Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


 

Il film della vita

Si sta sperimentando da poco il memo-film, un sistema che consente alla persona sofferente di Alzheimer di essere quotidianamente aiutata e stimolata nei propri ricordi. La cosa si ottiene creando un filmato di 30-60 minuti con immagini tratte dall'iconografia nota alla persona in questione (foto tratte dagli album di famiglia, filmini girati negli anni precedenti, ecc.) nel quale viene raccontata la sua storia dall'infanzia fino a poco prima della malattia.

Nel filmato si mostrano anche i luoghi noti (la casa in cui abita o abitava, il vecchio posto di lavoro, ecc.), i familiari, i parenti, gli amici, i figli e i nipoti. In pratica, tutte quelle persone che hanno avuto una importanza nella vita prima che il paziente soffrisse di Alzheimer. Il filmato utilizza anche una colonna sonora ottenuta da musiche che notoriamente hanno scandito i vari periodi importanti della sua vita.
Questo filmato, fatto vedere più volte durante la settimana al malato di Alzheimer, permette di ricordargli chi è, quali sono le sue relazioni con chi gli sta vicino o chi lo va a trovare; permette inoltre di stimolarlo cerebralmente in modo positivo e sembra dare anche buoni risultati nel rallentare l’avanzata dell’Alzheimer e dei suoi sintomi.

 

 

 

Progetti di calcolo distribuito

I progetti informatici di rete che si propongono di contribuire a sconfiggere il Morbo di Alzheimer, migliorando la conoscenza delle proteine coinvolte attraverso lo sfruttamento della potenza di calcolo "parallela" delle migliaia di Personal Computer dei volontari messi in rete (ed a cui chiunque può liberamente partecipare anche con il proprio PC domestico), sono "Folding@home" e "Rosetta@home".

Esiste anche un progetto internazionale finanziato dall'Unione Europea e denominato neuGRID. Questo prevede lo sviluppo di un'infrastruttura digitale per la ricerca scientifica, basata sul sistema Grid e dotata di un'interfaccia user-friendly, che permetterà alla comunità di neuroscienziati europei l'avanzamento della ricerca per lo studio del morbo di Alzheimer e di altre malattie neurodegenerative.

(Fonte: Wikipedia)

 

Musicoterapia e Artiterapia

(1) Perché la musica è importante per i malati di Alzheimer - Uno studio dell’Università della California Davis dimostra che musica, memoria ed emozioni attivano tutte la stessa regione del cervello, il che può avere implicazioni per i pazienti di Alzheimer.

L'idea che le canzoni possono evocare ricordi di persone, luoghi e momenti del nostro passato è una novità, ma Petr Janata, professore associato di psicologia presso l’University of California Davis, ha capito perché. Secondo ScienceDaily, la ricerca di Janata si basa su scoperte precedenti che i malati di Alzheimer (che hanno difficoltà con la memoria) reagiscono ancora alla musica. Dopo aver mappato l'attività cerebrale di un gruppo di persone mentre ascoltavano la musica, Janata ha rilevato attività nella corteccia prefrontale mediale, un'area appena dietro la fronte. Secondo WiseGeek, "La corteccia prefrontale del cervello è il centro più fortemente implicato in caratteristiche come la sensibilità, l'intelligenza umana generale, e la personalità. "E il termine “mediale”, secondo Medicine.net, significa semplicemente "più vicino al centro del corpo". La MSNBC ha segnalato la scoperta di Janata secondo cui, come il morbo di Alzheimer avanza, questa zona rimane intatta più a lungo, mentre la maggior parte delle altre aree del cervello si deteriorano. Quando un brano suscita un ricordo, Janata spiega, "[La musica] funge da colonna sonora per un film mentale che inizia a suonare nella nostra testa". In queste ricerche iniziali, Janata ha creato delle "mappe tonali" delle attività cerebrali di un soggetto come se degli accordi fossero suonati. Le aree attive nello studio tonale corrispondevano alle stesse zone in cui i soggetti sembrano accedere ai ricordi, cioè la corteccia mediale prefrontale e le regioni limitrofe. ScienceDaily riferisce che più significativa era la memoria autobiografica, più forte è l’attività di “ritrovamento". In un altro dei suoi studi, Janata ha prima selezionato un gruppo delle canzoni più popolari negli anni quando i soggetti avevano dai 7 ai 19 anni. David Munger, che scrive per Cognitive Daily, ha spiegato che in questo studio, 329 soggetti hanno ascoltato 30 canzoni scelte a caso. Hanno valutato la familiarità di ciascun brano, quali emozioni ha innescato, e anche se non è piaciuto. Nei casi in cui la canzone ha suscitato un ricordo, è stato chiesto se la memoria si riferiva ad una persona, un luogo o un evento. I soggetti hanno riconosciuto circa la metà delle canzoni sentite, e circa il 30 per cento delle canzoni ha scatenato un ricordo. Le canzoni più familiari erano più spesso legate a un ricordo. Leggi tutto … (Fonte: FindingDulcinea 2 marzo 2009)

(2) Risorse disponibili sul sito www.musicoterapia-anziani.eu/:

(3) Associazione Americana di Musicoterapia (in inglese): Documento (in inglese)

(4) Leggi il libro "Morbo di Alzheimer - Appunti di un musicoterapeuta" di Alessio Noferini (scarica in .pdfpdf_icon)

(5) Altri contributi qui

 

Cannabis come medicinale

In Oregon e California, dove è permessa come medicinale, si pensa di curare l'Alzheimer con la marijuana ma, attenzione, in Italia non sarebbe considerata propriamente un medicinale ... ma un viatico per le patrie galere.

 

La natura per l'Alzheimer: il pesce!

"Che la dieta giornaliera di pesce riduca il rischio di Alzheimer è veramente una notizia meravigliosa - e la prova biomedica più recente che la mia scoperta è corretta. Ma la cosa più meravigliosa è che noi - ognuno di noi – possiamo ora procedere e fare qualcosa per il morbo di Alzheimer, invece di attendere impotenti per scoprire se un destino avverso distruggerà la nostra mente - o coinvolgerci.

Le sintesi di studi forniscono la speranza e l'indicazione che una dieta quotidiana piena di frutti di mare – maggiore è la quantità, meglio è – fermerà l’Alzheimer e, forse potrebbe anche rivelarsi una cura naturale per tale malattia.
Questo è da verificare, ma abbiamo tutte le ragioni del mondo per fare un tentativo. Che la dieta di pesce riduce anche il rischio di malattia di cuore - come io continuo a dire in queste pagine - è un beneficio aggiunto di grande importanza. Anche in questo caso, però, tutte le prove ci portano alla gamma completa dei 72 e più oligoelementi presenti nei frutti di mare. L'autore afferma che l'uovo è l'unica altra fonte di DHA (Acido Cervonico), e questo è un pò incerto, dipende da come le galline vengono alimentate. Quindi, si pone la questione del perché l’Alzheimer è stata estremamente rara fino a non molto tempo fa qui - e perché è ancora estremamente rara in Sri Lanka, Cina e Giappone? E questo collima molto bene con il fatto che l'abbandono di oltre 60 oligoelementi dalla nostra agricoltura moderna ha portato alla grave carenza o la mancanza di questi elementi nel nostro cibo quotidiano - ma anche con il fatto che l'agricoltura tradizionale in questi paesi orientali mantengono la gamma completa dei 72+ oligoelementi nella loro alimentazione, attraverso il ritorno di tutti i rifiuti umani alla terra, e insieme a loro, tutti i 72+ oligoelementi nutrizionali. L'altra faccia della storia è, naturalmente, che la nostra agricoltura, attraverso l’eliminazione conclamata di oltre 60 oligoelementi nel nostro terreno - e quindi nella maggior parte del nostro cibo quotidiano – ci infligge questa, e tutta una serie di altre malattie mortali e devastanti.
E questo potrebbe essere corretto così facilmente, così rapidamente, e così a buon mercato che è quasi ridicolo: basta mantenere la gamma completa dei 72+ oligoelementi nel terreno con un fertilizzante derivato dal mare. Non potrebbe essere più semplice o economico di così".

(Fonte: www.truehealth.com)

 

 

Un metodo promettente basato su elettrodi impiantati nel cervello

All'inizio di quest'anno, il neurochirurgo Andres Lozano ha pubblicato una scoperta sorprendente. Come trattamento per l'obesità, stava provando la stimolazione cerebrale profonda, in cui è emessa corrente elettrica direttamente al cervello. Il peso del paziente ha mostrato scarsi cambiamenti, ma la sua memoria è nettamente migliorata. Lozano ha ora costituito una società per commercializzare la tecnica come terapia di Alzheimer, e lui lo sta provando in sei pazienti nei primi stadi della malattia.


L’Alzheimer ha urgente bisogno di nuovi metodi di trattamento. Diversi milioni di persone ne soffrono nel mondo, un numero destinato ad aumentare drammaticamente con l’aumentare dell’età media della popolazione. Scoprire nuove cure si è rivelato estremamente difficile: i farmaci attualmente in commercio hanno al massimo solo un impatto modesto sui sintomi. E farmaci sperimentali che consentono di migliorare la funzione cognitiva negli animali hanno in gran parte fallito nei test umani. Negli ultimi anni, la stimolazione cerebrale profonda è diventato un trattamento di routine per la malattia di Parkinson: circa 40.000 pazienti in tutto il mondo sono state sottoposte alla procedura. Gli scienziati stanno ora provandola come un modo per trattare un numero sempre maggiore di altre patologie, tra cui epilessia, depressione e disturbo ossessivo-compulsivo. In questa procedura, un sottile elettrodo è impiantato chirurgicamente nella parte del cervello, stimolando i neuroni in aree cerebrali colpite dalla malattia. La tensione scaricata nel cervello è controllata da una centralina impiantata nel torace del paziente e collegata con l'elettrodo attraverso fili che scorrono sotto la pelle.

Il paziente la cui obesità Lozano stava cercando di curare è cognitivamente normale. Il team di Lozano ha scoperto che accendendo la stimolazione elettrica ha fatto sorgere vecchi ricordi nel paziente; più alta è la tensione, più dettagli ha ricordato. Ancora più importante, dopo diversi mesi di stimolazione a basso livello, i test cognitivi hanno rivelato che la memoria dell'uomo è notevolmente migliorata. "La memoria di lavoro verbale è andata fuori scala", ha detto Lozano, che detiene la cattedra di ricerca in Neuroscienze presso l'Università di Toronto, in Canada. "Abbiamo dimostrato che possiamo modulare la funzione dei circuiti di memoria".

Con il morbo di Alzheimer, una malattia neurodegenerativa che colpisce le cellule del cervello coinvolte nella memoria, l'idea è di rilanciare l'attività dei circuiti di memoria che sono rimasti nei pazienti. Il team di Lozano sta mirando al fornice, che egli descrive come una autostrada che guida le informazioni da e verso il centro di memoria del cervello, l'ippocampo. (L'elettrodo è impiantato vicino all'ipotalamo, che è stato scelto per il paziente con obesità a causa del suo ruolo nel controllo dell'appetito. Ma studi di brain-imaging confermano che innesca l'attività di stimolazione del circuito neurale che comprende il fornice e l'ippocampo). Lozano ed i suoi collaboratori hanno visto risultati promettenti nei sei pazienti nel loro tentativo: accendendo la stimolazione migliora la funzione cognitiva. Lozano si propone ora di iniziare studi clinici più diffusi. Non è ancora chiaro in che modo la terapia funzionerà nel lungo periodo. Se il successo stimolazione cerebrale profonda nel trattamento del Parkinson, che è anche una malattia neurodegenerativa, fornisce qualche incoraggiamento, altri studi sull'uomo per terapie di Alzheimer che avevano dato promettenti primi risultati, non hanno dimostrato l'efficacia nelle prove successive. I ricercatori stanno effettuando esperimenti paralleli condotti su ratti e hanno scoperto che la stimolazione elettrica può portare alla produzione di nuovi ricordi e di incentivare la produzione di nuove cellule cerebrali, che possono anche aumentare la funzione di memoria.

 

Fonte: MIT Technology Review, 12 maggio 2008

 

 

Omeopatia

La medicina convenzionale definisce come Alzheimer una perdita di memoria, e di altre capacità intellettuali, abbastanza grave da interferire con la vita quotidiana. Tuttavia, dal punto di vista omeopatico, questi sintomi sono visti spesso come una crisi di identità, che dura da tutta la vita, di cui la demenza è l'espressione patologica ultima e definitiva.

 

In questo contesto, l'identità è definita come: chi ci sentiamo di essere in relazione all'intero Universo. L'esperienza umana diventa un errore nell'identità quando iniziamo a autoidentificarci erroneamente con la materia, il nostro corpo e gli oggetti dei sensi. Da qui, questa errata identificazione assume numerose varianti, divisioni e frammentazioni. Di seguito qualche esempio e spiegazione di come l'omeopatia tratta questo tema identitario unico, in modo che possiamo liberarci da problematiche specifiche di errata identificazione, e condurre una vita più piena, più creativa, con un rapporto più corretto con il Tutto.

Come praticanti omeopatici spesso viviamo e impariamo dalle persone che dimostrano di essere bloccate in uno stato dove non percepiscono che la loro identità è solida o che è debole e facilmente sopraffatta da cose esterne. I pazienti ripetono frasi come "Non so chi sono senza l'altra/o", "Devo sopprimere il mio io o sarò abbandonata/o", "Non so chi sono senza la mia famiglia", "Non mi è chiaro chi sono", "Io non sono qui, io sono da qualche altra parte", "Io sono perché sono nel giusto", "Io sono perché so di più", "Io sono per merito della mia immagine", "Io sono, in funzione della mia nazione, religione, etnia, partito politico".

Se qualcuno si sente debole nella propria identità, tenderà ad attaccarsi a persone con forte personalità. Se sente la mancanza di solidità nell'identità, entrerà a far parte di strutture istituzionali. Le persone che sono passive di natura saranno soggette ad essere utilizzate e controllate da coloro che sono attive e cercano di raccontare agli altri chi dovrebbero essere. Nel caso di persone con l'Alzheimer vedo spesso una vita di confusione su chi sono. In principio il bambino è nato in una famiglia con personalità dominanti che hanno proiettato il loro senso di sé nel bambino, interferendo in tal modo nello sviluppo dell'identità del bambino. Al bambino non è mai stato permesso di avere propri pensieri o proprie decisioni. Per esempio, il bambino si è impresso il padre quando suo padre era nella stanza, poi sua madre quando sua madre era nella stanza, poi un fratello più grande quando era solo con lui, e così gira in tondo per tutta la vita, in una confusione costante su chi è, cosa pensa, cosa avrebbe dovuto decidere. Non sa se è lui che sta pensando o se è la testa di suo padre al posto della sua.

In alcuni casi, con questa mancanza di solidità nell'identità, vedremo la persona che assume credenze molto rigide, bianco o nero. Non riesce a cogliere i pensieri astratti o complessi e ha bisogno di far parte di qualche istituzione altamente strutturata e di svolgere compiti non strutturati molto semplici o si sentirà perso e confuso. Man mano che cresce fino alla mezza età questo scollegamento comincia a produrre cambiamenti nel cervello che si evidenziano all'inizio in problemi digestivi come costipazione grave e ritenzione di urina. Poi ci saranno i primi segni di disturbi mentali come ansia in luoghi non familiari, perdita di cose in casa, e leggera dimenticanza. Con il progredire dei cambiamenti nel cervello, arrivano i sintomi ben noti di demenza, lasciando il guscio di una persona perduta, confusa, che non ricorda nemmeno i membri della sua famiglia o il suo nome. Questo non dovrebbe succedere!

Anche se l'omeopatia può aiutare in qualsiasi fase della progressione degli errori di identità, i migliori risultati si possono avere prima che questo scollegamento diventi patologia fisica. Quando vede questi problemi nella fase iniziale, un omeopata può dare il rimedio specifico che rispecchia il problema di identità, provocando una reazione di guarigione a livello vitale consentendo alla persona di essere più centrato nel suo reale sé più Universale.

Fonte: Il trattamento omeopatico | David Shapley, CCH (cand) Omeopatia Classica | 727 S. Floyd Richardson TX 75080 | 214-587-4560. Pubblicato su homeopathictreatment.com

 

Qualche altra considerazione qui e qui.

 

Naturopatia

Dall’iperico un aiuto contro tumori e Alzheimer, leggi qui

 

Osteopatia

Nella pratica osteopatica, in particolare nei paesi di cultura Spagnola, si ritiene che l’osteopatia cranio sacrale, le cui tecniche “agiscono in particolar modo sulla struttura e sul liquido che circonda il sistema nervoso centrale, basandosi sull’esistenza della mobilità e motilità cranica” (fonte: tuttosteopatia.it) possa essere utile in fase di prevenzione della malattia, in quanto ristabilisce una corretta circolazione sanguigna e relativo afflusso di sangue al cervello.

 

Shiatzu

Da un articolo di Settembre 99 de La Mandorla rivista scientifica sui temi della medicina cinese: … Con il termine shiatsu (in giapponese shi = dita, atsu = pressione) si indica una forma di terapia manuale elaborata empiricamente da T. Namikoshi nei primi decenni del Novecento che prevede l’utilizzo della tecnica del massaggio tradizionale giapponese anma, caratterizzato da pressioni statiche, mantenute su punti, detti tsubo, accanto a tecniche di terapia manuale di derivazione occidentale come le mobilizzazioni articolari, lo stretching, i pompaggi e altre manovre manipolative usate in terapia della riabilitazione, osteopatia e chiropratica …

In un gruppo di sei pazienti affetti da demenze di tipo Alzheimer la terapia con aiki shiatsu non ha prodotto, nel corso di tre mesi, miglioramenti significativi delle capacità cognitive, analogamente a quanto avvenuto nel gruppo di controllo, sottoposto a trattamento di routine con farmaci (neurolettici, antimaniacali, ansiolitici); nel gruppo di studio si è notata invece una netta diminuzione degli incidenti minzionali (episodi di incontinenza urinaria) e degli episodi di grave agitazione psicomotoria rispetto al gruppo di controllo, così come una netta riduzione dei livelli d’ansia, misurabili con la scala Hamilton, nei caregivers (le persone che si occupano abitualmente del malato).> Leggi tutto

 

 

Metodo Resseguier

Nel nostro paese, sono gia' 600 (su 1500 totali nel mondo) gli esperti che applicano in varie nazioni europee e del Sud America i principi della umanizzazione delle cure, in particolare la riabilitazione integrata, attuando il Metodo Resseguier.

E presto questi sanitari avranno un loro registro internazionale, con una validazione periodica dei requisiti richiesti e non iscritti una tantum. Lo ha annunciato lo stesso creatore del metodo, il fisioterapista francese Jean Paul Resseguier, a conclusione del terzo Congresso Internazionale, svoltosi a Firenze, dell' istituto IMR Europe, l'organismo che diffonde i principi del metodo stesso e forma gli operatori specializzati. Al congresso hanno preso parte 200 esperti di varie nazioni con la particolare presenza dal Brasile, dove il Metodo Resseguier sara' promosso ufficialmente dalle autorita' sanitarie nazionali dopo positive esperienze di cura e riabilitazione.

Il Metodo Resseguier e' un insieme di pratiche che - attingendo a varie discipline come psicologia, pedagogia, filosofia e le varie specializzazioni mediche fino alle tecniche orientali - tende ad instaurare, appunto, un rapporto piu' umano tra operatore e paziente, rapporto basato su una reale conoscenza del corpo, e che porta ad un generale miglioramento della condizione generale del paziente, ad un accorciamento dei tempi di cura e di recupero e quindi anche ad un risparmio di risorse.

Dal congresso internazionale IMR e' anche emerso che la umanizzazione delle cure sta trovando crescenti applicazioni nella sanita' pubblica italiana come nell'aborto e nella menopausa, nelle nascite premature e nella perinatologia, fino alla chirurgia ed al trattamento dei malati di Alzheimer e terminali. Specifiche ricerche con metodi scientifici hanno dimostrato la validita' di questo insieme di tecniche umanizzanti e proprio dal congresso IMR Europe sono venute nuove conferme da gruppi di studio e lavoro in varie specializzazioni che hanno adottato il Metodo Resseguier come nell' Ospedale civile di Urbino, nell' Azienda ospedaliera 'G. Brotzu' di Cagliari, nell' Azienda ospedaliera di Careggi a Firenze, in strutture per accoglienza di anziani colpiti dall' Alzheimer mentre altre sono state avviate in varie realta' sanitarie pubbliche e private.

(Fonte: Alberto Fiorito, Associazione di Medicina Integrata, 6 novembre 2008)

 

Chinesiologia Dysmofit®

Dysmofit® dal greco Dismo: alterazione del corpo umano. Fit: attivita' motoria, allenamento. Allenare, trattare un corpo alterato. Nel Dysmofit® e' compresa la ginnastica preventiva, educativa, ortocinetica (dal Greco allungare, raddrizzare, modificare la postura con esercizi di allungamenti, con movimenti dritti e lineari nello spazio).

Il Dysmofit® ideato dal Maestro Chinesiologo Paolo Violante, specializzato negli Stati Uniti d'America, Docente nei Corsi di Specializzazione in Chinesiologia, presso la UISM di Perugia, nel Convegno Annuale "Dottorfitness"; e' una medotologia efficace che consente di prevenire e trattare, mediante esercizi ginnici, le alterazioni scheletriche della colonna vertebrale dell'individuo nelle diverse tipologie di paramorfismi e dismorfismi (scoliosi, ipercifosi, iperlordosi, ernie al disco, etc).
Il Dysmofit® e' applicabile anche per le seguenti patologie: L'Alzheimer, Parkinson, sindrome degenerative (Sclerosi Multipla, Distrofia Muscolare).

 

 

Integratori alimentari

Il produttore di integratori Bioanue Laboratories Inc dice the non è vero che l’Alzheimer è progressivo e non può essere curato. In realtà, secondo loro, l’Alzheimer è il risultato di una deficienza nutrizionale, in particolare deficienza di CDP-choline (citicoline). Il Citicoline fornisce un struttura di sviluppo e delle funzioni chiave come la proliferaazione delle cellule staminali, funzioni di memoria a lungo termine, e sviluppo del cervello e del midollo spinale. Quando una persona diventa carente in citicoline, la neurotrasmissione diventa difettosa, le membrane cellulari diventano instabili, la funzione muscolare come pure la funzionalità epatica diventano compromesse, lo sviluppo del feto risulta difettoso, portando difetti al tubo neurale; la donna in post-menopausa mostra un fegato grasso o danno muscolare, e ci può anche essere una disfunzione di organi in generale. La ricerca ha rivelato che la malattia di Alzheimer e altre forme di demenza possono essere notevolmente migliorate con la somministrazione di citicoline.
Con il loro prodotto Bioanue Alzheimer Mender (Riparatore dell’Alzheimer Bioanue) il produttore nel sito, asserisce di poter riparare entro breve tempo i danno cerebrali provocati dalla malattia, con l’assunzione regolare. Il prodotto può essere acquistato online qui (oppure qui con traduzione Google).

 

Leggi: Quali integratori hanno dimostrato efficacia per la salute del cervello? E quali no?

 

Alimenti antiossidanti

Lucio Esposito, naturopata, scrive di Proprietà terapeutiche dei frutti a bacca (mirtillo nano, mirtillo nero, uva nera, more di rovo, bacche di sambuco, lamponi, mirtilli palustri, ribes rosso, ribes nero). Un’ampia letteratura scientifica riconosce ai frutti a bacca molteplici proprietà preventive o terapeutiche.

Tali proprietà sono state dimostrate mediante prove in vitro e in vivo, somministrando secondo i casi frutti freschi o congelati, succhi, capsule, tavolette, estratti o principi puri. I meccanismi molecolari che le determinano sono per lo più di tipo antiossidante, altre volte sono di diversa natura, in relazione al principio attivo implicato. Segue una descrizione delle proprietà più rilevanti.

Proprietà antiossidanti - In condizioni fisiologiche il metabolismo cellulare è in equilibrio tra la produzione di molecole ossidanti, dette ROS e RNS (specie reattive dell’ossigeno o dell’azoto), e sistemi di difesa antiossidanti. La rottura dell’equilibrio induce un particolare stato chimico, detto stressossidativo (ROS) o stress nitrosoattivo (RNS), che si verifica o per riduzione delle difese antiossidanti (diete squilibrate, sindromi di malassorbimento, farmaci, ecc.) e/o per superproduzione di ROS e RNS (inquinamento, alimentazione, fumo, infezioni, infiammazioni, traumi, farmaci, gravidanza, esercizio fisico, ecc.). In questo stato chimico, ROS e RNS, essendo molecole ossidanti altamente reattive, interagiscono con il DNA, proteine strutturali e enzimatiche, lipidi e carboidrati, alterandone la struttura, danneggiandone la funzione e creando i presupposti per l’insorgenza di importanti patologie (malattie cardiovascolari, neurodegenerative, infiammatorie croniche, cancro, diabete, ecc.). Per ovviare a tale condizione, diverse fonti consigliano di integrare le difese antiossidanti endogene con antiossidanti provenienti dalla dieta, assumendo in quantità adeguate frutta e verdura, che sono naturalmente ricche di antiossidanti o, quando questo non avviene, condizione purtroppo frequentissima, assumendo un integratore formulato con prodotti di adeguata capacità antiossidante. In tal senso va citato uno studio (1) – a questo punto devo fare un inciso, e cioè, che per motivi di spazio evito in questa sede di allegare tutta la bibliografia scientifica che comunque indicherò di volta in volta con un numero tra parentesi, e mi dichiaro disponibile sin d’ora a fornirla su richiesta a coloro che fossero interessati. Faccio presente, a solo titolo di curiosità, che gli studi scientifici da me rintracciati e che corroborano quanto descritto nel testo di questo articolo, occupano una spazio fisico maggiore di due volte all’estensione dell’articolo stesso)- dal quale emerge che l’analisi di 130 diversi alimenti selezionati tra cereali, frutta, verdura, legumi, frutta secca e bacche, individua in queste ultime (le bacche appunto) il gruppo di maggiore capacità antiossidante, anche centinaia di volte maggiore rispetto ad altri alimenti più poveri. Va inoltre considerato che nel frutto fresco e nei suoi derivati poco raffinati, sussiste la contemporanea presenza di diversi tipi di antiossidanti (2), condizione che in genere garantisce un miglior effetto protettivo (3) rispetto alla somministrazione del singolo antiossidante purificato (di sintesi), che a volte può non fornire alcuna protezione quando non si rivela dannoso.

Proprietà anticarcinogene - In condizioni di stress ossidativo e nitrosoattivo, le molecole ossidanti appartenenti alle classi ROS e RNS possono indurre fenomeni di mutagenesi e carcinogenesi attaccando diversi bagagli cellulari: danneggiando il DNA, inducendo per ossidazione lipidica, interferendo con l’espressione genica o con le vie metaboliche che controllano le comunicazioni cellulari, ecc. (4). Gli antiossidanti presenti in bacche e derivati, contribuendo ad eliminare dall’ambiente cellulare ROS e RNS, attuano una prima azione preventiva anti carcinogena, inoltre possono anche allargare il loro spettro di attività verso altri bersagli: modulando i segnali cellulari (5, 6, 16), inibendo l’angiogenesi (7, 8, 9), inibendo la proliferazione cellulare (10,11,12,13), inducendo l’apoptosi (11, 14), immunostimolando l’organismo (17), stimolando gli enzimi detossificanti di fase 2.

Influenze sull’attività neuronale - I composti polifenolici presenti nella bacche in altri vegetali, sono in grado di superare la barriera ematoencefalica e localizzarsi in aeree specifiche del cervello migliorandone le funzioni a cui sono deputate (18), come l’apprendimento e la memoria (18, 19). Questa osservazione concorda con altre evidenze scientifiche che, o dimostrano, o fanno supporre, che il consumo di bacche e derivati influenzi positivamente la memoria (20, 21), i deficit motori (22), ed in generale riduca i segni di invecchiamento cerebrale (22, 23, 24, 25, 26). Inoltre conferisce una migliore risposta delle microglia in caso di insulto cerebrale (27), una riduzione dei danni cerebrali da ischemia (28, 29), antagonizza mediante meccanismo antiossidante l’attività della proteina beta amiloide, coinvolta nella malattia di Alzheimer (30, 31) e potrebbe concorrere, secondo alcuni autori, a ridurne rischi di insorgenza (32). I meccanismi che sottendono a queste proprietà sono sia di tipo antiossidante che di altra natura, come il miglioramento delle comunicazioni neurali (26).

Proprietà protettive sul sistema cardiovascolare - I fitochimici presenti nelle bacche, svolgono un ruolo di rilievo nella prevenzione e cura delle malattie cardiovascolari, agendo su un ampio repertorio di bersagli molecolari e cellulari (33). Per brevità sono riportati solo alcuni esempi tra i numerosi riferiti in letteratura: il consumo di bacche di mirtillo e dei suoi derivati è associato con l’aumento delle lipoproteine HDL-plasmatiche (34), con una maggiore espressione dei recettori epatici LDL (35), e con l’inibizione dell’ossidazione delle lipoproteine LDL (35, 36), di cui è noto il ruolo rilevante nel processo di attivazione della placca ateromatosa. Altre volte l’azione protettiva antiossidante si manifesta a livello cellulare, sia nei confronti delle specie reattive dell’ossigeno che dell’azoto (ROS/RNS), come nel caso delle cellule dell’endotelio vascolare,nelle cui membrane plasmatiche si localizzano le antocianine delle bacche di sambuco, conferendo protezione contro gli insulti ossidativi (37). Estratti di mora proteggono le stesse cellule contro i danni della perossinitrite (RNS) (38). Altre azioni protettive nei confronti del sistema cardiovascolare sono espresse dal mirtillo e dall’uva, che inibiscono l’aggregazione e l’adesione piastrinica tramite due classi di polifenoli: i flavonoidi e gli stilbeni (33), più esattamente uno stilbene presente nell’uva nera, il resveratolo, che esercita numerose azioni cardioprotettive (39, 40, 41). Anche le procianidine dei semi d’uva risultano biologicamente attive mostrando effetti antiischemici (42). In generale si può affermare che nel sistema cardiovascolare vi sono molteplici fonti di produzione di ROS e di RNS, queste possono indurre stress ossidativo, che risulta coinvolto in varie affezioni: l’aterosclerosi, la cardiopatia ischemia, l’ipertensione, le cardiomiopatie, l’ipertrofia cardiaca, lo scompenso cardiaco congestizio (43). Anche in questi casi sembra lecito sostenere che un apporto nutrizionale di antiossidanti possa concorrere a mantenere in buona salute il sistema cardiovascolare.

Proprietà antimicrobiche - Tali proprietà sono espresse da diversi tipi di bacche, in particolare sono state dimostrate in vitro verso batteri patogeni gastrointestinali gram positivi e gram negativi, ad opera di estratti provenienti da lampone e mirtillo (44). Una selezione più ampia di bacche, comprendente mirtilli di diverse varietà, sambuco e altre bacche, si rivela attiva anche verso “Helicobacter pylori” e ne aumenta la suscettibilità alla claritromicina (45, 46). Ulteriori ricerche confermano le attività antimicrobiche delle bacche verso altri agenti patogeni (47). Molteplici studi sono stati dedicati all’uso di derivati di mirtillo nelle infezioni ricorrenti delle vie urinarie, un problema diffuso in alcune fasce di popolazione che può assumere esiti clinici importanti. Alcuni autori, individuano nel mirtillo un utile presidio, la cui valenza principalmente profilattica (48, 49, 50, 51, 52), dimostrando anche che la sua azione inibisce un passaggio fondamentale nella patogenesi della infezione: l’adesione degli uropatogeni alle cellule uroepiteliali. Altri autori, pur non smentendo quanto detto, ritengono necessari maggiori approfondimenti (53, 54). Altri ancora ne riconoscono il valore nella profilassi ma non nella terapia. L’attività antimicrobica delle bacche è da ascrivere principalmente a due classi di sostanze: i fenoli e gli acidi organici, che esplicano la loro azione anche attraverso la destabilizzazione della membrana batterica, l’inibizione della produzione di energia e di alcune attività enzimatiche.

Proprietà anti diabetiche - Gli infusi di foglia di mirtillo sono usati da tempo nella medicina popolare per la terapia del diabete. In periodi più recenti è stata dimostrata la loro capacità ipoglicemizzante, oltre che quella di ridurre i trigliceridi plasmatici (55). Frutti, radici, fusti e foglie di mirtillo possiedono proprietà insulino simili e glitazone simili, azione protettiva nei confronti di cellule esposte ad alte dosi di glucosio e facilitano la crescita di cellule beta (56). Esiste attualmente in commercio un prodotto nutraceutico di alta qualità e purezza che vanta studi scientifici e che risulta costituito dai frutti a bacca di cui si parla in questo articolo (informazioni sul sito www.juiceplus.it/+le29914).

Fonte: Lucio Esposito (naturopata) il 23 maggio 2008 .

Altro articolo sugli antiossidanti dello stesso autore del 28 aprile 2008 e uno del 8 dicembre 2008.

 

 

Cellule Staminali

Si legge sul sito del centro XCell, annesso all’Ospedale Dominikus di Dusseldorf e Colonia (Germania): "L' XCell-Center è un gruppo di cliniche private e un Istituto di medicina rigenerativa con sede a Düsseldorf e a Colonia. Nei nostri centri vengono studiate scientificamente ed utilizzate, tramite apposite terapie, cellule staminali adulte ed autologhe. [...]"

Il 21 maggio 2010 la Società Tedesca di Neurologia ha emesso un nuovo avviso internazionale (qui, in Inglese), dopo quelli del 23/6/09 e 23/9/09, per sconsigliare le terapie pubblicizzate anche in Italia da XCell-Center per curare il Morbo di Parkinson. Il motivo principale è la mancanza totale di una prova dell’efficacia di una proposta terapeutica che sfrutta le speranze legate alle cellule staminali, ma in assenza di studi clinici è da classificarsi tra inganno, truffa e ciarlataneria.

 

 

Oli essenziali

Persone affette da malattia di Alzheimer e demenza hanno avuto notevole miglioramento dall'uso degli olii essenziali. Alcuni olii sono usati singolarmente, mentre ci sono miscele formulate per supportare le esigenze specifiche, come rilassamento durante le ore di veglia, ansia, stimolazione mentale, sostegno al sonno e stimolazione dell'appetito. Il compito di prendersi cura delle persone che soffrono di queste malattie è molto impegnativo, e l’aromaterapia ha anche dimostrato di essere di aiuto per i caregivers e i familiari.

Jackie Farnell, proprietaria di Scentsible Solutions, ha creato protocolli e miscele aromaterapiche per i pazienti di Alzheimer che vengono utilizzate in più di 450 strutture di cura. Studi con queste miscele hanno mostrato il miglioramento globale della qualità di vita dei pazienti, la riduzione dei farmaci e l’assistenza migliore dei caregivers. Una delle miscele di Farnell, Restore Peace (contenente incenso e pompelmo), è stata utilizzata per una donna che urlava senza sosta, quando non dormiva. Dopo una settimana di utilizzo, il problema è diminuito del 50 per cento ed entro la fine della seconda settimana si è del tutto placata. Alla paziente è stato alla fine tolto il farmaco anti-psicotico ed è stato in grado di essere dimessa dall’unità di demenza.

Donna Whyte-English, proprietaria di Holistic Aromatics, racconta come un paziente diventava arrogante mentre gli veniva fatto il bagno, vestito o spostato, ma con l'inalazione di olio essenziale di melissa, c'è stato un cambiamento di umore immediato a uno di pace e cooperazione. Un altro paziente ha trovato questo stesso odore intollerabile, ma hanno aggiunto arancia, limone, incenso, vetiver e may chang, e non era più agressivo dopo averli inalati.

Altri aspetti della cura dei pazienti con malattia di Alzheimer che sono stati affrontati con successo con oli essenziali includono: il miglioramento della memoria, il dolore e il sollievo dalla costipazione, il controllo delle infezioni (attraverso la ridotta trasmissione / prevenzione delle malattie batteriche e virali), la cura delle ferite (compresi MRSA), le cure palliative, e la riduzione dello stress e maggiore benessere degli altri ospiti, del personale della struttura e dei badanti a casa.

Testo di Kimberly Powers, erborista e aromaterapista al Mosaic Natural Health Clinic di Seattle, Washington. Si è laureata presso la Bastyr University con una laurea in scienze vegetali, insegna ed effettua consulenze su olii essenziali e sulle piante aromatiche da più di 16 anni.

Fonte: Massage Mag.com, 3 marzo 2010

 

Leggi: Aromaterapia può potenziare la cognizione fino al 226%

 

Massaggio terapeutico

La terapia di massaggio offre un'alternativa ai farmaci nella gestione dell’agitazione associata alla demenza. Holly Cotton lo sa bene, è stata amministratrice autorizzata di assistenza sanitaria dal 1993 ed è attualmente direttrice esecutiva di The West Stratford a Clay, una comunità di pensionati nel centro dell'Indiana. Lei sostiene fortemente l'uso del massaggio per i suoi pazienti malati di Alzheimer.

"Ho trovato che il massaggio aiuta ad alleviare la depressione e l'ansia, e promuovere un senso di benessere", dice Cotton. "Solo l'atto del contatto fisico, che non è necessariamente associata a azioni del caregiver, dà al residente un senso di calma e di centralità. Più massaggio- terapeuti lavorano con i pazienti di Alzheimer nelle case di cura, ospedali e case private, più ci avviciniamo a istituire il massaggio e la manipolazione terapeutica come valida alternativa ai farmaci. Parlo su questo argomento non solo da anni di lavoro professionale, ma anche dall'esperienza. Mio padre ha vissuto con me per due anni durante la fase finale della sua battaglia di 10 anni con l’Alzheimer. Gli facevo un massaggio almeno tre volte la settimana, e ho visto l'effetto positivo che ha avuto su di lui. Era chiaro che il massaggio attenuava alcune delle sue ansietà, ha migliorato la sua circolazione, ha contribuito a prevenire lo sviluppo di ulcere da decubito e migliorato il suo sonno. Molto tempo dopo è diventato insensibile e quando camminavo con lui, mi prendeva la mano perchè potessi toccarlo. Mi fermavo e gli massaggiavo le spalle e le mani, e spesso dopo si addormentava."

Prendersi cura di lui non solo come una figlia, ma come un professionista ed educatore, ha chiaramente dimostrato su base regolare che il massaggio può davvero migliorare la qualità della vita per le persone affette da Alzheimer

Sharon Puszko, Ph.D., LMT, è proprietaria, direttrice ed educatrice del Day-Break Geriatric Massage Institute, dal 1995 fornitore approvato a livello nazionale di formazione iniziale e avanzata nel massaggio per gli anziani, compresi i pazienti di Alzheimer.

Fonte: Massage Mag.com, 1 marzo 2010

 

 

Snoezelen

Lo Snoezelen, o stimolazione multisensoriale controllata, è usato per le persone con disabilità mentale, ed è fatta mediante l'esposizione in un ambiente stimolante e rilassante, la "stanza Snoezelen". Queste stanze sono appositamente progettate per dare stimoli ai vari sensi con effetti di luce, colore, suoni, musica, profumi, ecc. La combinazione di materiali diversi su un muro può essere esplorata utilizzando i sensi tattili, e il pavimento può essere regolato per stimolare il senso di equilibrio.

Originariamente sviluppato nei Paesi Bassi nel 1970, le camere Snoezelen sono state istituite in istituzioni di tutto il mondo e sono particolarmente comune in Germania, dove ne esistono più di 1200. Il termine "Snoezelen" (pronunciato / snuzələ (n) /) è un neologismo formato dalla parola olandese "snuffelen" (ricercare, indagare) e "doezelen" (sonnecchiare, ripetere).

Idealmente, Snoezelen è una terapia non-direttiva e può essere messa in funzione per fornire un'esperienza multi-sensoriale o singolo focus sensoriale, semplicemente adattando l'illuminazione, l'atmosfera, i suoni, e i motivi grafici alle specifiche esigenze dell'utente al momento dell'uso. Non c'è attenzione formale sul risultato terapeutico - l'obiettivo è di aiutare gli utenti a ottenere il massimo piacere dalle attività in cui loro e l'attivatore sono coinvolti. Un vantaggio di Snoezelen è che non si basa sulla comunicazione verbale e può essere utile per le persone con autismo profondo, in quanto può fornire lo stimolo per coloro che altrimenti sarebbero quasi impossibili da raggiungere.

Lo Snoezelen è usato per le persone con autismo e altre disabilità dello sviluppo, la demenza, e un danno cerebrale. Tuttavia, la ricerca sui benefici del trattamento è scarsa, e basata su studi clinici diversi.

Un piccolo studio di ricerca effettuato a Bruxelles ha confrontato il comportamento di nove pazienti adulti con autismo profondo sia in aula e in ambiente Snoezelen. Anche se i singoli risultati erano variabili, lo studio ha evidenziato una riduzione in ambiente Snoezelen del 50% dei comportamenti disturbati e stereotipati, e meno 75 per cento di aggressività e autolesionismo.

Fonte: Wikipedia, l'enciclopedia libera in rete. Immagini di ambienti Snoezelen qui.
Articolo su un applicazione dello Snoezelen in Alzheimer qui.

 

 

 

Dog Therapy/Pet Therapy

Vedi articolo qui.

 

 

Il Metodo Montessori

I coniugi Brenner, impegnati nell'assistenza agli anziani, hanno adattato e implementato il metodo Montessori ai malati di Alzheimer. Nel loro sito si legge: "Il Metodo Montessori è stato sviluppato da Maria Montessori più di cento anni fa come strumento per insegnare ai bambini che avevano difficoltà di apprendimento. Questo metodo ha avuto molto successo perché si basa sulla memoria muscolare, quella parte di memoria che viene utilizzata nel movimento muscolare ripetitivo come, ad esempio, ricordare come andare in bicicletta, suonare uno strumento musicale o leggere. La memoria muscolare (a volte chiamata memoria procedurale) tende ad essere meno danneggiata nelle persone con demenza e Alzheimer.

Poiché questo sistema di memoria procedurale o muscolare può funzionare ancora correttamente nelle persone che hanno la demenza, il metodo Montessori può essere usato con successo come mezzo per raggiungere e coinvolgere le persone con perdita di memoria.

Questo metodo fu sviluppato per i bambini, perchè dovrebbe funzionare per gli anziani? I materiali Montessori sono strumenti che aiutano a creare il ponte per riconnettersi alle persone che possono sembrare irraggiungibili. Utilizzando questi strumenti, il programma Montessori offre agli anziani la possibilità di usare le mani e i cinque sensi per attivare e stimolare le loro menti. Essere in grado di concentrarsi sul compito a portata di mano, e sperimentare ancora il successo, aiuta le persone con Alzheimer a sentirsi più sicure e fiduciose, meno arrabbiate e frustrate. Il Metodo Montessori si concentra sull'uso dei residui punti di forza e abilità. Questo approccio positivo per la cura dell'Alzheimer è una fonte di creatività e di consolazione per le persone con demenza e come pure per i caregivers.

Il Metodo Montessori si basa sulla convinzione che l'ambiente deve servire alle persone. Sia a casa che in comunità, l'ambiente della persona con Alzheimer deve essere libero da confusione, facile da muoversi, e pieno di cose belle e vive. Il programma Montessori stimola la mente, favorisce uno spazio vitale confortevole e nutre anche lo spirito. Anche se mente e corpo di una persona con Alzheimer sono compromessi, lo spirito può essere ancora forte. Questo programma parla allo spirito di ogni persona, fornendo opportunità per impegnarsi in molte forme d'arte, nella scrittura e lettura di storie di vita vissuta, nella scrittura e lettura di poesie insieme, nella pittura, nel canto e nel suonare la batteria. Queste esperienze creative rafforzano l'immaginazione e la mente. Ascoltare le storie di vita degli altri, o suonare il tamburo in cerchio, può dare alle persone con Alzheimer l'opportunità di sperimentare ancora una volta i legami di amicizia e di amore.

Chi può utilizzare questo metodo? Chiunque vuole mantenere la mente e il corpo più forte possibile trova benefici nel Metodo Montessori, compresi quelli con demenza e Alzheimer (anche in stato molto avanzato). Medici, infermieri professionali e familiari possono imparare il metodo che può aiutarli a curare gli anziani e le persone con Alzheimer e demenza.

 

 

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.