Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Nuova tecnologia consente di rintracciare cellule cerebrali «di spegnimento»

Il metodo potrebbe far luce su ciò che va storto in numerose condizioni cerebrali quando i neuroni sono attivati o inibiti erroneamente o correttamente.

Levels of phosphorylated PDH green increased after anesthetic givenI livelli di PDH fosforilato (giada) aumentano drasticamente nelle cellule del cervello dopo che i topi sono stati anestetizzati per due ore (a destra), mostrando l'inibizione dei neuroni. Fonte: Scripps Research

Gli scienziati stanno studiando da decenni gli intricati modelli di attività nel cervello umano e animale, osservando quando si accendono diversi gruppi di cellule cerebrali. Altrettanto importante per comprendere il cervello e le malattie correlate, tuttavia, è sapere per quanto tempo quei neuroni rimangono attivi e quando si spengono di nuovo.

Ora, scienziati dello Scripps Research Institute hanno sviluppato una nuova tecnologia, pubblicata su Neuron il 23 gennaio 2024, che consente loro di rintracciare quando, dopo uno scoppio di attività, le cellule cerebrali si spengono, un processo chiamato inibizione.

La tecnica fornisce un nuovo modo di studiare non solo il funzionamento normale del cervello, ma come possano andare male gli 'interruttori di spegnimento' del cervello nei comportamenti normali e pure nelle malattie e nei disturbi, che includono depressione, disturbo da stress post-traumatico e Alzheimer.

"Si concorda in genere che l'inibizione dei neuroni è proprio il modo in cui il cervello regola l'attività", afferma l'autore senior Li Ye PhD, professore di Scripps Research. "Gli scienziati hanno cercato un modo per esaminare l'inibizione in modo più tracciabile, ma finora pochi l'avevano trovato".

Per approfondire il nuovo approccio, Ye ha collaborato con John Yates, professore di medicina molecolare di Scripps Research per studiare come le cellule cerebrali cambiano da quando sparano attivamente (emettendo una carica elettrica per trasmettere messaggi a quelle vicine), a quando finiscono di sparare.

Gli scienziati hanno usato l'optogenetica (con cui si può controllare l'attività delle cellule usando la luce) per attivare e inibire ripetutamente le cellule. Quindi, hanno misurato i livelli e le caratteristiche di diverse proteine e le loro modifiche. Hanno chiarito che una proteina, il piruvato deidrogenasi (PDH), veniva modificata molto rapidamente immediatamente dopo che le cellule cerebrali erano inibite.

"Quando i neuroni sparano, hanno bisogno di molta energia e questa proteina PDH è coinvolta nella produzione di quell'energia", spiega Ye. “Ma il cervello vuole proprio conservare energia, quindi quando una cellula viene fatta sparare, abbiamo scoperto che il cervello interrompe rapidamente la proteina PDH. Questo succede molto più velocemente di qualsiasi altra cosa che abbiamo visto nell'espressione genica".

I ricercatori hanno scoperto che per spegnere la PDH, le cellule aggiungono alla proteina dei marcatori molecolari chiamati fosfati. Ye e i suoi colleghi hanno trovato anticorpi che riconoscono solo questa forma inattiva e fosforilata di PDH (pPDH). Per verificare se i livelli di pPDH possono essere usati come segno di inibizione delle cellule cerebrali, il team di YE ha usato questi anticorpi per misurare la pPDH nei topi che avevano avuto l'anestesia. Quasi l'intero cervello si è illuminato con alti livelli di pPDH, mostrando correttamente che la maggior parte del cervello è inattiva durante l'anestesia.

Il gruppo ha anche studiato i livelli di pPDH quando gli animali sono stati esposti a una luce intensa che è stata poi spenta. Le cellule cerebrali nella corteccia visiva, responsabili della visione, avevano bassi livelli di pPDH quando venivano esposte alla luce (perché la forma attiva di PDH è necessaria per dare a queste cellule l'energia per segnalare), ma i livelli di proteina fosforilata aumentavano subito dopo lo spegnimento della luce.

Il gruppo di Ye ha usato la nuova tecnica anche per studiare un processo meno chiaro: come il cervello spegne la sensazione di fame dopo un pasto. Hanno dimostrato che le cellule cerebrali relative all'appetito si spengono quando un topo inizia a mangiare.

Questi risultati potrebbero avere implicazioni per una migliore comprensione dell'appetito, dell'obesità e alcuni farmaci per la perdita di peso. Più in generale, si potrebbero usare gli anticorpi pPDH per confrontare i livelli di inibizione delle cellule cerebrali nelle persone sane e quelli in varie malattie cerebrali e metaboliche.

"Ci sono molte domande a cui questa tecnologia può aiutarci a rispondere", afferma Ye. "Se il cervello non può disattivare le cellule o se vengono spente più velocemente o più lentamente del solito, cosa succede? Quale è il ruolo dell'inibizione dei neuroni nelle diverse malattie?".

Ye e i suoi colleghi stanno continuando a perfezionare l'uso di pPDH, ma affermano che altri ricercatori stanno già usando la tecnologia: gli anticorpi usati per misurare pPDH sono disponibili in commercio.

 

 

 


Fonte: Scripps Research Institute (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: D Yang, [+19], Li Ye. Phosphorylation of pyruvate dehydrogenase inversely associates with neuronal activity. Neuron, 23 Jan 2024, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Preoccupazione, gelosia e malumore alzano rischio di Alzheimer per le donne

6.10.2014 | Ricerche

Le donne che sono ansiose, gelose o di cattivo umore e angustiate in me...

'Scioccante': dopo un danno, i neuroni si auto-riparano ripartendo d…

17.04.2020 | Ricerche

Quando le cellule cerebrali adulte sono ferite, ritornano ad uno stato embrionale, secon...

Scoperta ulteriore 'barriera' anatomica che difende e monitora il ce…

11.01.2023 | Ricerche

Dalla complessità delle reti neurali, alle funzioni e strutture biologiche di base, il c...

Goccioline liquide dense come computer cellulari: nuova teoria sulla causa del…

22.09.2022 | Ricerche

Un campo emergente è capire come gruppi di molecole si condensano insieme all'interno de...

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

Rete nascosta di enzimi responsabile della perdita di sinapsi nell'Alzhei…

8.12.2020 | Ricerche

Un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA) eseguito da scienziati dello Scripps Researc...

Studio cinese: 'Metti spezie nel tuo cibo per tenere a bada l'Alzhei…

13.01.2022 | Ricerche

Proprio come 'una mela al giorno toglie il medico di torno', sono ben noti i benefici di...

Convalidare il sentimento aiuta meglio di criticare o sminuire

30.03.2020 | Ricerche

Sostenere i tuoi amici e la famiglia può aiutarli a superare questi tempi di incertezza...

Ricercatori delineano un nuovo approccio per trattare le malattie degenerative

8.05.2024 | Ricerche

Le proteine sono i cavalli da soma della vita. Gli organismi li usano come elementi costitutivi, ...

Menopausa precoce e terapia ormonale ritardata alzano il rischio di Alzheimer

17.04.2023 | Ricerche

Le donne hanno più probabilità degli uomini di sviluppare il morbo di Alzheimer (MA), e ...

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

IFITM3: la proteina all'origine della formazione di placche nell'Alz…

4.09.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dall'accumulo...

L'esercizio fisico dà benefici cognitivi ai pazienti di Alzheimer

29.06.2015 | Ricerche

Nel primo studio di questo tipo mai effettuato, dei ricercatori danesi hanno dimostrato che l'ese...

Svelata una teoria rivoluzionaria sull'origine dell'Alzheimer

28.12.2023 | Ricerche

Nonostante colpisca milioni di persone in tutto il mondo, il morbo di Alzheimer (MA) man...

Rivelato nuovo percorso che contribuisce all'Alzheimer ... oppure al canc…

21.09.2014 | Ricerche

Ricercatori del campus di Jacksonville della Mayo Clinic hanno scoperto...

Nuova terapia che distrugge i grovigli di tau si dimostra promettente

30.09.2024 | Ricerche

Degli scienziati hanno sviluppato potenziali terapie che rimuovono selettivamente le proteine ​​t...

La consapevolezza di perdere la memoria può svanire 2-3 anni prima della compa…

27.08.2015 | Ricerche

Le persone che svilupperanno una demenza possono cominciare a perdere la consapevolezza dei propr...

La lunga strada verso la demenza inizia con piccoli 'semi' di aggreg…

20.11.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) si sviluppa nel corso di decenni. Inizia con una reazione a c...

LATE: demenza con sintomi simili all'Alzheimer ma con cause diverse

3.05.2019 | Ricerche

È stato definito un disturbo cerebrale che imita i sintomi del morbo di Alzheimer (MA), ...

Il girovita può predire il rischio di demenza?

6.11.2019 | Ricerche

Il primo studio di coorte su larga scala di questo tipo ha esaminato il legame tra il girovita in...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)