Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


L'ippocampo è una struttura essenziale per tutti gli aspetti della memoria di riconoscimento

L'ippocampo è una struttura essenziale per tutti gli aspetti della memoria di riconoscimentoIn rosso l'ippocampo nella vista laterale e frontale del cranio. Foto: Life Science Databases (Creative Commons)

L'ippocampo, una struttura del cervello che è nota per avere un ruolo nella memoria e nella navigazione spaziale, è essenziale per la capacità di riconoscere eventi, oggetti o persone incontrati in precedenza - un fenomeno chiamato «memoria di riconoscimento» - secondo una nuova ricerca svolta all'Università della Pennsylvania. Il lavoro è pubblicato su PNAS.


La memoria di riconoscimento è composta da due processi: il ricordo (riconoscere qualcosa dell'incontro iniziale con dettagli vividi) e familiarità (senso generale di avere incontrato qualcosa in precedenza). Questi processi spesso si rompono a causa di invecchiamento, malattie neurodegenerative (ad esempio l'Alzheimer), o trauma cranico, e le nuove scoperte forniscono una tabella di marcia per esaminare le strategie per migliorare queste funzioni.


"Da molto tempo è in atto un dibattito nel campo della memoria di riconoscimento a proposito del modo in cui l'ippocampo umano contribuisce alla capacità di riconoscere", ha detto il primo autore Maxwell Merkow MD, responsabile di Neurochirurgia all'Ospedale della University of Pennsylvania. "Un segmento della letteratura scientifica sostiene che l'attività neurale nell'ippocampo contribuisce solo al ricordo, mentre alcuni credono che l'attività dell'ippocampo supporti sia il ricordo che la familiarità. Il nostro studio si proponeva di approfondire questo dilemma".


Il team della Penn ipotizzava che l'ippocampo supporti sia il ricordo che la familiarità, processi gemelli considerati la base della memoria di riconoscimento. Finora era stato difficile dimostrare, in generale, un chiaro legame tra l'attività dell'ippocampo e le prestazioni della memoria di riconoscimento, essendo stato documentato in pochi studi precedenti. Questo studio è il primo a registrare anche un collegamento tra l'attività dell'ippocampo ed entrambi i processi di ricordo e familiarità.

[...]

Nei risultati, i ricercatori hanno trovato una attività cerebrale elevata ad alta frequenza durante quei processi in cui il paziente identificava correttamente una parola che aveva visto in precedenza. Questo era contrario all'attività più ridotta durante i test in cui non era riuscito a riconoscere una vecchia parola o in cui aveva visto una nuova parola, ma non era riuscito ad identificata correttamente come nuova.


Un altro risultato importante è che la forza dell'attività dell'ippocampo ha predetto le prestazioni comportamentali, collegando così direttamente l'ippocampo alla memoria di riconoscimento. Entrambi i componenti del riconoscimento (ricordo e familiarità) si sono correlati in modo cruciale con l'attività ippocampale. Questi dati dimostrano che i processi cognitivi che usiamo per la memoria di riconoscimento sono entrambi supportati da azioni all'interno dell'ippocampo.


"Questo lavoro affronta direttamente la questione di dove ha luogo il riconoscimento nel cervello", ha detto Merkow. "Ora dobbiamo concentrare i nostri sforzi su come avvengono questi processi". Il team ha in programma di usare le stesse registrazioni ad alta frequenza con elettrodi più piccoli per rispondere a questa domanda. Questo lavoro porta la scienza un passo avanti per capire come l'attività cerebrale supporta la memoria e, potenzialmente, migliorare la memoria attraverso interventi futuri.


Ulteriori autori della Penn includono John F. Burke e Michael J. Kahana. Questo lavoro è stato sostenuto dal National Institutes of Health.

 

 

 


Fonte: University of Pennsylvania (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Maxwell B. Merkow, John F. Burke, Michael J. Kahana. The human hippocampus contributes to both the recollection and familiarity components of recognition memory. Proceedings of the National Academy of Sciences, 2015; 201513145 DOI: 10.1073/pnas.1513145112

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Studio cinese: 'Metti spezie nel tuo cibo per tenere a bada l'Alzhei…

13.01.2022 | Ricerche

Proprio come 'una mela al giorno toglie il medico di torno', sono ben noti i benefici di...

Convalidare il sentimento aiuta meglio di criticare o sminuire

30.03.2020 | Ricerche

Sostenere i tuoi amici e la famiglia può aiutarli a superare questi tempi di incertezza...

Il Protocollo Bredesen: si può invertire la perdita di memoria dell'Alzhe…

16.06.2016 | Annunci & info

I risultati della risonanza magnetica quantitativa e i test neuropsicologici hanno dimostrato dei...

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

Vecchio farmaco per l'artrite reumatoide suscita speranze come cura per l…

22.09.2015 | Ricerche

Scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto che il salsalato, un farmaco usato per trattar...

Menopausa precoce e terapia ormonale ritardata alzano il rischio di Alzheimer

17.04.2023 | Ricerche

Le donne hanno più probabilità degli uomini di sviluppare il morbo di Alzheimer (MA), e ...

'Scioccante': dopo un danno, i neuroni si auto-riparano ripartendo d…

17.04.2020 | Ricerche

Quando le cellule cerebrali adulte sono ferite, ritornano ad uno stato embrionale, secon...

Riprogrammare «cellule di supporto» in neuroni per riparare il cervello adulto…

21.11.2014 | Ricerche

La porzione del cervello adulto responsabile del pensiero complesso, la corteccia cerebrale, non ...

Microglia: ‘cellule immunitarie’ che proteggono il cervello dalle malattie, ma…

28.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Sappiamo che il sistema immunitario del corpo è importante per tenere tutto sotto controllo e per...

Variante della proteina che causa l'Alzheimer protegge dalla malattia

15.02.2021 | Ricerche

Le scoperte di un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA), guidato da ricercatori dell...

L'esercizio fisico genera nuovi neuroni cerebrali e migliora la cognizion…

10.09.2018 | Ricerche

Uno studio condotto dal team di ricerca del Massachusetts General Hospital (MGH) ha scop...

Svelata una teoria rivoluzionaria sull'origine dell'Alzheimer

28.12.2023 | Ricerche

Nonostante colpisca milioni di persone in tutto il mondo, il morbo di Alzheimer (MA) man...

Laser a infrarossi distrugge le placche di amiloide nell'Alzheimer

7.08.2020 | Ricerche

L'aggregazione di proteine ​​in strutture chiamate 'placche amiloidi' è una caratteristi...

Diagnosi di Alzheimer: prenditi del tempo per elaborarla, poi vai avanti con m…

4.12.2023 | Esperienze & Opinioni

Come posso accettare la diagnosi di Alzheimer?

Nathaniel Branden, compianto psicoterape...

Sciogliere il Nodo Gordiano: nuove speranze nella lotta alle neurodegenerazion…

28.03.2019 | Ricerche

Con un grande passo avanti verso la ricerca di un trattamento efficace per le malattie n...

Accumulo di proteine sulle gocce di grasso implicato nell'Alzheimer ad es…

21.02.2024 | Ricerche

In uno studio durato 5 anni, Sarah Cohen PhD, biologa cellulare della UNC e Ian Windham della Rockef...

Trovato legame tra amiloide-beta e tau: è ora possibile una cura per l'Al…

27.04.2015 | Ricerche

Dei ricercatori hanno assodato come sono collegate delle proteine che hanno un ruolo chiave nell...

Ritmi cerebrali non sincronizzati nel sonno fanno dimenticare gli anziani

18.12.2017 | Ricerche

Come l'oscillazione della racchetta da tennis durante il lancio della palla per servire un ace, l...

Rete nascosta di enzimi responsabile della perdita di sinapsi nell'Alzhei…

8.12.2020 | Ricerche

Un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA) eseguito da scienziati dello Scripps Researc...

Scoperto il punto esatto del cervello dove nasce l'Alzheimer: non è l…

17.02.2016 | Ricerche

Una regione cruciale ma vulnerabile del cervello sembra essere il primo posto colpito da...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.