che, purtroppo, sono presenti nella maggior parte degli alimenti disponibili in commercio in questi tempi. La maggior parte dei prodotti di origine animale, degli oli parzialmente idrogenati, e di molti altri alimenti trasformati sono grassi saturi e trans. In particolare, i grassi saturi si trovano soprattutto negli alimenti provenienti da animali e da alcune piante, per esempio:

  • Manzo, grasso di manzo, vitello, agnello, maiale, lardo, grasso di pollame, burro, panna, latte, formaggi e altri prodotti caseari.
  • Noce di cocco, olio di cocco, olio di palma e olio di nocciolo di palma (spesso chiamati oli tropicali), e burro di cacao.


La maggior parte, ma non tutte, delle prove del legame tra grassi saturi e Alzheimer derivano da studi su animali dove topi e ratti sono stati alimentati con diete a diversi livelli di grassi e poi sottoposti a test di apprendimento e memoria. In uno di questi studi, gli scienziati hanno tenuto un gruppo di topi geneticamente modificati per sviluppare l'Alzheimer con una dieta ad alto contenuto di grassi saturi e colesterolo, e un altro gruppo di topi di controllo con una dieta senza questi grassi.

Dopo due mesi, quando entrambi i gruppi di topi sono stati testati con compiti connessi alla memoria, quelli che erano stati nutriti con grassi saturi non riuscivano a ricordare, e tanto meno ad eseguire, i compiti, e il gruppo di controllo ci riusciva. Quando è stato esaminato il loro cervello, gli scienziati hanno trovato un aumento dei livelli della proteina tossica beta-amiloide nei topi tenuti nella dieta ad alto contenuto di grassi saturi.


2. Secondo, l'adesione alla dieta mediterranea è una buona idea. Quasi tutti gli ingredienti che i ricercatori hanno individuato come portatori di benefici per il cervello appartengono anche alla tradizione alimentare "mediterranea". La dieta mediterranea ingloba deliziosamente tutti gli ingredienti benefici e le tendenze alimentari che sono discussi nel libro. Questa dieta - che prende il nome dalle abitudini alimentari delle popolazioni dei paesi che si affacciano sul Mar Mediterraneo, in particolare - è costruita intorno a frutta e verdura e al consumo regolare di pesce. E' anche ricca di cereali integrali, patate, fagioli, noci, semi, e, forse più centrale di tutto, olio d'oliva, ricco di acidi grassi monoinsaturi.

Inoltre, un bel po' di studi mirati confermano il legame tra stile mediterraneo nel mangiare e un declino cognitivo più lento, un rischio minore di sviluppare decadimento cognitivo lieve (MCI), una riduzione del rischio di progressione da MCI all'Alzheimer, e una diminuzione del rischio di Alzheimer e una ridotta mortalità tra i pazienti che hanno già il morbo.

 

Qui si possono trovare sei deliziose ricette che promuovono la salute del cervello.

 

 

 


Scritto da Dr. Marwan Sabbagh, neurologo geriatrico, e direttore del Banner Sun Health Research Institute

Pubblicato in The Huffington Post il 3 Dicembre 2012 - Traduzione di Franco Pellizzari.

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Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

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