Allora come sto andando? Questa è una domanda che, sono sicuro, la mia famiglia sente ogni giorno. Quindi cercherò di aggiornarvi.
Ma prima, permettetemi una digressione.
Ho incontrato di recente una donna. Jean Fraser, amica da molto tempo di nostri amici, vive a New Glasgow, dove l'abbiamo incontrata da poco.
A 93 anni, vive da sola nella sua bella casa tradizionale che ha tende di pizzo, centrini sui mobili e, in una stanza attigua, un computer.
Quando si è alzata, senza sforzo, da una sedia elegante per unirsi a noi per il pesce fritto e patatine, le ho chiesto del bastone. Ha detto che non ha uno, ma è molto prudente. Ho quasi litigato con lei su questo.
Quando le è stato detto dei miei articoli, ha chiesto al mio amico di assicurarsi di inviarle il "link" [alla serie di articoli]. Quella donna meravigliosa ha 11 anni più di me, e tiene d'occhio una signora di 106 anni in una casa di cura vicina. E' una fonte di ispirazione.
Allora, come sto andando dopo più di 10 mesi dalla diagnosi? Suppongo che questo significhi che ho la demenza da più di un anno, e un auto-esame sincero può essere difficile. Quando mi chiedono come sto andando, io dico sempre "bene". Ma mi hanno detto che è la mia risposta standard, come quella dopo il risveglio da un intervento chirurgico di sostituzione dell'anca alcuni anni fa.
Devo ammettere che può essere maledettamente frustrante dimenticare i nomi delle persone che conosco bene, ma non sono sicuro che questo sia già stato notato. Sta accadendo più spesso ultimamente. Sospetto che i buoni amici mi stiano aiutando, senza farlo notare. Di recente ho perso temporaneamente il nome di un amico con il quale avevo appena bevuto un caffè. Invariabilmente, gli amici mi dicono che questo succede anche a loro talvolta. Probabilmente è successo, ma so che questo è diverso.
Dorothea certamente ha notato un certo deterioramento. Temo che dovrò tenere i numeri di telefono e i codici di sicurezza nel portafoglio.
E poco tempo fa mi è stato chiesto il cognome di mia nuora Carol. Sono andato in bianco e si è visto, perchè ho notato un certo disagio nella persona che me l'ha chiesto. Mi sono ricordato il cognome proprio mentre si stava allontanando e gli ho gridato la risposta. Sono sicuro che quelli che hanno sentito l'urlo si sono chiesti di che cosa stavo blaterando.
Certo, io non voglio che le persone mi chiedano esitanti queste cose. E' probabilmente una buona terapia.
Mia madre diceva che c'era "troppa confusione" nella nostra casa quando i suoi sei figli, tutti a 15 mesi di distanza, erano insieme in una piccola casa. Ho scoperto che la confusione mi può causare qualche disagio. Non sufficiente, ovviamente, da scoraggiare le riunioni di famiglia. E forse confusione non è la parola giusta, perché quando i nipotini sono in giro, sono io di solito a causarla in gran parte.
Parlando di confusione, il nostro meraviglioso mercato sul lungomare di Halifax è il posto giusto per trovarla, e ci vado tutte le volte che posso. Prendo l'autobus per arrivarci. Non guido più, e non sono incline a usare costantemente Dorothea come autista.
Sta diventando un po' una sfida da quando ho iniziato a usare un bastone. Mi lascia una mano sola per tutto il resto: salire sul bus, far scivolare il biglietto nella macchinetta e fare acquisti nel mercato. Ma con l'aiuto del mio zaino, posso fare tutto.
Giusto per essere perverso, compro un caffè e trovo un posto per sedermi che guarda sul porto. Per chi lo nota deve sembrare parte di un episodio di Seinfeld [sitcom americana a episodi]. E succede. In un negozio ho chiesto al titolare confuso di tenere il mio bastone, mentre prendevo un po' di pane. E come succede, lei non era estranea alla demenza nella sua famiglia.
Credo che quando non sono in grado di mettere i miei pensieri su carta si possa concludere che la mia condizione sta peggiorando. Questo non è ancora accaduto, e sono grato a The Chronicle Herald per l'incoraggiamento.
Mi piace scrivere. Credo che sia una buona terapia. Cerco di affrontare i miei travagli con buon umore, e con mia moglie passo molti giorni meravigliosi con grandi amici. Ma so - e anche gli altri probabilmente lo sanno - che lungo la strada le cose possono essere molto più difficili per la mia famiglia.
Ho la fortuna di avere un medico di famiglia che, secondo la Clinica della Memoria, è uno che conosce bene il dossier demenza. Con Dorothea sono andato a vedere il dottor Frank recentemente, per discutere di alcuni effetti di una particolare pillola che prendo. E' stato poco amichevole con me. (Come previsto, Dorothea mi accompagna su queste visite.)
Ha deciso di prescrivermi una seconda pillola, e non l'ho usata abbastanza a lungo da capirne gli effetti. Ma mi ha fatto intendere che non posso più bere alcol. Non ne bevo molto, almeno negli ultimi anni, ma mi piace una birra di tanto in tanto.
Così alla cena del Ringraziamento, mi sono unito ai nipoti che bevevano Coca o latte con cioccolato. Sono tentato di appellarmi al dottor Ken, l'esperto, per essere dispensato, ma non lo farò e non voglio imbrogliare.
Fonte: Darce Fardy in The Chronicle Herald (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.
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