Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Uno studio collega l'infiammazione nel cervello al declino certo della memoria

Alti livelli di una proteina associata all'infiammazione cronica di basso livello nel cervello sono lagati ad aspetti di declino della memoria negli anziani che altrimenti sarebbero cognitivamente normali.

Lo studio che lo afferma, condotto da scienziati dell'Università della California di San Francisco (UCSF), è stato presentato in una sessione della riunione annuale dell'American Academy of Neurology il 13 aprile 2011.

L'infiammazione è parte della risposta immunitaria naturale dell'organismo a un danno dei tessuti. Però l'infiammazione cronica è associata a molte malattie. Nel cervello, si pensa che abbia un ruolo nelle malattie di invecchiamento e neurodegenerazione, come il Parkinson e l'Alzheimer. Se ulteriori ricerche determineranno che l'infiammazione provoca il declino della memoria, i farmaci anti-infiammatori potrebbero rivelarsi utili ad evitare il danno.

Studi su animali hanno dimostrato che una prolungata infiammazione del cervello ostacola la funzione dell'ippocampo, una regione del cervello coinvolta nella conservazione e generazione di memoria. E lo fa distruggendo la creazione di ricordi, un processo noto come potenziamento a lungo termine.

Gli scienziati nello studio hanno ipotizzato che la presenza di proteina C-reattiva (CRP), un marcatore di infiammazione cronica di basso livello nel cervello, sarebbe associata a una creazione minore di memoria e a lobi mediali-temporali più piccoli, compreso l'ippocampo. Hanno esaminato 76 donne e uomini (età media 71,8 anni) con livelli di CRP rintracciabile nel sangue, e 65 persone (età media 70,8 anni) con livelli non rilevabili. Tutti i partecipanti hanno eseguito un compito di apprendimento composto da una lista di 16 parole per misurare il ricordo verbale, e sono stati sottoposti a risonanza magnetica (MRI) per misurare i volumi di specifiche regioni dei lobi temporali mediali, in particolare l'ippocampo, la corteccia entorinale e la corteccia paraippocampale.

I risultati hanno dimostrato che gli adulti con livelli misurabili di proteina C-reattiva ha ricordato un minor numero di parole e aveva piccoli lobi temporali mediali. Gli scienziati non sanno se l'infiammazione indicata dalla proteina C- reattiva è la causa della perdita di memoria, se riflette una risposta a qualche altro processo di malattia o se i due fattori sono slegati. Ma se l'infiammazione provoca il declino cognitivo, trattamenti relativamente semplici potrebbero aiutare, ha detto Joel H. Kramer, PsyD, professore di neuropsicologia clinica della UCSF e direttore del programma di neuropsicologia al Memory and Aging Center della UCSF. "I farmaci anti-infiammatori oggi disponibili potrebbero essere utilizzati per il trattamento di infezioni di grado basso a livello cerebrale, e potrebbero essere utilizzati in maniera più aggressiva dopo l'intervento, che richiede una risposta infiammatoria di grandi dimensioni," ha detto.

Kramer e i suoi colleghi hanno previsto di tenere sotto controllo i partecipanti fino al termine della loro vita e di utilizzare ulteriori marcatori dell'infiammazione, quelli che tendono ad essere più sensibili ai cambiamenti acuti della CRP. "Pensiamo che un tale studio ci darà una migliore idea di cosa sta guidando i processi che abbiamo osservato" ha detto. "Se i livelli basali dei marcatori infiammatori prevedono i cambiamenti nel tempo, potremmo considerare uno studio clinico con farmaci anti-infiammatori per trattare l'infiammazione".

L'infiammazione è solo uno dei diversi possibili fattori che potrebbero portare al declino cognitivo negli adulti che invecchiano normalmente, ha detto Kramer. Lui ei suoi colleghi stanno esaminando pure il possibile impatto dei fattori di rischio cardiovascolari e ictus. "Stiamo anche iniziando a guardare all'esercizio fisico, e vogliamo studiare il sonno" ha detto.

Lo studio è stato finanziato dal National Institute on Aging. Co-autori sono Ralph Green e Joshua Miller della UC Davis; Reva Wilheim, Caroline Racine, Brianne Bettcher, Kristine Yaffe e Bruce Miller, del Memory and Aging Center della UCSF.

 


Fonte: Materiale della University of California - San Francisco.

Pubblicato su ScienceDaily il 13 aprile 2011 Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi, eventualmente citati nell'articolo, sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non si propone come terapia o dieta; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer Riese. I siti terzi raggiungibili dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente; in particolare si segnala la presenza frequente di una istituzione medica con base in Germania (xcell-Center) che propone la cura dell'Alzheimer con cellule staminali; la Società Tedesca di Neuroscienze ha più volte messo in guardia da questa proposta il cui effetto non è dimostrato. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione, una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e a informarti:

Notizie da non perdere

Molecola 'anticongelante' può impedire all'amiloide di formare …

27.06.2018 | Ricerche

La chiave per migliorare i trattamenti per le lesioni e le malattie cerebrali può essere nelle mo...

Scoperta importante sull'Alzheimer: neuroni che inducono rumore 'cop…

11.06.2020 | Ricerche

I neuroni che sono responsabili di nuove esperienze interferiscono con i segnali dei neu...

Nuova teoria sulla formazione dei ricordi nel cervello

9.03.2021 | Ricerche

Una ricerca eseguita all'Università del Kent ha portato allo sviluppo della teoria MeshC...

Il 'Big Bang' dell'Alzheimer: focus sulla tau mortale che cambi…

11.07.2018 | Ricerche

Degli scienziati hanno scoperto un "Big Bang" del morbo di Alzheimer (MA) - il punto pre...

Malato di Alzheimer: la casa di cura la paga lo Stato?

25.05.2023 | Normativa

Chi si fa carico delle spese per un malato di Alzheimer ricoverato in una casa di riposo? Scopriamo ...

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023 | Ricerche

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

Scoperto il punto esatto del cervello dove nasce l'Alzheimer: non è l…

17.02.2016 | Ricerche

Una regione cruciale ma vulnerabile del cervello sembra essere il primo posto colpito da...

Nuovo metodo di selezione farmaci spiega perché quelli di Alzheimer falliscono…

31.01.2022 | Ricerche

Analizzando i meccanismi di malattia nei neuroni umani, dei ricercatori dell'Università del...

Interleuchina3: la molecola di segnalazione che può prevenire l'Alzheimer…

20.07.2021 | Ricerche

Una nuova ricerca su esseri umani e topi ha identificato una particolare molecola di seg...

Scoperto nuovo colpevole del declino cognitivo nell'Alzheimer

7.02.2019 | Ricerche

È noto da tempo che i pazienti con morbo di Alzheimer (MA) hanno anomalie nella vasta re...

L'Alzheimer è composto da quattro sottotipi distinti

4.05.2021 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato dall'accumulo anomale e dalla diffusione del...

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

L'invecchiamento è guidato da geni sbilanciati

21.12.2022 | Ricerche

Il meccanismo appena scoperto è presente in vari tipi di animali, compresi gli esseri umani.

Dosi basse di radiazioni possono migliorare la qualità di vita nell'Alzhe…

6.05.2021 | Ricerche

Individui con morbo di Alzheimer (MA) grave hanno mostrato notevoli miglioramenti nel co...

Scoperto un fattore importante che contribuisce all'Alzheimer

22.08.2022 | Ricerche

Una ricerca guidata dai dott. Yuhai Zhao e Walter Lukiw della Luisiana State University ...

Meccanismo neuroprotettivo alterato dai geni di rischio dell'Alzheimer

11.01.2022 | Ricerche

Il cervello ha un meccanismo naturale di protezione contro il morbo di Alzheimer (MA), e...

L'esercizio fisico dà benefici cognitivi ai pazienti di Alzheimer

29.06.2015 | Ricerche

Nel primo studio di questo tipo mai effettuato, dei ricercatori danesi hanno dimostrato che l'ese...

Scoperta ulteriore 'barriera' anatomica che difende e monitora il ce…

11.01.2023 | Ricerche

Dalla complessità delle reti neurali, alle funzioni e strutture biologiche di base, il c...

Il gas da uova marce potrebbe proteggere dall'Alzheimer

15.01.2021 | Ricerche

La reputazione dell'[[acido solfidrico]] (o idrogeno solforato), di solito considerato v...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)