Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Trattare le neurodegenerazioni puntando a più proteine patologiche, non solo una

Trattare le neurodegenerazioni puntando a più proteine patologiche, non solo unaA sinistra un neurone sano, a destra uno con neurodegenerazione.

Quasi tutte le principali malattie neurodegenerative - dall'Alzheimer al Parkinson - sono definite e diagnosticate dalla presenza di una delle quattro proteine ​​che sono diventate dannose: tau, beta-amiloide (Aβ), alfa-sinucleina (α-syn) o TDP-43.


Pertanto, i farmaci e gli studi sperimentali volti a prevenire o a rallentare la malattia spesso si concentrano su una sola delle rispettive proteine. Ma, ​​nelle malattie chiamate 'proteinopatie', puntare più proteine alla volta potrebbe essere la vera chiave, secondo un recente studio pubblicato su Brain da ricercatori della Penn Medicine.


Queste cosiddette 'proteinopatie' (proteine ​​mal ripiegate che si accumulano e distruggono i neuroni) coesistono in gradi diversi in tutti i diversi disordini neurodegenerativi e possono istigarsi l'un l'altra per aggravare la malattia in molti pazienti anziani. La prevalenza di queste co-patologie suggerisce che ciascuna malattia può in definitiva richiedere una terapia combinata mirata a più proteine, e non solo una singola terapia, in pazienti con malattia sia precoce che tarda.


"Storicamente, l'obiettivo della maggior parte degli studi clinici è stato puntare le proteine ​​patologiche primarie di una determinata malattia neurodegenerativa, come i depositi di tau e Aβ per il morbo di Alzheimer (MA), ma vediamo ora che molte di queste proteine ​​aggregate colpiscono la maggior parte dei pazienti anziani attraverso un intero spettro di presentazioni cliniche e neuropatologiche", ha detto l'autore senior John Q. Trojanowski MD/PhD, professore di patologia e medicina di laboratorio e direttore del Penn's Institute on Aging. "Questo ci dà un'ulteriore leva per trovare i modi di individuare le proteinopatie specifiche dei pazienti, con tecnologie biomarcatrici e di scansione sempre più sofisticate. Ciò consentirà a noi e ad altri ricercatori di abbinare meglio i partecipanti con terapie mirate specifiche negli studi clinici".


Lo studio, che ha analizzato 766 cervelli sottoposti a esame autoptico al Centro Ricerca Malattie Neurodegenerative (CNDR) della Penn, ha rivelato che i pazienti con forme più gravi delle loro patologie avevano più co-patologie. I ricercatori hanno anche scoperto che l'aumento dell'età e la presenza dell'allele APOE ε4 - una tipica variante genetica associata ad un rischio più alto di MA a insorgenza tardiva - sono fattori di rischio per le patologie patologiche.


I ricercatori hanno studiato i pazienti con le seguenti malattie: MA, malattia di Pick, degenerazione cortico basale (CBD), paralisi sopranucleare progressiva, atrofia multisistemica, Parkinson con e senza demenza, demenza da corpi di Lewy, nonché degenerazione lobare frontotemporale con TDP- 43, sclerosi laterale amiotrofica e tauopatia legata all'età primaria (PART).


Sebbene siano state osservate co-patologie nel MA e nei corpi di Lewy, le co-patologie tau, Aβ, α-syn e TDP-43 sono raramente riportate nelle altre malattie neurodegenerative. I ricercatori del CNDR hanno scoperto che le co-patologie erano comuni ma variavano tra i gruppi di malattie, dal 27 all'81% dei pazienti con co-patologie. Ad esempio, il 52% dei pazienti con CBD, in cui la tau è la proteina primaria, presentava più depositi proteici diversi della malattia neurodegenerativa.


La tau era quasi universale, il 92-100% di tutti i pazienti ne ha almeno una forma. Successivamente è stata osservata la presenza di Aβ, con il 20-57% dei pazienti con almeno un tipo di deposito di proteine, mentre la patologia α-sin, tipica del Parkinson, era meno comune, con il 4-16%. I depositi di TDP-43, che sono segni patologici caratteristici di degenerazione lobare frontotemporale e sclerosi laterale amiotrofica, sono stati i più rari, con lo 0-16% dei pazienti con questi depositi.


In diverse malattie neurodegenerative, le co-patologie sono aumentate notevolmente. Ad esempio, nei pazienti con MA (i depositi di tau e Aβ sono le firme principali), la patologia di α-syn - simile a quella di un corpo di Lewy - aumentava fino al 55% e la TDP-43 fino al 40%.


I risultati non mostrano solo un'alta prevalenza di co-patologie, ma suggeriscono anche che la proteina patologica primaria di un paziente può influenzare la prevalenza e la gravità della co-patologia, come dimostrano i pazienti con MA e corpi di Lewy.


La presenza di molteplici co-patologie è aumentata dal 9 al 25% dai malati di MA intermedio a quelli di livello più alto, e dallo 0% al 21% tra la malattia dei corpi di Lewy del tronco encefalico o solo dell'amigdala e nella malattia dei corpi di Lewy neocorticale più aggressiva.


Questi risultati supportano l'ipotesi della 'semina proteopatica' che è stata precedentemente stabilita nei sistemi modello di malattie neurodegenerative. Le proteine ​​misfolded [= mal ripiegate] possono 'incrociare' direttamente altre proteine ​​normali e vulnerabili per accumularsi e aggregarsi attraverso un trasferimento cellula-cellula di proteine ​​tossiche.


"Il nostro studio è un primo passo importante nella comprensione della misura in cui le co-patologie si presentano e incidono su tutte le malattie neurodegenerative", ha detto la co-autrice Virginia M.-Y. Lee PhD, direttrice del CNDR e professoressa di patologia e medicina di laboratorio. "Ora abbiamo bisogno di sondare più da vicino queste interazioni proteina-a-proteina ​​per capire meglio come progrediscono nel cervello dei pazienti, con un occhio di riguardo verso studi clinici che combinano terapie mirate per arrestare o rallentare l'accumulo di queste proteine ​nelle malattie".

 

 

 


Fonte: University of Pennsylvania (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: John L Robinson, Edward B Lee, Sharon X Xie, Lior Rennert, EunRan Suh, Colin Bredenberg, Carrie Caswell, Vivianna M Van Deerlin, Ning Yan, Ahmed Yousef, Howard I Hurtig, Andrew Siderowf, Murray Grossman, Corey T McMillan, Bruce Miller, John E Duda, David J Irwin, David Wolk, Lauren Elman, Leo McCluskey, Alice Chen-Plotkin, Daniel Weintraub, Steven E Arnold, Johannes Brettschneider, Virginia M.-Y Lee, John Q Trojanowski. Neurodegenerative disease concomitant proteinopathies are prevalent, age-related and APOE4-associated. Brain, 2018; 141 (7): 2181 DOI: 10.1093/brain/awy146

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023 | Ricerche

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

Scoperto un fattore importante che contribuisce all'Alzheimer

22.08.2022 | Ricerche

Una ricerca guidata dai dott. Yuhai Zhao e Walter Lukiw della Luisiana State University ...

'Scioccante': dopo un danno, i neuroni si auto-riparano ripartendo d…

17.04.2020 | Ricerche

Quando le cellule cerebrali adulte sono ferite, ritornano ad uno stato embrionale, secon...

Gli interventi non farmacologici per l'Alzheimer sono sia efficaci che co…

19.04.2023 | Ricerche

Un team guidato da ricercatori della Brown University ha usato una simulazione al computer per di...

Goccioline liquide dense come computer cellulari: nuova teoria sulla causa del…

22.09.2022 | Ricerche

Un campo emergente è capire come gruppi di molecole si condensano insieme all'interno de...

Cerca il tuo sonno ideale: troppo e troppo poco legati al declino cognitivo

28.10.2021 | Ricerche

Come tante altre cose buone della vita, il sonno fa meglio se è moderato. Uno studio plu...

Pensaci: tenere attivo il cervello può ritardare l'Alzheimer di 5 anni

21.07.2021 | Ricerche

Mantenere il cervello attivo in vecchiaia è sempre stata un'idea intelligente, ma un nuo...

Studio rivela dove vengono memorizzati i frammenti di memoria

22.07.2022 | Ricerche

Un momento indimenticabile in un ristorante può non essere esclusivamente il cibo. Gli o...

Livelli di ossigeno nel sangue potrebbero spiegare perché la perdita di memori…

9.06.2021 | Ricerche

Per la prima volta al mondo, scienziati dell'Università del Sussex hanno registrato i li...

Relazioni personali ricche migliorano il funzionamento del cervello

22.06.2020 | Ricerche

Come interagiscono gli individui, come si percepiscono uno con l'altro, e i pensieri e i...

Scoperto perché l'APOE4 favorisce l'Alzheimer e come neutralizzarlo

10.04.2018 | Ricerche

Usando cellule di cervello umano, scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto la ...

LipiDiDiet trova effetti ampi e duraturi da intervento nutrizionale all'i…

9.11.2020 | Ricerche

Attualmente non esiste una cura nota per la demenza, e le terapie farmacologiche esisten...

Perché dimentichiamo? Nuova teoria propone che 'dimenticare' è in re…

17.01.2022 | Ricerche

Mentre viviamo creiamo innumerevoli ricordi, ma molti di questi li dimentichiamo. Come m...

L'esercizio fisico dà benefici cognitivi ai pazienti di Alzheimer

29.06.2015 | Ricerche

Nel primo studio di questo tipo mai effettuato, dei ricercatori danesi hanno dimostrato che l'ese...

La lunga strada verso la demenza inizia con piccoli 'semi' di aggreg…

20.11.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) si sviluppa nel corso di decenni. Inizia con una reazione a c...

Qualità della vita peggiora quando l'Alzheimer è complicato dal cancro

28.04.2023 | Esperienze & Opinioni

Che considerazioni si possono fare per una persona con Alzheimer che riceve anche la diagnosi di can...

Sciogliere il Nodo Gordiano: nuove speranze nella lotta alle neurodegenerazion…

28.03.2019 | Ricerche

Con un grande passo avanti verso la ricerca di un trattamento efficace per le malattie n...

Preoccupazione, gelosia e malumore alzano rischio di Alzheimer per le donne

6.10.2014 | Ricerche

Le donne che sono ansiose, gelose o di cattivo umore e angustiate in me...

Come dormiamo oggi può prevedere quando inizia l'Alzheimer

8.09.2020 | Ricerche

Cosa faresti se sapessi quanto tempo hai prima che insorga il morbo di Alzheimer (MA)? N...

I dieci fattori legati a un aumento del rischio di Alzheimer

27.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Anche se non c'è ancora alcuna cura, i ricercatori stanno continuando a migliorare la co...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)