Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Muoversi di più in vecchiaia per proteggere il cervello dalla demenza

Gli anziani che si muovono più della media, sotto forma di esercizio quotidiano o anche solo con attività fisica di routine come le faccende domestiche, possono conservare più memoria e capacità mentali rispetto alle persone che sono meno attive della media, anche se hanno lesioni cerebrali o biomarcatori legati alla demenza, secondo uno studio eseguito alla Rush University, pubblicato ieri, 16 gennaio 2019, su Neurology.


Il dott. Aron S. Buchman, primo autore dello studio e professore associato nel Dipartimento di Scienze Neurologiche alla Rush University, ha detto:

"Abbiamo misurato i livelli di attività fisica nei partecipanti allo studio in media due anni prima della loro morte, e poi abbiamo esaminato il loro tessuto cerebrale donato dopo la morte, e abbiamo scoperto che uno stile di vita più attivo può avere un effetto protettivo sul cervello. Le persone che si muovevano di più avevano migliori capacità di pensiero e memoria rispetto a quelle che erano più sedentarie e non si muovevano affatto".


I ricercatori hanno scoperto che il movimento può fornire una riserva cognitiva per aiutare a mantenere il pensiero e le capacità di memoria quando ci sono segni di patologia del morbo di Alzheimer (MA) nel cervello.

 

Test cognitivi e attività di 454 anziani

Lo studio ha valutato 454 anziani; 191 avevano demenza e 263 no. A tutti i partecipanti sono stati eseguiti esami fisici e test di memoria e di pensiero ogni anno per 20 anni. I partecipanti hanno accettato di donare il loro cervello per la ricerca sulla loro morte. L'età media alla morte era di 91 anni.


Due anni prima della morte, in media, i ricercatori dell'Alzheimer's Disease Center della Rush hanno fornito a ciascun partecipante un monitor delle attività chiamato 'accelerometro'. Il dispositivo portato al polso ha monitorato l'attività fisica 24 ore su 24, comprendendo tutto, dai piccoli movimenti come camminare nella casa alle attività più vigorose, come le routine di esercizio.


I ricercatori hanno raccolto e valutato sette giorni di dati di movimento per ciascun partecipante e calcolato un punteggio medio giornaliero di attività. I risultati sono stati misurati nel numero di movimenti al giorno, con una media complessiva di 160.000 azioni al giorno. Le persone senza demenza avevano una media di 180.000 azioni al giorno, e le persone con demenza ne avevano 130.000 in media.


I ricercatori hanno scoperto che livelli più alti di movimento quotidiano erano legati a migliori prestazioni di pensiero e di memoria. Lo studio ha anche scoperto che le persone che avevano migliori capacità motorie - abilità che aiutano con movimento e coordinazione - avevano anche migliori capacità di pensiero e memoria.

 

Piccole differenze di attività = grandi differenze nei tassi di demenza

Per ogni aumento di una deviazione standard nell'attività fisica, i partecipanti avevano il 31% in meno di probabilità di sviluppare demenza. Per ogni aumento di una deviazione standard nella capacità motoria, i partecipanti avevano il 55% in meno di probabilità di sviluppare la demenza.


Buchman ha detto che l'analisi ha mostrato che l'attività fisica e le capacità motorie hanno rappresentato l'8% della differenza tra i punteggi delle persone nei test di pensiero e di memoria.


Dopo la morte dei partecipanti, i ricercatori hanno esaminato il tessuto cerebrale da loro donato, alla ricerca di lesioni e biomarcatori di demenza e di MA. La relazione tra attività e punteggi dei test è stata costante anche quando i ricercatori hanno confrontato i numeri con la gravità delle lesioni cerebrali dei partecipanti.


Hanno anche scoperto che la relazione era coerente sia nelle persone che avevano la demenza che in quelle che non l'avevano. Il legame tra un livello più alto di attività fisica e una migliore capacità di pensiero e memoria non era correlato alla presenza di biomarcatori del MA e dei relativi disturbi.

 

L'esercizio fisico può proteggere il cervello, ma servono ulteriori studi

Buchman ha detto:

"L'esercizio fisico è un modo economico per migliorare la salute, e il nostro studio dimostra che potrebbe avere un effetto protettivo sul cervello. Ma è importante notare che lo studio non mostra causa ed effetto.

"Potrebbe anche essere possibile che, man mano che le persone perdono memoria e capacità di pensiero, riducano la loro attività fisica. Sono necessari ulteriori studi per determinare se muoversi di più è veramente benefico per il cervello".


Una limitazione dello studio era che non aveva dati sull'attività fisica dei partecipanti nel corso della loro vita, quindi non sappiamo se anche l'attività fisica nella prima età potesse aver avuto un ruolo. Inoltre, lo studio non ha analizzato il tipo di attività fisica, quindi è difficile determinare se un'attività fisica può essere più vantaggiosa di un'altra.

 

 

 


Fonte: Rush University (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Aron S. Buchman, Lei Yu, Robert S. Wilson, Andrew Lim, Robert J. Dawe, Chris Gaiteri, Sue E. Leurgans, Julie A. Schneider,David A. Bennett. Physical activity, common brain pathologies, and cognition in community-dwelling older adults. Neurology, 16 Jan 2019, DOI: 10.1212/WNL.0000000000006954

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Studio dimostra il ruolo dei batteri intestinali nelle neurodegenerazioni

7.10.2016 | Ricerche

L'Alzheimer (AD), il Parkinson (PD) e la sclerosi laterale amiotrofica (SLA) sono tutte ...

'Tau, disfunzione sinaptica e lesioni neuroassonali si associano di più c…

26.05.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) comporta il deperimento caratteristico di alcune regioni del ...

Ritmi cerebrali non sincronizzati nel sonno fanno dimenticare gli anziani

18.12.2017 | Ricerche

Come l'oscillazione della racchetta da tennis durante il lancio della palla per servire un ace, l...

Scoperto un fattore importante che contribuisce all'Alzheimer

22.08.2022 | Ricerche

Una ricerca guidata dai dott. Yuhai Zhao e Walter Lukiw della Luisiana State University ...

Scoperto perché l'APOE4 favorisce l'Alzheimer e come neutralizzarlo

10.04.2018 | Ricerche

Usando cellule di cervello umano, scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto la ...

Paesi asiatici assistono gli anziani in modo diverso: ecco cosa possiamo impar…

28.10.2020 | Esperienze & Opinioni

A differenza dei paesi occidentali, le culture tradizionali asiatiche mettono un forte a...

Scienziati dicono che si possono recuperare i 'ricordi persi' per l…

4.08.2017 | Ricerche

Dei ricordi dimenticati sono stati risvegliati nei topi con Alzheimer, suggerendo che la...

Le donne possono vivere meglio con una dieta migliore

22.07.2022 | Ricerche

Mangiare frutta e verdura di colori più brillanti può aiutare i problemi di salute delle donne.

...

Perché le cadute sono così comuni nell'Alzheimer e nelle altre demenze?

4.09.2020 | Esperienze & Opinioni

Le cadute hanno cause mediche o ambientali

Una volta che si considerano tutte le divers...

Lavati i denti, posticipa l'Alzheimer: legame diretto tra gengivite e mal…

4.06.2019 | Ricerche

Dei ricercatori hanno stabilito che la malattia gengivale (gengivite) ha un ruolo decisi...

Perché il diabete tipo 2 è un rischio importante per lo sviluppo dell'Alz…

24.03.2022 | Ricerche

Uno studio dell'Università di Osaka suggerisce un possibile meccanismo che collega il diabete all'Al...

Un singolo trattamento genera nuovi neuroni, elimina neurodegenerazione nei to…

1.07.2020 | Ricerche

Xiang-Dong Fu PhD, non è mai stato così entusiasta di qualcosa in tutta la sua carriera...

Preoccupazione, gelosia e malumore alzano rischio di Alzheimer per le donne

6.10.2014 | Ricerche

Le donne che sono ansiose, gelose o di cattivo umore e angustiate in me...

Che speranza hai dopo la diagnosi di Alzheimer?

25.01.2021 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia che cambia davvero la vita, non solo per la pe...

I dieci fattori legati a un aumento del rischio di Alzheimer

27.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Anche se non c'è ancora alcuna cura, i ricercatori stanno continuando a migliorare la co...

Accumulo di proteine sulle gocce di grasso implicato nell'Alzheimer ad es…

21.02.2024 | Ricerche

In uno studio durato 5 anni, Sarah Cohen PhD, biologa cellulare della UNC e Ian Windham della Rockef...

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023 | Ricerche

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

Capire l'origine dell'Alzheimer, cercare una cura

30.05.2018 | Ricerche

Dopo un decennio di lavoro, un team guidato dal dott. Gilbert Bernier, ricercatore di Hô...

Ricercatori delineano un nuovo approccio per trattare le malattie degenerative

8.05.2024 | Ricerche

Le proteine sono i cavalli da soma della vita. Gli organismi li usano come elementi costitutivi, ...

Nuovo farmaco previene le placche amiloidi, un segno specifico di Alzheimer

8.03.2021 | Ricerche

Le placche di amiloide sono caratteristiche patologiche del morbo di Alzheimer (MA): son...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.