Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


*** Siamo in settembre, uno dei 12 mesi dell'anno del tutto uguali per i malati di Alzheimer, i familiari e i caregiver.

Scienziati cercano le cause dei disturbi del sonno nell'Alzheimer

Una nuova ricerca, su moscerini della frutta con proteine ​​di Alzheimer, ha scoperto che la malattia non ferma il ticchettio dell'orologio biologico, ma lo stacca dal ciclo sonno-veglia che di solito esso regola.


I risultati potrebbero portare a modi più efficaci per migliorare il sonno dei pazienti con Alzheimer.


Essere svegli di notte e sonnecchiare durante il giorno può essere un sintomo precoce angosciante dell'Alzheimer, ma non si sapeva ancora come la malattia sconvolge il nostro orologio biologico, causando questi sintomi. Ora, scienziati di Cambridge hanno scoperto che nel moscerino della frutta con Alzheimer l'orologio biologico continua a ticchettare, ma diventa disaccoppiato dal ciclo sonno-veglia che di solito regola. I risultati, pubblicati su Disease Models & Mechanisms, potrebbero aiutare a sviluppare modi più efficaci per migliorare il sonno nelle persone con la malattia.


Le persone con Alzheimer hanno spesso ritmi biologici disturbati, un fatto che è un peso sia per i pazienti che per i loro caregiver. I periodi di sonno diventano più corti e più frammentati, con conseguenti periodi di veglia durante la notte e pisolini durante il giorno. Essi possono anche diventare inquieti e agitati nel tardo pomeriggio e prima serata, quello che è noto come «sundowning» [sindrome del tramonto].


L'orologio biologico va di pari passo con la vita, e si trova in tutto, dagli organismi monocellulari ai moscerini della frutta e agli esseri umani. E' fondamentale perché permette agli organismi di sincronizzare la loro biologia con i cambiamenti giorno-notte dell'ambiente. Fino ad ora, però, non era chiaro come l'Alzheimer disturbi l'orologio biologico. Il dottor Damian Crowther del Dipartimento di Genetica, uno degli autori dello studio di Cambridge, dice "Volevamo sapere se le persone con Alzheimer hanno un ritmo comportamentale scadente perché il loro orologio si è fermato o perchè hanno smesso di rispondere all'orologio".


Il gruppo ha lavorato con i moscerini della frutta: una specie chiave per studiare l'Alzheimer. L'evidenza suggerisce che il peptide A-beta, una proteina, è alla base per lo meno delle fasi iniziali della malattia nell'uomo. Questo è stato replicato nei moscerini della frutta introducendo il gene umano che produce questo peptide.


Prendendo un gruppo di moscerini sani e un gruppo con questa caratteristica di Alzheimer, i ricercatori hanno studiato i modelli di sonno-veglia, e la qualità di funzionamento del loro orologio biologico. Hanno misurato i modelli di sonno-veglia montando un piccolo raggio infrarosso, simile ai sensori di movimento negli allarmi antifurto, sui tubi di vetro che ospitavano i moscerini. Quando gli animali erano svegli e in movimento, interrompevano il fascio e queste interruzioni nel fascio sono state contate e registrate.


Per studiare l'orologi biologico dei moscerini, i ricercatori hanno attaccato la proteina luciferasi - un enzima che emette luce - ad una delle proteine ​presenti nell'orologio biologico. I livelli della proteina salivano e scendevano durante la notte e il giorno, e la proteina luminescente forniva il modo di tracciare l'orologio interno dei moscerini. "Questo ci ha permesso di vedere il cervello luminescente più luminoso di notte e meno di giorno, e questo è l'orologio biologico evidenziato come un cervello luminoso. E' bello essere in grado di studiare di prima mano, nello stesso organismo, il funzionamento molecolare dell'orologio ed i comportamenti corrispondenti", ha detto il dottor Crowther.


I ricercatori hanno scoperto che i moscerini sani erano attivi durante il giorno e dormivano di notte, mentre quelli con l'Alzheimer dormono e si svegliano in modo casuale. Fondamentalmente, tuttavia, lo schema diurno della proteina marcata con luciferasi erano lo stesso sia nei moscerini sani che in quelli malati, mostrando che l'orologio biologico continua a ticchettare nell'Alzheimer.


"Fino ad ora, l'opinione prevalente era che l'Alzheimer distruggesse l'orologio biologico", ha detto Crowther. "Quello che abbiamo invece dimostrato nei moscerini con Alzheimer è che l'orologio continua a ticchettare, ma viene ignorato da altre parti del cervello e del corpo che governano il comportamento. Se riuscissimo a capire perchè, potremmo sviluppare nuove terapie per contrastare i disturbi del sonno delle persone con Alzheimer".


Il dottor Simon Ridley, direttore della ricerca all'Alzheimer Research UK, che ha contribuito a finanziare lo studio, ha detto: "Capire la biologia che sottende sintomi angosciosi, come i problemi del sonno, è importante per guidare lo sviluppo di nuovi approcci per gestire o trattarli. Questo studio getta altra luce sulle caratteristiche del modo in cui l'Alzheimer influenza i meccanismi molecolari che controllano i cicli di sonno-veglia nei moscerini. Speriamo che questi risultati possano guidare ulteriori studi nelle persone, per garantire che si possano fare progressi a favore del mezzo milione di persone nel Regno Unito che hanno la malattia".

 

 

 

 

 


FonteUniversity of Cambridge  (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: K.-F. Chen, B. Possidente, D. A. Lomas, D. C. Crowther. The central molecular clock is robust in the face of behavioural arrhythmia in a Drosophila model of Alzheimer's disease. Disease Models & Mechanisms, 2014; DOI: 10.1242/dmm.014134

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:

 


 

 

Notizie da non perdere

Sciogliere il Nodo Gordiano: nuove speranze nella lotta alle neurodegenerazion…

28.03.2019 | Ricerche

Con un grande passo avanti verso la ricerca di un trattamento efficace per le malattie n...

L'esercizio fisico genera nuovi neuroni cerebrali e migliora la cognizion…

10.09.2018 | Ricerche

Uno studio condotto dal team di ricerca del Massachusetts General Hospital (MGH) ha scop...

Il ruolo sorprendente delle cellule immunitarie del cervello

21.12.2020 | Ricerche

Una parte importante del sistema immunitario del cervello, le cellule chiamate microglia...

Studio rivela dove vengono memorizzati i frammenti di memoria

22.07.2022 | Ricerche

Un momento indimenticabile in un ristorante può non essere esclusivamente il cibo. Gli o...

'Tau, disfunzione sinaptica e lesioni neuroassonali si associano di più c…

26.05.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) comporta il deperimento caratteristico di alcune regioni del ...

Vecchio farmaco per l'artrite reumatoide suscita speranze come cura per l…

22.09.2015 | Ricerche

Scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto che il salsalato, un farmaco usato per trattar...

Malato di Alzheimer: la casa di cura la paga lo Stato?

25.05.2023 | Normativa

Chi si fa carico delle spese per un malato di Alzheimer ricoverato in una casa di riposo? Scopriamo ...

Stimolazione dell'onda cerebrale può migliorare i sintomi di Alzheimer

15.03.2019 | Ricerche

Esponendo i topi a una combinazione unica di luce e suono, i neuroscienziati del Massach...

Scoperta nuova causa di Alzheimer e di demenza vascolare

21.09.2023 | Ricerche

Uno studio evidenzia la degenerazione delle microglia nel cervello causata dalla tossicità del ferro...

Scoperto perché l'APOE4 favorisce l'Alzheimer e come neutralizzarlo

10.04.2018 | Ricerche

Usando cellule di cervello umano, scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto la ...

Paesi asiatici assistono gli anziani in modo diverso: ecco cosa possiamo impar…

28.10.2020 | Esperienze & Opinioni

A differenza dei paesi occidentali, le culture tradizionali asiatiche mettono un forte a...

LATE: demenza con sintomi simili all'Alzheimer ma con cause diverse

3.05.2019 | Ricerche

È stato definito un disturbo cerebrale che imita i sintomi del morbo di Alzheimer (MA), ...

Colpi in testa rompono i 'camion della spazzatura' del cervello acce…

5.12.2014 | Ricerche

Un nuovo studio uscito ieri sul Journal of Neuroscience dimostra che un...

Perché il diabete tipo 2 è un rischio importante per lo sviluppo dell'Alz…

24.03.2022 | Ricerche

Uno studio dell'Università di Osaka suggerisce un possibile meccanismo che collega il diabete all'Al...

Microglia: ‘cellule immunitarie’ che proteggono il cervello dalle malattie, ma…

28.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Sappiamo che il sistema immunitario del corpo è importante per tenere tutto sotto controllo e per...

'Ingorgo' di proteine nei neuroni legato alla neurodegenerazione

12.09.2022 | Ricerche

Un nuovo studio condotto da ricercatori dell'EPFL rivela che un complesso proteico malfunzionante pu...

I dieci fattori legati a un aumento del rischio di Alzheimer

27.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Anche se non c'è ancora alcuna cura, i ricercatori stanno continuando a migliorare la co...

Orienteering: un modo per addestrare il cervello e contrastare il declino cogn…

27.01.2023 | Ricerche

Lo sport dell'orienteering (orientamento), che attinge dall'atletica, dalle capacità di ...

'Scioccante': dopo un danno, i neuroni si auto-riparano ripartendo d…

17.04.2020 | Ricerche

Quando le cellule cerebrali adulte sono ferite, ritornano ad uno stato embrionale, secon...

Scoperto un fattore importante che contribuisce all'Alzheimer

22.08.2022 | Ricerche

Una ricerca guidata dai dott. Yuhai Zhao e Walter Lukiw della Luisiana State University ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)