Un team internazionale di ricercatori ha sviluppato un nuovo metodo per la misurazione del beta-amiloide aggregato - un complesso proteico ritenuto responsabile dei gravi danni e della disfunzione delle cellule nervose nell'Alzheimer.
Il nuovo metodo potrebbe facilitare la diagnosi e l'individuazione, nonché lo sviluppo di farmaci diretti contro il beta-amiloide aggregato.
L'Alzheimer (AD) è la causa più comune di declino della memoria e di demenza. Secondo il Rapporto Mondiale di Alzheimer 2011, oggi circa 36 milioni di persone soffrono di demenza (circa 20 - 25 milioni sono i malati di Alzheimer). Questi numeri sono destinati ad aumentare notevolmente con l'invecchiamento delle popolazioni nel corso dei prossimi decenni. Per l'anno 2050 il numero atteso di pazienti affetti da demenza sarà 115-200 milioni (di cui 70 - 150 milioni di casi di Alzheimer). E' quindi importante sviluppare nuove terapie e metodi diagnostici per individuare e trattare questa complessa malattia neurodegenerativa cronica del cervello.
L'AD è caratterizzata da aggregati nel cervello, che contengono una proteina chiamata beta-amiloide. La neuropatologia di AD recentemente è stata collegata agli oligomeri neurotossici di amiloide-β (Aβ). Il ruolo cruciale degli oligomeri Aβ negli eventi precoci dell'AD è sperimentalmente definito. Alcuni recenti risultati suggeriscono che tali oligomeri possono causare la morte dei neuroni e le disfunzioni neurologiche rilevanti per la memoria. Inoltre, i livelli di oligomeri Aβ sono maggiori nel cervello e nei campioni di liquido cerebrospinale delle persone con AD. Questo indica il potenziale degli oligomeri Aβ come indicatore per la diagnosi precoce della malattia.
Un team internazionale di scienziati provenienti da Germania, Svezia e Stati Uniti hanno utilizzato un nuovo metodo per quantificare le varianti solubili del beta-amiloide (oligomeri Aβ) aggregato nel liquido cerebrospinale mediante citometria a flusso. "Abbiamo scoperto che i pazienti con un maggior numero di oligomeri Aβ nel liquido cerebrospinale hanno una malattia più pronunciata", dice il Dott. Alexander Navarrete Santos (lo sviluppatore di questo metodo e ora dipendente del Laboratorio di Ricerca dell'Università di Halle, Dipartimento di Chirurgia Cardiotoracica), e primo autore dello studio.
Egli ha analizzato il liquido cerebrospinale di 30 pazienti neurologici, tra cui 14 malati di AD. "Questi campioni forniti dalle principali cliniche di memoria accademiche esperte in Germania e in Svezia sono della migliore qualità e sono altamente caratterizzati per fornire risultati robusti ed affidabili sui promettenti nuovi candidati biomarcatori", commenta il professor Harald Hampel dell'Università di Francoforte, altro importante ricercatore. "A causa del numero limitato di campioni, sono tuttavia necessari ulteriori studi per confermare i risultati", ha detto il Dott. Oskar Hansson della Lund University.
Lo studio è frutto di una collaborazione internazionale tra l'Università della California negli Stati Uniti, le Università di Goteborg e Malmö in Svezia e l'Università di Francoforte in Germania. Il test può essere utilizzato non solo per rilevare precocemente l'AD, ma può anche essere utilizzato per lo sviluppo di nuove ed efficaci terapie per l'AD. Un calo nel numero di oligomeri Aβ nei fluidi cerebrospinali potrebbe indicare l'efficacia delle nuove terapie farmacologiche.
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Fonte: Materiale di IOS Press BV, via AlphaGalileo.
Riferimento: Santos AN, Ewers M, Minthon L, Simm A, Silber RE, Blennow K, Prvulovic D, Hansson O, Hampel H. Amyloid-β Oligomers in Cerebrospinal Fluid are Associated with Cognitive Decline in Patients with Alzheimer's Disease. J Alzheimers Dis., 2012 Jan 1;29(1):171-6.
Pubblicato in ScienceDaily il 23 Marzo 2012 - Traduzione di Franco Pellizzari.
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