Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


E' l'invecchiamento del cervello a innescare l'Alzheimer?

E' l'invecchiamento del cervello a innescare l'Alzheimer?Scansioni con marcatura dell'amiloide di un cervello con Alzheimer (in alto) e di uno che invecchia nomalmente (in basso).

Una ricerca recente pubblicata su Frontiers in Aging Neuroscience, i Dott. Della David e Frank Baumann, insieme ai loro team del Centro Tedesco Malattie Neurodegenerative e dell'Hertie Institute, hanno dimostrato che i cambiamenti nelle proteine ​​associati all'invecchiamento sono implicati direttamente nelle formazioni proteiche collegate di solito all'Alzheimer.


Le malattie neurodegenerative sono spesso associate ad aggregati di proteine. Questi sono raggruppamenti di proteine ​​che si creano quando le proteine ​​misfolded (mal ripiegate, ​​che hanno perso la forma elaborata, ma riconoscibile, che detta la loro funzione) si aggregano, formando una struttura altamente intrattabile. Recenti ricerche hanno dimostrato che, anche in assenza di malattia, le proteine ​​possono aggregarsi sempre di più con l'età.


Nel caso dei pazienti affetti da Alzheimer, i ricercatori hanno esaminato se gli aggregati di amiloide-beta (Aβ), strettamente associati alla malattia, potrebbero essere indotti dal seme dell'invecchiamento: proteine ​​che si aggregano con l'età per formare aggregati.


Ciò si verificherebbe attraverso un fenomeno ipotizzato chiamato cross-seeding (seminazione incrociata), dove aggregati diversi di proteine ​​possono indurre l'aggregazione l'una dell'altra. Non è un caso che i pochi esempi esistenti di cross-seeding si verifichino tra le proteine ​​associate alle malattie.


Gli esperimenti dello studio sul verme C. elegans, un organismo il cui numero limitato di cellule e la relativa complessità rendono soggetto di test ideale, hanno dimostrato che gli aggregati di proteine ​​dipendenti dall'età possono indurre aggregazione dell'Aβ in vitro e che gli aggregati proteici da età di vecchi campioni di C. elegans avevano un probabilità particolarmente alta di cross-seed degli aggregati Aβ.


Al fine di verificare l'applicabilità di questi risultati ai mammiferi, sono stati effettuati gli stessi test in vitro su estratti cerebrali di topi di varie età, con risultati simili.


Eseguendo un conteggio proteico mediante spettrometria di massa del C. elegans, lo studio ha anche individuato alcune proteine ​​per ulteriori indagini. I candidati più promettenti per l'attività di cross-seeding sono le proteine ​​presenti come componenti minori negli aggregati associati alle malattie, che si aggregano sempre più dopo l'età media.


Inoltre, i ricercatori hanno dimostrato che una di queste proteine ​​inclini all'aggregazione, la PAR-5, può indurre tossicità da Aβ in vivo. Secondo i tassi di paralisi, la sovra-espressione contemporanea di PAR-5 e Aβ accelera la tossicità di Aβ nel C. elegans.


Questi esperimenti, combinati con la spettrometria di massa,  evidenziano ulteriormente che certi componenti minori possono essere qualificati come proteine ​​che "potrebbero essere più inclini ad aggregarsi in regioni cerebrali specifiche e aiutare così la generazione e la diffusione di semi associati alla malattia in certi circuiti del cervello".


Questo studio prevede quindi che i cambiamenti nelle conformazioni proteiche associate con la vecchiaia possano avviare l'Alzheimer attraverso l'aggregazione e la tossicità dell'Aβ.


Dato che gli esami in vitro dello studio non possono imitare l'intera complessità del cervello e descrivere tutte le interazioni neurobiologiche, i ricercatori incoraggiano una "valutazione in vivo mediante iniezione di aggregati dipendenti dall'età in modelli pre-sintomatici di topi transgenici di Alzheimer".


E aggiungono che le proteine ​​aggreganti dovrebbero essere mappate in campioni cerebrali umani sia sani che neurodegenerativi, in modo da chiarire "quali semi d'invecchiamento devono essere considerati e se certi semi d'invecchiamento sono più inclini a inseminare o ad associarsi a tipi specifici di malattia in aree anatomiche specifiche".

 

 

 


Fonte: Frontiers in Aging Neuroscience via ScienceDaily (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Reference: Nicole Groh, Anika Bühler, Chaolie Huang, Ka Wan Li, Pim van Nierop, August B. Smit, Marcus Fändrich, Frank Baumann, Della C. David. Age-Dependent Protein Aggregation Initiates Amyloid-β Aggregation. Frontiers in Aging Neuroscience, 2017; 9 DOI: 10.3389/fnagi.2017.00138

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

L'esercizio fisico dà benefici cognitivi ai pazienti di Alzheimer

29.06.2015 | Ricerche

Nel primo studio di questo tipo mai effettuato, dei ricercatori danesi hanno dimostrato che l'ese...

Ricercatori del MIT recuperano con la luce i ricordi 'persi'

29.05.2015 | Ricerche

I ricordi che sono stati "persi" a causa di un'amnesia possono essere richiamati attivando le cel...

Con l'età cala drasticamente la capacità del cervello di eliminare le pro…

31.07.2015 | Ricerche

Il fattore di rischio più grande per l'Alzheimer è l'avanzare degli anni. Dopo i 65, il rischio r...

L'Alzheimer è composto da quattro sottotipi distinti

4.05.2021 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato dall'accumulo anomale e dalla diffusione del...

La consapevolezza di perdere la memoria può svanire 2-3 anni prima della compa…

27.08.2015 | Ricerche

Le persone che svilupperanno una demenza possono cominciare a perdere la consapevolezza dei propr...

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

Il Protocollo Bredesen: si può invertire la perdita di memoria dell'Alzhe…

16.06.2016 | Annunci & info

I risultati della risonanza magnetica quantitativa e i test neuropsicologici hanno dimostrato dei...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

Cibo per pensare: come la dieta influenza il cervello per tutta la vita

7.10.2024 | Esperienze & Opinioni

Una quantità di ricerche mostra che ciò che mangiamo influenza la capacità del corpo di ...

'Scioccante': dopo un danno, i neuroni si auto-riparano ripartendo d…

17.04.2020 | Ricerche

Quando le cellule cerebrali adulte sono ferite, ritornano ad uno stato embrionale, secon...

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023 | Ricerche

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

Preoccupazione, gelosia e malumore alzano rischio di Alzheimer per le donne

6.10.2014 | Ricerche

Le donne che sono ansiose, gelose o di cattivo umore e angustiate in me...

Studio rivela dove vengono memorizzati i frammenti di memoria

22.07.2022 | Ricerche

Un momento indimenticabile in un ristorante può non essere esclusivamente il cibo. Gli o...

Laser a infrarossi distrugge le placche di amiloide nell'Alzheimer

7.08.2020 | Ricerche

L'aggregazione di proteine ​​in strutture chiamate 'placche amiloidi' è una caratteristi...

Lavati i denti, posticipa l'Alzheimer: legame diretto tra gengivite e mal…

4.06.2019 | Ricerche

Dei ricercatori hanno stabilito che la malattia gengivale (gengivite) ha un ruolo decisi...

Identificazione dei primi segnali dell'Alzheimer

7.03.2022 | Ricerche

Un team multidisciplinare di ricerca, composto da ricercatori del progetto ARAMIS, dell...

Cerca il tuo sonno ideale: troppo e troppo poco legati al declino cognitivo

28.10.2021 | Ricerche

Come tante altre cose buone della vita, il sonno fa meglio se è moderato. Uno studio plu...

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

L'impatto del sonno su cognizione, memoria e demenza

2.03.2023 | Ricerche

Riduci i disturbi del sonno per aiutare a prevenire il deterioramento del pensiero.

"Ci...

Scoperto nuovo colpevole del declino cognitivo nell'Alzheimer

7.02.2019 | Ricerche

È noto da tempo che i pazienti con morbo di Alzheimer (MA) hanno anomalie nella vasta re...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.