Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Disfunzioni legate alle malattie cardiache sono condivise con l'Alzheimer

Bob DeMarco scrive su Alzheimer's Reading Room:
Credo che la maggior parte delle persone non capisce l'importanza dell'attività fisica. Non si esercitano neanche le persone coscienti che l'esercizio fisico aiuta il corpo a funzionare in modo più efficiente e a proteggere gli organi più importanti contro le malattie.

Scuse comuni: Sono troppo occupato, sono troppo stanco. Posso dire che l'esercizio ha un effetto drammatico sul comportamento e l'atteggiamento di Dotty (ndr: madre di Bob con Alzheimer), ogni volta. Anche se non è direttamente correlato a questa ricerca, mi fa capire che l'esercizio fisico può farci tutti più felici, più consapevoli e più comunicativi. La ricerca citata sotto dovrebbe essere interessante.


Una disfunzione nel rivestimento dei vasi sanguigni che è legata alle malattie cardiovascolari sembra giocare anche un ruolo nello sviluppo dell'Alzheimer, secondo uno studio pubblicato su Circulation Research: Journal of American Heart Association.

La malattia di Alzheimer è una malattia progressiva del cervello che colpisce generalmente persone di 60 anni e oltre, privandoli di memoria, ragionamento e di altre abilità cognitive. Ben 5 milioni di americani hanno il morbo di Alzheimer, secondo il National Institutes of Health. Due distinte anomalie nel cervello sono le caratteristiche del morbo di Alzheimer: grovigli neurofibrillari, le fibre contorte composte principalmente da una proteina chiamata tau che sorgono all'interno delle cellule nervose, o neuroni, e le placche amiloidi, un accumulo tra i neuroni di frammenti di proteine chiamati peptidi beta-amiloidi.

Precedenti ricerche avevano scoperto che le persone con più fattori di rischio cardiovascolare sono anche a maggior rischio per l'Alzheimer. Un aspetto centrale di tali fattori di rischio cardiovascolare è una deficienza di ossido nitrico nel endotelio, lo strato di cellule che rivestono i vasi sanguigni. L'ossido di azoto è fondamentale per la vasodilatazione -la dilatazione dei vasi sanguigni- che migliora il flusso sanguigno e la consegna di ossigeno e nutrienti ai tessuti circostanti.

"Se si guarda a ogni fattore di rischio per le malattie cardiovascolari - i fattori di rischio standard come il colesterolo alto, diabete, ipertensione, fumo, vita sedentaria, l'invecchiamento - tutti questi sono stati associati alla perdita di ossido nitrico nell'endotelio, una condizione nota come disfunzione endoteliale," ha detto Zvonimir S. Katusic, MD, Ph.D., autore dello studio e professore di anestesiologia e farmacologia presso la Mayo Clinic di Rochester, Minnesota.

Nello studio, i ricercatori hanno valutato se la disfunzione endoteliale gioca anche un ruolo nella malattia di Alzheimer. Utilizzando cellule endoteliali da vasi sanguigni microscopici nel cervello umano, gli scienziati hanno inibito chimicamente l'eNOS (ossido nitrico sintasi endoteliale), un enzima coinvolto nella produzione di ossido nitrico. L'inibizione di eNOS ha innescato una serie di effetti biochimici che ha portato ad un aumento della produzione della proteina precursore dell'amiloide (APP), la materia prima per le placche amiloidi vista nel cervello dei malati di Alzheimer. Anche la quantità e l'attività di BACE1 è aumentata. Il BACE1 è un enzima che scinde l'APP per creare i peptidi beta amiloide che formano le placche.

"Una volta che si perde l'ossido nitrico basale, si vede l'aumento dei APP e BACE1, e l'aumento della produzione di amiloide beta", ha detto Susan Austin, Ph.D., primo autore dello studio e assegnista di ricerca post-dottorato presso la Mayo Clinic.

Il team di ricerca ha studiato anche i piccoli vasi sanguigni nel cervello dei topi che erano stati geneticamente modificati per togliere l'enzima eNOS. Quei topi - che hanno naturalmente la pressione sanguigna più alta e sono più inclini a resistere all'insulina rispetto ai topi normali - avevano una riduzione del 50 per cento circa nei nitrati e nitriti, cosa che riflette indirettamente la produzione di ossido nitrico. I topi eNOS-deficienti hanno mostrato alti livelli di peptide beta amiloide nel cervello, insieme a più APP e BACE1.

Katusic ha detto che lo studio suggerisce che il mantenimento della parete dei vasi sanguigni sana è importante per evitare il deterioramento cognitivo e in ultima analisi, la malattia di Alzheimer. "Dal punto di vista cardiovascolare, abbiamo capito da qualche tempo che la conservazione di endotelio sano è essenziale per prevenire eventi cardiovascolari maggiori. Ora sembra che questo può avere importanti implicazioni per il deterioramento cognitivo."

La ricerca ha contribuito a spiegare, per esempio, come l'esercizio fisico sia benefico per la salute cardiovascolare e per l'invecchiamento cerebrale, ha detto Katusic. Precedenti ricerche hanno dimostrato che l'esercizio può ritardare o prevenire il deterioramento cognitivo. "C'è un sacco di studi che dimostrano che ogni volta ci si allena, si stimola l'endotelio a produrre più ossido nitrico," ha detto Katusic. "Quello che abbiamo individuato in questo lavoro può contribuire a spiegare il beneficio (cognitivo) dell'esercizio già segnalato."

Questo studio è stato finanziato dal National Institutes of Health, l'Alzheimer's Disease Mayo Research Center, un American Heart Association Scientist Development Grant, Clinical Pharmacology Training Grant e The Mayo Foundation. Co-autore è Anantha V. Santhanam, Ph.D.

Alzheimer's Reading Room, 3 dicembre 2010

Notizie da non perdere

Pressione bassa potrebbe essere uno dei colpevoli della demenza

2.10.2019 | Esperienze & Opinioni

Invecchiando, le persone spesso hanno un declino della funzione cerebrale e spesso si pr...

Paesi asiatici assistono gli anziani in modo diverso: ecco cosa possiamo impar…

28.10.2020 | Esperienze & Opinioni

A differenza dei paesi occidentali, le culture tradizionali asiatiche mettono un forte a...

'Ingorgo' di proteine nei neuroni legato alla neurodegenerazione

12.09.2022 | Ricerche

Un nuovo studio condotto da ricercatori dell'EPFL rivela che un complesso proteico malfunzionante pu...

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

Cibo per pensare: come la dieta influenza il cervello per tutta la vita

7.10.2024 | Esperienze & Opinioni

Una quantità di ricerche mostra che ciò che mangiamo influenza la capacità del corpo di ...

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

Menopausa precoce e terapia ormonale ritardata alzano il rischio di Alzheimer

17.04.2023 | Ricerche

Le donne hanno più probabilità degli uomini di sviluppare il morbo di Alzheimer (MA), e ...

I ricordi potrebbero essere conservati nelle membrane dei tuoi neuroni

18.05.2023 | Ricerche

Il cervello è responsabile del controllo della maggior parte delle attività del corpo; l...

Sciogliere il Nodo Gordiano: nuove speranze nella lotta alle neurodegenerazion…

28.03.2019 | Ricerche

Con un grande passo avanti verso la ricerca di un trattamento efficace per le malattie n...

Nuova teoria sulla formazione dei ricordi nel cervello

9.03.2021 | Ricerche

Una ricerca eseguita all'Università del Kent ha portato allo sviluppo della teoria MeshC...

Variante della proteina che causa l'Alzheimer protegge dalla malattia

15.02.2021 | Ricerche

Le scoperte di un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA), guidato da ricercatori dell...

LATE: demenza con sintomi simili all'Alzheimer ma con cause diverse

3.05.2019 | Ricerche

È stato definito un disturbo cerebrale che imita i sintomi del morbo di Alzheimer (MA), ...

'Scioccante': dopo un danno, i neuroni si auto-riparano ripartendo d…

17.04.2020 | Ricerche

Quando le cellule cerebrali adulte sono ferite, ritornano ad uno stato embrionale, secon...

Ritmi cerebrali non sincronizzati nel sonno fanno dimenticare gli anziani

18.12.2017 | Ricerche

Come l'oscillazione della racchetta da tennis durante il lancio della palla per servire un ace, l...

Diagnosi di Alzheimer: prenditi del tempo per elaborarla, poi vai avanti con m…

4.12.2023 | Esperienze & Opinioni

Come posso accettare la diagnosi di Alzheimer?

Nathaniel Branden, compianto psicoterape...

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

Identificata nuova forma di Alzheimer ad esordio molto precoce

16.06.2020 | Ricerche

Ricercatori della Mayo Clinic hanno definito una forma di morbo di Alzheimer (MA) che co...

Pensaci: tenere attivo il cervello può ritardare l'Alzheimer di 5 anni

21.07.2021 | Ricerche

Mantenere il cervello attivo in vecchiaia è sempre stata un'idea intelligente, ma un nuo...

L'impatto del sonno su cognizione, memoria e demenza

2.03.2023 | Ricerche

Riduci i disturbi del sonno per aiutare a prevenire il deterioramento del pensiero.

"Ci...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)