Ricercatori riferiscono che i risultati intemedi di uno studio a intervento multiplo (che ha lo scopo di prevenire la compromissione e la disabilità cognitiva attraverso la gestione dei fattori di rischio vascolare e di stile di vita) mostrano il successo nella riduzione del peso, dell'indice di massa corporea (BMI) e dei livelli del colesterolo liproteina a bassa densità (LDL) nei pazienti a rischio di demenza.
Miia Kivipelto, MD, (foto)professore di epidemiologia clinica geriatrica all'Istituto Karolinska di Stoccolma in Svezia, sta conducendo lo Studio Finlandese di Intervento Geriatrico per la Prevenzione della Compromissione e della Disabilità Cognitiva (FINGER), assieme ai colleghi della University of Kuopio in Finlandia orientale e dell'Università di Helsinki in Finlandia.
Nel presentare i risultati di 1 anno dello studio FINGER, qui alla 27a Conferenza internazionale dell'Alzheimer's Disease International (ADI), la Dssa Kivipelto ha sottolineato che i loro risultati mostrano che è possibile influenzare le persone perchè cambino il loro stile di vita. "Credo che questi risultati siano piuttosto incoraggianti perché dimostrano chiaramente che le persone nel gruppo di intervento multiplo hanno ridotto notevolmente peso, BMI, colesterolo LDL e si vede anche una tendenza al miglioramento nel metabolismo del glucosio", ha detto a Medscape Medical News.
"C'è un bisogno urgente di tradurre l'osservazione in azione nella prevenzione della demenza" ha detto la Dssa Kivipelto. "Considerando i pochi trattamenti attualmente disponibili per l'Alzheimer", ha aggiunto, "la prevenzione è un aspetto fondamentale in questo momento. Anche se si può solo rinviarne l'insorgenza, questo avrebbe un impatto enorme per la persona e per la salute pubblica". Ha presentato questi risultati in occasione della sessione finale plenaria della conferenza, stimolando il dibattito sulla questione se sia possibile la prevenzione dell'Alzheimer.
Studio FINGER: "La prevenzione è la chiave"
Il FINGER ha 1.200 partecipanti, di età compresa tra i 60 e i 77 anni, provenienti da 2 studi precedenti della popolazione (lo Studio Finlandese sul Rischio Cardiovascolare [FINRISK] e il National Type 2 Diabetes Prevention Programme [Fin-D2D]). I partecipanti sono stati divisi equamente tra i due gruppi (intervento e controllo) dello studio, che viene condotto in 6 centri in tutta la Finlandia.
La selezione è stata effettuata in base al rischio dei pazienti di sviluppare demenza, determinato sulla base di un punteggio di rischio di demenza e del profilo del fattore di rischio vascolare nella mezza età. Al basale, il BMI medio era di 30, e il 40% dei partecipanti aveva una tolleranza al glucosio alterata. Questi criteri hanno fornito una popolazione a rischio che avrebbe potuto beneficiare maggiormente degli interventi utilizzati nello studio. I pazienti con diagnosi certa di demenza sono stati esclusi. "Stiamo utilizzando le ultime prove sulla demenza e sui fattori di rischio vascolare per ciascuno di questi interventi", ha detto la Dssa Kivipelto. "Incorporando tutte le informazioni disponibili sui fattori di rischio e integrandoli in un programma multidominio, ci siamo prefissi di ottenere un effetto preventivo ottimale".
Ci sono 4 componenti principali nel programma di intervento: nutrizione, esercizio fisico che coinvolge allenamento della forza muscolare e aerobica, allenamento cognitivo sia individuale che di gruppo, e l'effettivo monitoraggio e gestione di tutti i fattori di rischio metabolici e vascolari attraverso la visite infermieristiche trimestrali. Gli interventi sono adattati al livello di difficoltà di ciascun partecipante.
L'obiettivo principale è la modifica della compromissione cognitiva misurata con test neuropsicologici che sono sensibili ai primi cambiamenti dell'Alzheimer. Vengono utilizzati anche il Trail Making e le prove stroboscopiche per monitorare le disfunzioni esecutive, comuni nel deficit cognitivo vascolare.
Gli endpoint secondari comprendono demenza (dopo follow-up prolungato), disabilità, sintomi depressivi, fattori di rischio e risultati vascolari, biomarcatori, qualità di vita, utilizzo delle risorse sanitarie, e, per un sottogruppo, le modifiche nelle scansioni neuronali. "Questo è importante perché in questo modo possiamo avere un quadro del vantaggio complessivo dell'intervento, e ci farà anche conoscere i percorsi di mediazione nella demenza", ha sottolineato la Dssa Kivipelto.
Dopo 12 mesi, i livelli di colesterolo totale sono scesi da 5,13 mmol/L a 5,05 mmol/L nel gruppo di intervento, contro un aumento da 5,12 a 5,19 in quello di controllo. Questi risultati sono statisticamente significativi (P = .04). Il colesterolo LDL è sceso da 3,07 a 3,04, in confronto all'aumento da 3,06 a 3,15 nei partecipanti di controllo. Nel gruppo di intervento, è stata osservata una diminuzione statisticamente significativa del peso da 81,8kg a 80,6kg, mentre nel gruppo di controllo il peso è sceso da 81,9kg a 81,6kg.
La Dssa Kivipelto ha aggiunto che spera che questi risultati positivi possano essere riflessi anche nei test cognitivi al termine del periodo di intervento. "Per quanto riguarda i risultati cognitivi, spero che vedremo un trend nelle differenze dopo 2 anni, ma lo scopo è quello di seguire i partecipanti fino a 7 anni, e a quel punto penso che ci sarà una maggiore opportunità di vedere le differenze reali", ha commentato.
La Dssa Kivipelto ha sottolineato l'importanza di considerare l'Alzheimer come una malattia multifattoriale. "L'intervento multidominio è la strada da percorrere perché riflette la natura della malattia. Ci sono stati molti risultati negativi negli studi sui singoli agenti. Di positivo c'è che, se ci sono molti fattori di rischio, per avere un effetto positivo può essere sufficiente ridurre solo leggermente il livello di questi fattori di rischio".
Basso tasso di abbandono
Edo Richard, MD, PhD, neurologo all'Università di Amsterdam nei Paesi Bassi, ha commentato i risultati provvisori. "Penso che sia uno studio interessante perché hanno questi ampi dati di base, inclusi i dati di mezza età dei partecipanti", ha detto a Medscape Medical News. "I risultati preliminari su parametri surrogati, come indice di massa corporea e colesterolo, sono sicuramente incoraggianti. Inoltre, è impressionante che i livelli di abbandono sono così bassi, perché spesso è difficile chiedere alle persone anziane di partecipare a esercizi fisici e sfide cognitive, ma questo lavoro mostra che si godono davvero la partecipazione allo studio", ha sottolineato.
Il Dr. Richard sta conducendo lo studio Prevenzione della Demenza attraverso Cura Vascolare Intensiva (PreDIVA), multicomponente, di intervento, lungo 6 anni, che condivide l'obiettivo degli studi FINGER e Multidomain Alzheimer Preventive Trial (MAPT), di prevenire la demenza. "Speriamo di poter imparare, piuttosto che essere in concorrenza tra di noi. Stiamo progettando un'analisi condivisa, quando sarà possibile più avanti nel processo. L'Iniziativa Europea per la Prevenzione della Demenza di recente lancio, è certamente un primo passo importante verso una più intensa collaborazione internazionale", ha concluso.
La Dssa Kivipelto e il Dr. Richard non hanno rivelato alcuna relazione finanziaria rilevante.
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Riferimento: 27a Conferenza internazionale di Alzheimer's Disease International (ADI). Riassunto OC108. Presentato Sabato 10 marzo 2012.
Pubblicato in Medscape.com il 12 marzo 2012 - Traduzione di Franco Pellizzari.
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