Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Nuovo metodo delinea percorso dell'Alzheimer dall'insorgenza alla fine

Un team di ricerca guidato dal Medical Center della Columbia University (CUMC) ha validato clinicamente un nuovo metodo per prevedere il tempo di assistenza a tempo pieno, di assistenza in casa di riposo, o di morte, per i pazienti con Alzheimer.


Il metodo, che usa i dati raccolti da una singola visita al paziente, si basa su un modello complesso di progressione della malattia, che i ricercatori hanno sviluppato seguendo consecutivamente due serie di pazienti di Alzheimer per 10 anni ciascuna. I risultati sono pubblicati online in anticipo sulla stampa nel Journal of Alzheimer's Disease.


"Prevedere la progressione dell'Alzheimer è difficile, perché la malattia varia notevolmente da persona a persona; può sembrare che due pazienti di Alzheimer abbiano forme lievi della malattia, ma uno può progredire rapidamente, mentre l'altro lo fa molto più lentamente", ha dichiarato l'autore senior Yaakov Stern, PhD, professore di neuropsicologia (neurologia, psichiatria e psicologia al Taub Institute per la ricerca sull'Alzheimer e l'invecchiamento cerebrale e al Gertrude H. Sergievsky Center) al CUMC. "Il nostro metodo permette ai medici di predire il percorso della malattia con grande specificità". [Specificità= capacità di un test di dare un risultato normale ("negativo") nei soggetti sani].


"Fino ad ora, alcuni metodi per predire il decorso dell'Alzheimer richiedevano dati non disponibili nella pratica clinica di routine, come ad esempio misure neuropsicologiche specifiche o altre, e sono relativamente imprecisi. Questo metodo è più pratico per l'uso di routine", ha affermato Nikolaos Scarmeas, MD, coautore dello studio e professore associato di neurologia all'Istituto Taub e al Sergievsky Center. "Potrebbe diventare uno strumento prezioso sia per i medici che per le famiglie dei pazienti". Il nuovo metodo può anche essere usato negli studi clinici, per garantire che gruppi di pazienti siano bilanciati tra quelli con una progressione di Alzheimer più rapida e quelli con una più lenta, e dagli economisti sanitari per prevedere l'impatto economico della malattia.


Il metodo di previsione è basato su un modello di grado longitudinale di appartenenza (L-GoM, Longitudinal Grade of Membership), sviluppato da un gruppo di ricerca guidato anche dal dottor Stern e pubblicato nel 2010. L' L-GoM comprende 16 serie di variabili, come la capacità di partecipare alle attività di routine giornaliere, lo stato mentale, le capacità motorie, il tempo stimato di insorgenza dei sintomi, e la durata di tremore, rigidità, o altri sintomi neurologici. Esso comprende anche i dati ottenuti post-mortem (ora e causa della morte).


"Il vantaggio del modello L-GoM è che prende in considerazione la complessità dell'Alzheimer. I pazienti in genere non rientrano esattamente nelle categorie di malattia lieve, moderata o grave. Per esempio, un paziente può essere in grado di vivere autonomamente eppure soffrire di allucinazioni o eccessi comportamentali", ha detto il dottor Stern, che dirige anche la Divisione di Neuroscienze Cognitive del CUMC. "Il nostro metodo è abbastanza flessibile per gestire i dati mancanti. Non tutte le 16 variabili sono necessarie per fare previsioni accurate, bastano quelle disponibili".


I risultati possono essere presentati come il tempo previsto per un particolare risultato. Per esempio due pazienti di Alzheimer di 68 anni avevano avuto punteggi simili dello stato mentale (uno un punteggio Mini-Mental-Status di 38 su 54, l'altro di 39/54) alla visita iniziale. Il primo paziente era più dipendente dal suo caregiver e aveva sintomi psichiatrici (deliri). Queste ed altre sottili differenze nella presentazione iniziale dei due pazienti hanno provocato diverse previsioni del tempo fino alla morte. Il metodo ha previsto con precisione che il primo paziente sarebbe morto entro tre anni, mentre l'altro sarebbe sopravvissuto più di 10 anni.


"Oltre al tempo di permanenza in casa di cura o della morte, il nostro metodo può essere usato per prevedere il tempo di residenza assistita o di altri livelli di assistenza, come ad esempio il bisogno di aiuto per mangiare o vestirsi, o il tempo per arrivare all'incontinenza", ha detto il primo autore Ray Razlighi, PhD, assistente professore di neurologia al CUMC e assistente professore aggiunto di ingegneria biomedica alla Columbia University.


Lo sviluppo del metodo è iniziato nel 1989, quando il dottor Stern ha ricevuto una sovvenzione dal National Institutes of Health per iniziare lo studio Predittori di Gravità dell'Alzheimer. "Il fatto che il lavoro su questo metodo di predizione è iniziato quasi 25 anni fa, sottolinea le difficoltà di studiare l'Alzheimer", ha detto Richard Mayeux (MD, MS), docente di neurologia, Professore Gertrude H. Sergievsky di Neurologia, Psichiatria e Epidemiologia e condirettore del Taub Institute e del Sergievsky Center.


Il dottor Stern e i colleghi del Massachusetts General Hospital e della Johns Hopkins hanno inizialmente seguito 252 pazienti di Alzheimer non-familiare ogni sei mesi, per 10 anni. Eric Stallard, attuario della Duke e co-autore dello studio, ha usato i dati risultanti per creare un modello L-GoM di progressione dell'Alzheimer. Essi hanno pubblicato i loro risultati nel 2010 in Medical Decision Making. I ricercatori hanno poi seguito un gruppo separato di 254 pazienti e hanno usato i dati di una sola visita del paziente per prevedere i risultati di questo gruppo.


Il dottor Stern e il suo team stanno sviluppando un programma per computer che permetterebbe ai medici di inserire le variabili e ricevere un rapporto. Si aspettano che il programma sia disponibile entro i prossimi due anni. Alla fine, un tale programma potrebbe essere incorporato nelle cartelle cliniche elettroniche. "Al nostro centro Alzheimer, le informazioni cliniche dei pazienti sono già gestite elettronicamente", ha detto il dottor Stern.


I ricercatori stanno testando anche il metodo con un terzo gruppo. Mentre i primi due gruppi di pazienti erano composti in gran parte di individui bianchi, istruiti, e con status socio-economico alto, la nuova coorte è composta di un gruppo eterogeneo di partecipanti provenienti dal Washington Heights-Inwood Columbia Aging Project del CUMC (WHICAP), uno studio continuo basato sulla comunità che comprende anziani con demenza, residenti in città. Poiché i partecipanti possono essere senza demenza quando si iscrivono allo studio, i ricercatori sono in grado di rilevare l'età di insorgenza della demenza e tracciare lo sviluppo dei sintomi nel corso del tempo.


Il documento è intitolato, “A New Algorithm for Predicting Time to Disease Endpoints in Alzheimer’s Disease Patients. La formula del metodo è descritta nel materiale supplementare dello studio. Gli altri partecipanti sono: Anatoliy I. Yashin (Duke), Jason Brandt e Marilyn Albert (Johns Hopkins), Deborah Blacker (Massachusetts General Hospital / Harvard) e Bruce Kinosian (Philadelphia VA Medical Center). Lo studio è stato finanziato dal National Institute of Aging. Gli autori dichiarano assenza di conflitti di interesse finanziari o di altro tipo.

 

 

 

 

 


Fonte: Columbia University Medical Center.

Riferimenti: Yaakov Stern et al. A New Algorithm for Predicting Time to Disease Endpoints in Alzheimer's Disease Patients. Journal of Alzheimer's Disease, 24 September 2013, DOI: 10.3233/JAD-131142

Pubblicato in newsroom.cumc.columbia.edu (> English version) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:

 


 

 

Notizie da non perdere

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023 | Ricerche

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

Nuovo farmaco previene le placche amiloidi, un segno specifico di Alzheimer

8.03.2021 | Ricerche

Le placche di amiloide sono caratteristiche patologiche del morbo di Alzheimer (MA): son...

Il caregiving non fa male alla salute come si pensava, dice uno studio

11.04.2019 | Ricerche

Per decenni, gli studi nelle riviste di ricerca e la stampa popolare hanno riferito che ...

Identificazione dei primi segnali dell'Alzheimer

7.03.2022 | Ricerche

Un team multidisciplinare di ricerca, composto da ricercatori del progetto ARAMIS, dell...

Alzheimer, Parkinson e Huntington condividono una caratteristica cruciale

26.05.2017 | Ricerche

Uno studio eseguito alla Loyola University di Chicago ha scoperto che delle proteine ​​a...

Scienziati dicono che si possono recuperare i 'ricordi persi' per l…

4.08.2017 | Ricerche

Dei ricordi dimenticati sono stati risvegliati nei topi con Alzheimer, suggerendo che la...

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

Che speranza hai dopo la diagnosi di Alzheimer?

25.01.2021 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia che cambia davvero la vita, non solo per la pe...

Studio dimostra il ruolo dei batteri intestinali nelle neurodegenerazioni

7.10.2016 | Ricerche

L'Alzheimer (AD), il Parkinson (PD) e la sclerosi laterale amiotrofica (SLA) sono tutte ...

La scoperta del punto di svolta nell'Alzheimer può migliorare i test di n…

20.05.2022 | Ricerche

 Intervista al neurologo William Seeley della Università della California di San Francisco

...

Nessuna cura per l'Alzheimer nel corso della mia vita

26.04.2019 | Esperienze & Opinioni

La Biogen ha annunciato di recente che sta abbandonando l'aducanumab, il suo farmaco in ...

Dosi basse di radiazioni possono migliorare la qualità di vita nell'Alzhe…

6.05.2021 | Ricerche

Individui con morbo di Alzheimer (MA) grave hanno mostrato notevoli miglioramenti nel co...

L'Alzheimer inizia all'interno delle cellule nervose?

25.08.2021 | Ricerche

Uno studio sperimentale eseguito alla Lund University in Svezia ha rivelato che la prote...

Colpi in testa rompono i 'camion della spazzatura' del cervello acce…

5.12.2014 | Ricerche

Un nuovo studio uscito ieri sul Journal of Neuroscience dimostra che un...

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

Il 'Big Bang' dell'Alzheimer: focus sulla tau mortale che cambi…

11.07.2018 | Ricerche

Degli scienziati hanno scoperto un "Big Bang" del morbo di Alzheimer (MA) - il punto pre...

Districare la tau: ricercatori trovano 'obiettivo maneggiabile' per …

30.01.2019 | Ricerche

L'accumulo di placche di amiloide beta (Aβ) e grovigli di una proteina chiamata tau nel ...

Chiarito il meccanismo che porta all'Alzheimer e come fermarlo

30.08.2017 | Ricerche

Nel cervello delle persone con Alzheimer ci sono depositi anomali di proteine ​​amiloide-beta e ​...

Zen e mitocondri: il macchinario della morte rende più sana la vita

20.11.2023 | Ricerche

Sebbene tutti noi aspiriamo a una vita lunga, ciò che è più ambito è un lungo periodo di...

Microglia: ‘cellule immunitarie’ che proteggono il cervello dalle malattie, ma…

28.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Sappiamo che il sistema immunitario del corpo è importante per tenere tutto sotto controllo e per...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.