Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Le cellule si parlano di più nelle zone dove colpisce prima l'Alzheimer, rafforzando le placche amiloidi

Ricercatori della Washington University School of Medicine di St. Louis riportano che livelli più elevati di comunicazione tra le cellule fanno aumentare la beta amiloide (l'ingrediente principale delle lesioni in placche che sono una caratteristica dell'Alzheimer) nelle regioni del cervello che l'Alzheimer colpisce per prime.

Queste regioni cerebrali appartengono a una rete che è più attiva quando il cervello è a riposo. La scoperta che le cellule in queste regioni comunicano tra di loro più spesso che le cellule in altre parti del cervello può contribuire a spiegare perché queste aree sono spesso tra le prime a sviluppare le placche, secondo i ricercatori.

cervello placche

Ricercatori della Washington University School of Medicine di St. Louis hanno dimostrato che le cellule cerebrali in rete modalità predefinita, evidenziata in blu sulla sinistra, comunicano tra di loro più spesso di altre aree cerebrali. Questo può spiegare perché queste stesse aree sono spesso colpite per prime dalle placche di Alzheimer, che sono evidenziati in rosso nelle immagini del cervello a destra. (per gentile concessione del Journal of Neuroscience)

Lavorando con topi geneticamente ingegnerizzati a sviluppare cambiamenti cerebrali di tipo Alzheimer, gli scienziati hanno ridotto le dimensioni e il numero di placche, diminuendo l'attività delle cellule cerebrali in alcune regioni. I risultati, che appaiono il 1 maggio su Nature Neuroscience, sono gli ultimi ad aggiungere evidenze che le cellule del cervello più occupate possono sia contribuire che prevenire l'Alzheimer.

Secondo una nuova teoria, la differenza sta in quali cellule cerebrali sono impegnate. "Impegnare il cervello in attività quali leggere, socializzare o studiare può essere utile in quanto riduce l'attività nelle regioni sensibili e aumenta l'attività nelle regioni che sembrano essere meno vulnerabili alla deposizione di placche di Alzheimer", spiega David M. Holtzman, MD, Professore dell'Andrew B. Gretchen and P. Jones e direttore del Dipartimento di Neurologia. "Ho il sospetto che la privazione del sonno e l'aumento dello stress, che possono influire sul rischio di Alzheimer, possono aumentare anche i livelli di attività in queste regioni vulnerabili".

Le regioni sensibili del cervello evidenziate nel nuovo studio appartengono alla rete in modalità predefinita, un gruppo di regioni del cervello che diventano più attive quando il cervello non è impegnato in un compito cognitivo impegnativo. Il co-autore Marcus Raichle, MD, professore di neurologia, di radiologia e di neurobiologia, fu tra i primi a descrivere la rete di modalità predefinita. In un articolo pubblicato nel 2005, i ricercatori dell'Università di Washington hanno dimostrato che le regioni in rete modalità di default [=predefinita] sono spesso tra i primi a sviluppare le placche di Alzheimer. Per capire perché, Adam Bero, uno studente laureato nel laboratorio di Holtzman, ha analizzato la chimica del cervello dei topi. Ha scoperto che le regioni del cervello del topo analoghe a quelle della rete umana modalità di default avevano livelli elevati dei primi depositi di placche amiloidi, rispetto ad altri settori.

Successivamente, Bero ha mostrato nei giovani topi che le regioni ad alta intensità di placca avevano maggiori livelli di beta amiloide. In un terzo esperimento, ha trovato che i maggiori livelli di beta amiloide erano causati da una maggiore comunicazione delle cellule nervose nelle regioni colpite. Per dimostrare ulteriormente il rapporto tra formazione di placca e comunicazione cellulare, gli scienziati hanno tagliato i baffi su un lato di un gruppo di topi e li hanno tenuti corti per un mese. "Poiché i topi sono animali notturni e la loro vista è scarsa, i baffi sono un modo importante per capire dove sono nel loro ambiente", spiega Holtzman. "Tagliando loro i baffi su un lato, abbiamo ridotto l'attività neuronale nella regione del cervello che rileva il movimento del baffo". La perdita di questi dati è risultata in placche più piccole e meno numerose sulla parte del cervello collegata ai baffi potati. In un esperimento separato, quando i ricercatori hanno stimolato regolarmente i baffi con un tampone di cotone, i livelli di beta amiloide sono aumentati.

Secondo Holtzman, i risultati dimostrano il collegamento diretto tra la formazione e la crescita di placche amiloidi e i cambiamenti nei livelli di attività delle cellule cerebrali in varie parti del cervello. Ha in programma ulteriori indagini sui meccanismi che regolano l'attività predefinita del cervello, le loro connessioni con fenomeni come il sonno, ed i loro potenziali effetti sull'Alzheimer.

 


Riferimenti: Bero AW, Yan P, Roh JH, Cirrito JR, Stewart FR, Raichle ME, Lee JM, Holtzman DM. Neuronal activity regulates the regional vulnerability to amyloid-beta deposition. Nature Neuroscience , May 1, 2011.

Ricerca finanziata dei National Institutes of Health (NIH) e dal Cure Alzheimer's Fund.

Articolo di Michael C. Purdy pubblicato su Washington University St Louis News il 1 maggio 2011 Traduzione di Traduzione di Franco Pellizzari. 

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi, eventualmente citati nell'articolo, sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non si propone come terapia o dieta; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer Riese. I siti terzi raggiungibili dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente; in particolare si segnala la presenza frequente di una istituzione medica con base in Germania (xcell-Center) che propone la cura dell'Alzheimer con cellule staminali; la Società Tedesca di Neuroscienze ha più volte messo in guardia da questa proposta il cui effetto non è dimostrato. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione, una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e a informarti:


Notizie da non perdere

Nuovo sensore nel cervello offre risposte all'Alzheimer

12.03.2021 | Ricerche

Scienziati della Università della Virginia (UVA) hanno sviluppato uno strumento per moni...

Il 'Big Bang' dell'Alzheimer: focus sulla tau mortale che cambi…

11.07.2018 | Ricerche

Degli scienziati hanno scoperto un "Big Bang" del morbo di Alzheimer (MA) - il punto pre...

Svelata una teoria rivoluzionaria sull'origine dell'Alzheimer

28.12.2023 | Ricerche

Nonostante colpisca milioni di persone in tutto il mondo, il morbo di Alzheimer (MA) man...

Convalidare il sentimento aiuta meglio di criticare o sminuire

30.03.2020 | Ricerche

Sostenere i tuoi amici e la famiglia può aiutarli a superare questi tempi di incertezza...

Il gas da uova marce potrebbe proteggere dall'Alzheimer

15.01.2021 | Ricerche

La reputazione dell'[[acido solfidrico]] (o idrogeno solforato), di solito considerato v...

Ritmi cerebrali non sincronizzati nel sonno fanno dimenticare gli anziani

18.12.2017 | Ricerche

Come l'oscillazione della racchetta da tennis durante il lancio della palla per servire un ace, l...

L'Alzheimer è composto da quattro sottotipi distinti

4.05.2021 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato dall'accumulo anomale e dalla diffusione del...

Perché dimentichiamo? Nuova teoria propone che 'dimenticare' è in re…

17.01.2022 | Ricerche

Mentre viviamo creiamo innumerevoli ricordi, ma molti di questi li dimentichiamo. Come m...

Studio cinese: 'Metti spezie nel tuo cibo per tenere a bada l'Alzhei…

13.01.2022 | Ricerche

Proprio come 'una mela al giorno toglie il medico di torno', sono ben noti i benefici di...

LipiDiDiet trova effetti ampi e duraturi da intervento nutrizionale all'i…

9.11.2020 | Ricerche

Attualmente non esiste una cura nota per la demenza, e le terapie farmacologiche esisten...

Preoccupazione, gelosia e malumore alzano rischio di Alzheimer per le donne

6.10.2014 | Ricerche

Le donne che sono ansiose, gelose o di cattivo umore e angustiate in me...

L'esercizio fisico dà benefici cognitivi ai pazienti di Alzheimer

29.06.2015 | Ricerche

Nel primo studio di questo tipo mai effettuato, dei ricercatori danesi hanno dimostrato che l'ese...

Perché le cadute sono così comuni nell'Alzheimer e nelle altre demenze?

4.09.2020 | Esperienze & Opinioni

Le cadute hanno cause mediche o ambientali

Una volta che si considerano tutte le divers...

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

Vecchio farmaco per l'artrite reumatoide suscita speranze come cura per l…

22.09.2015 | Ricerche

Scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto che il salsalato, un farmaco usato per trattar...

L'impatto del sonno su cognizione, memoria e demenza

2.03.2023 | Ricerche

Riduci i disturbi del sonno per aiutare a prevenire il deterioramento del pensiero.

"Ci...

Stimolazione dell'onda cerebrale può migliorare i sintomi di Alzheimer

15.03.2019 | Ricerche

Esponendo i topi a una combinazione unica di luce e suono, i neuroscienziati del Massach...

Nuovo metodo di selezione farmaci spiega perché quelli di Alzheimer falliscono…

31.01.2022 | Ricerche

Analizzando i meccanismi di malattia nei neuroni umani, dei ricercatori dell'Università del...

Il ruolo sorprendente delle cellule immunitarie del cervello

21.12.2020 | Ricerche

Una parte importante del sistema immunitario del cervello, le cellule chiamate microglia...

Districare la tau: ricercatori trovano 'obiettivo maneggiabile' per …

30.01.2019 | Ricerche

L'accumulo di placche di amiloide beta (Aβ) e grovigli di una proteina chiamata tau nel ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.