Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Afflizione psicologica è un fattore di rischio per la demenza

Un nuovo studio suggerisce che l'esaurimento vitale - che può essere percepito come un indicatore di disagio psicologico - è un fattore di rischio per il rischio futuro di demenza.


I ricercatori del Dipartimento di sanità pubblica dell'Università di Copenaghen, in collaborazione con il Centro Nazionale di Ricerca per l'Ambiente di Lavoro, e il Centro Danese di Ricerca sulla Demenza, hanno dimostrato che essere angosciati in tarda mezza età è associato a un rischio più alto di demenza in vecchiaia.


I risultati contribuiscono a farci considerare il disagio psicologico come un fattore di rischio importante che dovrebbe ricevere maggiore attenzione quando si programmano iniziative di prevenzione, in relazione alla demenza in tarda età.


L'afflizione psicologica può essere definita come uno stato di sofferenza emotiva, accompagnato a volte da sintomi somatici. L'esaurimento vitale è caratterizzato da sensazione di stanchezza insolita, aumento di irritabilità e demoralizzazione e può essere considerato un indicatore di disagio psicologico.


Si ritiene che l'esaurimento vitale sia una risposta ai problemi irrisolvibili della vita delle persone, in particolare quando non si è in grado di adattarsi all'esposizione prolungata a fattori di stress. La risposta fisiologica allo stress, compresi i cambiamenti cardiovascolari e l'eccessiva produzione di cortisolo per un periodo prolungato, può fungere da meccanismo che collega il disagio psicologico a un aumento del rischio di demenza.


Sabrina Islamoska, dottoranda PhD del Dipartimento di Sanità Pubblica dell'Università di Copenaghen, ha dimostrato una relazione dose-risposta tra i sintomi di esaurimento vitale riportati nella tarda mezza età e il rischio di demenza più avanti nella vita. La Islamoska spiega:

"Per ogni sintomo addizionale di esaurimento vitale, abbiamo riscontrato che il rischio di demenza è aumentato del 2%. I partecipanti che hanno riportato da 5 a 9 sintomi hanno un rischio di demenza più elevato del 25% rispetto a quelli senza sintomi, mentre quelli che riportano da 10 a 17 sintomi presentavano un rischio maggiore di demenza del 40% rispetto ai non sintomatici".


I ricercatori hanno usato i dati dell'indagine su 6.807 partecipanti danesi al Copenaghen City Heart Study, che hanno risposto alle domande sull'esaurimento vitale nel periodo 1991-1994. Al momento del sondaggio, i partecipanti avevano in media 60 anni. I dati dell'indagine sono stati collegati ai registri nazionali di ricoveri, di mortalità e di prescrizioni per identificare i casi di demenza. I partecipanti sono stati seguiti fino alla fine del 2016.


Sulla base dei risultati di questo studio, la Islamoska ha attirato l'attenzione sul dibattito sulla possibilità che il disagio psicologico nella tarda mezza età possa essere importante per il rischio successivo di demenza. Tuttavia, è anche possibile che la patologia della demenza in una fase precoce porti a ulteriore disagio psicologico.


"Eravamo particolarmente preoccupati che i sintomi di esaurimento vitale fossero un segnale precoce di demenza, ma abbiamo trovato un'associazione della stessa entità anche quando abbiamo separato le segnalazioni di esaurimento vitale e di diagnosi di demenza fino a 20 anni", ha detto Islamoska.


I risultati di questo studio confermano che l'angoscia nella tarda mezza età può potenzialmente aumentare il rischio di demenza in età avanzata. Nonostante l'aggiustamento per diversi altri ben noti fattori di rischio per la demenza, come sesso, stato civile, livello di istruzione più basso, fattori di stile di vita e comorbilità, il rischio di demenza associata all'esaurimento vitale non è cambiato.


La Islamoska conclude:

"Lo stress può avere conseguenze gravi e dannose non solo per la salute del nostro cervello, ma per la salute generale. I fattori di rischio cardiovascolare sono fattori di rischio modificabili ben noti per la demenza e [, controllandoli,] in alcuni paesi si è ottenuta una stagnazione o anche un'incidenza decrescente di demenza.

"Il nostro studio indica che possiamo andare oltre nella prevenzione della demenza affrontando i fattori di rischio psicologici per la demenza".

 

 

 


Fonte: Diana Murray in IOS Press via Science Daily (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Sabrina Islamoska, Kazi Ishtiak-Ahmed, Åse Marie Hansen, Matias Brødsgaard Grynderup, Erik Lykke Mortensen, Anne Helene Garde, Finn Gyntelberg, Eva Irene Bossano Prescott, Eszter Török, Gunhild Waldemar, Kirsten Nabe-Nielsen. Vital Exhaustion and Incidence of Dementia: Results from the Copenhagen City Heart Study. Journal of Alzheimer's Disease, 2019; 67 (1): 369 DOI: 10.3233/JAD-180478

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

LipiDiDiet trova effetti ampi e duraturi da intervento nutrizionale all'i…

9.11.2020 | Ricerche

Attualmente non esiste una cura nota per la demenza, e le terapie farmacologiche esisten...

L'invecchiamento è guidato da geni sbilanciati

21.12.2022 | Ricerche

Il meccanismo appena scoperto è presente in vari tipi di animali, compresi gli esseri umani.

Colpi in testa rompono i 'camion della spazzatura' del cervello acce…

5.12.2014 | Ricerche

Un nuovo studio uscito ieri sul Journal of Neuroscience dimostra che un...

Relazioni personali ricche migliorano il funzionamento del cervello

22.06.2020 | Ricerche

Come interagiscono gli individui, come si percepiscono uno con l'altro, e i pensieri e i...

Il caregiving non fa male alla salute come si pensava, dice uno studio

11.04.2019 | Ricerche

Per decenni, gli studi nelle riviste di ricerca e la stampa popolare hanno riferito che ...

L'esercizio fisico genera nuovi neuroni cerebrali e migliora la cognizion…

10.09.2018 | Ricerche

Uno studio condotto dal team di ricerca del Massachusetts General Hospital (MGH) ha scop...

IFITM3: la proteina all'origine della formazione di placche nell'Alz…

4.09.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dall'accumulo...

Preoccupazione, gelosia e malumore alzano rischio di Alzheimer per le donne

6.10.2014 | Ricerche

Le donne che sono ansiose, gelose o di cattivo umore e angustiate in me...

Perché le cadute sono così comuni nell'Alzheimer e nelle altre demenze?

4.09.2020 | Esperienze & Opinioni

Le cadute hanno cause mediche o ambientali

Una volta che si considerano tutte le divers...

La scoperta del punto di svolta nell'Alzheimer può migliorare i test di n…

20.05.2022 | Ricerche

 Intervista al neurologo William Seeley della Università della California di San Francisco

...

Sciogliere il Nodo Gordiano: nuove speranze nella lotta alle neurodegenerazion…

28.03.2019 | Ricerche

Con un grande passo avanti verso la ricerca di un trattamento efficace per le malattie n...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

Chiarito il meccanismo che porta all'Alzheimer e come fermarlo

30.08.2017 | Ricerche

Nel cervello delle persone con Alzheimer ci sono depositi anomali di proteine ​​amiloide-beta e ​...

Stimolazione dell'onda cerebrale può migliorare i sintomi di Alzheimer

15.03.2019 | Ricerche

Esponendo i topi a una combinazione unica di luce e suono, i neuroscienziati del Massach...

Livelli di ossigeno nel sangue potrebbero spiegare perché la perdita di memori…

9.06.2021 | Ricerche

Per la prima volta al mondo, scienziati dell'Università del Sussex hanno registrato i li...

Qualità della vita peggiora quando l'Alzheimer è complicato dal cancro

28.04.2023 | Esperienze & Opinioni

Che considerazioni si possono fare per una persona con Alzheimer che riceve anche la diagnosi di can...

Scoperta importante sull'Alzheimer: neuroni che inducono rumore 'cop…

11.06.2020 | Ricerche

I neuroni che sono responsabili di nuove esperienze interferiscono con i segnali dei neu...

Il gas da uova marce potrebbe proteggere dall'Alzheimer

15.01.2021 | Ricerche

La reputazione dell'[[acido solfidrico]] (o idrogeno solforato), di solito considerato v...

'Scioccante': dopo un danno, i neuroni si auto-riparano ripartendo d…

17.04.2020 | Ricerche

Quando le cellule cerebrali adulte sono ferite, ritornano ad uno stato embrionale, secon...

Interleuchina3: la molecola di segnalazione che può prevenire l'Alzheimer…

20.07.2021 | Ricerche

Una nuova ricerca su esseri umani e topi ha identificato una particolare molecola di seg...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.