Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Giravolta sorprendente: alcune placche di Alzheimer possono proteggere, non distruggere

amyloid beta plaque red surrounded by microglia lacking TAM receptors whitePlacca di amiloide-beta a nucleo denso (rosso) circondata da microglia mancanti dei recettori TAM (bianco) nel cervello di topo con Alzheimer. Fonte: SALK

Uno dei tratti distintivi del morbo di Alzheimer (MA) è l'accumulo di placche di amiloide-beta (Aβ) nel cervello. La maggior parte delle terapie progettate per trattare il MA puntano queste placche, ma hanno in gran parte fallito negli esperimenti clinici. Una nuova ricerca eseguita da scienziati del Salk capovolge opinioni convenzionali sull'origine di un tipo prevalente di placca, indicando una ragione per cui i trattamenti non hanno successo.


La visione tradizionale ritiene che le cellule immunitarie che eliminano la spazzatura dal cervello, denominate microglia, inibiscono la crescita delle placche, 'mangiandole'. Gli scienziati del Salk dimostrano invece che le microglia promuovono la formazione di placche a nucleo denso, e che questa azione spazza via il materiale a ciuffi della placca dai neuroni, dove provoca la morte cellulare.


La ricerca, che è stata pubblicata su Nature Immunology il 15 aprile 2021, suggerisce che le placche a nucleo denso hanno un ruolo protettivo, quindi i trattamenti per distruggerle possono fare più male che bene.


"Mostriamo che le placche a nucleo denso non si formano spontaneamente. Crediamo che siano prodotte dalle microglia come meccanismo di difesa, quindi potrebbe essere meglio lasciale in pace", afferma Greg Lemke, professore nel laboratorio di neurobiologia molecolare del Salk. "Ci sono vari sforzi per indurre la FDA ad approvare anticorpi il cui effetto clinico principale è ridurre la formazione della placca a nucleo denso, ma secondo noi rompere quella placca potrebbe fare più danni".


Il MA è una condizione neurologica che si traduce in perdita di memoria, compromissione del pensiero e cambiamenti comportamentali, che peggiorano mentre invecchiamo. La malattia sembra essere causata da proteine ​​anomale che si aggregano tra le cellule cerebrali per formare le placche caratteristiche, che interrompono l'attività che mantiene vive le cellule.


Ci sono numerose forme di placca, ma le due più prevalenti sono le 'diffuse' e quelle a 'nucleo-denso'. Le placche diffuse sono organizzate casualmente, nuvole amorfe. Le placche a nucleo denso hanno un centro compatto circondato da un alone. Gli scienziati credono generalmente che entrambi i tipi di placca si formino spontaneamente dall'eccesso di produzione di una molecola precursore chiamata 'proteina precursore dell'amiloide' (APP).


Ma, secondo il nuovo studio, in realtà sono le microglia a formare le placche a nucleo denso dalle fibrille diffuse di Aβ, nell'ambito della loro pulizia cellulare. Ciò si basa su una scoperta del 2016 del laboratorio di Lemke, che ha determinato che, quando una cellula cerebrale muore, una molecola grassa ruota dall'interno all'esterno della cellula, segnalando "sono morta, mangiami".


Le microglia, tramite proteine ​​superficiali chiamate recettori TAM, inghiottono o 'mangiano' la cellula morta, con l'aiuto di una molecola intermedia chiamata Gas6. Senza recettori TAM e Gas6, la microglia non riescono a connettersi alle cellule morte e a consumarle.


L'attuale lavoro del team mostra che non sono solo le cellule morte a mostrare il segnale 'mangiami' e la Gas6: così è per le placche Aβ prevalenti nel MA. Usando modelli animali, i ricercatori hanno dimostrato sperimentalmente per la prima volta che le microglia con i recettori TAM mangiano le placche Aβ attraverso il segnale 'mangiami' e le Gas6. Nei topi progettati per mancare dei recettori TAM, le microglia non sono riuscite a eseguire questa funzione.


Scavando più a fondo, hanno rintracciato le placche a nucleo denso con scansioni dal vivo. Con molta sorpresa, il team ha scoperto che dopo che una microglia ha mangiato una placca diffusa, essa trasferisce l'Aβ inghiottita a uno scomparto molto acido e la converte in un aggregato altamente compattato che viene quindi trasferito a una placca a nucleo denso. I ricercatori propongono che questo sia un meccanismo benefico, che organizza la placca diffusa in una a nucleo denso ed elimina i detriti dall'ambiente intercellulare.


"La nostra ricerca sembra dimostrare che quando ci sono meno placche a nucleo denso, sembrano esserci effetti più dannosi", afferma Youtong Huang, prima autrice della ricerca. "Con più placche diffuse, c'è un'abbondanza di neuriti distrofici, un indicatore di danno neuronale. Non penso che ci sia una decisione clinica specifica su quale forma di placca è più o meno dannosa, ma la nostra ricerca sembra dire che le placche a nucleo denso sono un po' più benigne".


I loro risultati suggeriscono nuovi modi di sviluppare un trattamento per il MA, come il potenziamento dell'espressione dei recettori TAM sulle microglia, per accelerare la formazione di placche a nucleo denso. Il team vorrebbe condurre studi cognitivi per vedere se aumentare l'attività dei recettori TAM microgliali può alleviare gli effetti del MA.


Lemke ritiene che l'attuale grado di fallimento della maggior parte degli esperimenti di farmaci per il MA stia per terminare:

"Alcuni ricercatori stanno dicendo che il fallimento relativo degli esperimenti che rompono le placche a nucleo denso confuta l'idea che l'Aβ sia una brutta cosa nel cervello. Ma noi sosteniamo che l'Aβ è ancora chiaramente una brutta cosa; è solo che devi chiederti se sono le placche a nucleo denso ad essere una brutta cosa".


Lemke suggerisce che gli scienziati che cercano una cura per il MA smettano di concentrarsi sulla rottura delle placche dense e inizino invece a cercare trattamenti che riducono la produzione iniziale di Aβ o terapie che facilitano il trasporto dell'Aβ fuori dal cervello.

 

 

 


Fonte: Salk Institute (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Youtong Huang, Kaisa Happonen, Patrick Burrola, Carolyn O’Connor, Nasun Hah, Ling Huang, Axel Nimmerjahn, Greg Lemke. Microglia use TAM receptors to detect and engulf amyloid β plaques. Nature Immunology, 2021, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Scoperto il punto esatto del cervello dove nasce l'Alzheimer: non è l…

17.02.2016 | Ricerche

Una regione cruciale ma vulnerabile del cervello sembra essere il primo posto colpito da...

Nuovo sensore nel cervello offre risposte all'Alzheimer

12.03.2021 | Ricerche

Scienziati della Università della Virginia (UVA) hanno sviluppato uno strumento per moni...

'Tau, disfunzione sinaptica e lesioni neuroassonali si associano di più c…

26.05.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) comporta il deperimento caratteristico di alcune regioni del ...

LipiDiDiet trova effetti ampi e duraturi da intervento nutrizionale all'i…

9.11.2020 | Ricerche

Attualmente non esiste una cura nota per la demenza, e le terapie farmacologiche esisten...

Convalidare il sentimento aiuta meglio di criticare o sminuire

30.03.2020 | Ricerche

Sostenere i tuoi amici e la famiglia può aiutarli a superare questi tempi di incertezza...

Scoperto perché l'APOE4 favorisce l'Alzheimer e come neutralizzarlo

10.04.2018 | Ricerche

Usando cellule di cervello umano, scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto la ...

L'esercizio fisico genera nuovi neuroni cerebrali e migliora la cognizion…

10.09.2018 | Ricerche

Uno studio condotto dal team di ricerca del Massachusetts General Hospital (MGH) ha scop...

Districare la tau: ricercatori trovano 'obiettivo maneggiabile' per …

30.01.2019 | Ricerche

L'accumulo di placche di amiloide beta (Aβ) e grovigli di una proteina chiamata tau nel ...

'Ingorgo' di proteine nei neuroni legato alla neurodegenerazione

12.09.2022 | Ricerche

Un nuovo studio condotto da ricercatori dell'EPFL rivela che un complesso proteico malfunzionante pu...

Stimolazione dell'onda cerebrale può migliorare i sintomi di Alzheimer

15.03.2019 | Ricerche

Esponendo i topi a una combinazione unica di luce e suono, i neuroscienziati del Massach...

Ritmi cerebrali non sincronizzati nel sonno fanno dimenticare gli anziani

18.12.2017 | Ricerche

Come l'oscillazione della racchetta da tennis durante il lancio della palla per servire un ace, l...

Con l'età cala drasticamente la capacità del cervello di eliminare le pro…

31.07.2015 | Ricerche

Il fattore di rischio più grande per l'Alzheimer è l'avanzare degli anni. Dopo i 65, il rischio r...

La consapevolezza di perdere la memoria può svanire 2-3 anni prima della compa…

27.08.2015 | Ricerche

Le persone che svilupperanno una demenza possono cominciare a perdere la consapevolezza dei propr...

Nuova teoria sulla formazione dei ricordi nel cervello

9.03.2021 | Ricerche

Una ricerca eseguita all'Università del Kent ha portato allo sviluppo della teoria MeshC...

Svelata una teoria rivoluzionaria sull'origine dell'Alzheimer

28.12.2023 | Ricerche

Nonostante colpisca milioni di persone in tutto il mondo, il morbo di Alzheimer (MA) man...

Dosi basse di radiazioni possono migliorare la qualità di vita nell'Alzhe…

6.05.2021 | Ricerche

Individui con morbo di Alzheimer (MA) grave hanno mostrato notevoli miglioramenti nel co...

L'esercizio fisico dà benefici cognitivi ai pazienti di Alzheimer

29.06.2015 | Ricerche

Nel primo studio di questo tipo mai effettuato, dei ricercatori danesi hanno dimostrato che l'ese...

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

Accumulo di proteine sulle gocce di grasso implicato nell'Alzheimer ad es…

21.02.2024 | Ricerche

In uno studio durato 5 anni, Sarah Cohen PhD, biologa cellulare della UNC e Ian Windham della Rockef...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.