L'istruzione dà alle persone un vantaggio nei loro ultimi anni, aiutandole a tenere a bada la demenza e a mantenere intatti i ricordi, secondo un nuovo studio guidato dalla University of Southern California.
"Questa associazione tra l'aumento dei conseguimenti scolastici e il calo della prevalenza di demenza è una buona notizia per le persone che hanno completato alcuni studi superiori o una laurea", ha detto Eileen M. Crimmins, autrice senior dello studio e professore universitario all'USC Leonard Davis School of Gerontology. "Ma cosa significa per le persone meno istruite? Hanno maggiori probabilità di sviluppare la demenza e di vivere più a lungo con essa".
Lo studio è uno dei due pubblicati da ricercatori della USC il 16 aprile in uno supplemento speciale focalizzato sulla demenza di The Journals of Gerontology, Series B: Psychological Sciences and Social Sciences.
Il secondo studio USC apparso nel supplemento, guidato da Julie Zissimopoulos del USC Schaeffer Center for Health Policy and Economics, ha esaminato come sarebbe influenzata la demenza se fossero affrontate altre malattie croniche associate ad un maggiore rischio di demenza (per esempio, se fosse ridotta della metà l'insorgenza di diabete o ipertensione dopo i 50 anni).
Una tale impresa estenderebbe la vita delle persone di un anno e migliorerebbe la loro salute generale, hanno scoperto la Zissimopoulos, Crimmins e i coautori. Tuttavia, tali miglioramenti comporterebbero un compromesso significativo: più persone over-65 vivrebbero con la demenza e per un periodo di tempo più lungo.
"Ridurre l'insorgenza di ipertensione e diabete in mezza età e in vecchiaia ha migliorato la salute di questi adulti, ma ha anche esteso la loro vita. Questo a sua volta ha aumentato il loro rischio complessivo di demenza e alla fine ha aumentato il numero di persone che convivono con la demenza in età avanzata", ha detto la Zissimopoulos, professore associato e vicepreside della USC Price School of Public Policy.
1-Istruzione e insorgenza di demenza
Lo studio che esamina l'associazione tra rendimento scolastico e demenza ha usato i dati 2000 e 2010 sulle abilità cognitive degli americani over-65 dell'Health and Retirement Study. L'analisi si è basata su un campione di 10.374 partecipanti nel 2000 e 9.995 nel 2010 che avevano 65 anni e più (età media circa 75 anni). L'indagine rappresentativa a livello nazionale verifica lo stato cognitivo attraverso una serie di domande e osservazioni degli intervistatori. I dati sulla mortalità provenivano dalle statistiche sanitarie nazionali degli Stati Uniti.
Il campione è stato diviso in quattro categorie per il livello di istruzione: coloro che non hanno completato la scuola superiore, quelli con un diploma di scuola superiore, quelli con università, e quelli che hanno acquisito una o più lauree.
L'aspettativa di vita con una cognizione sana è aumentata per le persone con più istruzione tra il 2000 e il 2010. La durata della vita con buona cognizione di uomini e donne over-65 che si sono laureati è aumentata in media di 1,51 anni e 1,79 anni rispettivamente. L'aumento della vita con una buona cognizione era molto più basso tra chi aveva minore istruzione (0,66 anni per gli uomini e 0,27 anni per le donne).
Lo studio ha rilevato che la cognizione sana ha caratterizzato la maggior parte delle persone con almeno un'istruzione universitaria dopo gli 80. Le persone che non avevano completato la scuola superiore avevano una buona cognizione fino ai 70 anni. "Lo stato di istruzione superiore sembra fornire benefici cognitivi per tutta la vita, sia per il suo effetto sul funzionamento cognitivo che per i suoi effetti su una vita più lunga", hanno scritto i ricercatori.
2-Concentrare gli sforzi sul ritardo della demenza
Scienziati e aziende farmaceutiche da molti anni lavorano su trattamenti per l'Alzheimer e la demenza, ma finora non esiste una cura. Ora si stanno concentrando su queste domande: puoi ritardare l'insorgenza della demenza? Puoi farlo indirettamente, puntando una malattia cronica legata all'età?
Per questo studio, la Zissimopoulos e un team di ricercatori hanno usato 7 ondate di dati dal 2000 al 2012 su un campione di 27.734 persone over-51 partecipanti al National Health and Retirement Survey, che valuta lo stato di salute e le malattie durante il ciclo di vita. I dati sono stati usati per modellare il modo in cui la salute evolve dalla mezza età media alla vecchiaia, tenendo conto delle associazioni interdipendenti dei fattori di rischio per la demenza e l'impatto di questi fattori di rischio sia sulla morbilità che sulla mortalità.
I ricercatori hanno usato un modello dinamico di microsimulazione, il Future Elderly Model, sviluppato dal Centro Roybal Simulazione Politiche Sanitarie dell'USC Schaeffer Center, e hanno analizzato in che modo una serie di scenari influenzerebbe la salute, la longevità e una vita cognitiva sana di una coorte di persone di 51 e 52 anni durante il loro ciclo di vita.
Gli scenari includevano lo status quo senza miglioramento della salute, con la riduzione dell'incidenza dell'ipertensione della metà, con l'eliminazione dell'ipertensione dopo i 50 anni, con l'azzeramento dell'ipertensione prima dei 50 anni e con la riduzione dell'incidenza del diabete della metà. Hanno confrontato questi scenari di miglioramento della salute con uno scenario che prevede un nuovo trattamento ipotetico che ritarda la demenza di due anni. Molti ricercatori e istituzioni stanno lavorando per sviluppare tale trattamento.
Hanno scoperto che mentre la riduzione dell'ipertensione e del diabete miglioravano la salute e la longevità, allo stesso tempo aumentavano il numero di anni vissuti con la demenza. La simulazione ha rivelato, per esempio, che la cura dell'ipertensione aumenterebbe di 3,37 il numero medio di anni di convivenza con la demenza (assumendo di sopravvivere ai 65 anni), rispetto allo status quo di 2,94 anni.
"Abbiamo scoperto che solo i trattamenti che ritardano l'insorgenza della demenza possono sia aumentare l'aspettativa di vita, sia ridurre il numero di anni vissuti con demenza", ha detto la Zissimopoulos. Un'innovazione nel trattamento che ritarda l'esordio della demenza significherebbe, nell'intera coorte, ridurre di circa la metà all'anno il numero di anni vissuti con demenza rispetto allo status quo.
Fonte: Emily Gersema in University of Southern California (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.
Riferimenti:
- Eileen M Crimmins, Yasuhiko Saito, Jung Ki Kim, Yuan S Zhang, Isaac Sasson, Mark D Hayward. Educational Differences in the Prevalence of Dementia and Life Expectancy with Dementia: Changes from 2000 to 2010. The Journals of Gerontology: Series B, Published: 16 April 2018, DOI: 10.1093/geronb/gbx135
- Julie M Zissimopoulos, Bryan C Tysinger, Patricia A St.Clair, Eileen M Crimmins. The Impact of Changes in Population Health and Mortality on Future Prevalence of Alzheimer’s Disease and Other Dementias in the United States. The Journals of Gerontology: Series B, Published 16 April 2018, DOI: 10.1093/geronb/gbx147
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