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Trovato un nuovo pezzo del puzzle di Alzheimer

amyloid plaque

Due anni dopo aver scoperto un modo per neutralizzare una proteina canaglia legata al morbo di Alzheimer (MA), il professore e neurologo Jack Jhamandas dell'Università di Alberta/Canada ha trovato un nuovo pezzo del puzzle di MA, portandoci più vicini a un trattamento per la malattia.


In uno studio pubblicato su Scientific Reports, Jhamandas e il suo team hanno trovato due piccoli peptidi, o stringhe di aminoacidi, che, quando iniettati nei topi con MA, ogni giorno per 5 settimane, hanno migliorato significativamente la memoria dei topi. Il trattamento ha anche ridotto alcuni dei cambiamenti fisici dannosi nel cervello che sono associati alla malattia.


“Nei topi che hanno ricevuto i farmaci, abbiamo trovato meno accumulo di placca amiloide e una riduzione dell'infiammazione del cervello”, ha detto Jhamandas, che è anche membro del Neuroscience and Mental Health Institute. “Quindi questo è stato molto interessante e stimolante, perché ci ha dimostrato non solo di migliorare la memoria dei topi, ma anche i segni di patologia cerebrale del MA. E' stata un po' una sorpresa per noi”.

 

 

La base è nelle ricerche precedenti

Questa scoperta si basa sui risultati precedenti di un composto chiamato AC253, in grado di bloccare gli effetti tossici della proteina amiloide-beta, che si ritiene possa dare un importante contributo al MA, perché si trova spesso in grandi quantità nel cervello dei pazienti con la malattia.


L'AC253 impedisce all'amiloide-beta di legarsi a certi recettori delle cellule cerebrali, un processo che Jhamandas paragona a inserire la chiave nel buco della serratura. Tuttavia, anche se l'AC253 ha dimostrato di evitare un accumulo di amiloide-beta, non è molto efficace a raggiungere il cervello ed è rapidamente metabolizzato nel flusso sanguigno.


Come risultato, un trattamento con AC253 richiede che grandi quantità del composto siano efficaci, che è poco pratico e che aumenta le possibilità del corpo di sviluppare una reazione immunitaria al trattamento. Trasformare l'AC253 da un farmaco iniettabile a una pillola potrebbe risolvere i problemi di metabolismo e aumentare l'efficacia, ma l'AC253 è troppo complesso per essere un farmaco orale efficace.


La soluzione di Jhamandas è stata di tagliare l'AC253 in pezzi per creare stringhe più piccole di peptidi che bloccano l'amiloide-beta proprio come fa l'AC253. Attraverso una serie di test su topi geneticamente modificati per portare il MA, la squadra di Jhamandas ha trovato due pezzi più brevi di AC253 che replicano le capacità di prevenzione e di riparazione del peptide più grande.

 

 

Nuovo farmaco in fase di sviluppo

Con i brevi peptidi identificati, Jhamandas e il suo team, che comprende virologi rinomati Lorne Tyrell e Michael Houghton, hanno usato un processo di modellazione al computer e l'intelligenza artificiale per scoprire un farmaco a piccola molecola (simile ai farmaci usati per trattare la pressione alta o il colesterolo), che è ora in sviluppo.


Il gruppo è concentrato sulla produzione di una versione ottimizzata e orale del farmaco in modo che possano iniziare le sperimentazioni cliniche umane, ha detto Jhamandas, aggiungendo che i farmaci a piccole molecole sono preferibili per i trattamenti, in particolare per le aziende farmaceutiche, perché sono meno costosi da produrre, possono essere presi per via orale e possono raggiungere più facilmente il cervello attraverso il sangue, ha detto Jhamandas.


Mentre Jhamandas è ottimista circa il potenziale del suo nuovo farmaco per cambiare il modo di gestire il MA, egli è pronto a sottolineare gli anni di ricerca che lui e altri ricercatori hanno fatto per arrivare a questo punto:

“Questo è il risultato di 15/20 anni di lavoro scrupoloso e incrementale. Ed è come costruire una casa: si mette un mattone sotto, poi un altro mattone in cima a quello, e ben presto si dispone di una fondazione e quindi si può avere una casa.

“Di tanto in tanto ci si imbatte in una scoperta che ha il potenziale di cambiare il gioco in modo radicale, come fare un gol, e sono molto contento che abbiamo davvero qualcosa [di valido] qui”.

 

 

 


Fonte: Ryan O’Byrne in University of Alberta (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Rania Soudy, Ryoichi Kimura, Aarti Patel, Wen Fu, Kamaljit Kaur, David Westaway, Jing Yang, Jack Jhamandas. Short amylin receptor antagonist peptides improve memory deficits in Alzheimer’s disease mouse model. Scientific Reports, 2019, DOI

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Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

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