Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


I cambiamenti cerebrali della demenza si possono notare prima dei problemi di memoria

Gli scienziati dell'Università di Toronto e dell'Istituto di Ricerca Baycrest Rotman (RRI) hanno scoperto un potenziale predittore di scansione cerebrale della demenza, che dimostra che i cambiamenti nella struttura del cervello possono verificarsi anni prima della diagnosi, anche prima che gli individui notino i propri problemi di memoria.


Lo studio congiunto, pubblicato l'8 maggio su Neurobiology of Aging, ha esaminato anziani di Toronto senza assistenza, e che non erano a conoscenza di problemi di memoria importanti, ma che avevano ottenuto punteggi al di sotto della norma di riferimento su un test per individuare la demenza.


All'interno di questo gruppo, i ricercatori hanno anche trovato prove di una quantità inferiore di tessuto cerebrale nella stessa sottoregione del cervello in cui ha origine l'Alzheimer (la corteccia entorinale anterolaterale situata nel lobo temporale del cervello).


Questo studio è il primo a misurare questa particolare subregione cerebrale negli anziani che non hanno diagnosi di demenza o problemi di memoria che influenzano la loro routine quotidiana. È anche il primo studio a dimostrare che le prestazioni sul test di valutazione Montreal Cognitive Assessment (MoCA) sono legate al volume (dimensioni) di questa subregione, insieme ad altre regioni cerebrali colpite precocemente nel corso dell'Alzheimer.


"Questo lavoro è un primo passo importante per determinare una procedura che identifica gli anziani che vivono in modo indipendente a casa, senza lamentele di memoria, che sono a rischio di demenza", dice il dottor Morgan Barense del Dipartimento di Psicologia dell'Università di Toronto e autore senior dello studio.


Il team ha studiato 40 adulti tra i 59 e gli 81 anni che vivono a casa in modo indipendente (o con un coniuge). Tutti i partecipanti sono stati testati con il MoCA. Quelli con punteggio inferiore a 26 (che indica un potenziale problema nelle capacità di memoria e di pensiero e suggerisce ulteriori screening di demenza) sono stati confrontati con quelli che hanno ottenuto 26 e più.


"L'individuazione precoce di questi individui a rischio può darci la possibilità di facilitare gli sviluppi di farmaci o di altri interventi terapeutici per l'Alzheimer", afferma la Dott.ssa Rosanna Olsen, primo autore dello studio, scienziato del RRI e assistente professore del Dipartimento di Psicologia della U of T. "Questa ricerca aumenta anche la nostra comprensione fondamentale dell'invecchiamento e dei primi meccanismi dell'Alzheimer". Gli scienziati hanno potuto misurare in modo affidabile il volume della corteccia entorinale anterolaterale con scansioni cerebrali ad alta risoluzione eseguite a ciascun partecipante.


Le differenze di volume più forti sono state trovate nelle regioni esatte del cervello in cui origina l'Alzheimer. I ricercatori stanno pianificando uno studio successivo per determinare se gli individui che hanno dimostrato carenza di pensiero e di capacità di memoria, e un volume più piccolo del cervello, andranno avanti realmente a sviluppare la demenza.


"Il MoCA va bene per diagnosticare il lieve deterioramento cognitivo (MCI), una condizione che ha probabilità di precedere l'Alzheimer, e stiamo vedendo che potrebbe identificare l'MCI nelle persone che non sono a conoscenza di un declino delle proprie capacità di memoria e di pensiero", ha detto il dott. Barense.

 

 

 


Fonte: Baycrest Centre for Geriatric Care (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Lok-Kin Yeung, Rosanna K. Olsen, Hannah E. P. Bild-Enkin, Maria C. D'Angelo, Arber Kacollja, Douglas A. McQuiggan, Anna Keshabyan, Jennifer D. Ryan, Morgan D. Barense. Anterolateral entorhinal cortex volume predicted by altered intra-item configural processing. The Journal of Neuroscience, 2017; 3664-16 DOI: 10.1523/JNEUROSCI.3664-16.2017

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

Trovato legame tra amiloide-beta e tau: è ora possibile una cura per l'Al…

27.04.2015 | Ricerche

Dei ricercatori hanno assodato come sono collegate delle proteine che hanno un ruolo chiave nell...

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

Orienteering: un modo per addestrare il cervello e contrastare il declino cogn…

27.01.2023 | Ricerche

Lo sport dell'orienteering (orientamento), che attinge dall'atletica, dalle capacità di ...

Livelli di ossigeno nel sangue potrebbero spiegare perché la perdita di memori…

9.06.2021 | Ricerche

Per la prima volta al mondo, scienziati dell'Università del Sussex hanno registrato i li...

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

Preoccupazione, gelosia e malumore alzano rischio di Alzheimer per le donne

6.10.2014 | Ricerche

Le donne che sono ansiose, gelose o di cattivo umore e angustiate in me...

Menopausa precoce e terapia ormonale ritardata alzano il rischio di Alzheimer

17.04.2023 | Ricerche

Le donne hanno più probabilità degli uomini di sviluppare il morbo di Alzheimer (MA), e ...

Effetti della carenza di colina sulla salute neurologica e dell'intero si…

23.01.2023 | Ricerche

Assorbire colina a sufficienza dall'alimentazione è cruciale per proteggere il corpo e il cervello d...

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

Ricercatori delineano un nuovo approccio per trattare le malattie degenerative

8.05.2024 | Ricerche

Le proteine sono i cavalli da soma della vita. Gli organismi li usano come elementi costitutivi, ...

Interleuchina3: la molecola di segnalazione che può prevenire l'Alzheimer…

20.07.2021 | Ricerche

Una nuova ricerca su esseri umani e topi ha identificato una particolare molecola di seg...

Il ciclo dell'urea astrocitica nel cervello controlla la lesione della me…

30.06.2022 | Ricerche

Nuove scoperte rivelano che il ciclo dell'urea negli astrociti lega l'accumulo di amiloide-beta e la...

Scoperta ulteriore 'barriera' anatomica che difende e monitora il ce…

11.01.2023 | Ricerche

Dalla complessità delle reti neurali, alle funzioni e strutture biologiche di base, il c...

Scoperto il punto esatto del cervello dove nasce l'Alzheimer: non è l…

17.02.2016 | Ricerche

Una regione cruciale ma vulnerabile del cervello sembra essere il primo posto colpito da...

Proteine grumose induriscono i capillari del cervello: nuovo fattore di rischi…

11.09.2020 | Ricerche

I depositi di una proteina chiamata 'Medin', che è presente in quasi tutti gli anziani, ...

Molecola 'anticongelante' può impedire all'amiloide di formare …

27.06.2018 | Ricerche

La chiave per migliorare i trattamenti per le lesioni e le malattie cerebrali può essere nelle mo...

Con l'età cala drasticamente la capacità del cervello di eliminare le pro…

31.07.2015 | Ricerche

Il fattore di rischio più grande per l'Alzheimer è l'avanzare degli anni. Dopo i 65, il rischio r...

A 18 come a 80 anni, lo stile di vita è più importante dell'età per il ri…

22.07.2022 | Ricerche

Gli individui senza fattori di rischio per la demenza, come fumo, diabete o perdita dell...

Pressione bassa potrebbe essere uno dei colpevoli della demenza

2.10.2019 | Esperienze & Opinioni

Invecchiando, le persone spesso hanno un declino della funzione cerebrale e spesso si pr...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)