Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Ricercatori vedono il momento in cui le proteine del Parkinson diventano tossiche

Ricercatori vedono il momento in cui le proteine del Parkinson diventano tossicheImmagine a super-risoluzione delle fibrille all'interno del neurone formate da fibrille 'seme' esogene (verde) allungate da α-sinucleina endogena (rosso). Fonte: Dorothea Pinotsi
Dei ricercatori hanno usato un metodo non invasivo per osservare su scala nanometrica come si sviluppa il processo che porta al Parkinson, e hanno identificato il punto del processo in cui le proteine ​​nel cervello diventano tossiche, determinando infine la morte delle cellule cerebrali.


I risultati suggeriscono che la stessa proteina può causare gli effetti tossici che portano alla morte delle cellule cerebrali, o proteggere da essi, a seconda della forma strutturale specifica che prende, e che gli effetti tossici insorgono quando c'è uno squilibrio del livello della proteina nella sua forma naturale in una cella.


Il lavoro potrebbe aiutare a svelare come e perché le persone sviluppano il Parkinson, e aiutare la ricerca di potenziali trattamenti. Lo studio è pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences. Con la microscopia a super-risoluzione, i ricercatori dell'Università di Cambridge sono riusciti a osservare il comportamento dei diversi tipi di alfa-sinucleina, una proteina strettamente associata al Parkinson, per trovare come danneggia i neuroni, e in quale momento diventa tossica.


Il Parkinson è una delle malattie neurodegenerative causate dal ripiegamento in forma errata di proteine ​​naturali e dal loro raggrupparsi con altre proteine, formando infine strutture sottili simili a filamenti, chiamate «fibrille amiloidi». Questi depositi amiloidi di aggregati di alfa-sinucleina, chiamati anche «corpi di Lewy», sono il segno distintivo del Parkinson.


La malattia di Parkinson è la seconda malattia neurodegenerativa più diffusa in tutto il mondo (dopo l'Alzheimer) interessando quasi 130.000 persone nel Regno Unito, e più di sette milioni in tutto il mondo. I sintomi includono tremori muscolari, rigidità e difficoltà a camminare. La demenza è comune nelle fasi avanzate della malattia.


"Quello che non era ancora chiaro è se una volta che si sono formate, le fibrille di alfa-sinucleina sono ancora tossiche per la cellula", ha detto la dott.ssa Dorotea Pinotsi del Dipartimento di Ingegneria Chimica e Biotecnologie, prima autrice della ricerca di Cambridge.


La Pinotsi e i suoi colleghi del Dipartimento di Ingegneria Chimica e Biotecnologie e del Dipartimento di Chimica dell'Università di Cambridge, guidati dal dottor Gabriele Kaminski Schierle, hanno usato tecniche ottiche a 'super-risoluzione' per esaminare i neuroni viventi senza danneggiare il tessuto. "Ora possiamo vedere come crescono nel tempo le proteine ​associate alle malattie neurodegenerative, e come queste proteine ​​si uniscono e sono trasmesse alle cellule vicine", ha detto la Pinotsi.


I ricercatori hanno usato diverse forme di alfa-sinucleina e hanno osservato il loro comportamento nei neuroni di ratti. Essi sono stati quindi in grado di correlare ciò che hanno visto con la quantità di tossicità che era presente, scoprendo che, se aggiungono fibrille alfa-sinucleina ai neuroni, queste interagiscono con la proteina alfa-sinucleina che c'è già nella cellula (e che non aveva provocato effetti tossici).


"Si pensava che le fibrille amiloidi che attaccano la proteina sana nella cellula fossero tossiche per la cellula", ha detto la Pinotsi. "Ma quando abbiamo aggiunto una forma solubile diversa di alfa-sinucleina, non ha interagito con la proteina che era già presente nel neurone, ed è interessante notare che questo era dove abbiamo visto gli effetti tossici e dove le cellule hanno cominciato a morire. Così, in qualche modo, questo effetto tossico è insorto quando abbiamo aggiunto la proteina solubile. Il danno sembra che fosse già fatto prima ancora che si formassero le fibrille visibili".


I ricercatori hanno poi osservato che, aggiungendo la forma solubile di alfa-sinucleina insieme alle fibrille amiloidi, l'effetto tossico della prima è stato superato. Sembrava che le fibrille amiloidi agissero come magneti per la proteina solubile e prosciugavano la piscina della proteina solubile, schermandola dagli effetti tossici associati.


"Questi risultati cambiano il modo di guardare la malattia, perché il danno al neurone può avvenire anche quando c'è solo della proteina supplementare solubile nella cellula; è la quantità in eccesso di questa proteina che sembra causare gli effetti tossici che portano alla morte delle cellule cerebrali", ha detto la Pinotsi. La presenza di proteina solubile supplementare può essere indotta da fattori genetici o dall'invecchiamento, anche se c'è qualche evidenza che potrebbe anche essere causata da un trauma alla testa.


La ricerca dimostra quanto sia importante capire appieno i processi in atto che stanno dietro le malattie neurodegenerative, in modo da puntare la fase giusta nel processo. "Con queste tecniche ottiche a super-risoluzione, possiamo realmente vedere dettagli che non potevamo vedere prima, quindi potremmo riuscire a contrastare questo effetto tossico nella fase iniziale", ha detto la Pinotsi.

 

*****
La ricerca è stata finanziata dal Medical Research Council, dal Engineering and Physical Sciences Research Council, e dal Wellcome Trust.

 

 

 


Fonte: University of Cambridge (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Dorothea Pinotsi et. al. Nanoscopic insights into seeding mechanisms and toxicity of α-synuclein species in neurons. Proceedings of the National Academy of Sciences, 2016 DOI: 10.1073/pnas.1516546113

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Perché le cadute sono così comuni nell'Alzheimer e nelle altre demenze?

4.09.2020 | Esperienze & Opinioni

Le cadute hanno cause mediche o ambientali

Una volta che si considerano tutte le divers...

Che speranza hai dopo la diagnosi di Alzheimer?

25.01.2021 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia che cambia davvero la vita, non solo per la pe...

Malato di Alzheimer: la casa di cura la paga lo Stato?

25.05.2023 | Normativa

Chi si fa carico delle spese per un malato di Alzheimer ricoverato in una casa di riposo? Scopriamo ...

Nuovo metodo di selezione farmaci spiega perché quelli di Alzheimer falliscono…

31.01.2022 | Ricerche

Analizzando i meccanismi di malattia nei neuroni umani, dei ricercatori dell'Università del...

Un singolo trattamento genera nuovi neuroni, elimina neurodegenerazione nei to…

1.07.2020 | Ricerche

Xiang-Dong Fu PhD, non è mai stato così entusiasta di qualcosa in tutta la sua carriera...

Ritmi cerebrali non sincronizzati nel sonno fanno dimenticare gli anziani

18.12.2017 | Ricerche

Come l'oscillazione della racchetta da tennis durante il lancio della palla per servire un ace, l...

Perché il diabete tipo 2 è un rischio importante per lo sviluppo dell'Alz…

24.03.2022 | Ricerche

Uno studio dell'Università di Osaka suggerisce un possibile meccanismo che collega il diabete all'Al...

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023 | Ricerche

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

Riprogrammare «cellule di supporto» in neuroni per riparare il cervello adulto…

21.11.2014 | Ricerche

La porzione del cervello adulto responsabile del pensiero complesso, la corteccia cerebrale, non ...

A 18 come a 80 anni, lo stile di vita è più importante dell'età per il ri…

22.07.2022 | Ricerche

Gli individui senza fattori di rischio per la demenza, come fumo, diabete o perdita dell...

I ricordi perduti potrebbero essere ripristinati: speranza per l'Alzheime…

21.12.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca effettuata alla University of California di ...

Preoccupazione, gelosia e malumore alzano rischio di Alzheimer per le donne

6.10.2014 | Ricerche

Le donne che sono ansiose, gelose o di cattivo umore e angustiate in me...

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

Ricercatori delineano un nuovo approccio per trattare le malattie degenerative

8.05.2024 | Ricerche

Le proteine sono i cavalli da soma della vita. Gli organismi li usano come elementi costitutivi, ...

Studio rivela dove vengono memorizzati i frammenti di memoria

22.07.2022 | Ricerche

Un momento indimenticabile in un ristorante può non essere esclusivamente il cibo. Gli o...

Dosi basse di radiazioni possono migliorare la qualità di vita nell'Alzhe…

6.05.2021 | Ricerche

Individui con morbo di Alzheimer (MA) grave hanno mostrato notevoli miglioramenti nel co...

Identificata nuova forma di Alzheimer ad esordio molto precoce

16.06.2020 | Ricerche

Ricercatori della Mayo Clinic hanno definito una forma di morbo di Alzheimer (MA) che co...

Il girovita può predire il rischio di demenza?

6.11.2019 | Ricerche

Il primo studio di coorte su larga scala di questo tipo ha esaminato il legame tra il girovita in...

Interleuchina3: la molecola di segnalazione che può prevenire l'Alzheimer…

20.07.2021 | Ricerche

Una nuova ricerca su esseri umani e topi ha identificato una particolare molecola di seg...

Scoperto il punto esatto del cervello dove nasce l'Alzheimer: non è l…

17.02.2016 | Ricerche

Una regione cruciale ma vulnerabile del cervello sembra essere il primo posto colpito da...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.