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La depressione raddoppia il rischio di demenza nei pazienti diabetici

La depressione in presenza di diabete è stata associata ad un aumento significativo del rischio di sviluppare demenza rispetto al diabete da solo.

Un grande studio su più di 19.000 pazienti adulti con diabete di tipo 2, ha mostrato che, quelli con depressione in comorbidità, avevano un rischio 2 volte maggiore di sviluppare demenza in 5 anni rispetto ai simili non affetti da depressione.

Inoltre, anche i partecipanti più giovani con depressione hanno un rischio significativamente più alto di demenza rispetto ai pazienti più anziani, mentre quelli che prendevano l'insulina avevano un rischio significativamente più basso rispetto a quelli che non l'avevano assunta.

"I medici che curano il diabete, come ad esempio i medici di assistenza primaria e gli endocrinologi, si sono già resi conto che ci sono comorbidità e comportamenti che possono peggiorare i rischi", ha detto a Medscape Medical News l'autore Wayne Katon, MD, professore e vice-presidente del Dipartimento di Psichiatria e Scienze Comportamentali all'University of Washington Medical School di Seattle. "Il nostro studio ha scoperto che la depressione è una comorbilità importante che ha bisogno di essere individuata tra i pazienti diabetici e trattata in modo efficace. Questo potrebbe diminuire il rischio di sviluppare una complicanza molto grave, come la demenza", ha aggiunto.

Il Dr. Katon ha notato che la constatazione che i pazienti più giovani sono più colpiti rispetto ai pazienti più anziani è importante anche perché la ricerca del passato suggeriva che le persone depresse sviluppano il diabete 5 a 6 anni prima di coloro che non sono depressi. "Dato che la depressione è potenzialmente modificabile, studi futuri sono necessari per valutare ulteriormente se gli interventi efficaci contro la depressione riducono il rischio di demenza e per identificare i meccanismi che possono spiegare la nostra osservazione", scrivono i ricercatori.

Lo studio è stato pubblicato online il 5 dicembre su Archives of General Psychiatry.

Scarso controllo glicemico - Secondo i ricercatori, c'è un legame significativo tra la depressione e il diabete che sembra essere bi-direzionale. Non solo è possibile che la depressione porti ad un maggiore rischio di diabete, ma il diabete dell'adulto può aumentare il rischio di depressione, scrivono.

Il Dr. Katon ha detto che la ricerca precedente suggerisce che il diabete è un fattore di rischio per la demenza, come la depressione. Tuttavia, per le sue conoscenze, solo 1 altro studio ha esaminato se la compresenza di entrambe le patologie può portare a un rischio ancora maggiore di demenza. In uno studio di coorte su 3.837 pazienti con diabete, pubblicato nel 2010 dal Journal of General Internal Medicine e riportato da Medscape Medical News in quel momento, il dottor Katon e colleghi hanno trovato che i pazienti con comorbidità di depressione e diabete avevano il doppio delle probabilità di sviluppare la demenza rispetto a quelli che avevano solo diabete. "Quello studio ha coinvolto i partecipanti con diversità limitate. Così abbiamo voluto fare uno studio molto più grande con una popolazione più diversificata che avrebbe anche permesso di fare cose innovative nella nostra analisi ed esaminare le interazioni tra depressione e trattamento con insulina e controllare i comportamenti a rischio per la salute".

Il Dr. Katon sottolinea che pazienti con comorbidità di depressione e diabete spesso hanno scarso controllo glicemico e si prendono meno cura di se stessi in termini di dieta e di assunzione dei farmaci prescritti. Ha aggiunto che questo scarso controllo glicemico, oltre ad un aumento dei fattori pro-infiammatori e dei maggiori livelli di cortisolo, che spesso si trovano in entrambi i disturbi, potrebbero essere fattori che contribuiscono ad un aumento del rischio di demenza.

Rischio ancora più elevato nei pazienti più giovani - Il Diabetes Study of Northern California (DISTANCE) è stato creato per valutare i pazienti che vivono con il diabete, presenti nel Kaiser Permanente Northern Diabetes Registry della California. Le informazioni di partenza sono state raccolte attraverso indagini da maggio 2005 a dicembre 2006. Il Diabetes and Aging Study è uno studio di coorte in corso nell'ambito del DISTANCE, concentrato in particolare sulle questioni mediche sperimentate dai partecipanti più anziani del DISTANCE. Per l'analisi attuale, i ricercatori hanno valutato i dati di 19.239 partecipanti di età compresa tra 30 e 75 anni (età media 58,8 anni), 51% uomini, 22% bianchi, 19% Latino, 17% neri e il 12% ciascuno Asiatici e filippini. Sono stati determinati i sintomi della depressione con un punteggio di 10 o più nel Patient Health Questionnaire 8 (PHQ-8), una diagnosi clinica basata sulla International Classification of Diseases, Ninth Revision, e/o sulle prescrizioni di antidepressivi dello scorso anno. Il rischio di demenza è stato determinato in base a una diagnosi clinica del disturbo effettuata da 3 a 5 anni dopo le valutazioni di base.

I risultati hanno mostrato che 3.766 dei partecipanti (il 19,6%) hanno avuto sia la depressione che il diabete. Di questi, il 2,1% ha ricevuto 1 o più diagnosi di demenza durante il seguito dello studio, rispetto al 1% di quelli solo con diabete (i tassi di incidenza: 5,5 per 1000 persone-anno contro il 2,6 per 1000 persone-anno, rispettivamente).

Dopo l'aggiustamento per età, sesso e altri fattori demografici, i partecipanti che avevano una diagnosi di depressione in comorbidità al basale, avevano un rischio maggiore di più del doppio (2,02) di sviluppare demenza (intervallo di confidenza 95% [CI], 1,73-2,35) 3/5 anni dopo le valutazioni di base rispetto a quelli senza depressione (p <.001). Inoltre, i pazienti che avevano meno di 65 anni avevano un rischio significativamente più alto di demenza associata alla depressione rispetto ai più anziani (Tasso di rischio [HR], 4,42 [95% CI, 3,11-6,29] vs 2,01 [IC 95%, 1,65-2,45], p <.001). Infine, coloro che prendevano l'insulina avevano minore rischio di demenza associata alla depressione rispetto a coloro fuori da questo trattamento (HR, 1,59 [95% CI, 1,17-2,18] vs 2,82 [95% CI, 2,33-3,42]; P = 0,005).

Depressione non prodromica - I ricercatori fanno notare che "l'insulina modula i livelli di b-Amiloide nel cervello" e che la ricerca del passato ha suggerito che una disregolazione all'insulina può portare ad fisiopatologia dell'Alzheimer (AD). "Inoltre, l'insulina intranasale può preservare la memoria e le capacità cognitive generali nei pazienti con decadimento cognitivo lieve o AD lieve-moderata". Scrivono che le dimensioni generali degli effetti dello studio sono state "abbastanza robuste" sia per la valutazione primaria che della sensibilità, che comprendeva solo l'esame delle diagnosi di demenza negli anni 4 e 5, o anche solo un punteggio di 10 o più al PHQ-8.

In effetti, notano che le analisi della sensibilità hanno mostrato un rischio ancora più elevato di demenza nei soggetti con depressione, "suggerendo che questi risultati non sono dovuti al fatto che la depressione sia in una fase prodromica di demenza o nella definizione di depressione". "Siamo stati anche in grado di controllare i fattori come il fumo e l'obesità. E ci aspettavamo che ci sarebbe qualche mediazione sulla depressione come causa di demenza in funzione di questi comportamenti a rischio per la salute che sono associati alla depressione. Ma in realtà, quei comportamenti non hanno avuto alcun effetto sul rischio", ha aggiunto il dottor Katon. "Quindi penso che possiamo concludere che è probabilmente il cambiamento psicobiologico associato alla depressione che aumenta questo rischio più che i comportamenti a rischio per la salute".

Equivale a esordio più precoce di 5 anni - "Questo studio ha mostrato una relazione molto interessante che abbiamo bisogno di capire di più", ha detto a Medscape Medical News J. Wesson Ashford, MD, PhD, professore clinico (affiliato) di psichiatria e scienze comportamentali alla Stanford University di Palo Alto, in California. "Il complesso rapporto tra la depressione e il diabete è stato studiato per lungo tempo e direi che non se ne conoscono le basi. Così, quando abbiamo a che fare con questi studi epidemiologici complessi, si trovano relazioni che potrebbero essere importanti. Ma è anche importante non confonderli con causa-ed-effetto", ha detto il dottor Ashford. "Ti dirige in una direzione, ma non stabilisce un percorso".

Comunque, il dottor Ashford, che è presidente del comitato consultivo di screening della memoria della Fondazione Alzheimer d'America ed redattore clinico del Journal of Alzheimer, ha osservato che i medici dovrebbero vagliare questo possibile fattore di rischio. "Un aumento di 2 volte del rischio sarebbe paragonabile ad esordio più precoce di 5 anni dell'incidenza. Ciò dovrebbe portare a analisi cognitive 5 anni prima di quando sarebbero altrimenti iniziate. In altre parole, le analisi dovrebbero probabilmente iniziare ogni anno da 60 anni di età rispetto ai 65", ha detto. "Queste scansioni possono migliorare la qualità delle cure perché avere la demenza non riconosciuta può essere un disastro in una persona con diabete poichè i farmaci vengono spesso persi o dimenticati".

Dibattito sull'insulina - Preoccupazioni sono state espresse che lo studio non abbia detto se qualcuno trattato per la depressione abbia meno probabilità di sviluppare demenza. In effetti, poiché l'uso di un antidepressivo è stato uno dei criteri per l'individuazione dei partecipanti con depressione, il dottor Ashford ha detto che c'è la possibilità che tale trattamento avrebbe potuto essere un fattore di rischio in sè stesso. "Quindi, di nuovo, bisogna stare attenti con la causa ed l'effetto. Ma esso solleva in assoluto alcune domande in una zona di grande interesse", ha detto il dottor Ashford.

Egli ha anche notato che c'è stato un considerevole dibattito in campo sul fatto che l'insulina è buona o cattiva per la produzione di amiloide. "Nel complesso, sento sempre di più quanto sia pessimista l'intero campo di trovare una cura per l'Alzheimer. Ci sono miliardi di dollari che sono stati spesi, che non hanno portato ad alcunchè. Ed è da 10 anni che non si trova alcun beneficio effettivo", ha detto il dottor Ashford. "Una domanda interessante che emerge da questo documento è: questo significa che i pazienti con diabete e depressione devono iniziare con i farmaci? Non c'è alcuna prova che questi farmaci impediscano lo sviluppo dell'Alzheimer, quindi la mia risposta dovrebbe essere no". "Ma d'altra parte, ci sono prove che non appena una persona sviluppa la depressione, dovrebbe essere prendere un inibitore della colinesterasi. E questo sembra avere un beneficio a lungo termine in termini di posticipare l'entrata in casa di riposo e nel ritardare un po' la progressione cognitiva. Quindi, di nuovo, sono state sollevate domande interessanti", ha detto.

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Lo studio è stato supportato da finanziamenti del National Institute of Mental Health Services, dall'Istituto Nazionale del Diabete e Malattie Renali e Digestive, e dai Centers for Diabetes Translation Research. Il Dr. Katon riferisce di appartenere al Consiglio di Amministrazione della Eli Lilly e della Wyeth e ha impegni con lezioni onorarie da entrambe le aziende, oltre alla Pfizer e alla Forest. Il dottor Ashford riferisce di avere interessi nella MemTrax, un test di screening per l'AD.

Archieves of General Psychiatry. Pubblicato online il 5 Dicembre 2011. Estratto

 

 

 


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Pubblicato in MedscapeToday il 5 dicembre 2011 - Traduzione di Franco Pellizzari.

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