Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


E' provato che abbiamo 2 sistemi cognitivi distinti

Gli scienziati cognitivi potrebbero aver prodotto la prova più forte fino ad ora che gli esseri umani hanno sistemi cognitivi separati e distinti con cui possono categorizzare, classificare e concettualizzare il loro mondo.


"La nostra scoperta, che ci sono diversi sistemi distinti, ha implicazioni per i campi di sviluppo del bambino e dell'invecchiamento cognitivo", dice J. David Smith, PhD, ricercatore e psicologo cognitivo della University at Buffalo. "Questi sistemi diversi possono avere diversi corsi di sviluppo con la maturazione della corteccia, il che significa che i bambini possono classificare in modo diverso dagli adulti, usando sistemi diversi in età diverse. Questo avrebbe implicazioni educative e di formazione nei casi di disabilità dello sviluppo".


Egli dice che i sistemi possono avere anche diversi corsi di declino cognitivo durante l'invecchiamento, con conseguenze per rimediare e compensare la demenza. Lo studio è stato condotto da Smith e colleghi della UB e dell'Università della California di Santa Barbara. E' stato pubblicato nell'edizione del 7 febbraio della rivista Psychological Science.


L'annosa questione se gli esseri umani hanno sistemi cognitivi distinti che operano su diversi livelli, più o meno consapevolmente, più o meno disponibili per l'introspezione, e così via, è dibattuta da anni. "La questione se ci sono sistemi cognitivi separati è sorta notoriamente in riferimento alla memoria dichiarativa e procedurale degli esseri umani e in materia di categorizzazione", dice Smith. "I neuroscienziati cognitivi hanno ipotizzato che gli esseri umani hanno sistemi distinguibili per categorizzare gli oggetti nel loro mondo: uno più esplicito (cioè, consapevole e disponibile all'introspezione), e uno meno, o più implicito".


Per cogliere le differenze tra questi due tipi di apprendimento, Smith segnala che noi ricordiamo certe distinzioni nello svolgimento dei compiti della vita quotidiana. "Per esempio, quando si seleziona un cereale definito «Chocoholic» [che genera dipendenza dal cioccolato] dallo scaffale del negozio", dice, "consideriamo perché lo stiamo facendo. È una scelta esplicita deliberata, o è forse una reazione implicita-procedurale al cioccolato, innescata da processi, ricordi e così via, di cui siamo generalmente inconsapevoli?"

Può essere rilevante perché:

Nel declino cognitivo da demenza o Alzheimer, potrebbe essere danneggiato inizialmente il sistema cognitivo esplicito, e solo successivamente quello implicito/procedurale.

Potrebbe questo spiegare perchè nei pazienti di Alzheimer la comprensione attraverso le percezioni, le emozioni ("i processi inconsapevoli") resta molto più a lungo?


"A causa della considerevole controversia che circonda la questione se abbiamo più di un sistema cognitivo, i ricercatori hanno continuato a cercare i modelli che distinguono i processi della categoria di apprendimento esplicita ed implicita", dice Smith, "e questo studio presenta la distinzione più chiara trovata ad oggi tra questi sistemi. Per fare questa scoperta, abbiamo preso in prestito un modello influente dai nostri studi sui macachi, che illustra le preziose sinergie che esistono tra primati e ricerca umana".


[...] Smith dice che è interessante considerare dove risiedono, nell'evoluzione cognitiva, le radici del sistema di categorizzazione esplicita-dichiarativa. Lui ed i suoi colleghi hanno trovato le origini di questo sistema nei primati non-umani, come i macachi Rhesus e le scimmie cappuccine. È interessante notare, però, che i piccioni finora non hanno mostrato alcuna evidenza di avere sistemi espliciti ed impliciti distinguibili.


Hanno collaborato Joseph Boomer e Alexandria C. Zakrzewski, dottorandi, e Barbara Church, PhD, scienziato senior di ricerca, tutti del Dipartimento di Psicologia dell'UB, e lo studente laureato Jessica Roeder e F. Gregory Ashby, PhD, entrambi del Department of Psychological and Brain Sciences della University of California di Santa Barbara.

 

 

 

 

 


Fonte:  Pat Donovan in University at Buffalo  (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: J. D. Smith, J. Boomer, A. C. Zakrzewski, J. L. Roeder, B. A. Church, F. G. Ashby. Deferred Feedback Sharply Dissociates Implicit and Explicit Category Learning. Psychological Science, 2013; 25 (2): 447 DOI: 10.1177/0956797613509112

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:

 


 

 

Notizie da non perdere

Malato di Alzheimer: la casa di cura la paga lo Stato?

25.05.2023 | Normativa

Chi si fa carico delle spese per un malato di Alzheimer ricoverato in una casa di riposo? Scopriamo ...

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

L'Alzheimer inizia all'interno delle cellule nervose?

25.08.2021 | Ricerche

Uno studio sperimentale eseguito alla Lund University in Svezia ha rivelato che la prote...

Capire l'origine dell'Alzheimer, cercare una cura

30.05.2018 | Ricerche

Dopo un decennio di lavoro, un team guidato dal dott. Gilbert Bernier, ricercatore di Hô...

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

Menopausa precoce e terapia ormonale ritardata alzano il rischio di Alzheimer

17.04.2023 | Ricerche

Le donne hanno più probabilità degli uomini di sviluppare il morbo di Alzheimer (MA), e ...

Flusso del fluido cerebrale può essere manipolato dalla stimolazione sensorial…

11.04.2023 | Ricerche

Ricercatori della Boston University, negli Stati Uniti, riferiscono che il flusso di liq...

Ricercatori del MIT recuperano con la luce i ricordi 'persi'

29.05.2015 | Ricerche

I ricordi che sono stati "persi" a causa di un'amnesia possono essere richiamati attivando le cel...

L'esercizio fisico dà benefici cognitivi ai pazienti di Alzheimer

29.06.2015 | Ricerche

Nel primo studio di questo tipo mai effettuato, dei ricercatori danesi hanno dimostrato che l'ese...

Gli interventi non farmacologici per l'Alzheimer sono sia efficaci che co…

19.04.2023 | Ricerche

Un team guidato da ricercatori della Brown University ha usato una simulazione al computer per di...

Rivelato nuovo percorso che contribuisce all'Alzheimer ... oppure al canc…

21.09.2014 | Ricerche

Ricercatori del campus di Jacksonville della Mayo Clinic hanno scoperto...

Variante della proteina che causa l'Alzheimer protegge dalla malattia

15.02.2021 | Ricerche

Le scoperte di un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA), guidato da ricercatori dell...

Con l'età cala drasticamente la capacità del cervello di eliminare le pro…

31.07.2015 | Ricerche

Il fattore di rischio più grande per l'Alzheimer è l'avanzare degli anni. Dopo i 65, il rischio r...

Il caregiving non fa male alla salute come si pensava, dice uno studio

11.04.2019 | Ricerche

Per decenni, gli studi nelle riviste di ricerca e la stampa popolare hanno riferito che ...

Le donne possono vivere meglio con una dieta migliore

22.07.2022 | Ricerche

Mangiare frutta e verdura di colori più brillanti può aiutare i problemi di salute delle donne.

...

Effetti della carenza di colina sulla salute neurologica e dell'intero si…

23.01.2023 | Ricerche

Assorbire colina a sufficienza dall'alimentazione è cruciale per proteggere il corpo e il cervello d...

Ritmi cerebrali non sincronizzati nel sonno fanno dimenticare gli anziani

18.12.2017 | Ricerche

Come l'oscillazione della racchetta da tennis durante il lancio della palla per servire un ace, l...

I ricordi potrebbero essere conservati nelle membrane dei tuoi neuroni

18.05.2023 | Ricerche

Il cervello è responsabile del controllo della maggior parte delle attività del corpo; l...

Svelata una teoria rivoluzionaria sull'origine dell'Alzheimer

28.12.2023 | Ricerche

Nonostante colpisca milioni di persone in tutto il mondo, il morbo di Alzheimer (MA) man...

LATE: demenza con sintomi simili all'Alzheimer ma con cause diverse

3.05.2019 | Ricerche

È stato definito un disturbo cerebrale che imita i sintomi del morbo di Alzheimer (MA), ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)