Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Attività cerebrale abbinata al flusso del fluido cerebrospinale potrebbero indicare il rischio di Alzheimer

cerebral spinal fluid movingNel cervello umano, in presenza di attività (blu), il fluido spinale cerebrale si muove (arancione e rosso). A sinistra si vede un accoppiamento più debole che indica l'Alzheimer, a destra un accoppiamento sano (Fonte: Xiao Liu)

I ricercatori della Penn State potrebbero aver scoperto un potenziale marcatore per valutare clinicamente il rischio di morbo di Alzheimer (MA) negli umani, attraverso scansioni non invasive. Secondo il loro studio, pubblicato il 1° giugno su PLOS Biology, questa scoperta può avere implicazioni per la diagnosi e il trattamento della malattia che causa un declino cognitivo significativo.


Usando dati della risonanza magnetica funzionale (fMRI), gli scienziati hanno scoperto che l'attività cerebrale si accoppia al movimento del fluido cerebrospinale negli esseri umani. La fMRI misura l'attività cerebrale di una persona in modo non invasivo, da un segnale dipendente dal livello di ossigeno del sangue (BOLD, blood oxygen level-dependent); il sangue si sposta nella parte attiva del cervello, illuminandosi mentre si muove. Negli individui sani, una volta che il segnale BOLD lampeggia globalmente in tutto il cervello, il fluido cerebrospinale fluisce dalla base del cervello in rapida successione.


"Più debole è l'abbinamento tra segnale globale BOLD e flusso del fluido cerebrospinale, maggiore è il rischio di MA", ha dichiarato Xiao Liu, assistente professore nel Dipartimento di Ingegneria Biomedica e nell'Institute of Computational and Data Sciences, che ha guidato lo studio. "Questo potrebbe essere un potenziale marcatore di scansione per le malattie neurodegenerative, nonché un approccio di valutazione non invasivo per il sistema glinfatico scoperto di recente, che aiuta il cervello a disfarsi delle tossine".


Descritto per la prima volta nel 2012, il sistema glinfatico agisce come un sistema di gestione dei rifiuti, lavando via le proteine ​​e altri accumuli che possono ostacolare l'attività cerebrale. La componente critica del sistema è il flusso del fluido cerebrospinale, secondo Liu, la cui ricerca suggerisce che è innescato dall'attivazione del segnale BOLD globale. Nel sonno, il sistema glinfatico può accelerare significativamente i suoi processi di pulizia.


"Abbiamo visto l'accoppiamento più forte in soggetti con un sonno leggero sulla base di altre ricerche in corso nel laboratorio", ha detto Liu che, per inciso, con il suo laboratorio non stava studiando specificamente l'accoppiamento nel sonno, ma comunque ha definito interessante quanto succedeva. "Sappiamo che il sonno può promuovere il processo del sistema glinfatico e aiutare a pulire le tossine del cervello. Sembra che potrebbe farlo attraverso questo meccanismo di accoppiatura".


Per comprendere meglio le sfumature del sonno e la segnalazione accoppiata, Liu ha collaborato con Orfeu Buxton, professore di salute biocomportamentale e direttore dello Sleep, Health, and Society Collaboratory alla Penn State.


"Il sistema glinfatico è altamente correlato al sonno; lo sappiamo dalla ricerca intensa condotta negli studi sugli animali", ha dichiarato Buxton, coautore dello studio. "Questo nuovo lavoro espande la base di evidenze limitate per valutare l'importanza di questo sistema negli esseri umani. Questo modello, basato su scansioni non invasive, potenzialmente può essere applicato a chiunque in qualsiasi popolazione, per valutare l'attività del sistema glinfatico".


Questa ricerca rafforza l'idea emergente che una mancanza di sonno, un problema comune per le persone con MA, potrebbe contribuire a questo ridotto accoppiamento, hanno detto Liu e Buxton. Anche se non è chiaro se i problemi del sonno sono una causa o un sintomo del MA, la conclusione dà supporto a un altro studio internazionale recente che aveva scoperto che le persone che dormono 6 ore o meno a notte avevano circa il 30% in più di probabilità di ricevere una diagnosi di demenza (un altro sintomo comune nelle persone con MA), rispetto a quelle che dormivano 7 o più ore a notte.


"Il sonno è complicato, ma questa può essere una strada per iniziare a capire come i problemi del sonno e il MA si influenzano l'un l'altro", ha detto Buxton.


Oltre a identificare e capire come funziona il meccanismo accoppiato, Liu ha detto che la connessione potrebbe anche essere un modo per iniziare a trattare il disturbo.


"Potenzialmente, potremmo sviluppare una terapia che aumenta l'attività cerebrale, potenziando il flusso del fluido cerebrospinale per eliminare le tossine in modo più efficiente e regolare"
, ha detto Liu. "È puramente teorico a questo punto, ma vale la pena indagare su nuovi approcci".


Il team ha utilizzato i dati umani raccolti dall'Alzheimer’s Disease Neuroimaging Initiative (ADNI), uno studio longitudinale e multi-sito lanciato nel 2004 per indagare il rilevamento precoce e il monitoraggio del MA e facilitare la condivisione dei dati tra i ricercatori. Attualmente, l'iniziativa comprende scienziati di 59 centri di ricerca negli Stati Uniti e in Canada, che hanno raccolto vari dati su quasi 2.000 soggetti umani. Meno di 150 soggetti rientrano nei parametri dello studio di Liu di informazioni fMRI longitudinali sul BOLD e sui movimenti del fluido cerebrospinale.


"Stiamo continuando a indagare su questo collegamento in altri disturbi cognitivi, nonché in altri tipi di dati, come la genetica e altri approcci di scansione", ha detto Liu.

 

 

 


Fonte: PLOS One via Science Daily (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Feng Han, Jing Chen, Aaron Belkin-Rosen, Yameng Gu, Liying Luo, Orfeu M. Buxton, Xiao Liu. Reduced coupling between cerebrospinal fluid flow and global brain activity is linked to Alzheimer disease–related pathology. PLOS Biology, 2021, -DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Nessuna cura per l'Alzheimer nel corso della mia vita

26.04.2019 | Esperienze & Opinioni

La Biogen ha annunciato di recente che sta abbandonando l'aducanumab, il suo farmaco in ...

Identificazione dei primi segnali dell'Alzheimer

7.03.2022 | Ricerche

Un team multidisciplinare di ricerca, composto da ricercatori del progetto ARAMIS, dell...

Il ruolo sorprendente delle cellule immunitarie del cervello

21.12.2020 | Ricerche

Una parte importante del sistema immunitario del cervello, le cellule chiamate microglia...

Il 'Big Bang' dell'Alzheimer: focus sulla tau mortale che cambi…

11.07.2018 | Ricerche

Degli scienziati hanno scoperto un "Big Bang" del morbo di Alzheimer (MA) - il punto pre...

Scoperto nuovo colpevole del declino cognitivo nell'Alzheimer

7.02.2019 | Ricerche

È noto da tempo che i pazienti con morbo di Alzheimer (MA) hanno anomalie nella vasta re...

Microglia: ‘cellule immunitarie’ che proteggono il cervello dalle malattie, ma…

28.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Sappiamo che il sistema immunitario del corpo è importante per tenere tutto sotto controllo e per...

Identificata nuova forma di Alzheimer ad esordio molto precoce

16.06.2020 | Ricerche

Ricercatori della Mayo Clinic hanno definito una forma di morbo di Alzheimer (MA) che co...

Smontata teoria prevalente sull'Alzheimer: dipende dalla Tau, non dall�…

2.11.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca che altera drasticamente la teoria prevalente sull'or...

Trovato legame tra amiloide-beta e tau: è ora possibile una cura per l'Al…

27.04.2015 | Ricerche

Dei ricercatori hanno assodato come sono collegate delle proteine che hanno un ruolo chiave nell...

Livelli di ossigeno nel sangue potrebbero spiegare perché la perdita di memori…

9.06.2021 | Ricerche

Per la prima volta al mondo, scienziati dell'Università del Sussex hanno registrato i li...

Perché dimentichiamo? Nuova teoria propone che 'dimenticare' è in re…

17.01.2022 | Ricerche

Mentre viviamo creiamo innumerevoli ricordi, ma molti di questi li dimentichiamo. Come m...

Nuova terapia che distrugge i grovigli di tau si dimostra promettente

30.09.2024 | Ricerche

Degli scienziati hanno sviluppato potenziali terapie che rimuovono selettivamente le proteine ​​t...

L'esercizio fisico genera nuovi neuroni cerebrali e migliora la cognizion…

10.09.2018 | Ricerche

Uno studio condotto dal team di ricerca del Massachusetts General Hospital (MGH) ha scop...

I ricordi potrebbero essere conservati nelle membrane dei tuoi neuroni

18.05.2023 | Ricerche

Il cervello è responsabile del controllo della maggior parte delle attività del corpo; l...

Scienziati dicono che si possono recuperare i 'ricordi persi' per l…

4.08.2017 | Ricerche

Dei ricordi dimenticati sono stati risvegliati nei topi con Alzheimer, suggerendo che la...

Nuova teoria sulla formazione dei ricordi nel cervello

9.03.2021 | Ricerche

Una ricerca eseguita all'Università del Kent ha portato allo sviluppo della teoria MeshC...

La lunga strada verso la demenza inizia con piccoli 'semi' di aggreg…

20.11.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) si sviluppa nel corso di decenni. Inizia con una reazione a c...

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

Molecola 'anticongelante' può impedire all'amiloide di formare …

27.06.2018 | Ricerche

La chiave per migliorare i trattamenti per le lesioni e le malattie cerebrali può essere nelle mo...

Fruttosio prodotto nel cervello può essere un meccanismo che guida l'Alzh…

29.09.2020 | Ricerche

Una nuova ricerca rilasciata dalla University of Colorado propone che il morbo di Alzhei...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.