Un vasto studio su anziani veterani di guerra suggerisce che coloro che hanno sperimentato lesioni traumatiche cerebrali (TBI) nel corso della loro vita hanno più di due volte il rischio di sviluppare demenza, secondo gli scienziati dell'Università della California-San Francisco.
I ricercatori hanno presentato i loro risultati oggi alla conferenza internazionale annuale dell'Alzheimer Association a Parigi.
"Sta crescendo la consapevolezza che il trauma cranico è un fattore di rischio importante per lo sviluppo della demenza nel prosieguo della vita", dice la ricercatrice Kristine Yaffe, direttrice del Programma di Disturbi della Memoria del VA Medical Center di San Francisco.
La Yaffe e colleghi hanno esaminato le cartelle cliniche di quasi 300.000 veterani, tutti di 55 anni o più. Nessuno aveva demenza all'inizio dello studio. Circa il 2% aveva avuto un trauma cranico. Tutti avevano avuto almeno un ricovero o una visita ambulatoriale tra il 1997 e il 2000 e un ulteriore esame a volte tra il 2001 e il 2007. Yaffe dice che "una diagnosi di commozione cerebrale, una sindrome post-commozione cerebrale, una frattura del cranio o alcuni ferite non-specificate alla testa sono considerate TBI. Il rischio di demenza era del 15% in quelli con una diagnosi di trauma cranico, rispetto a quasi il 7% in coloro che non avevano mai avuto un trauma cranico".
Altri studi hanno dimostrato che il trauma cranico può aumentare il rischio di demenza: "potrebbe colpire prima, ed i sintomi possono peggiorare", dice Douglas Smith, professore di neurochirurgia e direttore del Center for Brain Injury and Repair della University of Pennsylvania di Philadelphia.
Circa 1,7 milioni di persone hanno sperimentato un trauma cranico all'anno, soprattutto a causa di cadute e incidenti stradali. TBI è anche indicato come la "ferita firma" delle guerre in Iraq e Afghanistan, dove le TBI sono responsabili del 22% delle vittime complessivo e del 59% degli infortuni legati ad esplosione, dice Yaffe.
Smith dice che con tanti soldati di ritorno dalla guerra colpiti da esplosioni, deve essere risolta la relazione tra trauma cranico e bisogni della demenza. Non si sa a questo punto quanti soldati hanno una storia di lesioni cerebrali, dice. "Sono anche preoccupato della situazione psicologica delle persone. La gente si preoccupa molto: 'Mi ritroverò con l'Alzheimer?'"
Yaffe dice che sono necessarie ulteriori ricerche per scoprire se la riabilitazione precoce può aiutare a ridurre il rischio di demenza. "Se sai che hai avuto un trauma cranico e ti stai avvicinando all'anzianità, devi restare attentamente monitorato e sottoposto a esami per la demenza cognitiva".
Cosa pensi di questo articolo? Ti è stato utile? Hai rilievi, riserve, integrazioni? Conosci casi o ti è successo qualcosa che lo conferma? o lo smentisce?
Puoi usare il modulo dei commenti sotto per dire la tua opinione. Che è importante e unica. Non tenerla per te, non farci perdere l'occasione di conoscerla.
Pubblicato in YourLife.UsaToday.com il 17 luglio 2011 - Traduzione di Franco Pellizzari.
Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi, eventualmente citati nell'articolo, sono riservati ai rispettivi proprietari.
Liberatoria: Questo articolo non si propone come terapia o dieta; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer Riese. I siti terzi raggiungibili dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente; in particolare si segnala la presenza frequente di una istituzione medica con base in Germania (xcell-Center) che propone la cura dell'Alzheimer con cellule staminali; la Società Tedesca di Neuroscienze ha più volte messo in guardia da questa proposta il cui effetto non è dimostrato. Liberatoria completa qui.
Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.
Sostieni l'Associazione, una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e a informarti: |