Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Lo stesso gene può aumentare la memoria o, se c'è familiarità, il rischio di Alzheimer

 

Un nuovo studio eseguito alla Iowa State University può aver identificato il collegamento che spiega anni di ricerca conflittuale su un gene mitocondriale e il rischio di Alzheimer (AD).


Auriel Willette, l'assistente professore di scienza alimentare e nutrizione umana che ha guidato lo studio, dice che il ricercatore che ha segnalato inizialmente il gene TOMM40 (Translocase of Outer Mitochondrial Membrane-40kD), ha scoperto che esso aumenta il rischio di Alzheimer. Tuttavia, Willette dice che, poiché altri studi non sono riusciti a replicare i risultati, molti ricercatori hanno ignorato la scoperta.


Non convinto che il gene fosse un fallimento totale, Willette ha deciso di esaminare gli altri fattori che potrebbero aver contribuito ai risultati contrastanti. Nella ricerca pubblicata online su Alzheimer & Dementia, insieme ai suoi colleghi ha trovato una drammatica differenza nell'impatto del gene sulla memoria, sulla funzione cognitiva generale e sul rischio, in base alla storia familiare di Alzheimer e alla lunghezza di una sezione specifica del gene.


"È stato come uno sparo al buio, ma abbiamo trovato se non hai una storia familiare di Alzheimer, allora una versione più lunga del gene è una cosa buona. È legata a una memoria migliore fino a 10 anni più tardi e a circa un quinto del rischio di Alzheimer", ha dichiarato Willette, che è anche assistente aggiunto di neurologia all'Università dello Iowa. "Tuttavia, se la mamma o il papà ha/aveva l'Alzheimer, allora la versione lunga è un male, è l'esatto contrario".


Nello studio, le persone alla fine della mezza età con una storia familiare e una versione più lunga del gene hanno avuto il doppio della perdita di memoria fino a 10 anni dopo di chi, pur con una storia familiare, aveva una versione corta del gene. Un risultato simile, ma più forte, è stato rilevato in un gruppo separato di anziani con e senza Alzheimer.


Per questo studio la storia familiare si limitava alla presenza di AD solo nei genitori del partecipante. Lo studio ha anche trovato un'associazione tra il gene, la storia familiare e la funzione dei mitocondri, che creano energia per alimentare le cellule. I ricercatori hanno controllato il sesso, l'età e l'istruzione nella loro analisi del TOMM40 e la storia familiare nei partecipanti allo studio.

 

Carburante per il cervello e perdita di memoria

Questo studio è l'ultimo pezzo del puzzle che Willette e i suoi colleghi stanno mettendo insieme nel tentativo di abbassare il rischio di Alzheimer e, infine, impedire alle persone di ottenere la malattia. La direzione complessiva del loro lavoro si concentra sul modo in cui il corpo trae e tratta l'energia, ha detto. Mentre questo studio esamina i mitocondri, Willette ha anche studiato la resistenza all'insulina e le proteine ​​e gli enzimi che causano problemi che regolano l'energia.


Se separato, può essere più difficile cogliere l'impatto di ogni pezzo del puzzle o dello studio singolo. Nel complesso i ricercatori stanno imparando ciò che accade alla memoria e alla funzione cognitiva quando le cellule del cervello non hanno abbastanza energia per fare il loro lavoro, causando danni a lungo termine, ha dichiarato Willette. Con tutti questi diversi fattori, la sfida sta nell'indicare perché alcune persone contraggono l'Alzheimer e altre no.


"Come ricercatori, ci sembra di essere in un treno con mille diverse leve e pulsanti. Noi come comunità scientifica stiamo cercando di tirare ogni leva e spingere ogni pulsante per vedere quale è il freno", ha detto Willette. "Alla fine della giornata, tutto questo si fa per capire meglio come e quando nasce la malattia".

 

Identificare le modifiche prima delle fasi avanzate della malattia

Concentrarsi su questi problemi metabolici non sarebbe possibile senza anni di dati sugli individui con Alzheimer, in particolare i dati raccolti prima della loro diagnosi o dalle persone a rischio della malattia. Per questo studio, Willette ed i suoi colleghi hanno usato i dati del Wisconsin Registry for Alzheimer's Prevention e quelli della Alzheimer's Disease Neuroimaging Initiative. Il gruppo del Wisconsin segue i cambiamenti nella perdita di memoria e nella funzione cognitiva nel tempo per le persone di mezza età a rischio di Alzheimer, mentre l'altro gruppo segue analoghi cambiamenti nelle persone anziane con e senza la malattia.


Willette dice che, senza questi dati, i ricercatori avrebbero poca conoscenza della progressione della malattia. L'obiettivo è identificare i fattori unificanti che possono innescare la malattia analizzando i cambiamenti nel cervello, nel sangue e in altre aree del corpo. Con questo ultimo studio, Willette spera di aiutare i ricercatori di Alzheimer a mettere insieme altre risposte.


"È come cercare di risolvere il puzzle del sabato del New York Times, che può essere incredibilmente frustrante. Ma trovando la risposta corretta a una domanda, si può iniziare a compilare altre risposte", ha detto Willette. "Il mio augurio è che possiamo dare la risposta a quel cruciverba e che altri ricercatori possano trovare risposte aggiuntive basate su questo".

 

 

Lo stesso gene può aumentare la longevità o, se c'è familiarità, il rischio di AlzheimerAlla conferenza internazionale sull'Alzheimer di Vienna in Luglio 2009, Allen Roses ha presentato la prova genetica che la variazione di lunghezza della sequenza all'interno del gene TOMM40 (translocase of outer mitochondrial membrane 40 homolog) influenza il rischio di AD. Il gene TOMM40, che codifica una proteina mitocondriale, si trova sul cromosoma 19, adiacente al gene che codifica l'apolipoproteina E (APOE), un fattore noto di rischio di AD. Il sequenziamento del DNA di 340 individui ha rivelato due forme di una regione non codificante all'interno del gene TOMM40.

(I) La forma più comune contiene la ripetizione di una breve sequenza e si correla con un'età media di 78 anni dell'insorgenza di AD nei portatori dell'allele E3 dell'APOE [a] neutrale per l'AD, mentre una sequenza alternativa, ripetuta più a lungo, è correlata all'età media di insorgenza dell'AD di 70 anni nei portatori dell'E3 (n = 105, p <0.03) [b]. La forma lunga è presente anche in quasi tutti i portatori dell'allele E4 di APOE [c], che in precedenza Roses aveva dimostrato che si correla con una insorgenza precoce di AD.

Tre possibili meccanismi potrebbero spiegare il contributo di TOMM40 all'AD:

(II) APOE funziona al di fuori del neurone, separato fisicamente da una forma anomala di TOMM40. Il TOMM40 anomalo potrebbe portare a disfunzione mitocondriale, apoptosi e infine all'AD in modo indipendente dall'APOE.

(III) In alternativa, la proteina APOE intracellulare e la proteina TOMM40 potrebbero interagire sulla superficie mitocondriale per interrompere il metabolismo mitocondriale, portando ad apoptosi e AD.

(IV) Infine, la variazione di lunghezza nel gene TOMM40 potrebbe influenzare l'espressione del gene adiacente APOE. La forma breve di TOMM40 potrebbe portare a una forte trascrizione di APOE e quindi a livelli normali di proteine ​​E3 che proteggono dalla malattia [a]. Tuttavia, la lunga forma di TOMM40 potrebbe smorzare l'espressione di E3 [b] o E4 [c], portando a livelli inadeguati di proteine ​​APOE e successivamente all'AD.

(Fonte: SciBX, 6 Agosto 2009)

 

 


Fonte: Iowa State University (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Auriel A. Willette, Joseph L. Webb, Michael W. Lutz, Barbara B. Bendlin, Alexandra M. Wennberg, Jennifer M. Oh, Allen Roses, Rebecca L. Koscik, Bruce P. Hermann, N. Maritza Dowling, Sanjay Asthana, Sterling C. Johnson for the Alzheimer's Disease Neuroimaging Initiative. Family history and TOMM40 ‘523 interactive associations with memory in middle-aged and Alzheimer's disease cohorts. Journal of Alzheimer' Disease, in press, DOI: 10.1016/j.jalz.2017.03.009

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Dosi basse di radiazioni possono migliorare la qualità di vita nell'Alzhe…

6.05.2021 | Ricerche

Individui con morbo di Alzheimer (MA) grave hanno mostrato notevoli miglioramenti nel co...

Laser a infrarossi distrugge le placche di amiloide nell'Alzheimer

7.08.2020 | Ricerche

L'aggregazione di proteine ​​in strutture chiamate 'placche amiloidi' è una caratteristi...

Smontata teoria prevalente sull'Alzheimer: dipende dalla Tau, non dall�…

2.11.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca che altera drasticamente la teoria prevalente sull'or...

Qualità della vita peggiora quando l'Alzheimer è complicato dal cancro

28.04.2023 | Esperienze & Opinioni

Che considerazioni si possono fare per una persona con Alzheimer che riceve anche la diagnosi di can...

Ricercatori delineano un nuovo approccio per trattare le malattie degenerative

8.05.2024 | Ricerche

Le proteine sono i cavalli da soma della vita. Gli organismi li usano come elementi costitutivi, ...

Scoperto il punto esatto del cervello dove nasce l'Alzheimer: non è l…

17.02.2016 | Ricerche

Una regione cruciale ma vulnerabile del cervello sembra essere il primo posto colpito da...

Pensaci: tenere attivo il cervello può ritardare l'Alzheimer di 5 anni

21.07.2021 | Ricerche

Mantenere il cervello attivo in vecchiaia è sempre stata un'idea intelligente, ma un nuo...

Scoperto perché l'APOE4 favorisce l'Alzheimer e come neutralizzarlo

10.04.2018 | Ricerche

Usando cellule di cervello umano, scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto la ...

Il ciclo dell'urea astrocitica nel cervello controlla la lesione della me…

30.06.2022 | Ricerche

Nuove scoperte rivelano che il ciclo dell'urea negli astrociti lega l'accumulo di amiloide-beta e la...

L'invecchiamento è guidato da geni sbilanciati

21.12.2022 | Ricerche

Il meccanismo appena scoperto è presente in vari tipi di animali, compresi gli esseri umani.

'Scioccante': dopo un danno, i neuroni si auto-riparano ripartendo d…

17.04.2020 | Ricerche

Quando le cellule cerebrali adulte sono ferite, ritornano ad uno stato embrionale, secon...

Invertita per la prima volta la perdita di memoria associata all'Alzheime…

1.10.2014 | Ricerche

La paziente uno aveva avuto due anni di perdita progressiva di memoria...

'Tau, disfunzione sinaptica e lesioni neuroassonali si associano di più c…

26.05.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) comporta il deperimento caratteristico di alcune regioni del ...

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

Molecola 'anticongelante' può impedire all'amiloide di formare …

27.06.2018 | Ricerche

La chiave per migliorare i trattamenti per le lesioni e le malattie cerebrali può essere nelle mo...

'Ingorgo' di proteine nei neuroni legato alla neurodegenerazione

12.09.2022 | Ricerche

Un nuovo studio condotto da ricercatori dell'EPFL rivela che un complesso proteico malfunzionante pu...

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024 | Ricerche

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

Nuovo sensore nel cervello offre risposte all'Alzheimer

12.03.2021 | Ricerche

Scienziati della Università della Virginia (UVA) hanno sviluppato uno strumento per moni...

Cerca il tuo sonno ideale: troppo e troppo poco legati al declino cognitivo

28.10.2021 | Ricerche

Come tante altre cose buone della vita, il sonno fa meglio se è moderato. Uno studio plu...

Svelata una teoria rivoluzionaria sull'origine dell'Alzheimer

28.12.2023 | Ricerche

Nonostante colpisca milioni di persone in tutto il mondo, il morbo di Alzheimer (MA) man...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.