Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Cosa succede nelle reti neocorticali quando inizia l'Alzheimer

Cosa succede nelle reti neocorticali quando inizia l'AlzheimerIn alto un neurone sano e i microtubuli normali all'interno dell'assone. In basso un neurone danneggiato dall'Alzheimer e i microtubuli distrutti. (Clicca per ingrandire)

L'Alzheimer (AD) è una malattia neurodegenerativa che colpisce proprio ciò che ci rende umani: la capacità di pensare, di sentire, di ricordare e di comunicare con chi ci circonda. La tragedia è aggravata dal fatto che non esiste attualmente alcuna cura, nessun trattamento, e nessun metodo diagnostico in grado di identificare la malattia all'insorgenza.


Uno studio innovativo ha caratterizzato, per la prima volta in assoluto, le modifiche iniziali che avvengono all'interno di singole cellule del cervello danneggiate dall'Alzheimer. E' importante notare che lo studio indica che, anche se viene influenzato solo un piccolo numero di cellule, il risultato è una riduzione dell'attività elettrica in tutta la corteccia cerebrale, la zona del cervello che funge da centro delle funzioni mentali e cognitive superiori.


I ricercatori Drs. Edward Stern e Dana Cohen della Bar-Ilan University e Dr. Tara Spires-Jones dell'Università di Edimburgo, hanno pubblicato i risultati sulla rivista accademica Neuron il 19 febbraio 2015.

 

Una ragnatela aggrovigliata

Il Dr. Edward Stern, l'autore principale dello studio, fa parte del Gonda (Goldschmied) Multidisciplinary Brain Research Center della Bar-Ilan University, e ha anche un incarico al MassGeneral Institute for Neurodegenerative Disease del Massachusetts General Hospital negli Stati Uniti. Egli spiega che i risultati drammatici dello studio sono dovuti, in parte, alla decisione degli scienziati di concentrarsi su una patologia delle cellule cerebrali raramente studiata, i cosiddetti «grovigli».


"L'Alzheimer è associato a tre patologie: la morte cellulare, l'accumulo extracellulare di placche amiloidi e i grovigli, che sono la torsione anormale dei filamenti cellulari che tengono il neurone nella forma corretta" dice Stern, aggiungendo che i grovigli sono causati da una forma aberrante della proteina tau.


"Anche se sapevamo già che la proteina tau è associata alla demenza, il nostro è il primo studio a rivelare i cambiamenti legati alla tau nell'attività cellulare e di rete che è alla base della neurodegenerazione. E' significativo che abbiamo scoperto che, anche se solo un piccolo numero di cellule hanno i grovigli, questo si amplifica in un effetto devastante per tutta la rete, caratterizzata da lunghe latenze tra picchi di comunicazione inter-neuroni, e da una riduzione del livello complessivo di attività sinaptica".

 

Registrate le «conversazioni» di rete nel cervello intatto

Le osservazioni del ricercatore sono state permesse da una tecnica di posizionamento degli elettrodi all'interno di singole cellule nel cervello intatto di topi transgenici anestetizzati. Studiando questi topi (geneticamente modificati per produrre la proteina tau anomala che scatena i grovigli), gli scienziati hanno misurato la fluttuazione spontanea sotto-soglia dell'attività elettrica. Hanno anche osservato come i modelli di attività neuronale cambiano in risposta alla stimolazione.


Gli esperimenti condotti dal Dr. Noa Menkes-Caspi, all'epoca dottorando nel laboratorio di Stern, hanno dimostrato che la proteina tau interrompe l'attività di singole cellule, nonché la comunicazione intracellulare nella neocorteccia. Questo fenomeno è stato osservato prima di qualsiasi morte cellulare significativa, nel momento in cui solo una piccola parte dei neuroni mostrano dei grovigli sviluppati completamente.


Secondo Stern, questi risultati indicano che i sintomi dell'Alzheimer, sospettati da lungo tempo di essere causati dall'accumulo extracellulare di amiloide-beta, sono causati anche da un accumulo anomalo di tau che affligge le singole celle. Riducendo il tasso con il quale «sparano» i singoli neuroni, i grovigli sopprimono l'attività sinaptica nella rete neocorticale più ampia, portando ad una funzione cognitiva ridotta. Stern suggerisce che le due patologie si combinano con effetti devastanti modificando i modelli di attività neuronali nel cervello, causando i sintomi dell'Alzheimer.

 

Un messaggio tempestivo con un potenziale medico

Stern fa notare che questo studio dimostra per la prima volta che una anomalia nella fisiologia neurale è causalmente collegata ai cambiamenti nel comportamento del cervello a livello di rete. Egli afferma che questi dati possono col tempo indicare la strada verso un obiettivo sfuggente della medicina clinica: un metodo per identificare positivamente l'insorgenza dell'Alzheimer, prima che sia troppo tardi.


"Ora che abbiamo caratterizzato i modelli di attività elettrica neocorticale in presenza di cellule colpite dai grovigli e di un cervello danneggiato dall'amiloide-beta, può essere possibile cercare questi schemi con l'EEG", dice, riferendosi all'elettroencefalogramma, un tecnica non-invasiva usata comunemente per identificare l'epilessia e altri disturbi cerebrali. "Questo potrebbe un giorno costituire la base di una diagnosi precoce di AD".


Stern vede questi risultati anche come un passo importante verso l'obiettivo a lungo termine di un trattamento efficace per l'Alzheimer. "La chiave è confrontare i neuroni normali con quelli patologici, e individuare i modi in cui l'attività neurale anormale potrebbe essere invertita", dice. "Dal momento che i sintomi della malattia sono provocati da un cambiamento di attività delle cellule del cervello, capire meglio la fisiologia neurale anormale ci può portare più vicino a quello che vogliamo tutti, e ciò di cui il mondo ha bisogno: un trattamento per l'Alzheimer".

 

 

 

 

 


Fonte: Bar-Ilan University via EurekAlert! (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Noa Menkes-Caspi, Hagar G. Yamin, Vered Kellner, Tara L. Spires-Jones, Dana Cohen, Edward A. Stern. Pathological Tau Disrupts Ongoing Network Activity. Neuron, 2015; 85 (5): 959 DOI: 10.1016/j.neuron.2015.01.025

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Scoperto il punto esatto del cervello dove nasce l'Alzheimer: non è l…

17.02.2016 | Ricerche

Una regione cruciale ma vulnerabile del cervello sembra essere il primo posto colpito da...

Identificazione dei primi segnali dell'Alzheimer

7.03.2022 | Ricerche

Un team multidisciplinare di ricerca, composto da ricercatori del progetto ARAMIS, dell...

Menopausa precoce e terapia ormonale ritardata alzano il rischio di Alzheimer

17.04.2023 | Ricerche

Le donne hanno più probabilità degli uomini di sviluppare il morbo di Alzheimer (MA), e ...

Nuovo sensore nel cervello offre risposte all'Alzheimer

12.03.2021 | Ricerche

Scienziati della Università della Virginia (UVA) hanno sviluppato uno strumento per moni...

Un singolo trattamento genera nuovi neuroni, elimina neurodegenerazione nei to…

1.07.2020 | Ricerche

Xiang-Dong Fu PhD, non è mai stato così entusiasta di qualcosa in tutta la sua carriera...

Orienteering: un modo per addestrare il cervello e contrastare il declino cogn…

27.01.2023 | Ricerche

Lo sport dell'orienteering (orientamento), che attinge dall'atletica, dalle capacità di ...

L'invecchiamento è guidato da geni sbilanciati

21.12.2022 | Ricerche

Il meccanismo appena scoperto è presente in vari tipi di animali, compresi gli esseri umani.

Proteine grumose induriscono i capillari del cervello: nuovo fattore di rischi…

11.09.2020 | Ricerche

I depositi di una proteina chiamata 'Medin', che è presente in quasi tutti gli anziani, ...

Demenze: forti differenze regionali nell’assistenza, al Nord test diagnostici …

30.01.2024 | Annunci & info

In Iss il Convegno finale del Fondo per l’Alzheimer e le Demenze, presentate le prime linee guida...

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

Molecola 'anticongelante' può impedire all'amiloide di formare …

27.06.2018 | Ricerche

La chiave per migliorare i trattamenti per le lesioni e le malattie cerebrali può essere nelle mo...

Il ciclo dell'urea astrocitica nel cervello controlla la lesione della me…

30.06.2022 | Ricerche

Nuove scoperte rivelano che il ciclo dell'urea negli astrociti lega l'accumulo di amiloide-beta e la...

Subiamo un 'lavaggio del cervello' durante il sonno?

4.11.2019 | Ricerche

Una nuova ricerca eseguita alla Boston University suggerisce che questa sera durante il ...

LipiDiDiet trova effetti ampi e duraturi da intervento nutrizionale all'i…

9.11.2020 | Ricerche

Attualmente non esiste una cura nota per la demenza, e le terapie farmacologiche esisten...

La scoperta del punto di svolta nell'Alzheimer può migliorare i test di n…

20.05.2022 | Ricerche

 Intervista al neurologo William Seeley della Università della California di San Francisco

...

Studio cinese: 'Metti spezie nel tuo cibo per tenere a bada l'Alzhei…

13.01.2022 | Ricerche

Proprio come 'una mela al giorno toglie il medico di torno', sono ben noti i benefici di...

Meccanismo neuroprotettivo alterato dai geni di rischio dell'Alzheimer

11.01.2022 | Ricerche

Il cervello ha un meccanismo naturale di protezione contro il morbo di Alzheimer (MA), e...

Pressione bassa potrebbe essere uno dei colpevoli della demenza

2.10.2019 | Esperienze & Opinioni

Invecchiando, le persone spesso hanno un declino della funzione cerebrale e spesso si pr...

Relazioni personali ricche migliorano il funzionamento del cervello

22.06.2020 | Ricerche

Come interagiscono gli individui, come si percepiscono uno con l'altro, e i pensieri e i...

Districare la tau: ricercatori trovano 'obiettivo maneggiabile' per …

30.01.2019 | Ricerche

L'accumulo di placche di amiloide beta (Aβ) e grovigli di una proteina chiamata tau nel ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.